Bakayoko:”Non mi sono piaciute le parole di Gattuso”.

Clarenzio

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Bakayoko a Bro Stories:”Le parole che Gattuso disse su di me all’inizio non mi sono piaciute. È stato duro glielo ho detto. Ora è tutto ok. È una figura paterna. Io e lui parliamo di tutto. Ha voluto trasmettermi lo spirito da combattente che non avevo. Quando sei qui al Milan capisci di essere in una squadra vincente che ha vinto tanti trofei”.
Io sono giunto alla conclusione che con il turco usa sempre la carota, perché al primo accenno di bastone quello cade in depressione. Comunque Baka è la prova che se ringhio deve insegnare a un centrocampista a fare in parte quello che faceva lui è bravissimo...

Esattamente, bisogna sempre rapportarsi in maniera diversa a seconda del calciatore.
 

gabri65

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Esattamente, bisogna sempre rapportarsi in maniera diversa a seconda del calciatore.

Perdonami, ho già commentato prima, ma ormai lo faccio anche con te. Nessuna polemica personale.

Ma quand'è che saranno i giocatori a rapportarsi adeguatamente al Milan? Voglio dire, sembra che la nostra squadra sia diventata più un centro sperimentale di avviamento ed educazione psicologica allo sport, piuttosto che un gruppo di giocatori che devono giocare per vincere. A quanto pare ogni giocatore adesso deve pure essere seguito da un trainer con tanto di seduta giornaliera sul lettino per liberarlo dai fantasmi della sua mente. E io pago.

Lo ripeterò fino alla nausea, questi sono adulti che prendono stipendi stellari per dare calci ad un pallone. Ogni altra considerazione è irrilevante. Sei bravo e ti impegni? Ok. Altrimenti, se non sei capace, ci sono tante aree agricole da lavorare.
 

gabri65

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Quando è la società stessa a far sapere che vincere non è così importante, perché allora dovrebbe esserlo per i giocatori?

Non credo assolutamente che alla società non interessa vincere. Questa è una sensazione di noi tifosi, in base alle consuete interviste stucchevoli che vengono fatte a Scaroni, se ti riferisci alle parole della dirigenza. Io le parole le guardo il giusto, e ti dirò che se fossi al posto loro direi esattamente le solite cose, anche solo per volare basso.

Per quanto riguarda i giocatori, mai sentito parlare di amor proprio? Il giocatore di oggi è quindi una macchinetta che va in campo pre-programmata e senza sogni di vittoria? Non gliene frega niente di vincere? Perdonami, ma io non ci credo siano tutti così.
 

Masanijey

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Perdonami, ho già commentato prima, ma ormai lo faccio anche con te. Nessuna polemica personale.

Ma quand'è che saranno i giocatori a rapportarsi adeguatamente al Milan? Voglio dire, sembra che la nostra squadra sia diventata più un centro sperimentale di avviamento ed educazione psicologica allo sport, piuttosto che un gruppo di giocatori che devono giocare per vincere. A quanto pare ogni giocatore adesso deve pure essere seguito da un trainer con tanto di seduta giornaliera sul lettino per liberarlo dai fantasmi della sua mente. E io pago.

Lo ripeterò fino alla nausea, questi sono adulti che prendono stipendi stellari per dare calci ad un pallone. Ogni altra considerazione è irrilevante. Sei bravo e ti impegni? Ok. Altrimenti, se non sei capace, ci sono tante aree agricole da lavorare.

Ciao Gabri, nel momento in cui la mettiamo giù dal punto di vista dei soldi (= morale), decadono tutti i discorsi legati al calcio, decade il calcio stesso.
Capisco perfettamente quello che vuoi dire, "prendi un sacco di soldi e ora pedala e non frignare", il problema è che i calciatori sono comunque uomini, il fatto di essere strapagati non li rende immortali o imbattibili.
Diventano patrimonio di un'azienda, che in qualche modo deve fare il possibile per salvaguardare il proprio patrimonio.
Ed in quest'ottica credo anche io che interfacciarsi in maniera diversa a seconda di chi hai di fronte sia la soluzione migliore, in tutti i campi non solo nel calcio.
 
