Il Re dell'Est
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Calcio e Finanza rivela le pieghe degli accordi tra Erik Thohir e i cinesi del Suning. Il nuovo statuto della società nerazzurra, scritto a quattro mani, prevede infatti che fino a quando Thohir manterrà almeno il 10% del pacchetto azionario (oggi 31,05%) potrà avere il diritto di veto su un'ampissima gamma di decisioni da parte del Suning, proprietario della maggioranza.
Ma di quali decisioni parliamo? Le più importanti sono senz'altro l'approvazione del budget e del business plan; poi investimenti e disinvestimenti (extra budget) superiori a 5 milioni di euro; e infine sulle nomine dei dirigenti e sulle posizioni debitoria.
E ancora bisognerà mettere tutti d'accordo (9 amministratori su 9) per gli aumenti di capitale o per modificare (e rimuovere) le limitazioni sul trasferimento di azioni; per la fusione o la stipula di contratti che superino l'1% del fatturato, per la modifica del nome e del logo della società.
In poche parole Suning non potrà fare nulla se non c'è il via libera di Thohir, che quindi continuerà ad avere un peso determinante nella società, pur avendo soltanto una quota di minoranza. L'unanimità regnerà sovrana, al contrario di quanto accadeva prima tra Moratti e Thohir.
Ma non finisce qui: lo stesso Thohir si è riservato il diritto di prelazione sulle quote in possesso del Suning, qualora i cinesi decidessero di dismettere le proprie azioni.
A conti fatti, insomma, più che di Suning dovremmo parlare di Suning-Thohir. E il pensiero non può che cadere al Milan: come reagirebbero i tifosi del Milan se Berlusconi stipulasse un accordo simile con la cordata cinese?
Ma di quali decisioni parliamo? Le più importanti sono senz'altro l'approvazione del budget e del business plan; poi investimenti e disinvestimenti (extra budget) superiori a 5 milioni di euro; e infine sulle nomine dei dirigenti e sulle posizioni debitoria.
E ancora bisognerà mettere tutti d'accordo (9 amministratori su 9) per gli aumenti di capitale o per modificare (e rimuovere) le limitazioni sul trasferimento di azioni; per la fusione o la stipula di contratti che superino l'1% del fatturato, per la modifica del nome e del logo della società.
In poche parole Suning non potrà fare nulla se non c'è il via libera di Thohir, che quindi continuerà ad avere un peso determinante nella società, pur avendo soltanto una quota di minoranza. L'unanimità regnerà sovrana, al contrario di quanto accadeva prima tra Moratti e Thohir.
Ma non finisce qui: lo stesso Thohir si è riservato il diritto di prelazione sulle quote in possesso del Suning, qualora i cinesi decidessero di dismettere le proprie azioni.
A conti fatti, insomma, più che di Suning dovremmo parlare di Suning-Thohir. E il pensiero non può che cadere al Milan: come reagirebbero i tifosi del Milan se Berlusconi stipulasse un accordo simile con la cordata cinese?