Crisi Maignan: rinnovo, razzismo e Bayern.

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Tuttosport in edicola sulla crisi di Maignan tra il rinnovo (con richieste da top da 8 mln) che appare lontano, gli insulti razzisti che hanno lasciato il segno e la corte del Bayern Monaco in vista della prossima stagione.

--) Jovic resta. Giroud: decide la famiglia. La situazione.

Cosa succede a Mike Maignan? La domanda se la stanno facendo in tanti perché, da un paio di mesi a questa parte, il portiere francese ha abbassato il suo rendimento, rendendosi protagonista in negativo in diversi gol subiti dal Milan. In autunno c’erano state delle incertezze come la barriera posizionata non benissimo sulla punizione di Raspadori che portò al 2-2 in Napoli-Milan; la rete di Piccoli da 35 metri, annullata poi dal Var, nei minuti finali della trasferta di Lecce che poteva costare il ko; i due gol con cui il Dortmund passò dall’1-1 all’1-3 a San Siro eliminando, di fatto, il Diavolo dalla Champions. Avvisaglie di un Maignan non più sicurissimo come in passato. Nelle stagioni scorse gli ostacoli che avevano frenato Maignan erano stati gli infortuni muscolari, alcuni anche pesanti. Adesso il problema - apparentemente - non sembra fisico, ma più tecnico, se non mentale e chissà se in questo senso “Magic Mike” non stia avendo delle ripercussioni per quanto vissuto a Udine il 20 gennaio. In fondo, dopo i beceri insulti razzisti ricevuti da alcuni imbecilli e la conseguente sospensione della partita, erano arrivati due gol - Samardzic a giro da fuori, Thauvin da pochi metri, ma centrale - sui quali il francese per reattività non era apparso, diciamo così, il “vero” Maignan.

Prima, il 22 dicembre, il portiere aveva sbagliato sul gol del momentaneo 2-1 di Candreva da distanza siderale; quindi nelle ultime due partite due reti subite più o meno nello stesso modo: il gol di Zirkzee in Milan-Bologna 2-2 (palla calciata da posizione defilata e passata in mezzo alle gambe sul primo palo) e quello di Mazzitelli sabato in Frosinone-Milan 2-3 (destro incrociato e palla passata sopra la gamba distesa). Queste ultime due situazioni hanno acceso una spia rossa sul modo di intervenire di Maignan, sull'eccessivo utilizzo della cosiddetta croce iberica, nata nel futsal ed "esportata" nel calcio a undici in primis da Neuer. A parlarne, per esempio, Luca Marchegiani a Sky: «C’è una tendenza oggi a parare, specialmente se il tiro è ravvicinato da dentro l’area di rigore, più in opposizione che aspettando di vedere la traiettoria per impostare la parata. Maignan sul gol di Mazzitelli si piazza per coprire lo specchio della porta e farsi tirare addosso. Lo aveva fatto anche a Udine con Payero e lì aveva respinto col piede, ma così si è piantati e, se capita un rimbalzo anomalo con a Frosinone, si è meno reattivi a impostare un'altra parata». Maignan è stato ed è un punto di forza del Milan di Pioli, per l'abilità nella costruzione del gioco con i piedi, ma anche - e soprattutto - per gli interventi miracolosi. Parate che negli anni scorsi hanno fatto dimenticare in fretta Donnarumma con i critici del portiere azzurro e del Psg sempre pronti a evidenziare gli errori di Gigio. Adesso è Maignan a vivere un momento negativo e il Milan si augura che presto venga superato. Per raggiungere gli obiettivi, serve il vero "Magic Mike".


E se sul rendimento di Mike Maignan stesse pesando la trattativa per il rinnovo di contratto? Il quesito viene spontaneo, ma la sensazione è che il portiere francese sia un professionista di tale livello che le incertezze commesse non siano riconducibili alle discussioni fra il suo entourage e la società per prolungare e migliorare l’accordo in scadenza nel giugno 2026 con un ingaggio di poco inferiore ai 3 milioni netti. Detto ciò, il tema rinnovo non è secondario, soprattutto dopo che il Milan la scorsa estate ha deciso di ritoccare nettamente verso l’alto lo stipendio di Rafa Leao portandolo da 1.5 milioni a 7, facendo diventare il portoghese il giocatore di gran lunga più pagato della rosa rossonera (lo segue a quota 4 milioni un gruppetto di calciatori fra cui Theo Hernandez, Bennacer e Pulisic). Maignan, portiere titolare della Nazionale francese, sulla carta la grande favorita per la vittoria del prossimo Europeo, dal suo punto di vista si sente logicamente un top player a livello mondiale, dunque per legarsi ancora al club rossonero pretende un trattamento simile a Leao.

I primi discorsi fra le parti sono iniziati in estate, all’indomani del licenziamento di Maldini. Maignan era stato fra i primi giocatori contattati da Furlani, con l’ad che aveva esposto alla sua agenzia i progetti e le linee guida a livello economico del nuovo corso. Chiaramente il Milan considera il portiere un punto di forza e non vuole assolutamente correre il rischio di arrivare all’estate 2025 senza rinnovo. Siamo ancora lontani da quella data, ma la volontà del club è quella di trovare un’intesa entro fine stagione con Maignan, entrato da tempo nelle mire di molti top club come il Bayern. I tedeschi stanno pensando a "Magic Mike" per il dopo Neuer e a Monaco, si sa, non hanno di certo problemi a livello economico, potendo garantire ai propri big stipendi che superano serenamente i 10 milioni a stagione (Kane ne prende addirittura 25). È evidente che se il Bayern dovesse mettere sul piatto 80 milioni, il Milan sarebbe costretto a prendere in considerazione la proposta.

