Tra Grecia, Roma e Cristianesimo: l'unicità di Bisanzio

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Accogliendo la proposta si [MENTION=4357]sunburn[/MENTION] e certo dell'imprescindibile aiuto dell'amico [MENTION=4427]hakaishin[/MENTION], apro questo topic come versione più organica de "L'angolo della Storia e della Letteratura".
La "Storia dell'impero bizantino" di Georg Ostrogorsky, uno dei più importanti bizantinisti del XX secolo, si apre con l'affermazione per cui "struttura statale romana, cultura greca e religione cristiana sono le fonti culturali principali dello sviluppo dell'impero bizantino": l'obiettivo di questa discussione è dunque fornire una panoramica generale sull'intreccio di queste tre direttive fondamentali nella configurazione alquanto particolare assunta da Costantinopoli nel corso della sua storia millenaria. Il primo capitolo ha per tema la progressiva conquista militare della Grecia da parte di Roma: il primo contributo ha a che fare con la guerra illirica e la prima guerra macedonica.
 
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Bene partiamo proprio dagli albori :)
Beh in effetti l’egemonia romana sul mondo greco inizia proprio con la prima guerra illirica del 230 a.C.
Roma aveva da poco fatto provincia la Sardegna e la Corsica ed estendeva il proprio dominio quindi sui mari circostanti l’Italia. Si stava confermando anche come potenza navale e quindi in rapida ascesa, ci volle poco a guardare i territori oltre l’Italia, in questo caso le coste dalmatiche. Quindi tutto nasce dalla volontà di espansione di Roma ma anche dall’esigenza di proteggersi dalle scorribande dei pirati Illiri.
Se Roma inizialmente sceglie un approccio soft, mandando una delegazione presso la regina illirica Teuta, dopo l’assassinio da parte di quest’ultima di uno degli ambasciatori, non avrà pietà e dichiara guerra dispiegamento una grande esercito comandato dai 2 consoli. Anche grazie all’aiuto del disertore Greco Demetrio, la Res Publica conquista città dopo città e rende clienti vari regni fino ai confini dell’odierna Albania. Teuta terrorizzata dai Romani non può fare altro che chiedere la pace. Demetrio fu ricompensato con le isole dalmate.
Ecco che Roma si avvicina sempre di più alla Grecia, aumentano i contatti e gli stessi greci vedono nei romani i loro protettori ed inizia la commistione dei mondi: quello Romano e a quello Greco.

È solo l’inizio
 
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Nella seconda metà del III sec. a.C., gli interessi dei mercanti italici nel Mar Adriatico erano ostacolati dall'aggressiva presenza di pirati illirici: per questo motivo, nel 230 a.C. i commercianti si rivolsero al Senato di Roma. Allo stesso modo, ricorsero alla "fides" romana anche centri greci come Corcira, Apollonia, Epidamno, Issa e tribù stanziate in nei Balcani, tutti soggetti all'azione piratesca degli Illiri. Roma, spinta da queste continue lamentele, inviò presso la corte della regina illirica Teuta un'ambasceria composta da Lucio e Gaio Coruncanio ma quest'azione diplomatica non andò a buon fine, tanto che uno dei due legati venne proditoriamente assassinato. Nel 229 a.C., quindi, il senato optò per un'azione militare che si concluse un anno più tardi con l'istituzione di un protettorato romano in Illiria. Dieci anni più tardi, l'Urbe fu costretta a intervenire nuovamente presso le coste orientali dell'Adriatico a causa dell'azione di Demetrio di Fare, un principe illirico un tempo alleato di Roma, che aveva nel frattempo attaccato il protettorato e alcune isole egee: ancora una volta la vittoria arrise alla potenza italica.
Roma si era così avvicinata al mondo greco e ciò non poteva che spaventare Filippo V, re di Macedonia. Rappresentanti del dinasta antigonide strinsero allora un accordo con Annibale (215 a.C.), all'epoca impegnato nella seconda guerra punica (218-202 a.C.). Venuti a conoscenza del patto, i Romani cercarono un appoggio in Grecia per tenere occupato Filippo V in attesa che la spedizione annibalica in Italia giungesse alla conclusione: lo trovarono negli Etoli, con cui stipularono un trattato nel 212 a.C. Quest'intesa prevedeva che, in caso di vittoria, gli Etoli avrebbero ampliato i territori della loro Lega con nuove annessioni mentre ai Romani sarebbe spettato il bottino di guerra. La coalizione romano-etolica si ampliò ben presto con l'ingresso degli Elei, dei Messeni, di Sparta e di Attalo I, re di Pergamo. Nel corso di questo conflitto l'intervento di Roma non fu particolarmente attivo, limitato per lo più a una serie di operazioni navali in supporto agli attacchi via terra degli Etoli. A partire dal 207 a.C. Roma iniziò ad allontanarsi dallo scacchiere greco, impegnata com'era nelle fasi conclusive della guerra contro Cartagine; gli Etoli, venuto a mancare l'appoggio dei Romani, videro Filippo V distruggere la loro capitale Termo e nel 206 a.C. firmarono con lui la pace. Preoccupata per la piega che stava prendendo la guerra in Grecia, Roma affidò a Publio Sempronio Tuditano la direzione di un'armata consistente che prese la strada dell'Illiria: qui, nella città di Fenice, venne firmata una pace che pose fine alle ostilità fra la potenza italica e la Macedonia (205 a.C.).
Nel prossimo post parlerò dell'ipotetica natura di "koinè eirene" del trattato di Fenice e delle ripercussioni che ebbe nella politica greca di Roma.
 
