Tuttosport in edicola: da primo in classifica alla sosta di ottobre con 2 punti di vantaggio sulla seconda, a un terzo posto mantenuto grazie allo scivolone del Napoli, ma comunque distante già troppe lunghezze dalla coppia di testa. Se si esclude il bel successo di martedì in Champions contro il Psg - con cui i rossoneri avevano però perso 3-0 a Parigi -, l’ultimo mese del Milan è stato un disastro, con zero successi in campionato e due pareggi giunti da posizione di doppio vantaggio. Un ruolino di marcia che, unito all’atavico problema degli infortuni, ha finito per portare Stefano Pioli - e il suo staff - sul banco degli imputati. Il tecnico rossonero ha già vissuto in passato dei momenti complicati e li ha sempre superati, ma mai come oggi sembra davvero sotto esame. Le prime valutazioni fatte dal club non lo mettono in una posizione di immediato rischio, ma è evidente che fra due settimane servirà una svolta: Fiorentina e soprattutto Dortmund saranno un bivio, uscire dalla Champions inevitabilmente riporterebbe di forte attualità i ragionamenti su Pioli. Oggi, come detto, il tecnico non è in bilico, ma la società ha deciso di mettere un punto sulla situazione infortuni, da anni presente nella quotidianità della squadra e troppo spesso sottovalutata da tutti (all'interno, non da media e tifosi). Adesso l'ad Furlani - a Dubai per l’apertura del nuovo ufficio del club, ma di ritorno a breve - vuole risolverla e presumibilmente già a metà settimana interverrà. Come? Difficile che Pioli cambi qualcosa nel suo staff, per questo potrebbero essere i dirigenti a prendere una decisione che potrebbe coinvolgere anche Matteo Osti, responsabile dei preparatori.
I CAPI D’ACCUSA
Infortuni, ma non solo. Se con il Psg Pioli aveva ritrovato il suo Milan con scelte per certi versi semplici, ad agevolare i compiti dei giocatori, a Lecce è ricaduto nell’errore di voler “strafare”, con Musah schierato terzino per sfruttare la sua gamba, anziché il più esperto - e di ruolo - Florenzi. Spesso in questo avvio di stagione, ma anche nel periodo difficile a gennaio-febbraio, le mosse tecnico-tattiche di Pioli non avevano convinto: se da un lato sono state la sua forza per rendere vincente il Milan, al tempo stesso a volte si sono rivelate controproducenti e chissà che non siano uno dei fattori che nell’ultimo periodo hanno portato più giocatori - Calabria, Giroud (che rischia 2-3 giornate per il rosso di Lecce), Leao e Chukwueze - a reagire vistosamente, a parole o nei gesti. E un altro aspetto da analizzare, legato a infortuni e preparazione, è il calo che la squadra ha sempre nell’ultimo terzo di gara. Con Napoli e Lecce - da 0-2 a 2-2 - è stato evidente, ma è una costante: dal 70’ in poi in 16 partite il Milan ha segnato 2 gol e calciato solo 16 volte; mentre dal 60’ in avanti ha subito 10 dei 18 gol finora incassati.
CorSera in edicola: in attesa dell’arrivo di Ibrahimovic, che una mano la darà, anche se bisogna capire come e fino a che punto, l’unico che può dare una sterzata è Pioli, per nulla esente da colpe negli ultimi tempi. Cardinale, a differenza di molti suoi colleghi italiani per i quali l’esonero di un allenatore è un’eventualità da prendere in considerazione senza farsi troppi problemi, ha una visione manageriale differente, più a lungo termine. Da qui la decisione di confermare la fiducia all’allenatore al quale ha affidato in estate un ruolo ancor più centrale. Vedremo se il tempo gli darà ragione. Una cosa è certa: dopo la sosta, già con la Fiorentina, serve una reazione: se lo scudetto era un obiettivo, il piazzamento Champions è un obbligo
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