Tra Grecia, Roma e Cristianesimo: l'unicità di Bisanzio

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Ecco, questo è un punto fondamentale che ha volte viene sottovalutato: si dà spesso importanza alla penetrazione della cultura greca a Roma, ben esemplificata dal "circolo" degli Scipioni, ma non si sottolinea mai abbastanza come i Greci abbiano subito un progressivo processo di "romanizzazione" che li ha portati a considerarsi sempre di più parte del mondo romano. Due saranno poi i tasselli che contribuiranno in modo significativo a ciò: la "Constitutio Antoniniana" di Caracalla nel 212 d.C. e la rifondazione di Bisanzio da parte di Costantino nel 330 d.C.

Il punto centrale è proprio questo: che la cultura romana si basata su quella classica greca non c’è dubbio, Roma l’ha fatta propria e si è evoluta pian piano fino a diventare la cultura più avanzata del mondo antico. Però la romanizzazione dei greci è altrettanto importante, perché se da un lato la loro cultura è sempre alla base della loro società, quella romana diventa quella dominante e gli stessi greci si sentono romani, fanno parte dell’apparato statale e militare Romano e fino alla caduta di Costantinopoli essi erano fieramente Romani (Romaioi). E come dici tu all’interno della stesso tessuto romano, ci sarà una riscoperta dei costumi e della tradizione greca soprattutto con l‘avvento di Costantino che sposta la capitale ad oriente. Inizia la fase di orientalizzazione dell’impero.
Ecco quindi che cultura greca e romana di fondono ed è un rincorrersi l’un l’altra, si legano e ora una ora l’altra cultura determinano quella che sarà la nostra cultura occidentale
 
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Il punto centrale è proprio questo: che la cultura romana si basata su quella classica greca non c’è dubbio, Roma l’ha fatta propria e si è evoluta pian piano fino a diventare la cultura più avanzata del mondo antico. Però la romanizzazione dei greci è altrettanto importante, perché se da un lato la loro cultura è sempre alla base della loro società, quella romana diventa quella dominante e gli stessi greci si sentono romani, fanno parte dell’apparato statale e militare Romano e fino alla caduta di Costantinopoli essi erano fieramente Romani (Romaioi). E come dici tu all’interno della stesso tessuto romano, ci sarà una riscoperta dei costumi e della tradizione greca soprattutto con l‘avvento di Costantino che sposta la capitale ad oriente. Inizia la fase di orientalizzazione dell’impero.
Ecco quindi che cultura greca e romana di fondono ed è un rincorrersi l’un l’altra, si legano e ora una ora l’altra cultura determinano quella che sarà la nostra cultura occidentale

Perfetto, come sempre!
In questo post sono partito, come si suol dire, “ab Urbe condita”, muovendo dai primi interventi militari romani nei Balcani: ho probabilmente iniziato da un periodo troppo lontano, però mi è parso utile mostrare come la stessa politica di Roma verso la Grecia sia cambiata nel corso del tempo. L’obiettivo finale è proprio arrivare a quel che tu hai ben detto: capire come sia stato possibile che Greci e uomini di cultura greca siano col tempo divenuti parte integrante del sistema romano, al punto da abbandonare l’antica dizione di “Hellēnes” in favore di quella di “Rhōmaioi”.
 