Comunque sia, la trattativa fra Milan e Maignan non è facile, anche perché l’abolizione del Decreto crescita ha chiaramente complicato le contrattazioni. Come detto, lo staff del francese ritiene che per il proprio assistito serva un’offerta ultra importante, tant’è che nei mesi scorsi si era parlato di una richiesta intorno agli 8 milioni. Cifra enorme, lontana dalle riflessioni della dirigenza che inizialmente pensava a una proposta inferiore ai 7 percepiti da Leao. Il fatto che dopo i primi approcci estivi non si sia ancora arrivati a un'intesa, fa intendere come ci sia ancora distanza fra domanda e offerta. Non siamo comunque ancora al momento degli allarmismi, anche perché Maignan più volte ha dichiarato di trovarsi bene a Milano e nelle ultime settimane ha gradito molto il supporto del club dopo i fatti di Udine.

CorSera: portieri dentro al tunnel. E se succede a Maignan e Alisson, due dei migliori in circolazione, allora il problema è serio: il francese del Milan sabato a Frosinone si è fatto passare il tiro di Mazzitelli sotto le gambe e neanche ventiquattro ore dopo è toccato al brasiliano contro l’Arsenal, sul tiro del 3-1 di Trossard, anche quello sul palo battezzato dal portiere. Considerato che il numero uno dei Reds ne aveva combinata un’altra di grossa sbagliando l’uscita di piede sull’azione del secondo gol dei Gunners, si potrebbe catalogare tutto nell’ambito di una giornata molto storta. E anche Maignan, che aveva incassato un tiro abbastanza simile (ma a lato del piede) contro il Bologna, non è certo nel suo momento di forma migliore. Ma in realtà sono sempre di più i palloni che passano là sotto: un incubo per i portieri, ma anche una scommessa tecnica che a volte si vince, altre si perde ma in qualche modo si mette in preventivo. Perché un conto sono gli svarioni come quello dell’empolese Berisha contro il Lecce a dicembre: presa difettosa e palla che dalle braccia rotola in porta passando proprio fra le gambe, un classico dell’horror. Un altro discorso sono invece i tiri ravvicinati, con il portiere in uscita o fermo sulla linea e battuto nel suo punto più vulnerabile: è successo nel passato anche a Donnarumma in azzurro (contro il Belgio a Torino, su De Ketelaere) o al tedesco Neuer. Proprio il portiere della Mannschaft è uno dei simboli della scuola che preferisce attaccare il pallone, con il corpo predisposto alla parata con braccia e gambe tese al massimo, anche con il rischio di lasciare scoperto il «quinto buco», come è stato ribattezzato nell’hockey già 40 anni fa. Per rimpicciolire quello spazio sotto alle gambe, o si fa la spaccata (e a Martinez nella finale Mondiale contro Kolo Muani è riuscita quella della vita) oppure bisogna rimanere più passivi e abbassare il ginocchio nel gesto ribattezzato «a croce iberica» tipico del calcio a 5. Se non c’è tempo tecnico per la prima opzione e la seconda non viene messa in pratica, anche perché non ci si aspetta il tiro rasoterra proprio lì, la figuraccia è quasi garantita. E non sarà l’ultima.

—) Milan: tutte le news del 7 febbraio 2024
 

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Tuttosport in edicola sulla crisi di Maignan tra il rinnovo (con richieste da top da 8 mln) che appare lontano, gli insulti razzisti che hanno lasciato il segno e la corte del Bayern Monaco in vista della prossima stagione.

Cosa succede a Mike Maignan? La domanda se la stanno facendo in tanti perché, da un paio di mesi a questa parte, il portiere francese ha abbassato il suo rendimento, rendendosi protagonista in negativo in diversi gol subiti dal Milan. In autunno c’erano state delle incertezze come la barriera posizionata non benissimo sulla punizione di Raspadori che portò al 2-2 in Napoli-Milan; la rete di Piccoli da 35 metri, annullata poi dal Var, nei minuti finali della trasferta di Lecce che poteva costare il ko; i due gol con cui il Dortmund passò dall’1-1 all’1-3 a San Siro eliminando, di fatto, il Diavolo dalla Champions. Avvisaglie di un Maignan non più sicurissimo come in passato. Nelle stagioni scorse gli ostacoli che avevano frenato Maignan erano stati gli infortuni muscolari, alcuni anche pesanti. Adesso il problema - apparentemente - non sembra fisico, ma più tecnico, se non mentale e chissà se in questo senso “Magic Mike” non stia avendo delle ripercussioni per quanto vissuto a Udine il 20 gennaio. In fondo, dopo i beceri insulti razzisti ricevuti da alcuni imbecilli e la conseguente sospensione della partita, erano arrivati due gol - Samardzic a giro da fuori, Thauvin da pochi metri, ma centrale - sui quali il francese per reattività non era apparso, diciamo così, il “vero” Maignan.

