Io credo invece che il compratore sia obbligato a manifestarsi invece..io non do in mano bilanci e ''segreti'' aziendali a sconosciuti. Se poi scopri che ti vuole comprare Al Baghdadi che fai? Inoltre,cosa da non sottovalutare è il fatto che non sono solo i cinesi a sbattersi ad esaminare conti e cose varie ma anche Fininvest...immagina se poi dopo due mesi che tratti scopri che i tuoi interlocutori sono inaffidabili perchè hanno precedenti di aziende fallimentari o processi in atto. Sarebbero mesi di lavoro sprecati per nulla.Quindi NO per me tuto ciò non ha alcun senso.
Ma è del tutto evidente, via... L'arranger, il procacciatore, può si agire inizialmente con un mandato senza rappresentanza onde consentire i primi contatti tra le parti in funzione della conoscenza dei dati pubblici dell'oggetto dell'affare ai fini della presentazione dell'offerta ma, dopo la chiusura dell'accordo economico, allorché si tratta di acquisire dati personali, societari, contrattuali interni al target, classificati sensibili o riservati, il dovere della spendita dei nomi delle parti è strumentale alla diffusione di tali informazioni. I patti di riservatezza, a volte rigidamente disciplinati, garantiscono gli interessati dal ragionevole pericolo di fuga di informazioni, ma all'esterno del teatro contrattuale. Fare di questo addirittura la condizione di prosecuzione delle trattative è più che un'illazione, è un pretesto. Mi sembra che questa ricostruzione sia poco aderente alla prassi di questo tipo di affari, specie nel punto cruciale dell'avvio della fase pre-stipula. La ricostruzione offerta da Laudisa, da Guadagno e dal Messaggero documenta meglio lo stato dei fatti.