Filippo Galli:"Addio Milan. No a ruoli di facciata".

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Il Corriere della Sera in edicola oggi, lunedì 18 giugno 2018, pubblica un'intervista a Filippo Galli, ex responsabile del settore giovanile rossonero, che annuncia ufficialmente l'addio al Milan. Ecco le dichiarazioni:"È una scelta che ho maturato mio malgrado, la società mi ha anche offerto di restare ma avrei dovuto rinunciare ai miei collaboratori, Edgardo Zanoli per l’area tecnica e Domenico Gualtieri per quella atletica, e accettare un nuovo responsabile (sarà MarioBeretta) scelto senza alcuna condivisione. Quella della società è stata una decisione legittima, ci mancherebbe, nessuna lesa maestà, però io per rispetto al nostro lavoro, non potevo accettare. E' stata una decisione indotta, quindi più sofferta rispetto a quando ho smesso di giocare. Il mio metodo? È il metodo integrato. Noi pensiamo che il talento parta sì dal patrimonio genetico, ma debba crescere in un contesto. Non si possono separare le aree: tecnica, tattica, atletica, mentale, emotiva. Vanno sviluppate assieme. Si parte dal gioco: tutti i professionisti guardavano assieme le partite e commentavano. Anche il preparatore atletico e lo psicologo. Il Milan giovanile penserà più al risultato e meno al possesso palla ed alla tecnica? Non so, io posso parlare del mio lavoro. Per noi vale il metodo della bicicletta: non è che si impara prima a stare sui pedali, poi a frenare, poi a tenere il manubrio. Si sale e, piano piano, s’impara tutto assieme. Per noi si lavora sempre con la palla. E' stato Allegri a dare la spinta per allenare di più la tecnica nel settore giovanile. Il calcio formativo deve basarsi su occupazione dello spazio, lettura dei tempi di gioco, riconoscimento della situazione numerica. Certe giocate da sole non servono a niente, il calcio è situazionale. Devo saper prendere la decisione giusta con la palla tra i piedi, questo è formativo. Il risultato? È importante, certo, ma come strumento metodologico perché con la vittoria il giocatore si convince dell’efficacia di quello che fa. L'Inter? Il loro metodo è diverso. l’Inter ha investito tanto e poi realizzato anche buone plusvalenze. Noi abbiamo portati molti in prima squadra. Soprattutto siamo convinti di aver fornito la conoscenza dei principi di gioco che possono servire in ogni contesto. Il rimpianto più grande? Ho allenato Aubameyang, ma era un contesto diverso, in cui i campioni te li andavi a comprare, non li crescevi. Cristante? Si poteva aspettare di più, ma si è pensato di raccogliere il massimo vendendolo a sei milioni al Benfica... Il giocatore più impressionante? Donnarumma? Donnarumma non andava scoperto, era lì da vedere, bisognava solo fare l’offerta. Già nel 2012 chi si occupava delle scuole calcio diceva di prenderlo. Via le bandiere del Milan dalla parte tecnica, siamo troppo ingombranti? Non lo so. Io, lo dico senza alcuna polemica, non potevo accettare un ruolo di facciata. Cosa farò ora? Mi piacerebbe continuare nei settori giovanili. Amo anche andare nelle aziende e parlare di quello che ho imparato: ho gestito il settore giovanile come un ramo d’azienda".
 