Prima, il 22 dicembre, il portiere aveva sbagliato sul gol del momentaneo 2-1 di Candreva da distanza siderale; quindi nelle ultime due partite due reti subite più o meno nello stesso modo: il gol di Zirkzee in Milan-Bologna 2-2 (palla calciata da posizione defilata e passata in mezzo alle gambe sul primo palo) e quello di Mazzitelli sabato in Frosinone-Milan 2-3 (destro incrociato e palla passata sopra la gamba distesa). Queste ultime due situazioni hanno acceso una spia rossa sul modo di intervenire di Maignan, sull'eccessivo utilizzo della cosiddetta croce iberica, nata nel futsal ed "esportata" nel calcio a undici in primis da Neuer. A parlarne, per esempio, Luca Marchegiani a Sky: «C’è una tendenza oggi a parare, specialmente se il tiro è ravvicinato da dentro l’area di rigore, più in opposizione che aspettando di vedere la traiettoria per impostare la parata. Maignan sul gol di Mazzitelli si piazza per coprire lo specchio della porta e farsi tirare addosso. Lo aveva fatto anche a Udine con Payero e lì aveva respinto col piede, ma così si è piantati e, se capita un rimbalzo anomalo con a Frosinone, si è meno reattivi a impostare un'altra parata». Maignan è stato ed è un punto di forza del Milan di Pioli, per l'abilità nella costruzione del gioco con i piedi, ma anche - e soprattutto - per gli interventi miracolosi. Parate che negli anni scorsi hanno fatto dimenticare in fretta Donnarumma con i critici del portiere azzurro e del Psg sempre pronti a evidenziare gli errori di Gigio. Adesso è Maignan a vivere un momento negativo e il Milan si augura che presto venga superato. Per raggiungere gli obiettivi, serve il vero "Magic Mike".


E se sul rendimento di Mike Maignan stesse pesando la trattativa per il rinnovo di contratto? Il quesito viene spontaneo, ma la sensazione è che il portiere francese sia un professionista di tale livello che le incertezze commesse non siano riconducibili alle discussioni fra il suo entourage e la società per prolungare e migliorare l’accordo in scadenza nel giugno 2026 con un ingaggio di poco inferiore ai 3 milioni netti. Detto ciò, il tema rinnovo non è secondario, soprattutto dopo che il Milan la scorsa estate ha deciso di ritoccare nettamente verso l’alto lo stipendio di Rafa Leao portandolo da 1.5 milioni a 7, facendo diventare il portoghese il giocatore di gran lunga più pagato della rosa rossonera (lo segue a quota 4 milioni un gruppetto di calciatori fra cui Theo Hernandez, Bennacer e Pulisic). Maignan, portiere titolare della Nazionale francese, sulla carta la grande favorita per la vittoria del prossimo Europeo, dal suo punto di vista si sente logicamente un top player a livello mondiale, dunque per legarsi ancora al club rossonero pretende un trattamento simile a Leao.

I primi discorsi fra le parti sono iniziati in estate, all’indomani del licenziamento di Maldini. Maignan era stato fra i primi giocatori contattati da Furlani, con l’ad che aveva esposto alla sua agenzia i progetti e le linee guida a livello economico del nuovo corso. Chiaramente il Milan considera il portiere un punto di forza e non vuole assolutamente correre il rischio di arrivare all’estate 2025 senza rinnovo. Siamo ancora lontani da quella data, ma la volontà del club è quella di trovare un’intesa entro fine stagione con Maignan, entrato da tempo nelle mire di molti top club come il Bayern. I tedeschi stanno pensando a "Magic Mike" per il dopo Neuer e a Monaco, si sa, non hanno di certo problemi a livello economico, potendo garantire ai propri big stipendi che superano serenamente i 10 milioni a stagione (Kane ne prende addirittura 25). È evidente che se il Bayern dovesse mettere sul piatto 80 milioni, il Milan sarebbe costretto a prendere in considerazione la proposta.

Comunque sia, la trattativa fra Milan e Maignan non è facile, anche perché l’abolizione del Decreto crescita ha chiaramente complicato le contrattazioni. Come detto, lo staff del francese ritiene che per il proprio assistito serva un’offerta ultra importante, tant’è che nei mesi scorsi si era parlato di una richiesta intorno agli 8 milioni. Cifra enorme, lontana dalle riflessioni della dirigenza che inizialmente pensava a una proposta inferiore ai 7 percepiti da Leao. Il fatto che dopo i primi approcci estivi non si sia ancora arrivati a un'intesa, fa intendere come ci sia ancora distanza fra domanda e offerta. Non siamo comunque ancora al momento degli allarmismi, anche perché Maignan più volte ha dichiarato di trovarsi bene a Milano e nelle ultime settimane ha gradito molto il supporto del club dopo i fatti di Udine.

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So che è un'opinione impopolare, ma io son per la vendita. È da un po' che dico che i livelli super del primo anno (quelli sì da numero 1 al mondo o poco ci manca) non si sono più rivisti tra infortuni e difesa colabrodo. Rimane ancora forte, ma non a tal punto da fargli il contrattone secondo me.
 

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Cosa succede a Mike Maignan? La domanda se la stanno facendo in tanti perché, da un paio di mesi a questa parte, il portiere francese ha abbassato il suo rendimento, rendendosi protagonista in negativo in diversi gol subiti dal Milan. In autunno c’erano state delle incertezze come la barriera posizionata non benissimo sulla punizione di Raspadori che portò al 2-2 in Napoli-Milan; la rete di Piccoli da 35 metri, annullata poi dal Var, nei minuti finali della trasferta di Lecce che poteva costare il ko; i due gol con cui il Dortmund passò dall’1-1 all’1-3 a San Siro eliminando, di fatto, il Diavolo dalla Champions. Avvisaglie di un Maignan non più sicurissimo come in passato. Nelle stagioni scorse gli ostacoli che avevano frenato Maignan erano stati gli infortuni muscolari, alcuni anche pesanti. Adesso il problema - apparentemente - non sembra fisico, ma più tecnico, se non mentale e chissà se in questo senso “Magic Mike” non stia avendo delle ripercussioni per quanto vissuto a Udine il 20 gennaio. In fondo, dopo i beceri insulti razzisti ricevuti da alcuni imbecilli e la conseguente sospensione della partita, erano arrivati due gol - Samardzic a giro da fuori, Thauvin da pochi metri, ma centrale - sui quali il francese per reattività non era apparso, diciamo così, il “vero” Maignan.

