Amico Comic, premetto che vorrei non aver mai commentato, perché ho paura di aver scatenato un polverone OT.
Detto questo, potrei ribattere colpo su colpo a quanto dici. Ad esempio, se vogliamo parlare di scale relative, allora si potrebbe dire che il calciatore strapagato è in realtà un poveraccio rispetto ad un Bill Gates. Non andiamo lontano. Ma io non voglio fare una guerra di opinioni, ognuno ha la sua idea e sensilbilità sull'argomento. Ribadisco ancora una volta che io comprendo questo punto, cha hanno anche esposto [MENTION=3309]Garrincha[/MENTION] e [MENTION=3893]Masanijey[/MENTION].
Comprendo la fragilità e la complessità umana, sono una persona anch'io. E capisco che TUTTI possono avere dei problemi, sia che siano dei desaparecidos così come delle stelle del calcio. Certo che lo capisco. La mia critica originale, scritta magari un po' rapidamente e in maniera generalizzata, verteva sul fatto che questi episodi mi sembrano diventati più frequenti, e sono diventati di entità molto più comune, parallelamente con l'ascesa degli stipendi. Forse è un fatto normale e potrebbe essere spiegato con teorie psico-sociologiche.
Però, come scrivo noiosamente, io non posso non sottolineare certi atteggiamenti. Prima della finale dei mondiali del '78 a Luque morì il padre, se non erro. Eppure disputò la partita, e nessuno si accorse di niente. Ci sono milioni di altri casi del passato che potrei citare. Adesso mi sembra che la psiche dei giocatori sia diventata molto ma molto più debole. Con Chanaloglu dopo 6 mesi ancora non ci siamo. Suso è sempre in preda alla discontinuità. Complice proprio una nostra "benevolenza" nei loro confronti, ho l'impressione che ci si marci sopra. I giocatori vengono "compatiti" invece che "spronati", anche se io forse lo faccio in malo modo. Non dico di prenderli a schiaffoni e metterli davanti alle loro responsabilità, vorrei vedere solo un po' più di calcio giocato invece che discussioni di poveri pazienti sempre sul filo della precarietà mentale, ma che vanno in giro in Lamborghini. Mi dispiace dirlo ma vedendo che tipo di vita e di sacrifici fanno mi sento un po' preso in giro. Su questo non si possono applicare scale relative: vivono forse nel miglior modo possibile, e quindi, perdonatemi, ma tendo a scusarli molto ma molto meno rispetto a una persona "normale".
Poi certo, se uno ha un problema contingente, nessuno mette in dubbio che il comportamento debba essere differente da una persona normale. Hanno tutto il diritto di avere le emozioni, positive e negative, come tutti. Ma dovrebbe essere un'eccezione, qui mi sembra stia diventando quasi una regola.