Uscito nuovo libro di Vannacci, riparte boom media

mandraghe

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minghia scrive piu libri della famiglia cecchetin

Non è vero.

Il cugino della Cecchettin, Giovanni Passarotto, ha invece scritto una canzone. È uscita l’8 marzo ed è composta usando anche spezzoni della voce della cugina uccisa. Non l’ho ascoltata, ma il Corriere dice che è di genere trap.

Perfecto.
 

Blu71

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Vannacci, oltre alla seconda edizione del best seller "Il mondo al contrario", è ora in libreria nuovamente con il nuovo "Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore"

Ripartita questa settimana la serie di interviste, anche chi lo critica non fa che invitarlo per audience.

La vita personale tra Francia e Italia, i primi neri visti a Parigi...

Ecco degli estratti:

"Proprio in quel periodo, passato con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, ho visto le prime persone di colore. […] ero un bambino di sei anni e a Ravenna non avevo mai visto una persona con la pelle scura.
Guardavo quegli individui nuovi, diversi da me, e cercavo di toccarli.
Me la ricordo mia madre che strabuzzava gli occhi quando si accorgeva che li stavo fissando.
Mi ripeteva che era maleducazione osservare le persone con insistenza.
Ma a Parigi tutto andava veloce, soprattutto il tempo.

Una settimana dopo ero già nel parco a rotolarmi per terra con qualche compagno di giochi di origini africane, arabe o asiatiche.

Anche a scuola le cose erano cambiate, spesso di pomeriggio ci si ritrovava a casa di un amico.
E ogni volta le mamme offrivano cibi strani esotici; in tavola portavano le loro tradizioni, la loro cultura.
C'era chi aveva passato tanti anni in Africa, chi in Marocco, chi in Sudamerica; nelle loro case si respiravano profumi sempre diversi e stimolanti.
È proprio allora che ho cominciato a pensare alle differenze di lingua e cultura come a territori nuovi da esplorare.

Comunque sia, mi presento a scuola e grazie al lavoro straordinario della maestra di Ravenna capisco che me la caverò alla grande.
La scuola italiana si rivela subito un ambiente eccitante da frequentare.

Ci sono bambini di ogni provenienza geografica con diverse traiettorie di vita.
Ci sono i figli di facoltosi imprenditori, manager e diplomatici, talvolta emigrati in Francia per motivi di sicurezza.
È per esempio il caso della famiglia Bruni Tedeschi.
Proprio così, Carla Bruni, futura modella internazionale e moglie del presidente Sarkozy, è stata mia compagna di scuola dalle elementari fino alle medie.
Il padre era un importante industriale nel settore dei pneumatici, legato al gruppo Pirelli.

Poi ci sono i figli di italiani in cerca di fortuna: uno ha aperto una pizzeria, un altro fa il calzolaio, un altro ancora il sarto.
Pratico molto sport e la cerchia delle amicizie si allarga. Mi dedico soprattutto al nuoto, al tennis, al judo.
Poi pallacanestro, pallavolo, un po’ di calcio nel campo sportivo Suffren, ai piedi della torre Eiffel.
Ma con il pallone sono una vera frana: posso giocare solo in porta.

La parola che descrive la mia vita a Parigi è libertà.
In Italia, la domenica, la mamma ci teneva che mettessimo il cappottino e andassimo in centro a passeggiare facendo le «vasche» tra via Cavour e piazza del Popolo.
Adesso sono solo, libero di scorrazzare dove voglio, con chi voglio.
E la cosa straordinaria di questa città è che nessuno ci conosce, nessuno pretende niente da noi."
Ci sentiamo esploratori di una terra nuova e sconosciuta, dove ogni angolo riserva qualche sorpresa.
Non ci sono obblighi, a parte non mancare di rispetto e non essere bocciato a scuola."

In democrazia c'è spazio proprio per tutti, purtroppo.
 