Prima, il 22 dicembre, il portiere aveva sbagliato sul gol del momentaneo 2-1 di Candreva da distanza siderale; quindi nelle ultime due partite due reti subite più o meno nello stesso modo: il gol di Zirkzee in Milan-Bologna 2-2 (palla calciata da posizione defilata e passata in mezzo alle gambe sul primo palo) e quello di Mazzitelli sabato in Frosinone-Milan 2-3 (destro incrociato e palla passata sopra la gamba distesa). Queste ultime due situazioni hanno acceso una spia rossa sul modo di intervenire di Maignan, sull'eccessivo utilizzo della cosiddetta croce iberica, nata nel futsal ed "esportata" nel calcio a undici in primis da Neuer. A parlarne, per esempio, Luca Marchegiani a Sky: «C’è una tendenza oggi a parare, specialmente se il tiro è ravvicinato da dentro l’area di rigore, più in opposizione che aspettando di vedere la traiettoria per impostare la parata. Maignan sul gol di Mazzitelli si piazza per coprire lo specchio della porta e farsi tirare addosso. Lo aveva fatto anche a Udine con Payero e lì aveva respinto col piede, ma così si è piantati e, se capita un rimbalzo anomalo con a Frosinone, si è meno reattivi a impostare un'altra parata». Maignan è stato ed è un punto di forza del Milan di Pioli, per l'abilità nella costruzione del gioco con i piedi, ma anche - e soprattutto - per gli interventi miracolosi. Parate che negli anni scorsi hanno fatto dimenticare in fretta Donnarumma con i critici del portiere azzurro e del Psg sempre pronti a evidenziare gli errori di Gigio. Adesso è Maignan a vivere un momento negativo e il Milan si augura che presto venga superato. Per raggiungere gli obiettivi, serve il vero "Magic Mike".


E se sul rendimento di Mike Maignan stesse pesando la trattativa per il rinnovo di contratto? Il quesito viene spontaneo, ma la sensazione è che il portiere francese sia un professionista di tale livello che le incertezze commesse non siano riconducibili alle discussioni fra il suo entourage e la società per prolungare e migliorare l’accordo in scadenza nel giugno 2026 con un ingaggio di poco inferiore ai 3 milioni netti. Detto ciò, il tema rinnovo non è secondario, soprattutto dopo che il Milan la scorsa estate ha deciso di ritoccare nettamente verso l’alto lo stipendio di Rafa Leao portandolo da 1.5 milioni a 7, facendo diventare il portoghese il giocatore di gran lunga più pagato della rosa rossonera (lo segue a quota 4 milioni un gruppetto di calciatori fra cui Theo Hernandez, Bennacer e Pulisic). Maignan, portiere titolare della Nazionale francese, sulla carta la grande favorita per la vittoria del prossimo Europeo, dal suo punto di vista si sente logicamente un top player a livello mondiale, dunque per legarsi ancora al club rossonero pretende un trattamento simile a Leao.

I primi discorsi fra le parti sono iniziati in estate, all’indomani del licenziamento di Maldini. Maignan era stato fra i primi giocatori contattati da Furlani, con l’ad che aveva esposto alla sua agenzia i progetti e le linee guida a livello economico del nuovo corso. Chiaramente il Milan considera il portiere un punto di forza e non vuole assolutamente correre il rischio di arrivare all’estate 2025 senza rinnovo. Siamo ancora lontani da quella data, ma la volontà del club è quella di trovare un’intesa entro fine stagione con Maignan, entrato da tempo nelle mire di molti top club come il Bayern. I tedeschi stanno pensando a "Magic Mike" per il dopo Neuer e a Monaco, si sa, non hanno di certo problemi a livello economico, potendo garantire ai propri big stipendi che superano serenamente i 10 milioni a stagione (Kane ne prende addirittura 25). È evidente che se il Bayern dovesse mettere sul piatto 80 milioni, il Milan sarebbe costretto a prendere in considerazione la proposta.

Comunque sia, la trattativa fra Milan e Maignan non è facile, anche perché l’abolizione del Decreto crescita ha chiaramente complicato le contrattazioni. Come detto, lo staff del francese ritiene che per il proprio assistito serva un’offerta ultra importante, tant’è che nei mesi scorsi si era parlato di una richiesta intorno agli 8 milioni. Cifra enorme, lontana dalle riflessioni della dirigenza che inizialmente pensava a una proposta inferiore ai 7 percepiti da Leao. Il fatto che dopo i primi approcci estivi non si sia ancora arrivati a un'intesa, fa intendere come ci sia ancora distanza fra domanda e offerta. Non siamo comunque ancora al momento degli allarmismi, anche perché Maignan più volte ha dichiarato di trovarsi bene a Milano e nelle ultime settimane ha gradito molto il supporto del club dopo i fatti di Udine.