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Perdonami, ho già commentato prima, ma ormai lo faccio anche con te. Nessuna polemica personale.

Ma quand'è che saranno i giocatori a rapportarsi adeguatamente al Milan? Voglio dire, sembra che la nostra squadra sia diventata più un centro sperimentale di avviamento ed educazione psicologica allo sport, piuttosto che un gruppo di giocatori che devono giocare per vincere. A quanto pare ogni giocatore adesso deve pure essere seguito da un trainer con tanto di seduta giornaliera sul lettino per liberarlo dai fantasmi della sua mente. E io pago.

Lo ripeterò fino alla nausea, questi sono adulti che prendono stipendi stellari per dare calci ad un pallone. Ogni altra considerazione è irrilevante. Sei bravo e ti impegni? Ok. Altrimenti, se non sei capace, ci sono tante aree agricole da lavorare.

Ci sono persone anziane, capi d'industria, eredi di imperi, esponenti politici che hanno bisogno di essere spronati con severità o ricoperti di complimenti per esprimersi al meglio, l'individuo che abbia dieci o 70 anni, che prenda 588€ o dieci miliardi rimane tale con tutte le sue peculiarità e ognuno ha i suoi tasti da toccare
 

gabri65

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Ciao Gabri, nel momento in cui la mettiamo giù dal punto di vista dei soldi (= morale), decadono tutti i discorsi legati al calcio, decade il calcio stesso.
Capisco perfettamente quello che vuoi dire, "prendi un sacco di soldi e ora pedala e non frignare", il problema è che i calciatori sono comunque uomini, il fatto di essere strapagati non li rende immortali o imbattibili.
Diventano patrimonio di un'azienda, che in qualche modo deve fare il possibile per salvaguardare il proprio patrimonio.
Ed in quest'ottica credo anche io che interfacciarsi in maniera diversa a seconda di chi hai di fronte sia la soluzione migliore, in tutti i campi non solo nel calcio.

Ci sono persone anziane, capi d'industria, eredi di imperi, esponenti politici che hanno bisogno di essere spronati con severità o ricoperti di complimenti per esprimersi al meglio, l'individuo che abbia dieci o 70 anni, che prenda 588€ o dieci miliardi rimane tale con tutte le sue peculiarità e ognuno ha i suoi tasti da toccare

Benissimo, sono stato troppo duro, ok.

Io non voglio far passare il messaggio che che siamo tutti robot, figurati. Comprendo perfettamente che ognuno ha la propria personalità e a volte è meglio usare un fiore piuttosto che le "legnate". Però, ragazzi, non vorrei neanche avvallare l'altro eccesso. Non stiamo parlando di gente "normale", che dura fatica ad arrivare a fine mese, e che si deve confrontare quotidianamente con problemi soverchianti, eh. Si sta parlando di autentici miracolati, in generale, che hanno avuto la fortuna di poter guadagnare fama, soldi, celebrità, cimentandosi in un gioco, quindi, fondamentalmente divertendosi, non lo scordiamo mai. E più che naturale scadere nell'argomento monetario. E questo perché, se hai la coscienza di ciò, a me verrebbe naturale dare tutto me stesso e oltre. Rintanarsi in sottili psicologie da depressione mi sembra una forzatura bella e buona. Di questo passo avremo giocatori milionari, isterici e psicopatici, da trattare con il biberon. Ma perché prima non succedeva quasi mai? Adesso sembra la norma avere periodi di "meditazione", di "pausa", di "spiritualità ferita".