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La guerra romano-siriaca (192-188 a.C.)
Mentre Roma era impegnata nella campagna contro i Macedoni, Antioco III re di Siria diede corso a una politica espansionistica nella periferia del mondo greco, arrivando ad allacciare significativi rapporti diplomatici con la dinastia tolemaica in Egitto - fece infatti sposare la figlia Cleopatra con il giovane sovrano Tolemeo V.
A partire dal 196 a.C. ebbe luogo una vera e propria “guerra fredda” tra Roma e Siria, nel corso della quale il senato intimò ad Antioco III di abbandonare ogni velleità di conquista dell’Asia minore, terra di antica colonizzazione ellenica. I sospetti della potenza italica crebbero quando a Efeso, all’epoca sotto il controllo dei Seleucidi, trovò riparo Annibale. In Grecia, nel frattempo, cresceva il malcontento degli Etoli, insoddisfatti del trattamento ricevuto da Flaminino all’indomani della sconfitta di Filippo V. Di conseguenza, gli Etoli crearono una coalizione in funzione antiromana, affidando proprio al re siriano il titolo di strategòs autokrátor (“comandante in capo con pieni poteri”): Antioco III diventava così il campione dell’ellenismo. Tutta la Grecia era allora pervasa da una serie di oracoli che preannunciavano l’imminente espulsione di Roma dalla penisola balcanica, secondo una propaganda antitalica diffusa nel quadrante orientale del Mediterraneo. Nel 192 a.C. la Lega etolica occupò Demetriade, in Tessaglia, dove poco dopo sarebbe sbarcato Antioco III: la guerra era ormai iniziata. La Siria, però, non si era preparata a sufficienza per un conflitto di questa portata e l’esiguità delle truppe messe in campo raffreddò ben presto l’entusiasmo dei Greci – vale la pena sottolineare come in questi frangenti non tutti i popoli ellenici si schierarono contro i Romani, che poterono contare sul supporto della Lega achea, di Filippo V, del Regno di Pergamo e di Rodi.
 
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Il conflitto si risolse nell’arco di tre anni: dopo la vittoria campale alle Termopili e le affermazioni navali a Capo Corico e Mionneso (191 a.C.), i Romani sconfissero definitivamente il rivale nella celebre battaglia di Magnesia del Sipilo (190/189 a.C.) a cui partecipò anche Scipione l’Africano in qualità di consigliere del fratello Lucio Cornelio. Nel 188 a.C. fu firmata la pace di Apamea, che costrinse Antioco III a sgomberare tutti i territori conquistati al di là del Tauro, a pagare 15.000 talenti per riparare ai danni di guerra, a estradare Annibale e a consentire a Rodi l’ingresso nei mercati di Siria. Questo periodo coincise con l’acme politico-culturale di Pergamo, dove venne allora innalzato il celebre altare. Nello stesso 188 a.C. anche gli Etoli furono indotti a firmare la pace, venendo loro imposto di partecipare attivamente a fianco dei Romani in caso di guerra.
 
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La terza guerra macedonica (171-168 a.C.)
Tra il 188 e il 180 a.C. il mondo greco è ormai in crisi, tanto nell'assetto poleico quanto in quello monarchico. Roma, dunque, decide di approfittare della situazione per accrescere la propria ingerenza su uno scacchiere geopolitico di fondamentale importanza in ottica espansionistica. In quegli anni, il Peloponneso è teatro di una profonda spaccatura fra la Lega achea e Sparta: lo stratego acheo Filopemene, nel corso di una spedizione finalizzata al rovesciamento del partito democratico allora imperante in Messenia (alleata dei Laconici), viene catturato e avvelenato durante la prigionia. L'Asia minore, invece, vedeva Eumene II di Pergamo in aperto contrasto con la Bitinia, il Ponto e Rodi.
Anche la Siria stava attraversando un momento abbastanza delicato dal punto di vista economico: il sovrano Antioco III si trovò allora costretto a imporre il pagamento di tasse ad alcuni santuari della regione, come quello di Bel a Babilonia. Sotto il regno del figlio Seleuco IV si assistete a un progressivo riavvicinamento alla Macedonia degli Antigonidi, riavvicinamento cementato dall'unione matrimoniale fra la principessa seleucide Laodice e Perseo. Quest'ultimo, insofferente per le restrizioni che i Romani avevano imposto al regno dopo la vittoria di Cinocefale, fu vittima di una diplomazia provocatoria da parte della Repubblica italica, che cercava un pretesto per intervenire ed estirpare dalla radice il problema rappresentato dai Macedoni. Portavoce di questo nuovo indirizzo politico fu Quinto Marcio Filippo, che nel 172 a.C. diede avvio al suo progetto e nel 169 a.C. penetrò in territorio macedone nel corso di una spedizione che non diede i frutti sperati. Perseo cercò invano di ottenere l'appoggio delle città greche e nel 168 a.C. Lucio Emilio Paolo, nuovo comandante delle legioni romani, riuscì a cogliere una vittoria decisiva contro i nemici nei pressi di Pidna: il re macedone riuscì a riparare nel santuario dei Cabiri di Samotracia, dove fu però catturato dai Romani che lo portarono ad Alba Fucens, nell'attuale Abruzzo: qui, Perseo morì nel 165 o nel 162 a.C. La Macedonia venne divisa in quattro repubbliche, alle quali fu impedito di avere reciproche relazioni commerciali e di continuare a sfruttare le miniere d'oro e d'argento. [MENTION=4427]hakaishin[/MENTION]
 