CorSera: portieri dentro al tunnel. E se succede a Maignan e Alisson, due dei migliori in circolazione, allora il problema è serio: il francese del Milan sabato a Frosinone si è fatto passare il tiro di Mazzitelli sotto le gambe e neanche ventiquattro ore dopo è toccato al brasiliano contro l’Arsenal, sul tiro del 3-1 di Trossard, anche quello sul palo battezzato dal portiere. Considerato che il numero uno dei Reds ne aveva combinata un’altra di grossa sbagliando l’uscita di piede sull’azione del secondo gol dei Gunners, si potrebbe catalogare tutto nell’ambito di una giornata molto storta. E anche Maignan, che aveva incassato un tiro abbastanza simile (ma a lato del piede) contro il Bologna, non è certo nel suo momento di forma migliore. Ma in realtà sono sempre di più i palloni che passano là sotto: un incubo per i portieri, ma anche una scommessa tecnica che a volte si vince, altre si perde ma in qualche modo si mette in preventivo. Perché un conto sono gli svarioni come quello dell’empolese Berisha contro il Lecce a dicembre: presa difettosa e palla che dalle braccia rotola in porta passando proprio fra le gambe, un classico dell’horror. Un altro discorso sono invece i tiri ravvicinati, con il portiere in uscita o fermo sulla linea e battuto nel suo punto più vulnerabile: è successo nel passato anche a Donnarumma in azzurro (contro il Belgio a Torino, su De Ketelaere) o al tedesco Neuer. Proprio il portiere della Mannschaft è uno dei simboli della scuola che preferisce attaccare il pallone, con il corpo predisposto alla parata con braccia e gambe tese al massimo, anche con il rischio di lasciare scoperto il «quinto buco», come è stato ribattezzato nell’hockey già 40 anni fa. Per rimpicciolire quello spazio sotto alle gambe, o si fa la spaccata (e a Martinez nella finale Mondiale contro Kolo Muani è riuscita quella della vita) oppure bisogna rimanere più passivi e abbassare il ginocchio nel gesto ribattezzato «a croce iberica» tipico del calcio a 5. Se non c’è tempo tecnico per la prima opzione e la seconda non viene messa in pratica, anche perché non ci si aspetta il tiro rasoterra proprio lì, la figuraccia è quasi garantita. E non sarà l’ultima.
 

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--) Jovic resta. Giroud: decide la famiglia. La situazione.

Cosa succede a Mike Maignan? La domanda se la stanno facendo in tanti perché, da un paio di mesi a questa parte, il portiere francese ha abbassato il suo rendimento, rendendosi protagonista in negativo in diversi gol subiti dal Milan. In autunno c’erano state delle incertezze come la barriera posizionata non benissimo sulla punizione di Raspadori che portò al 2-2 in Napoli-Milan; la rete di Piccoli da 35 metri, annullata poi dal Var, nei minuti finali della trasferta di Lecce che poteva costare il ko; i due gol con cui il Dortmund passò dall’1-1 all’1-3 a San Siro eliminando, di fatto, il Diavolo dalla Champions. Avvisaglie di un Maignan non più sicurissimo come in passato. Nelle stagioni scorse gli ostacoli che avevano frenato Maignan erano stati gli infortuni muscolari, alcuni anche pesanti. Adesso il problema - apparentemente - non sembra fisico, ma più tecnico, se non mentale e chissà se in questo senso “Magic Mike” non stia avendo delle ripercussioni per quanto vissuto a Udine il 20 gennaio. In fondo, dopo i beceri insulti razzisti ricevuti da alcuni imbecilli e la conseguente sospensione della partita, erano arrivati due gol - Samardzic a giro da fuori, Thauvin da pochi metri, ma centrale - sui quali il francese per reattività non era apparso, diciamo così, il “vero” Maignan.

Prima, il 22 dicembre, il portiere aveva sbagliato sul gol del momentaneo 2-1 di Candreva da distanza siderale; quindi nelle ultime due partite due reti subite più o meno nello stesso modo: il gol di Zirkzee in Milan-Bologna 2-2 (palla calciata da posizione defilata e passata in mezzo alle gambe sul primo palo) e quello di Mazzitelli sabato in Frosinone-Milan 2-3 (destro incrociato e palla passata sopra la gamba distesa). Queste ultime due situazioni hanno acceso una spia rossa sul modo di intervenire di Maignan, sull'eccessivo utilizzo della cosiddetta croce iberica, nata nel futsal ed "esportata" nel calcio a undici in primis da Neuer. A parlarne, per esempio, Luca Marchegiani a Sky: «C’è una tendenza oggi a parare, specialmente se il tiro è ravvicinato da dentro l’area di rigore, più in opposizione che aspettando di vedere la traiettoria per impostare la parata. Maignan sul gol di Mazzitelli si piazza per coprire lo specchio della porta e farsi tirare addosso. Lo aveva fatto anche a Udine con Payero e lì aveva respinto col piede, ma così si è piantati e, se capita un rimbalzo anomalo con a Frosinone, si è meno reattivi a impostare un'altra parata». Maignan è stato ed è un punto di forza del Milan di Pioli, per l'abilità nella costruzione del gioco con i piedi, ma anche - e soprattutto - per gli interventi miracolosi. Parate che negli anni scorsi hanno fatto dimenticare in fretta Donnarumma con i critici del portiere azzurro e del Psg sempre pronti a evidenziare gli errori di Gigio. Adesso è Maignan a vivere un momento negativo e il Milan si augura che presto venga superato. Per raggiungere gli obiettivi, serve il vero "Magic Mike".


E se sul rendimento di Mike Maignan stesse pesando la trattativa per il rinnovo di contratto? Il quesito viene spontaneo, ma la sensazione è che il portiere francese sia un professionista di tale livello che le incertezze commesse non siano riconducibili alle discussioni fra il suo entourage e la società per prolungare e migliorare l’accordo in scadenza nel giugno 2026 con un ingaggio di poco inferiore ai 3 milioni netti. Detto ciò, il tema rinnovo non è secondario, soprattutto dopo che il Milan la scorsa estate ha deciso di ritoccare nettamente verso l’alto lo stipendio di Rafa Leao portandolo da 1.5 milioni a 7, facendo diventare il portoghese il giocatore di gran lunga più pagato della rosa rossonera (lo segue a quota 4 milioni un gruppetto di calciatori fra cui Theo Hernandez, Bennacer e Pulisic). Maignan, portiere titolare della Nazionale francese, sulla carta la grande favorita per la vittoria del prossimo Europeo, dal suo punto di vista si sente logicamente un top player a livello mondiale, dunque per legarsi ancora al club rossonero pretende un trattamento simile a Leao.

