Abatantuono:"Resto tifoso del Milan ma oggi solo bilanci".

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a me comunque sembra che più che deluso dal milan e dal calcio in generale sia deluso dai tifosi in primis…(del milan soprattutto),,,
 

Milanforever26

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Intervista di Diego Abatantuono al CorSera in edicola oggi, 2 luglio, dopo le parole che tanto hanno fatto discutere (QUI http://www.milanworld.net/abatantuono-basta-milan-ora-tifo-atalanta-vt78323.html ). Ecco le nuove dichiarazioni:

A lei la parola Diego: cos’era la sua? Battuta, provocazione, amara constatazione sul calcio.
«Non mi piace dire “è una provocazione”, è un calcio d’angolo con cui si salvano quelli che si pentono di aver detto qualcosa. Mi hanno telefonato, ho detto quello che penso. Anche se due cose non si cambiano: i figli e la squadra di calcio».

Parliamo della squadra.
«Il cuore è milanista, ma tutto nasce da lì, dal cuore. Il calcio è fatto di tifosi, persone oneste che pagano il biglietto. Poi c’era il cuore del presidente, uno che metteva nella squadra impegno, tempo, denaro, perché prima non faceva quel mestiere lì, nessuno nasce presidente di calcio. Era un appassionato. Poi di colpo cambia tutto: i presidenti diventano investitori, il calcio un business senza regole».

Senza regole, dice?
«Il calcio è un mondo ottuso, prenda l’ultima partita del Mondiale femminile giocata alle tre del pomeriggio. Il mondo si surriscalda, oltre a non parlarne a sufficienza, si gioca a 40°!».

Torniamo all’evoluzione del calcio.
«Di colpo i presidenti diventano imprenditori».

È grave?
«No, magari fanno contenta una città, ma ci guadagnano anche loro, va bene. Almeno, ci sono delle facce: uno può dire mi piace Preziosi, mi piace Pozzo. Poi ci sono imprenditori che sottraggono tempo ai loro affari, come De Laurentiis, che ha preso Ancelotti, si capisce che ci tiene; c’è Cairo, c’è la Juventus, c’è l’Inter, che anche se ha un presidente che sta in Cina ha preso Marotta e un allenatore tra i più bravi. Ma se il Milan viene acquistato da un fondo... non è una persona, è una banca. Quelli che ci lavorano, da Gazidis a Maldini, sono tutte brave persone, però lavorano per qualcuno che non c’è, una banca non ha un cuore, ha dei conti. Poi un giorno salta fuori: ah, meno male che ci hanno squalificato dalle Coppe...».

Lei ci è rimasto male.
«Leggere che bello siamo fuori dalle Coppe, oh bene che diamo via il portiere, oh bene che diamo via Cutrone. Ma come? Non è bello per niente. Io sono tifoso e ci rimango male. È chiaro che resto milanista, se giocano Milan-Atalanta tengo per il Milan, ma di fronte non ho più il Milan che conosco io».

Perché ha scelto l’Atalanta?
«È la squadra che più assomiglia al calcio che piaceva a me: una dirigenza di persone di qualità, che crede nei giovani; tengono un allenatore tra i migliori, cambiano i calciatori, ma il gioco resta lo stesso: al mercoledì vedrò l’Atalanta in tv, almeno ho qualcosa da fare. E poi non posso certo diventare interista anche se l’80% dei miei amici è interista e quest’anno l’Inter sarà una grande squadra, né della Juve, anche se ovunque trovi juventini. Il Napoli? Visto il mio lavoro qualcuno potrebbe pensare a un conflitto di interessi. L’Atalanta è come una squadra di una volta».

Mentre il Milan in mano a un fondo è l’ultima evoluzione del calcio-business.
«Non ho mai visto uno con le bandiere in banca, in banca vai con le cambiali, con gli assegni. Se sono una banca devo fare gli interessi degli azionisti. Ma guadagnarci e fare il bene della squadra non è detto vadano in parallelo. Soprattutto non puoi dirmi: meno male che vendo Cutrone. La gente fa finta di aver capito. Il fair play finanziario per esempio…».