sballotello

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Il Corriere della Sera in edicola oggi, lunedì 18 giugno 2018, pubblica un'intervista a Filippo Galli, ex responsabile del settore giovanile rossonero, che annuncia ufficialmente l'addio al Milan. Ecco le dichiarazioni:"È una scelta che ho maturato mio malgrado, la società mi ha anche offerto di restare ma avrei dovuto rinunciare ai miei collaboratori, Edgardo Zanoli per l’area tecnica e Domenico Gualtieri per quella atletica, e accettare un nuovo responsabile (sarà MarioBeretta) scelto senza alcuna condivisione. Quella della società è stata una decisione legittima, ci mancherebbe, nessuna lesa maestà, però io per rispetto al nostro lavoro, non potevo accettare. E' stata una decisione indotta, quindi più sofferta rispetto a quando ho smesso di giocare. Il mio metodo? È il metodo integrato. Noi pensiamo che il talento parta sì dal patrimonio genetico, ma debba crescere in un contesto. Non si possono separare le aree: tecnica, tattica, atletica, mentale, emotiva. Vanno sviluppate assieme. Si parte dal gioco: tutti i professionisti guardavano assieme le partite e commentavano. Anche il preparatore atletico e lo psicologo. Il Milan giovanile penserà più al risultato e meno al possesso palla ed alla tecnica? Non so, io posso parlare del mio lavoro. Per noi vale il metodo della bicicletta: non è che si impara prima a stare sui pedali, poi a frenare, poi a tenere il manubrio. Si sale e, piano piano, s’impara tutto assieme. Per noi si lavora sempre con la palla. E' stato Allegri a dare la spinta per allenare di più la tecnica nel settore giovanile. Il calcio formativo deve basarsi su occupazione dello spazio, lettura dei tempi di gioco, riconoscimento della situazione numerica. Certe giocate da sole non servono a niente, il calcio è situazionale. Devo saper prendere la decisione giusta con la palla tra i piedi, questo è formativo. Il risultato? È importante, certo, ma come strumento metodologico perché con la vittoria il giocatore si convince dell’efficacia di quello che fa. L'Inter? Il loro metodo è diverso. l’Inter ha investito tanto e poi realizzato anche buone plusvalenze. Noi abbiamo portati molti in prima squadra. Soprattutto siamo convinti di aver fornito la conoscenza dei principi di gioco che possono servire in ogni contesto. Il rimpianto più grande? Ho allenato Aubameyang, ma era un contesto diverso, in cui i campioni te li andavi a comprare, non li crescevi. Cristante? Si poteva aspettare di più, ma si è pensato di raccogliere il massimo vendendolo a sei milioni al Benfica... Il giocatore più impressionante? Donnarumma? Donnarumma non andava scoperto, era lì da vedere, bisognava solo fare l’offerta. Già nel 2012 chi si occupava delle scuole calcio diceva di prenderlo. Via le bandiere del Milan dalla parte tecnica, siamo troppo ingombranti? Non lo so. Io, lo dico senza alcuna polemica, non potevo accettare un ruolo di facciata. Cosa farò ora? Mi piacerebbe continuare nei settori giovanili. Amo anche andare nelle aziende e parlare di quello che ho imparato: ho gestito il settore giovanile come un ramo d’azienda".

quindi il tuo mega metodo cosa ha prodotto? l'unico buono è Donnarumma, ma è bastato fare l'offerta..
 

corvorossonero

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quindi il tuo mega metodo cosa ha prodotto? l'unico buono è Donnarumma, ma è bastato fare l'offerta..

Calabria, Locatelli,Cutrone,Plizzari, adesso sono in procinto altri nuovi ragazzi, interessanti. Non si può buttare tutto quello che c'era prima solo per il gusto di cambiare. Non c'è niente di più sbagliato.
 
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quindi il tuo mega metodo cosa ha prodotto? l'unico buono è Donnarumma, ma è bastato fare l'offerta..

Bah, si ha un'idea un po' distorta della vita. Qui o si gioca in un top team oppure si è dei cessi, ma il solo stare in serie A è "tanta roba". Cristante ad esempio, che non vorrei al Milan, ha giocato in Benfica, Atalanta e ora Roma. Non mi sembra mica male come prodotto del vivaio.
Giocare in serie A vuol dire essere forti, ma forti forti.
Sarei curioso di vedere quanti del forum nella loro vita sono da "Serie A"
 

PoloNegativo

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Bah, si ha un'idea un po' distorta della vita. Qui o si gioca in un top team oppure si è dei cessi, ma il solo stare in serie A è "tanta roba". Cristante ad esempio, che non vorrei al Milan, ha giocato in Benfica, Atalanta e ora Roma. Non mi sembra mica male come prodotto del vivaio.
Giocare in serie A vuol dire essere forti, ma forti forti.
Sarei curioso di vedere quanti del forum nella loro vita sono da "Serie A"
Cristante non è male come prodotto del vivaio, preso singolarmente. Ma se osserviamo che lui è uno dei nostri migliori prodotti, dopo tutti questi anni... non è buono sicuramente. Perché il confronto va fatto con i vivai delle altre squadre di prima divisione, con più o meno le nostre stesse risorse economiche, e non con vivai qualsiasi per cui anche solo un Cristante sarebbe oro colato. Inutile dire che, questo confronto ci vede in netta perdita, considerando gli ultimi anni.