I primi discorsi fra le parti sono iniziati in estate, all’indomani del licenziamento di Maldini. Maignan era stato fra i primi giocatori contattati da Furlani, con l’ad che aveva esposto alla sua agenzia i progetti e le linee guida a livello economico del nuovo corso. Chiaramente il Milan considera il portiere un punto di forza e non vuole assolutamente correre il rischio di arrivare all’estate 2025 senza rinnovo. Siamo ancora lontani da quella data, ma la volontà del club è quella di trovare un’intesa entro fine stagione con Maignan, entrato da tempo nelle mire di molti top club come il Bayern. I tedeschi stanno pensando a "Magic Mike" per il dopo Neuer e a Monaco, si sa, non hanno di certo problemi a livello economico, potendo garantire ai propri big stipendi che superano serenamente i 10 milioni a stagione (Kane ne prende addirittura 25). È evidente che se il Bayern dovesse mettere sul piatto 80 milioni, il Milan sarebbe costretto a prendere in considerazione la proposta.

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CorSera: portieri dentro al tunnel. E se succede a Maignan e Alisson, due dei migliori in circolazione, allora il problema è serio: il francese del Milan sabato a Frosinone si è fatto passare il tiro di Mazzitelli sotto le gambe e neanche ventiquattro ore dopo è toccato al brasiliano contro l’Arsenal, sul tiro del 3-1 di Trossard, anche quello sul palo battezzato dal portiere. Considerato che il numero uno dei Reds ne aveva combinata un’altra di grossa sbagliando l’uscita di piede sull’azione del secondo gol dei Gunners, si potrebbe catalogare tutto nell’ambito di una giornata molto storta. E anche Maignan, che aveva incassato un tiro abbastanza simile (ma a lato del piede) contro il Bologna, non è certo nel suo momento di forma migliore. Ma in realtà sono sempre di più i palloni che passano là sotto: un incubo per i portieri, ma anche una scommessa tecnica che a volte si vince, altre si perde ma in qualche modo si mette in preventivo. Perché un conto sono gli svarioni come quello dell’empolese Berisha contro il Lecce a dicembre: presa difettosa e palla che dalle braccia rotola in porta passando proprio fra le gambe, un classico dell’horror. Un altro discorso sono invece i tiri ravvicinati, con il portiere in uscita o fermo sulla linea e battuto nel suo punto più vulnerabile: è successo nel passato anche a Donnarumma in azzurro (contro il Belgio a Torino, su De Ketelaere) o al tedesco Neuer. Proprio il portiere della Mannschaft è uno dei simboli della scuola che preferisce attaccare il pallone, con il corpo predisposto alla parata con braccia e gambe tese al massimo, anche con il rischio di lasciare scoperto il «quinto buco», come è stato ribattezzato nell’hockey già 40 anni fa. Per rimpicciolire quello spazio sotto alle gambe, o si fa la spaccata (e a Martinez nella finale Mondiale contro Kolo Muani è riuscita quella della vita) oppure bisogna rimanere più passivi e abbassare il ginocchio nel gesto ribattezzato «a croce iberica» tipico del calcio a 5. Se non c’è tempo tecnico per la prima opzione e la seconda non viene messa in pratica, anche perché non ci si aspetta il tiro rasoterra proprio lì, la figuraccia è quasi garantita. E non sarà l’ultima.

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Ancora con ste c... sul razzismo
 

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Tuttosport in edicola sulla crisi di Maignan tra il rinnovo (con richieste da top da 8 mln) che appare lontano, gli insulti razzisti che hanno lasciato il segno e la corte del Bayern Monaco in vista della prossima stagione.

--) Jovic resta. Giroud: decide la famiglia. La situazione.

Cosa succede a Mike Maignan? La domanda se la stanno facendo in tanti perché, da un paio di mesi a questa parte, il portiere francese ha abbassato il suo rendimento, rendendosi protagonista in negativo in diversi gol subiti dal Milan. In autunno c’erano state delle incertezze come la barriera posizionata non benissimo sulla punizione di Raspadori che portò al 2-2 in Napoli-Milan; la rete di Piccoli da 35 metri, annullata poi dal Var, nei minuti finali della trasferta di Lecce che poteva costare il ko; i due gol con cui il Dortmund passò dall’1-1 all’1-3 a San Siro eliminando, di fatto, il Diavolo dalla Champions. Avvisaglie di un Maignan non più sicurissimo come in passato. Nelle stagioni scorse gli ostacoli che avevano frenato Maignan erano stati gli infortuni muscolari, alcuni anche pesanti. Adesso il problema - apparentemente - non sembra fisico, ma più tecnico, se non mentale e chissà se in questo senso “Magic Mike” non stia avendo delle ripercussioni per quanto vissuto a Udine il 20 gennaio. In fondo, dopo i beceri insulti razzisti ricevuti da alcuni imbecilli e la conseguente sospensione della partita, erano arrivati due gol - Samardzic a giro da fuori, Thauvin da pochi metri, ma centrale - sui quali il francese per reattività non era apparso, diciamo così, il “vero” Maignan.