Un meccanismo perverso...
«Si capisce solo che quando vogliono fanno quello che vogliono. Se ho cinque giocatori del vivaio, li scambio a un valore altissimo con altri di una squadra che ha anche lei bisogno...».

Si chiamano plusvalenze.
«Si vede che va bene così, potevo star zitto, ma io parlo per i tifosi. Io vorrei vedere gente che la domenica piange perché ha perso, non perché sono venuti in pochi allo stadio».

Con chi ce l'ha?
«Con nessuno, è il meccanismo che è esasperato, è una bolla che rischia di scoppiare. Prenda le maglie: il tifoso deve vedere la sua squadra vestita come al Carnevale di Venezia o al Palio di Siena perché spera che entreranno più soldi. Che si divideranno altri».

Anche i tifosi al bar ormai parlano di plusvalenze, ammortamenti, bilanci…
«Parlano in prima persona: “Se ci danno 50 milioni, ne possiamo spendere solo 20, ci restano…” ma a te non resta niente, non te li danno a te i soldi. Mi dessero un prosciutto crudo... Se prima vedo un giocatore e mi diverto e poi lo danno via e ci sono in banca 30 milioni in più, io cosa faccio? Io mica vado in banca, voglio andare allo stadio. Noi al Milan abbiamo avuto un presidente che aveva tifo, possibilità, voglia di vincere, anche interessi personali, e tutto è combaciato. Adesso si parla solo di bilanci. Prenda la Roma».

Prendiamola.
«Se fossi della Roma non sarei tanto contento, sono passati 20 giocatori tra i migliori del mondo e li hanno ceduti tutti. Cosa fa un tifoso della Roma? Guarda i bilanci? Prima c’era l’album delle figurine adesso compro quello dei bilanci?».

Diciamolo alla Panini
«Perché non fa l’album con tutti i bilanci? Oh mi è arrivato il bilancio della Fiorentina, attacca, attacca. Il bilancione del mese. Metto la foto del ragioniere, del commercialista. Poi c’è il campione del mondo dei ragionieri, quelli che hanno guadagnato di più quest’anno. Ti do il ragioniere del Vicenza se mi dai quello della banca del Novara».

È un'idea.
«Non è un’idea, è obbligatorio, anche perché il calciatore non faccio in tempo ad attaccarlo che me l’hanno dato via. Non ci resta che sperare di tornare al calcio di una volta, e comunque il mio cuore resta rossonero».

Purtroppo caro Diego il calcio, come del resto il mondo, è cambiato...

Oggi la passione e il sentimento sono cose che non esistono più..conta solo il business sempre comunque e dovunque..
 

Route66

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Intervista di Diego Abatantuono al CorSera in edicola oggi, 2 luglio, dopo le parole che tanto hanno fatto discutere (QUI http://www.milanworld.net/abatantuono-basta-milan-ora-tifo-atalanta-vt78323.html ). Ecco le nuove dichiarazioni:

A lei la parola Diego: cos’era la sua? Battuta, provocazione, amara constatazione sul calcio.
«Non mi piace dire “è una provocazione”, è un calcio d’angolo con cui si salvano quelli che si pentono di aver detto qualcosa. Mi hanno telefonato, ho detto quello che penso. Anche se due cose non si cambiano: i figli e la squadra di calcio».

Parliamo della squadra.
«Il cuore è milanista, ma tutto nasce da lì, dal cuore. Il calcio è fatto di tifosi, persone oneste che pagano il biglietto. Poi c’era il cuore del presidente, uno che metteva nella squadra impegno, tempo, denaro, perché prima non faceva quel mestiere lì, nessuno nasce presidente di calcio. Era un appassionato. Poi di colpo cambia tutto: i presidenti diventano investitori, il calcio un business senza regole».

Senza regole, dice?
«Il calcio è un mondo ottuso, prenda l’ultima partita del Mondiale femminile giocata alle tre del pomeriggio. Il mondo si surriscalda, oltre a non parlarne a sufficienza, si gioca a 40°!».

Torniamo all’evoluzione del calcio.
«Di colpo i presidenti diventano imprenditori».

