Bennacer:"Amo il Milan. Leao addormentato. Calhanoglu...".

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Continua senza sosta la serie sterminata di interviste. Stasera tocca (di nuovo) a Bennacer ospite di un canale Youtube. Ecco le dichiarazioni:

"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"

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"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"

Solo oggi hanno parlato in 4.

Sempre la solita storia. Durante la sosta leoni, dopo la sosta...
 

Swaitak

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Continua senza sosta la serie sterminata di interviste. Stasera tocca (di nuovo) a Bennacer ospite di un canale Youtube. Ecco le dichiarazioni:

"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"
Tra poco fanno le interviste pure seduti al cesso
 

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"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"
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"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"
Finalmente uno parla di Milan come si deve e non ha paura a dire cosa pensa del Inter.
Da loro tutti i giocatori dicono cose simili.
Da noi invece e la prima volta che leggo cose simili.
 

Lo Gnu

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"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"
Almeno non è la solita intervista.
Nella parte finale ha guadagnato mille punti.
Dai torna presto, c'è un perno da scalzare.
 
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Continua senza sosta la serie sterminata di interviste. Stasera tocca (di nuovo) a Bennacer ospite di un canale Youtube. Ecco le dichiarazioni:

"Ascolto il progetto sportivo, come ho fatto sempre nella mia carriera. Vedo quanto mi vuoi e fino a che punto mi desideri veramente: non ho mai guardato un contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Quello pensavo che sarebbe arrivato. In quel momento il mio agente mi ha detto: ‘È la squadra che ti vuole di più e il progetto sportivo è coerente con quello che cerchi’. Ok, non dirmi più niente. Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato da una piccola porta a Milano".

"All’Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. Eravamo una buona squadra. La Coppa d’Africa aveva portato qualche frutto, avevo avuto delle discussioni con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato e parlava francese, gli ho detto: ‘Conquisto la coppa e arrivo’. Volevo migliorare, crescere e il progetto sportivo era per me. Pressione in finale dopo la chiamata del Milan? Quando arrivo sul terreno di gioco, dimentico tutto il resto, non importa cosa sia successo".

"Ho firmato al Milan prima delle vacanze, quando sono rientrato. Maldini, Massara: arrivi al Milan, in un club del genere, è tutto top. All’inizio non realizzi la grandezza di quel club. Il mio fratello maggiore è un grande tifoso del Milan, ma non è stato per questo che ho scelto questi colori. Le decisioni le ho sempre prese io, io ascolto, ma poi sono io a scegliere cosa fare. Il Milan è un club incredibile, incredibile. L’organizzazione, le persone, è tutto troppo: è incredibile, senza parlare della città. La storia di questo club io la sento, il peso della maglia anche. È per questo che io do tutto in campo, perché quando amo una cosa, io faccio così. Io amo il Milan".

"Il primo anno prendevo troppi cartellini gialli. Leao? Siamo arrivati insieme quell’estate, siamo sempre stati insieme. Parliamo molto. Rafa sul campo è incredibile, ma fuori invece è un po’ addormentato. Siamo cresciuti insieme sotto tanti punti di vista. Parliamo sempre, quando ha bisogno di qualcosa io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Io e lui eravamo lì quando è iniziata la ricostruzione di questa squadra. Mi considero un leader, ma ciò non significa che mi senta più forte di altri. Ho più responsabilità, devi dare l’esempio quando porti questa maglia".

"Portare l'esempio? Quando arrivi magari non lo sai, ma poi quando resti qui, rinnovi il contratto, in esso non c’è scritto, ma ciò fa parte del contratto: devi rispettare i valori e i principi di questo club. Oggi con i nuovi cerco di metterli a loro agio, do il mio numero di telefono, dico di non esitare a chiamarmi qualora abbiano un qualsiasi problema. È normale essere timidi quando arrivi in un nuovo spogliatoio, è successo anche a Saelemaekers. Pensi alla squadra prima di tutto, per questo vuoi che chiunque sia nella posizione di dare il proprio meglio. Sappiamo che il club deve tornare in alto il più possibile in Europa".

"Il gol al Napoli in CL? Francamente, se si può descrivere con una parola, quella è ‘emozionante’. Un’emozione. Immaginatevi sul terreno di gioco mentre sentite tutto lo stadio urlare il tuo nome, urlare ‘Bennacer’. Onestamente ho fatto una brutta partita, poi ho segnato e tutti mi hanno detto: ‘Hai giocato una gara fantastica’. Ma non è così. Io non sono così, io preferisco il contenuto piuttosto che la forma. Era un nuovo ruolo per me, ci sono state anche delle circostanze personali nei giorni precedenti alla gara che mi hanno fatto arrivare stanco alla partita. Un gol però è un gol, abbiamo vinto 1-0. È stato un match folle".

"I KO nel derby? Non l’abbiamo mai subita effettivamente questa statistica. Tutte le partite le abbiamo preparate bene. Nell’ultimo match ero infortunato e non ero là, ma ho parlato con i compagni e il mister prima della gara. Sinceramente è difficile, perché dai tutto. È acqua passata, non posso dire altro che questo. In passato il Milan non faceva altro che battere l’Inter, ma è un momento così".
"Abbiamo giocato molto contro di loro, abbiamo giocato vere partite: può essere che in un momento alcuni giocatori erano più stanchi, può essere che siano più forti su alcuni aspetti. Ad esempio segnano sempre all’inizio. Sono cose su cui dobbiamo lavorare sicuramente. Scudetto? È bello, Milan e Inter si lotta fino alla morte e soprattutto ci ritroviamo sempre, anche in Champions League come la scorsa stagione. È la rivale veramente più complicata, ma è un momento. Odio un po’ questa cosa, ma non puoi farci niente".

"Calhanoglu all'Inter? Non sapevo nulla di questo, l’ho scoperto all’ultimo perché Eriksen ha avuto quel problema. Hakan voleva restare al Milan, ma dopo non so cosa sia successo, può essere che non si sia trovato un accordo. Siamo amici, certo, ma sul campo non ci sono amici, ancor meno in un derby. Io lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, ho detto: ‘No’. Ero in vacanza, ho visto e rivisto ciò, mi sono detto: ‘Non può averlo fatto’. Io personalmente non potrei mai farlo, rispetto talmente tanto questo club, il Milan, che trovo impossibile tutto ciò. L’Inter può offrirmi tutto ciò che vuole, ma non succederà. Io amo questo club. Non significa che resterò qui tutta la carriera, non so cosa succederà in futuro, ma sicuramente non andrò mai all’Inter"
bella intervista, ogni tanto qualcosa di carino la sanno ancora fare.
 

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