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Bene partiamo proprio dagli albori :)
Beh in effetti l’egemonia romana sul mondo greco inizia proprio con la prima guerra illirica del 230 a.C.
Roma aveva da poco fatto provincia la Sardegna e la Corsica ed estendeva il proprio dominio quindi sui mari circostanti l’Italia. Si stava confermando anche come potenza navale e quindi in rapida ascesa, ci volle poco a guardare i territori oltre l’Italia, in questo caso le coste dalmatiche. Quindi tutto nasce dalla volontà di espansione di Roma ma anche dall’esigenza di proteggersi dalle scorribande dei pirati Illiri.
Se Roma inizialmente sceglie un approccio soft, mandando una delegazione presso la regina illirica Teuta, dopo l’assassinio da parte di quest’ultima di uno degli ambasciatori, non avrà pietà e dichiara guerra dispiegamento una grande esercito comandato dai 2 consoli. Anche grazie all’aiuto del disertore Greco Demetrio, la Res Publica conquista città dopo città e rende clienti vari regni fino ai confini dell’odierna Albania. Teuta terrorizzata dai Romani non può fare altro che chiedere la pace. Demetrio fu ricompensato con le isole dalmate.
Ecco che Roma si avvicina sempre di più alla Grecia, aumentano i contatti e gli stessi greci vedono nei romani i loro protettori ed inizia la commistione dei mondi: quello Romano e a quello Greco.

È solo l’inizio

Esatto! Ho preferito partire proprio dall'inizio, mezzo millennio prima della rifondazione di Bisanzio da parte di Costantino!
 
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Nel post precedente ho parlato di “koinè eirene”, ovvero di “pace comune”, in riferimento ai trattati di Fenice del 205 a.C.: cercherò ora di spiegare che cosa s’intende con l’espressione “pace comune” e quali risvolti ebbe nei rapporti tra Grecia e Roma. Innanzitutto, con la firma di quest’accordo Roma s’inseriva in una tradizione politica greca che risaliva al 387/6 a.C. quando venne stipulata la “Pace del Re”: dal 395 a.C. la Grecia era impegnata in una guerra fratricida, la guerra di Corinto, che vedeva Sparta e la Lega peloponnesiaca contrapposte a Tebe, Atene, Argo e Corinto; il re di Persia Artaserse propose allora ai Greci di firmare una pace che riconoscesse nel principio dell’autonomia il criterio con cui regolare la convivenza “internazionale”. Garante della pace sarebbe stato lo stesso Artaserse, che sarebbe intervenuto militarmente contro i violatori.
Dopo questa premessa, passiamo all’analisi degli accordi di Fenice. Che questi si configurino come una “koinè eirene” è tutt’altro che sicuro, ma la terminologia di “pax communis” presente nell’opera dello storiografo romano Tito Livio sembrerebbe deporre in favore di quest’ipotesi. Se così fosse, Roma avrebbe svolto un ruolo di primo piano all’interno dello scacchiere geopolitico greco: insieme a Filippo V, sarebbe stata una delle garanti della pace e questo le avrebbe permesso di intervenire militarmente in Grecia nel caso in cui uno dei contraenti avesse violato le quiete pubblica. Oltre a Roma e alla Macedonia, chi prese parte alla stipulazione del trattato? Se il senato coinvolse quanti gli erano stati fedeli nel corso delle operazioni belliche (Attalo I, Sparta, gli Elei e i Messeni), Filippo V si erse a garante per Prusa di Bitinia, Achei, Beoti, Tessali, Acarnani ed Epiroti. Il primo intervento di Roma nei Balcani dimostra come la potenza italica non fosse inizialmente interessata ad acquisire nuovi territori che le consentissero di espandere i suoi domini (lo testimonia anche il trattato romano-etolico del 212 a.C.): la seconda guerra punica si stava infatti manifestando in tutta la sua drammaticità ed è lecito supporre che la presenza dei Romani al di là dell’Adriatico sia da intendersi come un tentativo di impedire a Filippo V di partecipare con Annibale all’invasione della Penisola.
 