È grave?
«No, magari fanno contenta una città, ma ci guadagnano anche loro, va bene. Almeno, ci sono delle facce: uno può dire mi piace Preziosi, mi piace Pozzo. Poi ci sono imprenditori che sottraggono tempo ai loro affari, come De Laurentiis, che ha preso Ancelotti, si capisce che ci tiene; c’è Cairo, c’è la Juventus, c’è l’Inter, che anche se ha un presidente che sta in Cina ha preso Marotta e un allenatore tra i più bravi. Ma se il Milan viene acquistato da un fondo... non è una persona, è una banca. Quelli che ci lavorano, da Gazidis a Maldini, sono tutte brave persone, però lavorano per qualcuno che non c’è, una banca non ha un cuore, ha dei conti. Poi un giorno salta fuori: ah, meno male che ci hanno squalificato dalle Coppe...».

Lei ci è rimasto male.
«Leggere che bello siamo fuori dalle Coppe, oh bene che diamo via il portiere, oh bene che diamo via Cutrone. Ma come? Non è bello per niente. Io sono tifoso e ci rimango male. È chiaro che resto milanista, se giocano Milan-Atalanta tengo per il Milan, ma di fronte non ho più il Milan che conosco io».

Perché ha scelto l’Atalanta?
«È la squadra che più assomiglia al calcio che piaceva a me: una dirigenza di persone di qualità, che crede nei giovani; tengono un allenatore tra i migliori, cambiano i calciatori, ma il gioco resta lo stesso: al mercoledì vedrò l’Atalanta in tv, almeno ho qualcosa da fare. E poi non posso certo diventare interista anche se l’80% dei miei amici è interista e quest’anno l’Inter sarà una grande squadra, né della Juve, anche se ovunque trovi juventini. Il Napoli? Visto il mio lavoro qualcuno potrebbe pensare a un conflitto di interessi. L’Atalanta è come una squadra di una volta».

Mentre il Milan in mano a un fondo è l’ultima evoluzione del calcio-business.
«Non ho mai visto uno con le bandiere in banca, in banca vai con le cambiali, con gli assegni. Se sono una banca devo fare gli interessi degli azionisti. Ma guadagnarci e fare il bene della squadra non è detto vadano in parallelo. Soprattutto non puoi dirmi: meno male che vendo Cutrone. La gente fa finta di aver capito. Il fair play finanziario per esempio…».

Un meccanismo perverso...
«Si capisce solo che quando vogliono fanno quello che vogliono. Se ho cinque giocatori del vivaio, li scambio a un valore altissimo con altri di una squadra che ha anche lei bisogno...».

Si chiamano plusvalenze.
«Si vede che va bene così, potevo star zitto, ma io parlo per i tifosi. Io vorrei vedere gente che la domenica piange perché ha perso, non perché sono venuti in pochi allo stadio».

Con chi ce l'ha?
«Con nessuno, è il meccanismo che è esasperato, è una bolla che rischia di scoppiare. Prenda le maglie: il tifoso deve vedere la sua squadra vestita come al Carnevale di Venezia o al Palio di Siena perché spera che entreranno più soldi. Che si divideranno altri».

Anche i tifosi al bar ormai parlano di plusvalenze, ammortamenti, bilanci…
«Parlano in prima persona: “Se ci danno 50 milioni, ne possiamo spendere solo 20, ci restano…” ma a te non resta niente, non te li danno a te i soldi. Mi dessero un prosciutto crudo... Se prima vedo un giocatore e mi diverto e poi lo danno via e ci sono in banca 30 milioni in più, io cosa faccio? Io mica vado in banca, voglio andare allo stadio. Noi al Milan abbiamo avuto un presidente che aveva tifo, possibilità, voglia di vincere, anche interessi personali, e tutto è combaciato. Adesso si parla solo di bilanci. Prenda la Roma».

Prendiamola.
«Se fossi della Roma non sarei tanto contento, sono passati 20 giocatori tra i migliori del mondo e li hanno ceduti tutti. Cosa fa un tifoso della Roma? Guarda i bilanci? Prima c’era l’album delle figurine adesso compro quello dei bilanci?».

