Col senno di poi, può darsi che per l'Italia entrare nell'euro sia stato un errore. Premessa: sarò rozzo.
La decisione di entrare fu determinata a grandi linee da questo ragionamento: 1) abbiamo un debito pubblico al 120% del PIL e una spesa per interessi annua al 11% del PIL 2) il modello export e svalutazioni competitive dell'Italia non sarà più sostenibile con la globalizzazione: struttura produttiva squilibrata verso settori maturi a basso valore aggiunto che saranno spiazzati dalla concorrenza di Cina, ecc.. Entrare nell'euro consentirà di attenuare il problema di finanza pubblica, riducendo drasticamente la spesa per interessi. Questo in effetti è avvenuto: il tasso di interesse sul debito pubblico è sceso drasticamente, il divario con i tassi tedeschi (lo spread) da 500 punti base si è ridotto a zero, la spesa per interessi sul PIL è scesa da 11% a 3-4%, il debito/PIL è iniziato a scendere. (I tassi di interesse sono scesi ai livelli di quelli tedeschi perché ora il debito era denominato nella stessa valuta, niente più rischio di cambio). Dove la scommessa è stata persa è stato nell'incapacità di ristrutturare l'economia italiana spostandosi verso settori avanzati, anzi le cose sono peggiorate: quel po' di grande impresa che c'era si è perduta (senza grandi imprese non c'è innovazione e crescita, nessun paese cresce con le piccole imprese).
Il tempo comprato con l'operazione euro è stato sprecato. La grande crisi dal 2008 ha segnato il time out. La demenziale gestione della crisi greca ha reso chiaro ai mercati che un paese dell'area euro poteva non ripagare il suo debito pubblico: è ricomparso il differenziale dei tassi di interesse Italia-Germania (premio per il rischio di default e di uscita dall'euro). Prima ancora. l'assenza di una Banca centrale (solo dal 2012 la BCE si comporta in parte come tale) ha reso per noi impossibile sostenere l'economia con la politica fiscale (tutti i paesi occidentali tra il 2008 e 2010 hanno messo in atto pacchetti di stimolo fiscale minimo di 6-7 punti di PIL per arrivare a 10-12 punti in USA e Cina, l'Italia meno di un punto). In sintesi, i problemi principali dell'Italia sono due: debito pubblico elevato e struttura produttiva non competitiva
Si poteva fare qualcosa di diverso? Sulla finanza pubblica, forse sì. Il Giappone dà qualche lezione. Come mai, con un debito/PIL a 250% non ha problemi? Perché metà del debito giapponese è detenuto dalla Banca centrale. La spesa per interessi in Giappone negli ultimi vent'anni è sempre stata dell'1-2% del PIL (metà dell'Italia nonostante un debito doppio).
Sull'economia non credo, anche senza euro avremmo comunque dovuto fare la ristrutturazione che non siamo stati capaci di fare.
Ciò assumendo la prospettiva di un singolo paese piccolo quale siamo, non in grado di incidere sul ritmo e l'estensione della globalizzazione. Non averla governata e essersi affidati alla capacità del mercato di regolarsi da solo è l'errore di tutte le elites occidentali ed è alla base di quello che stiamo vivendo in questi anni (Trump, Le Pen, ecc.). Una storia che assomiglia molto alla fine del gold standard e a quello che è seguito (speriamo di no). ma questa è un'altra storia