Vai tranquillo che se l'operaio viene lasciato dalla moglie o sta sei mesi in fase improduttiva, viene messo in mezzo di strada e non può farsi coccolare dall'allenatore. Lo spessore e la responsabilità che hai devono essere proprozionate, a mio modo di vedere. Io non voglio vedere questa gente umiliata o depressa, ma queste argomentazioni sono secondo me squalificanti per la gente normale. La gente grazie a cui loro possono permettersi di essere depressi a loro comodo.

Poi, [MENTION=3893]Masanijey[/MENTION], io non ti contesto e capisco cosa vuoi dire. E' solo che personalmente mi sembra fuori dal mondo applicare attenzioni morbose all'emotività quando si tratta di tirare calci al pallone. Poi sono visioni differenti, e le rispetto, ci mancherebbe.
 

Comic Sans

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Benissimo, sono stato troppo duro, ok.
Però, ragazzi, non vorrei neanche avvallare l'altro eccesso. Non stiamo parlando di gente "normale", che dura fatica ad arrivare a fine mese, e che si deve confrontare quotidianamente con problemi soverchianti, eh. Si sta parlando di autentici miracolati, in generale, che hanno avuto la fortuna di poter guadagnare fama, soldi, celebrità, cimentandosi in un gioco, quindi, fondamentalmente divertendosi, non lo scordiamo mai.
Anche tu sei un miliardario rispetto a un beduino del deserto, questo non significa che non puoi avere i tuoi problemi, le tue frustrazioni, le tue depressioni. Ai soldi ci si abitua subito. Nessuno di noi quando si sente offeso riesce a sentirsi meglio pensando “mah, però i beduini stanno peggio, non posso lamentarmi”. Non funzionano così le persone. La psicologia umana lavora anche sotto il peso dei contratti milionari. Le persone sono deboli e sono tutte uguali: non esistono persone normali e miracolati, in questo. Le persone soffrono, tutte.
Un calciatore non ha un interruttore che accende a piacemento per giocare bene o giocare male. L’approccio mentale è indispensabile in qualsiasi lavoro, anzi: è importante soprattutto nei lavori in cui è necessario concentrarsi e creare, come quello del calciatore. Un magazziniere sposta scatoloni. Se si deprime lavora un po’ meno bene, ma lo scatolone te lo sposta lo stesso. Dopo qualche mese, magari, esce di testa anche lui e si fa licenziare. E viene sostituito da un altro che sposta scatoloni più velocemente di lui.

EDIT: Poi è ovvio, dipende molto anche da come è fatta ogni persona, non siamo tutti deboli allo stesso modo, ma certo non sono i soldi a renderci più resistenti.
 

gabri65

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Anche tu sei un miliardario rispetto a un beduino del deserto, questo non significa che non puoi avere i tuoi problemi, le tue frustrazioni, le tue depressioni. Ai soldi ci si abitua subito. Nessuno di noi quando si sente offeso riesce a sentirsi meglio pensando “mah, però i beduini stanno peggio, non posso lamentarmi”. Non funzionano così le persone. La psicologia umana lavora anche sotto il peso dei contratti milionari. Le persone sono deboli e sono tutte uguali: non esistono persone normali e miracolati, in questo. Le persone soffrono, tutte.
Un calciatore non ha un interruttore che accende a piacemento per giocare bene o giocare male. L’approccio mentale è indispensabile in qualsiasi lavoro, anzi: è importante soprattutto nei lavori in cui è necessario concentrarsi e creare, come quello del calciatore. Un magazziniere sposta scatoloni. Se si deprime lavora un po’ meno bene, ma lo scatolone te lo sposta lo stesso. Dopo qualche mese, magari, esce di testa anche lui e si fa licenziare. E viene sostituito da un altro che sposta scatoloni più velocemente di lui.

EDIT: Poi è ovvio, dipende molto anche da come è fatta ogni persona, non siamo tutti deboli allo stesso modo, ma certo non sono i soldi a renderci più resistenti.