Prima, il 22 dicembre, il portiere aveva sbagliato sul gol del momentaneo 2-1 di Candreva da distanza siderale; quindi nelle ultime due partite due reti subite più o meno nello stesso modo: il gol di Zirkzee in Milan-Bologna 2-2 (palla calciata da posizione defilata e passata in mezzo alle gambe sul primo palo) e quello di Mazzitelli sabato in Frosinone-Milan 2-3 (destro incrociato e palla passata sopra la gamba distesa). Queste ultime due situazioni hanno acceso una spia rossa sul modo di intervenire di Maignan, sull'eccessivo utilizzo della cosiddetta croce iberica, nata nel futsal ed "esportata" nel calcio a undici in primis da Neuer. A parlarne, per esempio, Luca Marchegiani a Sky: «C’è una tendenza oggi a parare, specialmente se il tiro è ravvicinato da dentro l’area di rigore, più in opposizione che aspettando di vedere la traiettoria per impostare la parata. Maignan sul gol di Mazzitelli si piazza per coprire lo specchio della porta e farsi tirare addosso. Lo aveva fatto anche a Udine con Payero e lì aveva respinto col piede, ma così si è piantati e, se capita un rimbalzo anomalo con a Frosinone, si è meno reattivi a impostare un'altra parata». Maignan è stato ed è un punto di forza del Milan di Pioli, per l'abilità nella costruzione del gioco con i piedi, ma anche - e soprattutto - per gli interventi miracolosi. Parate che negli anni scorsi hanno fatto dimenticare in fretta Donnarumma con i critici del portiere azzurro e del Psg sempre pronti a evidenziare gli errori di Gigio. Adesso è Maignan a vivere un momento negativo e il Milan si augura che presto venga superato. Per raggiungere gli obiettivi, serve il vero "Magic Mike".


E se sul rendimento di Mike Maignan stesse pesando la trattativa per il rinnovo di contratto? Il quesito viene spontaneo, ma la sensazione è che il portiere francese sia un professionista di tale livello che le incertezze commesse non siano riconducibili alle discussioni fra il suo entourage e la società per prolungare e migliorare l’accordo in scadenza nel giugno 2026 con un ingaggio di poco inferiore ai 3 milioni netti. Detto ciò, il tema rinnovo non è secondario, soprattutto dopo che il Milan la scorsa estate ha deciso di ritoccare nettamente verso l’alto lo stipendio di Rafa Leao portandolo da 1.5 milioni a 7, facendo diventare il portoghese il giocatore di gran lunga più pagato della rosa rossonera (lo segue a quota 4 milioni un gruppetto di calciatori fra cui Theo Hernandez, Bennacer e Pulisic). Maignan, portiere titolare della Nazionale francese, sulla carta la grande favorita per la vittoria del prossimo Europeo, dal suo punto di vista si sente logicamente un top player a livello mondiale, dunque per legarsi ancora al club rossonero pretende un trattamento simile a Leao.

I primi discorsi fra le parti sono iniziati in estate, all’indomani del licenziamento di Maldini. Maignan era stato fra i primi giocatori contattati da Furlani, con l’ad che aveva esposto alla sua agenzia i progetti e le linee guida a livello economico del nuovo corso. Chiaramente il Milan considera il portiere un punto di forza e non vuole assolutamente correre il rischio di arrivare all’estate 2025 senza rinnovo. Siamo ancora lontani da quella data, ma la volontà del club è quella di trovare un’intesa entro fine stagione con Maignan, entrato da tempo nelle mire di molti top club come il Bayern. I tedeschi stanno pensando a "Magic Mike" per il dopo Neuer e a Monaco, si sa, non hanno di certo problemi a livello economico, potendo garantire ai propri big stipendi che superano serenamente i 10 milioni a stagione (Kane ne prende addirittura 25). È evidente che se il Bayern dovesse mettere sul piatto 80 milioni, il Milan sarebbe costretto a prendere in considerazione la proposta.

Comunque sia, la trattativa fra Milan e Maignan non è facile, anche perché l’abolizione del Decreto crescita ha chiaramente complicato le contrattazioni. Come detto, lo staff del francese ritiene che per il proprio assistito serva un’offerta ultra importante, tant’è che nei mesi scorsi si era parlato di una richiesta intorno agli 8 milioni. Cifra enorme, lontana dalle riflessioni della dirigenza che inizialmente pensava a una proposta inferiore ai 7 percepiti da Leao. Il fatto che dopo i primi approcci estivi non si sia ancora arrivati a un'intesa, fa intendere come ci sia ancora distanza fra domanda e offerta. Non siamo comunque ancora al momento degli allarmismi, anche perché Maignan più volte ha dichiarato di trovarsi bene a Milano e nelle ultime settimane ha gradito molto il supporto del club dopo i fatti di Udine.