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La terza guerra macedonica (171-168 a.C.)
Tra il 188 e il 180 a.C. il mondo greco è ormai in crisi, tanto nell'assetto poleico quanto in quello monarchico. Roma, dunque, decide di approfittare della situazione per accrescere la propria ingerenza su uno scacchiere geopolitico di fondamentale importanza in ottica espansionistica. In quegli anni, il Peloponneso è teatro di una profonda spaccatura fra la Lega achea e Sparta: lo stratego acheo Filopemene, nel corso di una spedizione finalizzata al rovesciamento del partito democratico allora imperante in Messenia (alleata dei Laconici), viene catturato e avvelenato durante la prigionia. L'Asia minore, invece, vedeva Eumene II di Pergamo in aperto contrasto con la Bitinia, il Ponto e Rodi.
Anche la Siria stava attraversando un momento abbastanza delicato dal punto di vista economico: il sovrano Antioco III si trovò allora costretto a imporre il pagamento di tasse ad alcuni santuari della regione, come quello di Bel a Babilonia. Sotto il regno del figlio Seleuco IV si assistete a un progressivo riavvicinamento alla Macedonia degli Antigonidi, riavvicinamento cementato dall'unione matrimoniale fra la principessa seleucide Laodice e Perseo. Quest'ultimo, insofferente per le restrizioni che i Romani avevano imposto al regno dopo la vittoria di Cinocefale, fu vittima di una diplomazia provocatoria da parte della Repubblica italica, che cercava un pretesto per intervenire ed estirpare dalla radice il problema rappresentato dai Macedoni. Portavoce di questo nuovo indirizzo politico fu Quinto Marcio Filippo, che nel 172 a.C. diede avvio al suo progetto e nel 169 a.C. penetrò in territorio macedone nel corso di una spedizione che non diede i frutti sperati. Perseo cercò invano di ottenere l'appoggio delle città greche e nel 168 a.C. Lucio Emilio Paolo, nuovo comandante delle legioni romani, riuscì a cogliere una vittoria decisiva contro i nemici nei pressi di Pidna: il re macedone riuscì a riparare nel santuario dei Cabiri di Samotracia, dove fu però catturato dai Romani che lo portarono ad Alba Fucens, nell'attuale Abruzzo: qui, Perseo morì nel 165 o nel 162 a.C. La Macedonia venne divisa in quattro repubbliche, alle quali fu impedito di avere reciproche relazioni commerciali e di continuare a sfruttare le miniere d'oro e d'argento. [MENTION=4427]hakaishin[/MENTION]

Bentrovato Ale :)
Con questa vicenda, la terza guerra macedonica, si può dire che finisce la Grecia classica e inizia la compenetrazione romana in Grecia e la fusione delle 2 culture, che secoli dopo daranno vita alla cultura “bizantina” (di cui dovremo parlare). Anche se poi la definitiva caduta della Macedonia ellenistica si avrà nel 146 a. C. dopo aver sconfitto Andrisco, sedicente figlio di Perseo, quando diventerà interamente provincia romana, divisa in Acaia e Epiro. Durante l’ultima guerra macedonica, le città greche, convinte dalla situazione di instabilità della regione, decidono di unirsi ancora una volta nella lega Achea per combattere i romani: scelta tragica e disperata Perché verranno spazzati via e Roma come monito devide di radere al suolo Corinto nel 146 a.C, stranamente nello stesso anno della distruzione di Cartagine...
 
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