Diciamolo alla Panini
«Perché non fa l’album con tutti i bilanci? Oh mi è arrivato il bilancio della Fiorentina, attacca, attacca. Il bilancione del mese. Metto la foto del ragioniere, del commercialista. Poi c’è il campione del mondo dei ragionieri, quelli che hanno guadagnato di più quest’anno. Ti do il ragioniere del Vicenza se mi dai quello della banca del Novara».

È un'idea.
«Non è un’idea, è obbligatorio, anche perché il calciatore non faccio in tempo ad attaccarlo che me l’hanno dato via. Non ci resta che sperare di tornare al calcio di una volta, e comunque il mio cuore resta rossonero».

Caro Diego sei ancora uno dei pochi della vecchia guardia assieme a Teo Teocoli che ancora ci mette il faccione da tifoso milanista e prende una posizione.... siete rimasti in pochi.
Condivido il tuo sfogo e ti comprendo ma purtroppo nel periodo storico in cui il calcio stava cambiando e noi eravamo ancora per inerzia tra le squadre top mondo il tuo e il ns presidente(e il suo braccio destro soprattutto) andava ripetendo che "siamo a posto cosi" non accorgendosi che tutto attorno stava cambiando molto velocemente...
Resisti Diego, torneremo lassu!!:diavolo:
 

AllanX

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Intervista di Diego Abatantuono al CorSera in edicola oggi, 2 luglio, dopo le parole che tanto hanno fatto discutere (QUI http://www.milanworld.net/abatantuono-basta-milan-ora-tifo-atalanta-vt78323.html ). Ecco le nuove dichiarazioni:

A lei la parola Diego: cos’era la sua? Battuta, provocazione, amara constatazione sul calcio.
«Non mi piace dire “è una provocazione”, è un calcio d’angolo con cui si salvano quelli che si pentono di aver detto qualcosa. Mi hanno telefonato, ho detto quello che penso. Anche se due cose non si cambiano: i figli e la squadra di calcio».

Parliamo della squadra.
«Il cuore è milanista, ma tutto nasce da lì, dal cuore. Il calcio è fatto di tifosi, persone oneste che pagano il biglietto. Poi c’era il cuore del presidente, uno che metteva nella squadra impegno, tempo, denaro, perché prima non faceva quel mestiere lì, nessuno nasce presidente di calcio. Era un appassionato. Poi di colpo cambia tutto: i presidenti diventano investitori, il calcio un business senza regole».

Senza regole, dice?
«Il calcio è un mondo ottuso, prenda l’ultima partita del Mondiale femminile giocata alle tre del pomeriggio. Il mondo si surriscalda, oltre a non parlarne a sufficienza, si gioca a 40°!».

Torniamo all’evoluzione del calcio.
«Di colpo i presidenti diventano imprenditori».

È grave?
«No, magari fanno contenta una città, ma ci guadagnano anche loro, va bene. Almeno, ci sono delle facce: uno può dire mi piace Preziosi, mi piace Pozzo. Poi ci sono imprenditori che sottraggono tempo ai loro affari, come De Laurentiis, che ha preso Ancelotti, si capisce che ci tiene; c’è Cairo, c’è la Juventus, c’è l’Inter, che anche se ha un presidente che sta in Cina ha preso Marotta e un allenatore tra i più bravi. Ma se il Milan viene acquistato da un fondo... non è una persona, è una banca. Quelli che ci lavorano, da Gazidis a Maldini, sono tutte brave persone, però lavorano per qualcuno che non c’è, una banca non ha un cuore, ha dei conti. Poi un giorno salta fuori: ah, meno male che ci hanno squalificato dalle Coppe...».

Lei ci è rimasto male.
«Leggere che bello siamo fuori dalle Coppe, oh bene che diamo via il portiere, oh bene che diamo via Cutrone. Ma come? Non è bello per niente. Io sono tifoso e ci rimango male. È chiaro che resto milanista, se giocano Milan-Atalanta tengo per il Milan, ma di fronte non ho più il Milan che conosco io».