Aggiungo che, secondo me, il problema è comune a più o meno tutte le squadre italiane, e non sono al Milan. Siamo fissati con la tattica più di quanto dovremmo esserlo. È un aspetto senza alcun dubbio importante, e che porta i suoi vantaggi, ma che andrebbe insegnato più tardi, anche per motivi motivazionali: il ragazzo che gioca a calcio è generalmente attratto dalla vena tecnica di questo sport: dribbling, tiri, cross... e non di certo dalla tattica. E sono convinto che un insegnamento prematuro di quest’ultima spesso riduca l’entusiasmo del potenziale calciatore verso questo sport.
 
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Mario Beretta cosa c'entra con il settore giovanile e con i talent scout? Cosa dice il suo curriculum? Che è amico di Mirabelli?

Questo è uno che ha ottenuto pluriesoneri in serie al punto da non essere chiamato più da nessuno... e ora ha il posto al Milan.

Mah
 

sballotello

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Bah, si ha un'idea un po' distorta della vita. Qui o si gioca in un top team oppure si è dei cessi, ma il solo stare in serie A è "tanta roba". Cristante ad esempio, che non vorrei al Milan, ha giocato in Benfica, Atalanta e ora Roma. Non mi sembra mica male come prodotto del vivaio.
Giocare in serie A vuol dire essere forti, ma forti forti.
Sarei curioso di vedere quanti del forum nella loro vita sono da "Serie A"
Cristante nel vecchio Milan, avrebbe fatto come aubame... Se ne sarebbe andato. Occhio a non sopravvalutare solo perché si è pieni di mediocri. Il Milan in teoria sarebbe un top team, e giovani top dal vivaio ne son sempre usciti pochi. Cutrone non avrebbe mai preso il posto a sheva così come adesso lui ha fatto con kalinic , Calabria non c'entra nulla con Cafu, Locatelli non ha tolto il posto neanche a quel cessò di montolivo.
 
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La primavera serve per fare plusvalenza, oggi più di ieri, il gruppetto top in prima squadra è l'eccezione, anche la cantera blaugrana non da nulla alla prima squadra, così come quella juventina o interista che domina(va)no la primavera. In prima squadra ci arrivano giusto quelli dell'Atalanta, Roma e Milan
 

Marcex7

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Cristante non è male come prodotto del vivaio, preso singolarmente. Ma se osserviamo che lui è uno dei nostri migliori prodotti, dopo tutti questi anni... non è buono sicuramente. Perché il confronto va fatto con i vivai delle altre squadre di prima divisione, con più o meno le nostre stesse risorse economiche, e non con vivai qualsiasi per cui anche solo un Cristante sarebbe oro colato. Inutile dire che, questo confronto ci vede in netta perdita, considerando gli ultimi anni.

Aggiungo che, secondo me, il problema è comune a più o meno tutte le squadre italiane, e non sono al Milan. Siamo fissati con la tattica più di quanto dovremmo esserlo. È un aspetto senza alcun dubbio importante, e che porta i suoi vantaggi, ma che andrebbe insegnato più tardi, anche per motivi motivazionali: il ragazzo che gioca a calcio è generalmente attratto dalla vena tecnica di questo sport: dribbling, tiri, cross... e non di certo dalla tattica. E sono convinto che un insegnamento prematuro di quest’ultima spesso riduca l’entusiasmo del potenziale calciatore verso questo sport.

D'accordissimo sulla seconda parte del tuo intervento.
Sulla prima parte permettimi di dirti come la penso:Noi siamo una squadra da quinto o sesto posto.Se tu paragoni il nostro vivaio a quello dei Top club sbagli.
Poi il calcio italiano non produce talenti Top da dece nni.
 
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