c'è bisogno di cambiare cose che la politica, da sola, non può fare.
certamente partirei da riforme veloci e utili per una questione di principio ed eliminazioni di certi privilegi.
attenzione, non sono un grillino e un fan sfegatato di rizzo e stella...
credo che l'abolizione di privilegi e riduzione spesa politica sia necessaria per principio, ma che a livello economico non sposti quasi nulla.
è comunque una buona base per partire.
quindi:
- abolizione vitalizi
- riduzione stipendio parlamentare, e stipendio legato alle presenze: ad ogni assenza va levato il giorno di lavoro, come per tutti. via rimborsi assurdi. favorevole a un budget pro parlamentare per assunzione personale, ma rendicontato e a norma (oltre che congruo al lavoro)
- riduzione numero parlamentari
- superamento del bicameralismo perfetto. la mia idea è quella di un Senato non in pianta stabile. il Senato delle Regioni di Renzi è una idea, ma non quello da lui previsto: impossibile che sindaci e consiglieri regionali debbano stare 3 giorni a settimana fuori dal loro territorio. sono invece per un Senato "mobile", che venga costituito su base Regionale, ma convocato solo per alcune situazioni: approvazione di determinate leggi (e non tutte come succede ora), intervento in caso di crisi di maggioranza (ad esempio, se il Governo perde la Maggioranza, si costituisce un Senato regionale, che rispecchierebbe l'attuale composizione dei governi regionali, che sancisce se il Governo debba cadere o meno), ecc.
- snellimento iter per promulgazione leggi
a questo farei seguire una riforma elettorale basata sulla governabilità, ma che non sia a costo della volontà popolare: sono d'accordo sul fatto che i partitini non possano incidere così tanto nella vita politica, e che non possano contare alla fine quasi più dei partiti più votati, ma fino a un certo punto. Non posso neppure accettare che un Governo vada avanti in maniera dittatoriale, qualsiasi esso sia.
No al vincolo di mandato, un politico non è dipendente di un partito. No al limite dei mandati. Questi ultimi due punti però devono essere preceduti da alcune regole chiare: ripristinare le preferenze (furono eliminate nel '92 dopo tangentopoli per evitare il voto di scambio, lasciando i partiti come garanti dell'onestà... non serve dire che i partiti non lo siano stati, e che quindi sia giusto torni a noi la possibilità di scelta), e fare leggi che rendano impossibile la candidatura di pregiudicati e di autori di brogli legati all'ufficio politico. se un parlamentare viene scelto dai cittadini, e possono candidarsi solo persone oneste che non hanno fatto imbrogli durante il loro mandato, per me possono stare in politica anche 50 anni.
poi, bisogna puntare sull'economia.
un mio docente di Economia disse una cosa giusta: al Ministero dell'Economia sono decenni che ci vanno i tributaristi, e mai un economista che abbia una visione di dove va il mercato.
siamo troppo legati ai tributi e a come trovare le coperture, e non a cambiare il mondo economico in italia.
ci sono delle leggi che non si possono più rimandare.
- no alla flat tax del 25%.
sarebbe come il FPF del calcio: i ricchi restano ricchi, e i poveri poveri.
se credete che la flat tax convinca gli evasori seriali a pagare le tasse, siete creduloni (mi dispiace dirlo). gli evasori pagano solo le tasse che non possono evitare, il resto lo evadono. sia che la tassazione sia al 50, sia al 25, sia al 2%.
quindi una tassazione al 25% ridurrebbe gli introiti dello Stato e basta, senza nessuna lotta all'evasione.
- piuttosto, riequilibrare la tassazione dei lavoratori.
oggi l'imprenditore assume non in base alla qualità, ma in base alla convenienza.
e parlo sempre delle grandi imprese. spesso le PMI sono obbligate da statuto ad assumere con certi contratti e certe tassazioni.
troppo spesso si assume a P. Iva o con Co.Co.Co. e poi si chiede un lavoro dipendente, solo per una minore tassazione.
invece equilibrerei la tassazione, in modo che il vincolo contrattuale non sia sulla convenienza tributaria, ma sulla effettiva lavorazione: il lavoratore occasionale lavorerà a P. Iva, quello a progetto lavorerà in maniera indipendente in base agli obiettivi, il dipendente farà il dipendente.
questa è l'elasticità lavorativa.
- inoltre, in Italia una volta non si riusciva, per la tassazione esagerata, ad accollarsi i costi di apprendistato. le imprese assumevano solo esperti e professionisti, e non si riusciva mai a inserire apprendisti nel mondo del lavoro.
le agevolazioni fiscali attuali invece continuano a minare la qualità lavorativa. oggi si assumono solo apprendisti e disoccupati, che hanno sgravi fiscali. niente più mercato dei professionisti.
questo alla lunga mina la qualità del made in italy, e la qualità dei beni e servizi, che nel mercato di oggi significa mancanza di vendita e chiusura attività.
equilibrerei invece sgravi per apprendistato, sgravi per reinoltro nel lavoro (conviene allo stato, dato che combatterebbe il lavoro in nero, e toglierebbe costi alla CID), ma anche sgravi importanti alle aziende che assumono senza agevolazioni: che so, paghi tanto di IRPEF perchè assumi molti professionisti? allora ti levo l'IRAP o ti faccio sconti sull'IVA, o cose del genere.
una situazione del genere, equilibrio di tassazione, tassazione ragionevole, e sgravi legati alle tasse pagate e non ad assunzioni comode, possono essere utili.
però per questo c'è bisogno anche dell'aiuto dell'imprenditoria italiana, che deve avere il coraggio di dissociarsi dagli evasori. sono loro i primi nemici degli imprenditori, e non lo stato o i lavoratori.
- riforma della giustizia.
su questo non ho un piano, ma una idea la ho: tutto quello che vuole riformare Berlusconi, per me deve restare così.
la giustizia italiana va cambiata di molto. ma va cambiata per aiutare a combattere le ingiustizie, non per aiutare a infrangere la legge e farla franca.