Perché ha scelto l’Atalanta?
«È la squadra che più assomiglia al calcio che piaceva a me: una dirigenza di persone di qualità, che crede nei giovani; tengono un allenatore tra i migliori, cambiano i calciatori, ma il gioco resta lo stesso: al mercoledì vedrò l’Atalanta in tv, almeno ho qualcosa da fare. E poi non posso certo diventare interista anche se l’80% dei miei amici è interista e quest’anno l’Inter sarà una grande squadra, né della Juve, anche se ovunque trovi juventini. Il Napoli? Visto il mio lavoro qualcuno potrebbe pensare a un conflitto di interessi. L’Atalanta è come una squadra di una volta».

Mentre il Milan in mano a un fondo è l’ultima evoluzione del calcio-business.
«Non ho mai visto uno con le bandiere in banca, in banca vai con le cambiali, con gli assegni. Se sono una banca devo fare gli interessi degli azionisti. Ma guadagnarci e fare il bene della squadra non è detto vadano in parallelo. Soprattutto non puoi dirmi: meno male che vendo Cutrone. La gente fa finta di aver capito. Il fair play finanziario per esempio…».

Un meccanismo perverso...
«Si capisce solo che quando vogliono fanno quello che vogliono. Se ho cinque giocatori del vivaio, li scambio a un valore altissimo con altri di una squadra che ha anche lei bisogno...».

Si chiamano plusvalenze.
«Si vede che va bene così, potevo star zitto, ma io parlo per i tifosi. Io vorrei vedere gente che la domenica piange perché ha perso, non perché sono venuti in pochi allo stadio».

Con chi ce l'ha?
«Con nessuno, è il meccanismo che è esasperato, è una bolla che rischia di scoppiare. Prenda le maglie: il tifoso deve vedere la sua squadra vestita come al Carnevale di Venezia o al Palio di Siena perché spera che entreranno più soldi. Che si divideranno altri».

Anche i tifosi al bar ormai parlano di plusvalenze, ammortamenti, bilanci…
«Parlano in prima persona: “Se ci danno 50 milioni, ne possiamo spendere solo 20, ci restano…” ma a te non resta niente, non te li danno a te i soldi. Mi dessero un prosciutto crudo... Se prima vedo un giocatore e mi diverto e poi lo danno via e ci sono in banca 30 milioni in più, io cosa faccio? Io mica vado in banca, voglio andare allo stadio. Noi al Milan abbiamo avuto un presidente che aveva tifo, possibilità, voglia di vincere, anche interessi personali, e tutto è combaciato. Adesso si parla solo di bilanci. Prenda la Roma».

Prendiamola.
«Se fossi della Roma non sarei tanto contento, sono passati 20 giocatori tra i migliori del mondo e li hanno ceduti tutti. Cosa fa un tifoso della Roma? Guarda i bilanci? Prima c’era l’album delle figurine adesso compro quello dei bilanci?».

Diciamolo alla Panini
«Perché non fa l’album con tutti i bilanci? Oh mi è arrivato il bilancio della Fiorentina, attacca, attacca. Il bilancione del mese. Metto la foto del ragioniere, del commercialista. Poi c’è il campione del mondo dei ragionieri, quelli che hanno guadagnato di più quest’anno. Ti do il ragioniere del Vicenza se mi dai quello della banca del Novara».

È un'idea.
«Non è un’idea, è obbligatorio, anche perché il calciatore non faccio in tempo ad attaccarlo che me l’hanno dato via. Non ci resta che sperare di tornare al calcio di una volta, e comunque il mio cuore resta rossonero».

Come non concordare. In fondo ha detto che con il calcio è giusto guadagnarci ma non specularci. È tutta qui la differenza. Risultati economici e sportivi devono andare di pari passo altrimenti rischiamo davvero di finire male. Un calcio senza passione fatto da ragionieri e giocato più sui bilanci che sul campo, dove si esulta per l'esclusione concordata a tavolino da una coppa mi passa la voglia di seguirlo
 

gabri65

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Intervista di Diego Abatantuono al CorSera in edicola oggi, 2 luglio, dopo le parole che tanto hanno fatto discutere (QUI http://www.milanworld.net/abatantuono-basta-milan-ora-tifo-atalanta-vt78323.html ). Ecco le nuove dichiarazioni:

A lei la parola Diego: cos’era la sua? Battuta, provocazione, amara constatazione sul calcio.
«Non mi piace dire “è una provocazione”, è un calcio d’angolo con cui si salvano quelli che si pentono di aver detto qualcosa. Mi hanno telefonato, ho detto quello che penso. Anche se due cose non si cambiano: i figli e la squadra di calcio».

