secondo me vi sta un po sfuggendo di mano la situazione...arrivare a paragonare il modus operandi del Gallo con quello di manager professionisti,mi sembra un tantino esagerato,capisco che siamo tutti impazienti e arrabbiati per il momento,ma qui stiamo andando fuori strada...bisogna portare pazienza (molta),e vedere cosa succede.
Il fatto è che Gazidis all’Arsenal ha fatto più danni della grandine, e se i tifosi dell’Arsenal (che storicamente non mi sembra una piazza abituata a vincere tanto) sono contenti di esserselo levato dalle palle i dubbi che possa soddisfare una piazza giustamente esigente (perché, anche se i recenti anni da provinciale lo hanno fatto dimenticare a molti, siamo il secondo club più glorioso al mondo dopo il Real Madrid, sissignori, siamo sopra Barca, Liverpool, Bayern ecc, lo stesso Florentino Perez ha detto che nonostante gli ultimi anni di difficoltà siamo i loro rivali principali, storicamente) come quella milanista potrebbero essere fondati.
Speriamo che si faccia tradurre e che tenga nota delle seguenti parole di Serafini
“In queste settimane leggiamo e ascoltiamo qualsiasi cosa relativa ai rossoneri. Contrasti tra Gattuso e lo spogliatoio, tra Leonardo e Gattuso, tra Leonardo e Maldini sul nome dell'allenatore, tra Leonardo e Maldini rispetto a Gazidis, tra Gazidis e l'apparato che ha iniziato a smantellare (dalla squadra femminile alle giovanili sino agli uffici marketing). Normale. E' il colonnello al quale è stato affidato l'esercito dal re mondiale dei fondi. Ho profonda stima per Ivan Gazidis: a livello finanziario, è un fenomeno. A livello sportivo, spero abbia metabolizzato bene un dato sopra ogni altro, relativo alla stagione che si sta per chiudere: 1 milione di persone hanno seguito il Milan a San Siro nelle partite casalinghe, appunto. La passione dei tifosi è davvero l'unica cosa che accomuna Milan e Arsenal, il club da cui Gazidis proviene e dove ha lavorato 9 anni. Vincendo soltanto 3 Coppe di Inghilterra e 3 Community Shileds. In compenso, scoprendo, lanciando e vendendo i giovani migliori divenuti campioni altrove. Ecco il punto, caro Ivan. Noi non siamo l'Arsenal, che non ha mai vinto la Champions (una Coppa delle Fiere nel '70 e una Coppa delle Coppe nel '94), che non vince lo scudetto da 15 anni, che è diventata la più famosa rampa di lancio per talenti che per vincere vanno poi da un'altra parte. Noi siamo ormai attenti ai bilanci e agli orpelli da ragionieri cui ci hanno costretto Uefa e malagestione italiana, ma siamo anzitutto sostenitori sportivi del 2° club più titolato al mondo (il primo che mi nomina l'Al Ahly lo insulto) e conosciamo bene un verbo che gli eventi targati Berlusconi-closing dal 2012 impediscono di declinare: vincere. Per vincere saranno sicuramente importanti, importantissimi il marchio, il brand, il marketing, le scuole calcio, le magliette, gli adesivi e i portachiavi. Ma mi hanno insegnato che servono soprattutto una società all'altezza, poi un allenatore e soprattutto una squadra competitivi. I migliori giovani li lasci comprare e rivendere dall'Atalanta e dall'Udinese, che una volta o due nella loro storia arrivano persino in finale di Coppa Italia o in Champions, ma per favore nella sua ricostruzione di un club vincente parta cortesemente da quel milione di tifosi che tra Parma, Sassuolo, Bologna, Frosinone, Udinese eccetera sono venuti tutto l'anno a San Siro sperando non soltanto di tornare in Champions dopo 6 anni, ma soprattutto di esserne protagonisti e non controfigure. In Italia come in Europa. Grazie mille. ”
E che Dio ce la mandi buona, per una volta, sperando di non dover espiare i trionfi avuti nell’epoca del nano mangiando me**a per i prossimi 30 anni.