Prendiamo l'articolo di Next Magazine di Hong Kong di un mese e mezzo fa, più volte citato qui a Milan World. Prendiamo poi quanto riportato ieri dalla Gazzetta sulla cordata cinese. Consideriamo infine il lancio della Xinhua, agenzia di stampa ufficiale del Partito Comunista cinese, e le interviste ai media occidentali rilasciate da Fu Yixiang, vice presidente della Camera di commercio Italia-Cina. Io vedo solo informazioni coerenti, praticamente sovrapponibili: un consorzio di imprenditori basati in Cina ma con proiezione sui mercati globali (Wahaha Group di Zong Qinghou, Wanda Group di Wang Jianlin, Alibaba di Jack Ma, Huawei di Ren Zhengfei e Richard Yu, altri), un fondo comune di investimento ad hoc per l'acquisizione del Milan, un programma a tre anni di acquisizione della maggioranza del capitale sino al 75 per cento ed il sostenimento pro quota dei debiti consolidati verso le banche e fornitori, con impegno nei settori commerciale (valorizzazione del marchio Milan sul mercato asiatico, quotazione sulle borse di Hong Kong o Shangai), immobiliare (sostenimento dei costi di costruzione del nuovo stadio e valorizzazione del suo asset immobiliare e commerciale) e sportivo (investimento sulla prima squadra per il suo rilancio). Il tutto, con la conferma a tre-cinque anni di tutti gli organi societari (i due Berlusconi, Galliani) per la parte di loro competenza (sportiva, nuovo stadio) per il tempo programmato di ritorno della squadra alla sua normale competitività (Italia, Europa, mondo) e la costruzione del nuovo stadio (Silvio Berlusconi Stadium?). Dopo, l'apertura totale al mercato ed all'azionariato popolare simil-Spagna. Senza il trambusto di Mr. Bee della scorsa settimana, a pensarci bene, questo sarebbe stato il filo conduttore dei progetti futuri del Milan. Il tempo dirà se questo filo ci porterà all'uscita dal labirinto delle chiacchiere delle varie bande giornalistiche che girano in Italia!