Parliamo della squadra.
«Il cuore è milanista, ma tutto nasce da lì, dal cuore. Il calcio è fatto di tifosi, persone oneste che pagano il biglietto. Poi c’era il cuore del presidente, uno che metteva nella squadra impegno, tempo, denaro, perché prima non faceva quel mestiere lì, nessuno nasce presidente di calcio. Era un appassionato. Poi di colpo cambia tutto: i presidenti diventano investitori, il calcio un business senza regole».

Senza regole, dice?
«Il calcio è un mondo ottuso, prenda l’ultima partita del Mondiale femminile giocata alle tre del pomeriggio. Il mondo si surriscalda, oltre a non parlarne a sufficienza, si gioca a 40°!».

Torniamo all’evoluzione del calcio.
«Di colpo i presidenti diventano imprenditori».

È grave?
«No, magari fanno contenta una città, ma ci guadagnano anche loro, va bene. Almeno, ci sono delle facce: uno può dire mi piace Preziosi, mi piace Pozzo. Poi ci sono imprenditori che sottraggono tempo ai loro affari, come De Laurentiis, che ha preso Ancelotti, si capisce che ci tiene; c’è Cairo, c’è la Juventus, c’è l’Inter, che anche se ha un presidente che sta in Cina ha preso Marotta e un allenatore tra i più bravi. Ma se il Milan viene acquistato da un fondo... non è una persona, è una banca. Quelli che ci lavorano, da Gazidis a Maldini, sono tutte brave persone, però lavorano per qualcuno che non c’è, una banca non ha un cuore, ha dei conti. Poi un giorno salta fuori: ah, meno male che ci hanno squalificato dalle Coppe...».

Lei ci è rimasto male.
«Leggere che bello siamo fuori dalle Coppe, oh bene che diamo via il portiere, oh bene che diamo via Cutrone. Ma come? Non è bello per niente. Io sono tifoso e ci rimango male. È chiaro che resto milanista, se giocano Milan-Atalanta tengo per il Milan, ma di fronte non ho più il Milan che conosco io».

Perché ha scelto l’Atalanta?
«È la squadra che più assomiglia al calcio che piaceva a me: una dirigenza di persone di qualità, che crede nei giovani; tengono un allenatore tra i migliori, cambiano i calciatori, ma il gioco resta lo stesso: al mercoledì vedrò l’Atalanta in tv, almeno ho qualcosa da fare. E poi non posso certo diventare interista anche se l’80% dei miei amici è interista e quest’anno l’Inter sarà una grande squadra, né della Juve, anche se ovunque trovi juventini. Il Napoli? Visto il mio lavoro qualcuno potrebbe pensare a un conflitto di interessi. L’Atalanta è come una squadra di una volta».

Mentre il Milan in mano a un fondo è l’ultima evoluzione del calcio-business.
«Non ho mai visto uno con le bandiere in banca, in banca vai con le cambiali, con gli assegni. Se sono una banca devo fare gli interessi degli azionisti. Ma guadagnarci e fare il bene della squadra non è detto vadano in parallelo. Soprattutto non puoi dirmi: meno male che vendo Cutrone. La gente fa finta di aver capito. Il fair play finanziario per esempio…».

Un meccanismo perverso...
«Si capisce solo che quando vogliono fanno quello che vogliono. Se ho cinque giocatori del vivaio, li scambio a un valore altissimo con altri di una squadra che ha anche lei bisogno...».

Si chiamano plusvalenze.
«Si vede che va bene così, potevo star zitto, ma io parlo per i tifosi. Io vorrei vedere gente che la domenica piange perché ha perso, non perché sono venuti in pochi allo stadio».

