Modric giocatore pressoché unico, come era unico nel suo genere Pirlo, di quei campioni capaci di produrre prestazioni tecniche inversamente proporzionali alle loro capacità tecniche ed al loro stile di calcio: forti e resistenti ai contrasti, nonostante una apparente esilita', continui sul piano agonistico, nonostante un apparente atteggiamento pacato e dimesso, potenti nelle tecniche di calcio, benché apprezzati per passaggi mirati e felpati. Veri e propri prodigi di intelligenza neuromuscolare, ciò che li rende, e con essi lo sport che ne consente l'espressione, un modello affascinante di duttilità e versatilità atletica, un ibrido di capacità psicofisiche che non è rinvenibile in altri sports. Ciò detto del campionissimo croato, valuterei con attenzione il suo inserimento nel contesto tattico e tecnico del nuovo Milan, che sta allineando giocatori che, ciascuno a proprio modo, sanno far viaggiare il pallone, inserendolo sulla corsa del compagno, o recapitandolo con precisione sui suoi piedi nella posizione di campo staticamente occupata: Bonucci, Biglia, Rodriguez, Calhanoglu, Suso se troverà spazio nella line up titolare. Escludendo dal discorso, almeno per ora, gli attaccanti, la cui identità non è ancora completamente nota, potrebbe allora considerarsi che esigenze di equilibrio tecnico in funzione della massima efficacia offensiva della squadra suggeriscano piuttosto di individuare per il centrocampo, ed in quale posizione e modulo, un giocatore che su quei palloni così sapientemente diretti, letteralmente vada, attacchi lo spazio, ovvero si smarchi su una posizione per ricevere e rifinire il gioco. Allo stato, di profili in squadra si vedono solo Kessie, soprattutto, e Conti, capace sì di superare l'avversario ed andare da solo, ma che è fenomenale nella ricerca dello spazio in risalita dalla fascia per cercare il cross da posizione avanzatissima o la soluzione personale. Ci vuole allora quello che gli americani chiamano un breaking out, un giocatore che rompe un equilibrio contingente di gioco e di ritmo partita, creando fuochi improvvisi e fastidiosi in mezzo al campo, spaccando squadre e partite. Il nome di quel folle visionario di Radja Nainggolan, in questo contesto, sarebbe allora ideale. Collocato ad interno o mezzala di un 433 o 352/3412, o trequarti nei due moduli prima citati a tre dietro, sarebbe il giocatore che, supportato dai players noti (Bonucci, Biglia, Calhanoglu, gli esterni che lo pescano ovunque), e con il movimento intelligente di avanti a ciò applicati (e qui, profili come Andre Silva o Kalinic non dispiacerebbero), avrebbe terreno facile per le sue memorabili avventure da predone da steppa. Con lui, in questo immaginoso gioco al budget dei sogni, un centravanti d'ordinanza, con venticinque, trenta gol incannati. Ed allora si, che la distanza dalla Juve sarebbe, almeno sulla carta, colmata in modo pressoché definitivo. Via libera ai sogni.