Hai ragione, ma credo che il principale artefice nella costruzione di quel primo grande Milan fu l'allenatore: Sacchi sapeva benissimo dove voleva arrivare ed i giocatori lo seguirono.
Quel Milan aveva appena acquistato Gullit, un grandissimo talento allora considerato più promettente di Van Basten e Donadoni strappato alla Juve, ma per il resto non era ancora la squadra favolosa che vedemmo dall'anno successivo. In difesa c'era Baresi, ma anche dei giovanissimi Costacurta e Maldini, con Tassotti ed il sottovalutatissimo Galli.
A centrocampo Colombo era tutto fuorchè un fenomeno, Ancelotti lo davano già per finito, Evani si stava reinventando in un nuovo ruolo, Virdis che arrivava dall'Udinese con 10 gol all'attivo dovette sostituire Van Basten infortunato.
Sacchi fu importantissimo e l'ossatura italiana mantenne unito il gruppo anche dopo le prime difficoltà, tutti remavano nella stessa direzione.
Il parallelo di Pellegatti non è fuori luogo, anzi fa riflettere su quanto siano fondamentali alcuni aspetti come la guida tecnica e le sue scelte, la presenza della società nei momenti di difficoltà, la mentalità degli uomini che insieme divengono "squadra".