Amico Comic, premetto che vorrei non aver mai commentato, perché ho paura di aver scatenato un polverone OT.

Detto questo, potrei ribattere colpo su colpo a quanto dici. Ad esempio, se vogliamo parlare di scale relative, allora si potrebbe dire che il calciatore strapagato è in realtà un poveraccio rispetto ad un Bill Gates. Non andiamo lontano. Ma io non voglio fare una guerra di opinioni, ognuno ha la sua idea e sensilbilità sull'argomento. Ribadisco ancora una volta che io comprendo questo punto, cha hanno anche esposto [MENTION=3309]Garrincha[/MENTION] e [MENTION=3893]Masanijey[/MENTION].

Comprendo la fragilità e la complessità umana, sono una persona anch'io. E capisco che TUTTI possono avere dei problemi, sia che siano dei desaparecidos così come delle stelle del calcio. Certo che lo capisco. La mia critica originale, scritta magari un po' rapidamente e in maniera generalizzata, verteva sul fatto che questi episodi mi sembrano diventati più frequenti, e sono diventati di entità molto più comune, parallelamente con l'ascesa degli stipendi. Forse è un fatto normale e potrebbe essere spiegato con teorie psico-sociologiche.

Però, come scrivo noiosamente, io non posso non sottolineare certi atteggiamenti. Prima della finale dei mondiali del '78 a Luque morì il padre, se non erro. Eppure disputò la partita, e nessuno si accorse di niente. Ci sono milioni di altri casi del passato che potrei citare. Adesso mi sembra che la psiche dei giocatori sia diventata molto ma molto più debole. Con Chanaloglu dopo 6 mesi ancora non ci siamo. Suso è sempre in preda alla discontinuità. Complice proprio una nostra "benevolenza" nei loro confronti, ho l'impressione che ci si marci sopra. I giocatori vengono "compatiti" invece che "spronati", anche se io forse lo faccio in malo modo. Non dico di prenderli a schiaffoni e metterli davanti alle loro responsabilità, vorrei vedere solo un po' più di calcio giocato invece che discussioni di poveri pazienti sempre sul filo della precarietà mentale, ma che vanno in giro in Lamborghini. Mi dispiace dirlo ma vedendo che tipo di vita e di sacrifici fanno mi sento un po' preso in giro. Su questo non si possono applicare scale relative: vivono forse nel miglior modo possibile, e quindi, perdonatemi, ma tendo a scusarli molto ma molto meno rispetto a una persona "normale".

Poi certo, se uno ha un problema contingente, nessuno mette in dubbio che il comportamento debba essere differente da una persona normale. Hanno tutto il diritto di avere le emozioni, positive e negative, come tutti. Ma dovrebbe essere un'eccezione, qui mi sembra stia diventando quasi una regola.
 

Comic Sans

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Amico Comic, premetto che vorrei non aver mai commentato, perché ho paura di aver scatenato un polverone OT.

Detto questo, potrei ribattere colpo su colpo a quanto dici. Ad esempio, se vogliamo parlare di scale relative, allora si potrebbe dire che il calciatore strapagato è in realtà un poveraccio rispetto ad un Bill Gates. Non andiamo lontano. Ma io non voglio fare una guerra di opinioni, ognuno ha la sua idea e sensilbilità sull'argomento. Ribadisco ancora una volta che io comprendo questo punto, cha hanno anche esposto [MENTION=3309]Garrincha[/MENTION] e [MENTION=3893]Masanijey[/MENTION].

Comprendo la fragilità e la complessità umana, sono una persona anch'io. E capisco che TUTTI possono avere dei problemi, sia che siano dei desaparecidos così come delle stelle del calcio. Certo che lo capisco. La mia critica originale, scritta magari un po' rapidamente e in maniera generalizzata, verteva sul fatto che questi episodi mi sembrano diventati più frequenti, e sono diventati di entità molto più comune, parallelamente con l'ascesa degli stipendi. Forse è un fatto normale e potrebbe essere spiegato con teorie psico-sociologiche.

