Donnarumma:”Voglio diventare il migliore e sogno il pallone d’oro”

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Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All'inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori".

Qual era il suo sogno da bambino?
"Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell'Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po' giù di morale. Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l'ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni".

Come è arrivato in prima squadra?
"All'inizio ho giocato per metà anno con i giovanissimi nazionali e per l'altra metà con gli allievi regionali. Poi sono andato nella Beretti e in Primavera. Il terzo anno sono andato in ritiro con la prima squadra e a ottobre ho esordito in Serie A. Ho iniziato come terzo portiere, poi è successo quello che è successo. È stata una settimana che non dimenticherò mai, sentivo che c'era qualcosa di strano, poi il sabato sono arrivato al campo per la rifinitura e mi hanno detto che Mihajlovic voleva parlarmi. Quando ti chiama il mister nello spogliatoio capisci che c'è qualcosa. Mi chiese se avevo paura di giocare in Serie A e sapeva che gli avrei risposto di no, non potevo averne. Voleva che giocassi io perché ero il più forte. L'ho ringraziato tanto per la fiducia. C'era un po' di emozione durante la rifinitura, poi ho chiamato subito i miei genitori per dirglielo. Gli dissi di prendere il treno e di salire, non se l'è fatto dire due volte".

Che ricordi ha della prima partita?
"Ho preso gol da Berardi, contro il Sassuolo, sul mio palo. Dopo un errore fai sempre fatica a digerire tutto, continuavo a pensarci. Il giorno dopo ero un po' demoralizzato ma Mihajlovic mi chiamò e mi fece vedere un suo gol a Toldo, sempre sul suo palo, da più lontano. Mi disse che anche i migliori sbagliano, anche dopo anni di esperienza. Mi ribadì tutta la sua fiducia e quelle parole sono state molto importanti".

Come si arriva così in alto?
"Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c'è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre".

Rivede le partite?
"A volte sì, specie quando non prendo sonno. Mi piace rivedere quelle che sono andate bene però non le altre. Guardo sempre avanti, sia dopo gli errori che dopo le cose belle. Come si dice spesso, la miglior parata è sempre la prossima. Penso al presente".

E nel futuro cosa c'è?
"Spero di giocare il più a lungo possibile, fino a 40 anni, è la mia passione. Il mio obiettivo è vincere più trofei possibili, soprattutto con la Nazionale italiana. Il sogno incredibile è vincere il Pallone d'Oro, ce la metterò tutta, poi vedremo che cosa succederà. Ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo".

Di cosa ha paura Gigio Donnarumma?
"Delle lucertole (ride ndr). Parlando seriamente, ho un po' paura dell'aereo, ma la sto superando".
 

sampapot

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Pallone d'oro?!?!?!?!? lo ha vinto solo Yashin...e tanti altri non lo hanno neanche sfiorato...guarda te se lo vincerai!!!
 

Rivera10

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Admin;2370908 ha scritto:
Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All'inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori".

Qual era il suo sogno da bambino?
"Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell'Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po' giù di morale. Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l'ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni".

Come è arrivato in prima squadra?
"All'inizio ho giocato per metà anno con i giovanissimi nazionali e per l'altra metà con gli allievi regionali. Poi sono andato nella Beretti e in Primavera. Il terzo anno sono andato in ritiro con la prima squadra e a ottobre ho esordito in Serie A. Ho iniziato come terzo portiere, poi è successo quello che è successo. È stata una settimana che non dimenticherò mai, sentivo che c'era qualcosa di strano, poi il sabato sono arrivato al campo per la rifinitura e mi hanno detto che Mihajlovic voleva parlarmi. Quando ti chiama il mister nello spogliatoio capisci che c'è qualcosa. Mi chiese se avevo paura di giocare in Serie A e sapeva che gli avrei risposto di no, non potevo averne. Voleva che giocassi io perché ero il più forte. L'ho ringraziato tanto per la fiducia. C'era un po' di emozione durante la rifinitura, poi ho chiamato subito i miei genitori per dirglielo. Gli dissi di prendere il treno e di salire, non se l'è fatto dire due volte".

Che ricordi ha della prima partita?
"Ho preso gol da Berardi, contro il Sassuolo, sul mio palo. Dopo un errore fai sempre fatica a digerire tutto, continuavo a pensarci. Il giorno dopo ero un po' demoralizzato ma Mihajlovic mi chiamò e mi fece vedere un suo gol a Toldo, sempre sul suo palo, da più lontano. Mi disse che anche i migliori sbagliano, anche dopo anni di esperienza. Mi ribadì tutta la sua fiducia e quelle parole sono state molto importanti".

