Dal punto di vista umano non mi sta antipatico, non particolarmente, è uno che si impegna sempre molto, su questo non c’è dubbio. È un professionista serio, e in un Milan di metrosexuals spagnoli e lavavetri polacchi con l’ego di Ibra e le capacità tecniche di Destro che peraltro si presentano in ritiro ingrassati come vitelli (e fanno proclami sui followers di Instagram stile influencer oltre che sputare sulla maglia del secondo club più glorioso al mondo trattandolo pubblicamente come un punto di passaggio), non è poco.
Per Chala dal punto di vista umano e professionale solo stima.
Sennonché il suo impegno non è sufficiente ad alzare il suo livello. Si impegna ma, a parte episodiche partite azzeccate come Milan-Lecce, è un giocatore anonimo, mai decisivo, che, oltre che i suoi limiti tecnici (nei quali resta comunque uno dei più dotati della rosa, ma lo stesso si può dire di Suso a livello tecnico, perciò è una considerazione limitata), soffre grandemente il peso di questa maglia, e lo vediamo da un dato significativo: in Germania era un cecchino su punizione, la famigerata balistica, qui da noi ha la stessa pericolosità su punizione che avrebbe Calabria, se le tirasse. E questa è una cosa inspiegabile se non con la fragilità mentale e l’inadeguatezza a San Siro e al Milan, che non è e non sarà mai per tutti.
Non può assolutamente rimanere.