Questo giocatore è un completo equivoco. Arrivato al Milan tramite il Genoa, dietro convinzione di quasi tutti i tifosi che si trattasse di un centrocampista di rottura, si ritaglia un atipico ruolo da trequartista di inserimento e si fa notare per la grinta e qualche pregevole giocata, ma anche per la fragilità che lo tiene spesso fuori dal campo. Data l'assenza cronica di campioni, viene dipinto da molti - stampa, tifosi, dirigenza - come il fenomeno che non è. Nasce l'equivoco Boateng. Lui da par suo si cala pienamente nella parte, iniziando a dispensare inutili orpelli e numeri circensi spesso inopportuni e facendo parlare fin troppo di sé per vicende extracalcistiche. Quando la dirigenza smantella tutto, ecco che si ritrova con la 10 sulle spalle, e con le chiavi della trequarti, affidategli dall'allenatore. Ma un conto è fare il trequartista per sfruttare gli spazi lasciati da Ibra, un conto è pensare di trasformarsi improvvisamente in Zidane e recitare un ruolo non proprio, peraltro cercando sempre la giocata personale e ignorando del tutto i meccanismi di squadra. Senza Ibra (ma già con Ibra a mio avviso) il Boateng trequartista non ha senso di esistere. Non sa impostare, non ha visione di gioco, non ha l'ultimo passaggio, non è in grado di lasciare l'uomo sul posto, non ha nulla. La verità è che Boateng è troppo anarchico, indisciplinato e stupido tatticamente per fare il centrocampista (lo testimoniano le poche PESSIME partite giocate in quel ruolo) ed è per questo che Allegri lo fa giocare avanti. E infatti mi ricordo spesso e volentieri il buon Nicola Roggero bacchettarlo sonoramente anche quando era al Portsmouth, per gli stessi difetti e per l'apatia mostrata in alcuni frangenti di gioco. L'attuale Boateng non è né carne né pesce, è un discreto giocatore, spacciato per fenomeno e appropriatosi di uno status e di un ruolo che non merita e che crea grossissime problematiche tattiche alla squadra. Le qualità di base per essere un discreto centrocampista le possiederebbe pure, ma dovrebbe avere l'umiltà di disciplinarsi tatticamente e mettersi al servizio della squadra. E onestamente quest'umiltà non l'ha mai avuta e credo che mai l'avrà.