CorSera: portieri dentro al tunnel. E se succede a Maignan e Alisson, due dei migliori in circolazione, allora il problema è serio: il francese del Milan sabato a Frosinone si è fatto passare il tiro di Mazzitelli sotto le gambe e neanche ventiquattro ore dopo è toccato al brasiliano contro l’Arsenal, sul tiro del 3-1 di Trossard, anche quello sul palo battezzato dal portiere. Considerato che il numero uno dei Reds ne aveva combinata un’altra di grossa sbagliando l’uscita di piede sull’azione del secondo gol dei Gunners, si potrebbe catalogare tutto nell’ambito di una giornata molto storta. E anche Maignan, che aveva incassato un tiro abbastanza simile (ma a lato del piede) contro il Bologna, non è certo nel suo momento di forma migliore. Ma in realtà sono sempre di più i palloni che passano là sotto: un incubo per i portieri, ma anche una scommessa tecnica che a volte si vince, altre si perde ma in qualche modo si mette in preventivo. Perché un conto sono gli svarioni come quello dell’empolese Berisha contro il Lecce a dicembre: presa difettosa e palla che dalle braccia rotola in porta passando proprio fra le gambe, un classico dell’horror. Un altro discorso sono invece i tiri ravvicinati, con il portiere in uscita o fermo sulla linea e battuto nel suo punto più vulnerabile: è successo nel passato anche a Donnarumma in azzurro (contro il Belgio a Torino, su De Ketelaere) o al tedesco Neuer. Proprio il portiere della Mannschaft è uno dei simboli della scuola che preferisce attaccare il pallone, con il corpo predisposto alla parata con braccia e gambe tese al massimo, anche con il rischio di lasciare scoperto il «quinto buco», come è stato ribattezzato nell’hockey già 40 anni fa. Per rimpicciolire quello spazio sotto alle gambe, o si fa la spaccata (e a Martinez nella finale Mondiale contro Kolo Muani è riuscita quella della vita) oppure bisogna rimanere più passivi e abbassare il ginocchio nel gesto ribattezzato «a croce iberica» tipico del calcio a 5. Se non c’è tempo tecnico per la prima opzione e la seconda non viene messa in pratica, anche perché non ci si aspetta il tiro rasoterra proprio lì, la figuraccia è quasi garantita. E non sarà l’ultima.

—) Milan: tutte le news del 7 febbraio 2024
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So che è un'opinione impopolare, ma io son per la vendita. È da un po' che dico che i livelli super del primo anno (quelli sì da numero 1 al mondo o poco ci manca) non si sono più rivisti tra infortuni e difesa colabrodo. Rimane ancora forte, ma non a tal punto da fargli il contrattone secondo me.
Per me resta il più forte in Italia.
A ogni modo, lui ormai va per i 29 anni e il tempo per poter avere il contrattone sta per scadere. Noi il contrattone non glielo facciamo, a prescindere dalle sue prestazioni.
Se due più due fa sempre quattro, in estate sarà ceduto.
 

Franco

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L'unico vero problema di Maignan è il polpaccio. Non è guarito bene. Ma le gazzette non possono scriverlo se no si abbassa il prezzo della possibile cessione estiva.
 
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So che è un'opinione impopolare, ma io son per la vendita. È da un po' che dico che i livelli super del primo anno (quelli sì da numero 1 al mondo o poco ci manca) non si sono più rivisti tra infortuni e difesa colabrodo. Rimane ancora forte, ma non a tal punto da fargli il contrattone secondo me.
Io non sono affatto per la vendita, mi piace Maignan, è forte.

Ma più lo sento pompare come fosse Buffon, più mi viene il prurito.

Ma tanto nessuno arriverà ad offrire 70/80 milioni o quello che è, possiamo dormire sereni.

Serve qualche scemo ( Manchester UNITED mi senti??) che svalvoli per cifre folli.
 

bobbylukr

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CorSera: portieri dentro al tunnel. E se succede a Maignan e Alisson, due dei migliori in circolazione, allora il problema è serio: il francese del Milan sabato a Frosinone si è fatto passare il tiro di Mazzitelli sotto le gambe e neanche ventiquattro ore dopo è toccato al brasiliano contro l’Arsenal, sul tiro del 3-1 di Trossard, anche quello sul palo battezzato dal portiere. Considerato che il numero uno dei Reds ne aveva combinata un’altra di grossa sbagliando l’uscita di piede sull’azione del secondo gol dei Gunners, si potrebbe catalogare tutto nell’ambito di una giornata molto storta. E anche Maignan, che aveva incassato un tiro abbastanza simile (ma a lato del piede) contro il Bologna, non è certo nel suo momento di forma migliore. Ma in realtà sono sempre di più i palloni che passano là sotto: un incubo per i portieri, ma anche una scommessa tecnica che a volte si vince, altre si perde ma in qualche modo si mette in preventivo. Perché un conto sono gli svarioni come quello dell’empolese Berisha contro il Lecce a dicembre: presa difettosa e palla che dalle braccia rotola in porta passando proprio fra le gambe, un classico dell’horror. Un altro discorso sono invece i tiri ravvicinati, con il portiere in uscita o fermo sulla linea e battuto nel suo punto più vulnerabile: è successo nel passato anche a Donnarumma in azzurro (contro il Belgio a Torino, su De Ketelaere) o al tedesco Neuer. Proprio il portiere della Mannschaft è uno dei simboli della scuola che preferisce attaccare il pallone, con il corpo predisposto alla parata con braccia e gambe tese al massimo, anche con il rischio di lasciare scoperto il «quinto buco», come è stato ribattezzato nell’hockey già 40 anni fa. Per rimpicciolire quello spazio sotto alle gambe, o si fa la spaccata (e a Martinez nella finale Mondiale contro Kolo Muani è riuscita quella della vita) oppure bisogna rimanere più passivi e abbassare il ginocchio nel gesto ribattezzato «a croce iberica» tipico del calcio a 5. Se non c’è tempo tecnico per la prima opzione e la seconda non viene messa in pratica, anche perché non ci si aspetta il tiro rasoterra proprio lì, la figuraccia è quasi garantita. E non sarà l’ultima.

Critiche senza senso.
La differenza tra Leao e Mike, per dire, sta nel fatto che se Mike sbaglia è gol se Leao la tira in tribuna o la passa dove non c'è nessuno stiamo ancora 0 a 0.
Ricordo che se non era per lui nel derby di ritorno dello scudetto stavamo sotto 3 a 0 all'intervallo.
Sta giocando poco bene esattamente come Leao.
Poi se è una questione di ingaggio, del fatto che se ne vuole andare, che non abbiamo soldi etc etc è un altro paio di maniche.
 
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