Come si arriva così in alto?
"Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c'è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre".

Rivede le partite?
"A volte sì, specie quando non prendo sonno. Mi piace rivedere quelle che sono andate bene però non le altre. Guardo sempre avanti, sia dopo gli errori che dopo le cose belle. Come si dice spesso, la miglior parata è sempre la prossima. Penso al presente".

E nel futuro cosa c'è?
"Spero di giocare il più a lungo possibile, fino a 40 anni, è la mia passione. Il mio obiettivo è vincere più trofei possibili, soprattutto con la Nazionale italiana. Il sogno incredibile è vincere il Pallone d'Oro, ce la metterò tutta, poi vedremo che cosa succederà. Ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo".

Di cosa ha paura Gigio Donnarumma?
"Delle lucertole (ride ndr). Parlando seriamente, ho un po' paura dell'aereo, ma la sto superando".

Brutto schifoso, ti auguro di perdere tutti i soldi che ti sei fatto, perché a quello ci tieni .
 
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sampapot;2370910 ha scritto:
Pallone d'oro?!?!?!?!? lo ha vinto solo Yashin...e tanti altri non lo hanno neanche sfiorato...guarda te se lo vincerai!!!

Stesse parole usate da Balotelli che si credeva più forte di Messi e voleva vincere tanti palloni d'oro..... Pezzente.
 
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Admin;2370908 ha scritto:
Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” .....umiltà........"

Ok ho lasciato le cose che fanno ridere sul serio e cancellato il resto
 

bmb

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Admin;2370908 ha scritto:
Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All'inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori".

Qual era il suo sogno da bambino?
"Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell'Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po' giù di morale. Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l'ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni".

Come è arrivato in prima squadra?
"All'inizio ho giocato per metà anno con i giovanissimi nazionali e per l'altra metà con gli allievi regionali. Poi sono andato nella Beretti e in Primavera. Il terzo anno sono andato in ritiro con la prima squadra e a ottobre ho esordito in Serie A. Ho iniziato come terzo portiere, poi è successo quello che è successo. È stata una settimana che non dimenticherò mai, sentivo che c'era qualcosa di strano, poi il sabato sono arrivato al campo per la rifinitura e mi hanno detto che Mihajlovic voleva parlarmi. Quando ti chiama il mister nello spogliatoio capisci che c'è qualcosa. Mi chiese se avevo paura di giocare in Serie A e sapeva che gli avrei risposto di no, non potevo averne. Voleva che giocassi io perché ero il più forte. L'ho ringraziato tanto per la fiducia. C'era un po' di emozione durante la rifinitura, poi ho chiamato subito i miei genitori per dirglielo. Gli dissi di prendere il treno e di salire, non se l'è fatto dire due volte".

Che ricordi ha della prima partita?
"Ho preso gol da Berardi, contro il Sassuolo, sul mio palo. Dopo un errore fai sempre fatica a digerire tutto, continuavo a pensarci. Il giorno dopo ero un po' demoralizzato ma Mihajlovic mi chiamò e mi fece vedere un suo gol a Toldo, sempre sul suo palo, da più lontano. Mi disse che anche i migliori sbagliano, anche dopo anni di esperienza. Mi ribadì tutta la sua fiducia e quelle parole sono state molto importanti".

Come si arriva così in alto?
"Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c'è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre".

Rivede le partite?
"A volte sì, specie quando non prendo sonno. Mi piace rivedere quelle che sono andate bene però non le altre. Guardo sempre avanti, sia dopo gli errori che dopo le cose belle. Come si dice spesso, la miglior parata è sempre la prossima. Penso al presente".

E nel futuro cosa c'è?
"Spero di giocare il più a lungo possibile, fino a 40 anni, è la mia passione. Il mio obiettivo è vincere più trofei possibili, soprattutto con la Nazionale italiana. Il sogno incredibile è vincere il Pallone d'Oro, ce la metterò tutta, poi vedremo che cosa succederà. Ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo".

Di cosa ha paura Gigio Donnarumma?
"Delle lucertole (ride ndr). Parlando seriamente, ho un po' paura dell'aereo, ma la sto superando".

Uscite come quella su Arnautovic sono proprio da baloon d'or.
 

Milo

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Quanto gli hai chiesto per questa intervista e soprattutto senza domande sul milan?

Il nostro sogno è vederti spaccare la panchina, perché il Signor Navas non lo toglie nessuno tra i pali.
 
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