Isao

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Una richiesta: se riuscite inserite qualche mappa relativa al preciso periodo storico al quale vi riferite. L'utilizzo di mappe mi consente da profano di inquadrare meglio la situazione e anche la portata storica dei vari avvenimenti :p
 
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Nel post precedente ho parlato di “koinè eirene”, ovvero di “pace comune”, in riferimento ai trattati di Fenice del 205 a.C.: cercherò ora di spiegare che cosa s’intende con l’espressione “pace comune” e quali risvolti ebbe nei rapporti tra Grecia e Roma. Innanzitutto, con la firma di quest’accordo Roma s’inseriva in una tradizione politica greca che risaliva al 387/6 a.C. quando venne stipulata la “Pace del Re”: dal 395 a.C. la Grecia era impegnata in una guerra fratricida, la guerra di Corinto, che vedeva Sparta e la Lega peloponnesiaca contrapposte a Tebe, Atene, Argo e Corinto; il re di Persia Artaserse propose allora ai Greci di firmare una pace che riconoscesse nel principio dell’autonomia il criterio con cui regolare la convivenza “internazionale”. Garante della pace sarebbe stato lo stesso Artaserse, che sarebbe intervenuto militarmente contro i violatori.
Dopo questa premessa, passiamo all’analisi degli accordi di Fenice. Che questi si configurino come una “koinè eirene” è tutt’altro che sicuro, ma la terminologia di “pax communis” presente nell’opera dello storiografo romano Tito Livio sembrerebbe deporre in favore di quest’ipotesi. Se così fosse, Roma avrebbe svolto un ruolo di primo piano all’interno dello scacchiere geopolitico greco: insieme a Filippo V, sarebbe stata una delle garanti della pace e questo le avrebbe permesso di intervenire militarmente in Grecia nel caso in cui uno dei contraenti avesse violato le quiete pubblica. Oltre a Roma e alla Macedonia, chi prese parte alla stipulazione del trattato? Se il senato coinvolse quanti gli erano stati fedeli nel corso delle operazioni belliche (Attalo I, Sparta, gli Elei e i Messeni), Filippo V si erse a garante per Prusa di Bitinia, Achei, Beoti, Tessali, Acarnani ed Epiroti. Il primo intervento di Roma nei Balcani dimostra come la potenza italica non fosse inizialmente interessata ad acquisire nuovi territori che le consentissero di espandere i suoi domini (lo testimonia anche il trattato romano-etolico del 212 a.C.): la seconda guerra punica si stava infatti manifestando in tutta la sua drammaticità ed è lecito supporre che la presenza dei Romani al di là dell’Adriatico sia da intendersi come un tentativo di impedire a Filippo V di partecipare con Annibale all’invasione della Penisola.

Perfetta analisi come sempre!
Ecco che si intravedono già le interferenze romane in Grecia e si da il via al processo conquista.
Hai fatto notare un punto importante: la presenza di Roma nei balcani non era inizialmente programmata come conquiata, ci si è trovata in mezzo per vie traverse. Ma hanno comunque anticipato i tempi di qualcosa che sarebbe avvenuto ugualmente
 
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Perfetta analisi come sempre!
Ecco che si intravedono già le interferenze romane in Grecia e si da il via al processo conquista.
Hai fatto notare un punto importante: la presenza di Roma nei balcani non era inizialmente programmata come conquiata, ci si è trovata in mezzo per vie traverse. Ma hanno comunque anticipato i tempi di qualcosa che sarebbe avvenuto ugualmente

Ti ringrazio per i complimenti! Ci tenevo poi a dirti che questo topic non sostituisce “L’angolo della Storia e della Letteratura”, ma sia affianca ad esso: attendo infatti con piacere di leggere i tuoi interventi sui costumi e sulle cerimonie della corte bizantina, nonché di vedere i tuoi disegni! Abbiamo ancora molto di cui discutere :ok:
 
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Una richiesta: se riuscite inserite qualche mappa relativa al preciso periodo storico al quale vi riferite. L'utilizzo di mappe mi consente da profano di inquadrare meglio la situazione e anche la portata storica dei vari avvenimenti :p

Ottima idea! Le mappe favoriscono senza dubbio la comprensione degli avvenimenti. Non sono molto pratico nell’inserimento di immagini: sicuramente [MENTION=4427]hakaishin[/MENTION] è più abile di me!
 
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Una richiesta: se riuscite inserite qualche mappa relativa al preciso periodo storico al quale vi riferite. L'utilizzo di mappe mi consente da profano di inquadrare meglio la situazione e anche la portata storica dei vari avvenimenti :p

Chiedo scusa, ho postato due volte lo stesso messaggio.
 
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