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Clamoroso articolo di autocritica del Wall Street journal, feroce oppositore della politica economica e anti migratoria di Trump, fedele all'idea liberista di Reagan e sostenitore dell'immigrazione come fonte di risorse.
Pur sottolineando che nemmeno le previsioni più euforiche di Trump si sono avverate, il giornale ammette che tutte le previsioni dei suoi grandi economisti ed esperti si sono rivelate sbagliate.
Il 2025 si chiuderà con un’economia americana in buona salute, a differenza della sua principale rivale: è la Cina che sta frenando, anche per un calo dei suoi investimenti.
Nota anche per il made in italy, smentite clamorosamente le previsioni catastrofiche:
Il made in Italy non ha subito la temuta débacle, l’anno si chiuderà con risultati soddisfacenti anche grazie alla tenuta dell’export verso gli Usa, che si confermano (post-dazi) il principale mercato di sbocco per le nostre merci dopo l’Unione europea.
Dopo il "Liberation Day" di Trump con l'annuncio dei dazi, economisti e leader d’impresa, hanno intensificato gli allarmi. Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, ha affermato: “La maggior parte degli amministratori delegati con cui parlo direbbe che probabilmente siamo già in recessione”. JPMorgan Chase ha sostenuto che una recessione globale era probabile.
Un collasso economico non si è materializzato. Le probabilità di una recessione nel prossimo anno sono scese sotto il 25 per cento. La promessa di Trump sul gettito dei suoi dazi si è in parte avverata. Il costo del lavoro più basso all’estero continua a dare un vantaggio ai produttori stranieri, mentre l’incertezza interna sui dazi ha frenato molti investimenti rilevanti e il ritorno delle attività manifatturiere in patria. A settembre gli Stati Uniti hanno creato 119.000 posti di lavoro, molti più di quanto si aspettassero gli economisti. Le paure peggiori sull’inflazione non si sono avverate. i dazi hanno effettivamente prodotto entrate significative. Tra aprile e settembre le casse federali hanno ricevuto in media 25 miliardi di dollari al mese in dazi doganali. Nel 2024, la media mensile era stata di 6,6 miliardi di dollari.
Pur sottolineando che nemmeno le previsioni più euforiche di Trump si sono avverate, il giornale ammette che tutte le previsioni dei suoi grandi economisti ed esperti si sono rivelate sbagliate.
Il 2025 si chiuderà con un’economia americana in buona salute, a differenza della sua principale rivale: è la Cina che sta frenando, anche per un calo dei suoi investimenti.
Nota anche per il made in italy, smentite clamorosamente le previsioni catastrofiche:
Il made in Italy non ha subito la temuta débacle, l’anno si chiuderà con risultati soddisfacenti anche grazie alla tenuta dell’export verso gli Usa, che si confermano (post-dazi) il principale mercato di sbocco per le nostre merci dopo l’Unione europea.
Dopo il "Liberation Day" di Trump con l'annuncio dei dazi, economisti e leader d’impresa, hanno intensificato gli allarmi. Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, ha affermato: “La maggior parte degli amministratori delegati con cui parlo direbbe che probabilmente siamo già in recessione”. JPMorgan Chase ha sostenuto che una recessione globale era probabile.
Un collasso economico non si è materializzato. Le probabilità di una recessione nel prossimo anno sono scese sotto il 25 per cento. La promessa di Trump sul gettito dei suoi dazi si è in parte avverata. Il costo del lavoro più basso all’estero continua a dare un vantaggio ai produttori stranieri, mentre l’incertezza interna sui dazi ha frenato molti investimenti rilevanti e il ritorno delle attività manifatturiere in patria. A settembre gli Stati Uniti hanno creato 119.000 posti di lavoro, molti più di quanto si aspettassero gli economisti. Le paure peggiori sull’inflazione non si sono avverate. i dazi hanno effettivamente prodotto entrate significative. Tra aprile e settembre le casse federali hanno ricevuto in media 25 miliardi di dollari al mese in dazi doganali. Nel 2024, la media mensile era stata di 6,6 miliardi di dollari.