Però, come scrivo noiosamente, io non posso non sottolineare certi atteggiamenti. Prima della finale dei mondiali del '78 a Luque morì il padre, se non erro. Eppure disputò la partita, e nessuno si accorse di niente. Ci sono milioni di altri casi del passato che potrei citare. Adesso mi sembra che la psiche dei giocatori sia diventata molto ma molto più debole. Con Chanaloglu dopo 6 mesi ancora non ci siamo. Suso è sempre in preda alla discontinuità. Complice proprio una nostra "benevolenza" nei loro confronti, ho l'impressione che ci si marci sopra. I giocatori vengono "compatiti" invece che "spronati", anche se io forse lo faccio in malo modo. Non dico di prenderli a schiaffoni e metterli davanti alle loro responsabilità, vorrei vedere solo un po' più di calcio giocato invece che discussioni di poveri pazienti sempre sul filo della precarietà mentale, ma che vanno in giro in Lamborghini. Mi dispiace dirlo ma vedendo che tipo di vita e di sacrifici fanno mi sento un po' preso in giro. Su questo non si possono applicare scale relative: vivono forse nel miglior modo possibile, e quindi, perdonatemi, ma tendo a scusarli molto ma molto meno rispetto a una persona "normale".

Poi certo, se uno ha un problema contingente, nessuno mette in dubbio che il comportamento debba essere differente da una persona normale. Hanno tutto il diritto di avere le emozioni, positive e negative, come tutti. Ma dovrebbe essere un'eccezione, qui mi sembra stia diventando quasi una regola.

Ma il fatto è proprio che, ripeto, il fatto di girare in Lamborghini o a piedi non conta nulla nel definire la felicità di una persona. Non serviva, ma questo è stato dimostrato anche da uno studio piuttosto recente mi pare: l’infelicità e la felicità sembrano distribuite equamente su tutta la popolazione. È presente l’una quanto l’altra, nella stessa misura, sia tra i ricchi che tra i poveri.
Il cervello non conta i centesimi sul conto prima di spegnersi e tirarti giù. La consapevolezza di non morire di fame non dà una soddisfazione che dura, nemmeno a chi passa da una situazione di estrema povertà a una situazione di estrema ricchezza (come accade a molti calciatori, tra l’altro, che non nascono milionari).
Sarebbe davvero facile se bastasse sapere che c’è chi sta peggio per essere allegri e contenti. Saremmo tutti al settimo cielo, 24h su 24.

Però è anche una fortuna, in un certo senso. Se ai calciatori bastassero i soldi per essere soddisfatti, fidati che al primo contratto firmato smetterebbero di allenarsi e giocare come si deve. Il fatto che un calciatore si deprima e si incavoli significa che ci tiene davvero a quello che fa, a quello che è. Ci tiene tanto che non gli basta lucidare la lamborgini in garage per passare sopra a tutto il resto.

Sono d’accordo, invece, quando dici che troppe coccole possono essere altrettanto dannose. Assecondare l’insicurezza di una persona non è sempre la scelta migliore. Molti al contrario si svegliano e crescono dopo una bella tirata d’orecchie.
E sì, è vero: ai giornali si potrebbe piagnucolare un po’ meno. Queste cose vanno risolte con l’allenatore, fare i capricci è un comportamento infantile e irrispettoso. Non credo che la psiche sia diventata più debole, semplicemente una volta si dava meno peso ai sentimenti delle persone. Per un uomo era quasi una vergogna. Ora le cose sono cambiate, io dico per fortuna, ma come dici tu poi si rischia di assecondare troppo le insicurezze (e quindi i capricci) dei più deboli. Le insicurezze vanno ascoltate e capite, è vero, ma vanno anche affrontate e combattute. Non assecondate.

Quindi direi che siamo d’accordo a metà, che poco non è.
 

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