Ministero dell'economia:
In merito agli articoli pubblicati oggi 15 novembre su alcuni organi d’informazione, relativi ai dati delle dichiarazioni dei redditi classificati per reddito prevalente, diffusi ieri 14 novembre 2013 sul sito del Dipartimento delle Finanze, si ritiene opportuno aggiungere alcune precisazioni a proposito del confronto evidenziato tra i redditi dichiarati dai lavoratori dipendenti e quelli degli imprenditori. La definizione di “imprenditori” quale sinonimo di “datori di lavoro” ha infatti portato a confondere l’analisi dei dati. La quota maggiore degli imprenditori presa in esame non ha personale alle proprie dipendenze, quindi non è un “datore di lavoro”.
A tal proposito, a pag. 63 dell’analisi dei dati Irpef 1 , pubblicata come di consueto a corredo delle tabelle statistiche, viene infatti presentata la disamina dei soggetti con reddito da “lavoro dipendente prevalente” che, integrata con le informazioni del proprio sostituto d’imposta (estratte dal modello 770), consente un corretto confronto tra redditi medi di dipendenti ed i datori di lavoro.
I lavoratori dipendenti che hanno come datore di lavoro una persona fisica (dichiaranti lavoro autonomo, d’impresa o allevamento) sono pari al 9,6% del totale e dichiarano un reddito medio da lavoro dipendente di 10.647 euro, mentre i corrispondenti datori di lavoro persone fisiche (circa 575.000 soggetti) dichiarano un reddito medio da attività economica pari a 33.653 euro, ossia circa il triplo.
I dipendenti che sono invece impiegati presso società o enti (90,4 % del totale)2 dichiarano un reddito medio da lavoro dipendente pari a 21.674 euro contro un reddito medio del sostituto d’imposta pari a circa 132.000 euro3 .
Inoltre le comparazioni tra redditi medi di diversa specie, quali il reddito da lavoro dipendente e quello d’impresa vanno effettuate con cautela, viste le diverse norme fiscali applicabili per la loro determinazione.
quindi diciamo che non è
proprio così, anche perchè se si contasse l'evasione fiscale direi che lo iato tra dipendente e datore di lavoro sarebbe ancora più macroscopico
Inoltre non credo che il buon beppe criticherebbe mai in generale la categoria degli imprenditori, visto che ne fa parte e che presumibilmente ha più di qualche elettore nella suddetta.
Intanto andare a comparare il reddito fra un dipendente e una persona giuridica è una, semplice, boiata clamorosa.
Secondariamente, andare a comparare il reddito fra un dipendente diretto di un'altra persona fisica vuol dire, nella maggior parte dei casi, parlare di impresa familiare. Ergo si sta valutando un consolidato, non certo un datore di lavoro e un dipendente.
Terzo, si parla tanto di evasione, senza cognizione di causa. Oggigiorno l'evasione è una chimera, mentre la quotidianità sono accertamenti farsa che non fanno altro che spremere le imprese (se vuoi ho parecchi casi citabili, uno più grottesco dell'altro).
Infine, il punto focale della vicenda non risiede nell'assunto del "hai dei dipendenti da sfruttare" (che è quello da cui parte Zio Beppe. Leggendo la tua frase conclusiva devo desumere che non hai sentito il suo ultimo, strepitoso, comizio: "O si salvano le imprese o si salvano le famiglie. Bisogna scegliere") ma la questione "Partita IVA" vs "Dipendente".
No perché il messaggio che passa è che il dipendente è tipo calimero, nessuno gli vuole bene, lo trattano tutti male, si spezza la schiena, guadagna poco rispetto all'enorme mole di lavoro che fa.
Le partita iva sono di due tipi: 1) L'imprenditore, che non fa nulla, si gode lo sfruttamento dei suoi sottoposti, già che c'è evade clamorosamente le imposte e 2) I professionisti: avvocati, commercialisti etc etc. Gente che fa i soldi. Gente che se la passa bene, che non ha orari di lavoro predefiniti etc. E zio Beppe ci va a nozze con questi luoghi comuni e balle varie.
Partita Iva, tratti comuni: non dormi di notte, perché se non produci, non guadagni. Non "Se non lavori", ma se "non produci". Puoi anche sputare sangue, ma non guadagnare nulla. Poi non dormi perché non puoi fare nulla senza che il fisco ti venga a chiedere soldi. Poi "non hai orari". Sì, è proprio vero. Non hai orari. Si lavora l'ultimo dell'anno, a Natale, a Pasqua, il sabato, la domenica. Il mercato e i clienti se ne fregano del tuo tempo libero. Stesso discorso per le ore di lavoro al giorno. Non hai un cartellino da timbrare. Mentre i dipendenti escono dal lavoro, tu gli fai "ciao ciao" con la manina, per poi rimetterti al lavoro.
Però tutti i concetti espressi da Zio Beppe e congrega sono validissimi. E la cosa ilare è che gente come Lollo sente pure i suoi attacchi diretti alla categoria, e nonostante tutto gli corre dietro a piè sospinto.
Piccolo ps: ti consiglio di informarti bene sul concetto di evasione, stai prendendo un abbaglio clamoroso se pensi che il divario sarebbe ancor più macroscopico. Anzi, no, il divario sarebbe sì macroscopico, ma al contrario.