Con chi ce l'ha?
«Con nessuno, è il meccanismo che è esasperato, è una bolla che rischia di scoppiare. Prenda le maglie: il tifoso deve vedere la sua squadra vestita come al Carnevale di Venezia o al Palio di Siena perché spera che entreranno più soldi. Che si divideranno altri».

Anche i tifosi al bar ormai parlano di plusvalenze, ammortamenti, bilanci…
«Parlano in prima persona: “Se ci danno 50 milioni, ne possiamo spendere solo 20, ci restano…” ma a te non resta niente, non te li danno a te i soldi. Mi dessero un prosciutto crudo... Se prima vedo un giocatore e mi diverto e poi lo danno via e ci sono in banca 30 milioni in più, io cosa faccio? Io mica vado in banca, voglio andare allo stadio. Noi al Milan abbiamo avuto un presidente che aveva tifo, possibilità, voglia di vincere, anche interessi personali, e tutto è combaciato. Adesso si parla solo di bilanci. Prenda la Roma».

Prendiamola.
«Se fossi della Roma non sarei tanto contento, sono passati 20 giocatori tra i migliori del mondo e li hanno ceduti tutti. Cosa fa un tifoso della Roma? Guarda i bilanci? Prima c’era l’album delle figurine adesso compro quello dei bilanci?».

Diciamolo alla Panini
«Perché non fa l’album con tutti i bilanci? Oh mi è arrivato il bilancio della Fiorentina, attacca, attacca. Il bilancione del mese. Metto la foto del ragioniere, del commercialista. Poi c’è il campione del mondo dei ragionieri, quelli che hanno guadagnato di più quest’anno. Ti do il ragioniere del Vicenza se mi dai quello della banca del Novara».

È un'idea.
«Non è un’idea, è obbligatorio, anche perché il calciatore non faccio in tempo ad attaccarlo che me l’hanno dato via. Non ci resta che sperare di tornare al calcio di una volta, e comunque il mio cuore resta rossonero».

Mi spiace, ma dopo la prima intervista, sa tanto di marcia indietro, portando a giustificazione un lato sentimentale che sappiamo benissimo non esserci più come una volta.

Parole molto retoriche per ingraziarsi di nuovo i tifosi delusi dal suo atteggiamento? Se sono tifoso, lo sono con tutto me stesso, accettando anche i momenti negativi, altrimenti smetto proprio di seguire, e non cambio squadra, non ci riuscirei.

Bah.
 

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Discorso sentimentale da tifoso, che andrebbe rispettato se non fosse così insincero.

Dire che l'inter e le altre squadre sono meglio del Milan perché "almeno hanno un presidente vero" è poco intelligente.
Il cinese dell'inter sarà anche un uomo fatto di carne ma della squadra se ne frega, punta a guadagnare come Eliot e come quasi tutte le altre proprietà.
La sua amata Atalanta che vende i suoi pezzi migliori stravalutati lo fa per guadagnare, mica per fare un favore ai tifosi.

Abatantuono mente: a lui dà fastidio che l'Inter è in Champions e compra, mentre noi no. Che gli altri spendono e noi no.
Si arrampica sugli specchi, ma è solo questo che gli interessa... non del presidente "in carne e ossa".
Sono uscite fintissime.

EDIT: poi la parte sull'evoluzione del calcio in generale e del tifoso è condivisibile. Ma non è il problema di una squadra.
 
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Fa sorridere che attacchi il Milan e i ragionieri perché vendono Cutrone e Donnarumma per i bilanci e poi sceglie L'Atalanta che ha una porta girevole all'ingresso, gliene interessasse veramente vorrei vedere cosa direbbe delle cessioni di Conti, Kessie, Gagliardini, Bastioni, Caldara, Mancini ecc... Se è un problema di bandiere e cessioni i bergamaschi non sono il modello che prenderei ad esempio

Per il resto lamentela romantica anche comprensibile ma come generalmente accade distaccata dalla realtà, col sedere degli altri si è tutti... Facile volere il presidente tifoso che ci rimette però è sempre l'altro
 
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