Dexter

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Vannacci, oltre alla seconda edizione del best seller "Il mondo al contrario", è ora in libreria nuovamente con il nuovo "Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore"

Ripartita questa settimana la serie di interviste, anche chi lo critica non fa che invitarlo per audience.

La vita personale tra Francia e Italia, i primi neri visti a Parigi...

Ecco degli estratti:

"Proprio in quel periodo, passato con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, ho visto le prime persone di colore. […] ero un bambino di sei anni e a Ravenna non avevo mai visto una persona con la pelle scura.
Guardavo quegli individui nuovi, diversi da me, e cercavo di toccarli.
Me la ricordo mia madre che strabuzzava gli occhi quando si accorgeva che li stavo fissando.
Mi ripeteva che era maleducazione osservare le persone con insistenza.
Ma a Parigi tutto andava veloce, soprattutto il tempo.

Una settimana dopo ero già nel parco a rotolarmi per terra con qualche compagno di giochi di origini africane, arabe o asiatiche.

Anche a scuola le cose erano cambiate, spesso di pomeriggio ci si ritrovava a casa di un amico.
E ogni volta le mamme offrivano cibi strani esotici; in tavola portavano le loro tradizioni, la loro cultura.
C'era chi aveva passato tanti anni in Africa, chi in Marocco, chi in Sudamerica; nelle loro case si respiravano profumi sempre diversi e stimolanti.
È proprio allora che ho cominciato a pensare alle differenze di lingua e cultura come a territori nuovi da esplorare.

Comunque sia, mi presento a scuola e grazie al lavoro straordinario della maestra di Ravenna capisco che me la caverò alla grande.
La scuola italiana si rivela subito un ambiente eccitante da frequentare.

Ci sono bambini di ogni provenienza geografica con diverse traiettorie di vita.
Ci sono i figli di facoltosi imprenditori, manager e diplomatici, talvolta emigrati in Francia per motivi di sicurezza.
È per esempio il caso della famiglia Bruni Tedeschi.
Proprio così, Carla Bruni, futura modella internazionale e moglie del presidente Sarkozy, è stata mia compagna di scuola dalle elementari fino alle medie.
Il padre era un importante industriale nel settore dei pneumatici, legato al gruppo Pirelli.

Poi ci sono i figli di italiani in cerca di fortuna: uno ha aperto una pizzeria, un altro fa il calzolaio, un altro ancora il sarto.
Pratico molto sport e la cerchia delle amicizie si allarga. Mi dedico soprattutto al nuoto, al tennis, al judo.
Poi pallacanestro, pallavolo, un po’ di calcio nel campo sportivo Suffren, ai piedi della torre Eiffel.
Ma con il pallone sono una vera frana: posso giocare solo in porta.

La parola che descrive la mia vita a Parigi è libertà.
In Italia, la domenica, la mamma ci teneva che mettessimo il cappottino e andassimo in centro a passeggiare facendo le «vasche» tra via Cavour e piazza del Popolo.
Adesso sono solo, libero di scorrazzare dove voglio, con chi voglio.
E la cosa straordinaria di questa città è che nessuno ci conosce, nessuno pretende niente da noi."
Ci sentiamo esploratori di una terra nuova e sconosciuta, dove ogni angolo riserva qualche sorpresa.
Non ci sono obblighi, a parte non mancare di rispetto e non essere bocciato a scuola."
Meglio "scrivere" libri e venire pagato per ospitate e interviste, piuttosto che lavorare. Fa bene a battere il ferro finché é caldo...
 

Andris

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Meglio "scrivere" libri e venire pagato per ospitate e interviste, piuttosto che lavorare. Fa bene a battere il ferro finché é caldo...
ha lo stipendio fisso, non è un imprenditore che aveva problemi pure prima
se non fosse per l'indagine che gli ha conseguito una trattenuta in busta paga
chiaro che stia intascando extra imprevisti ora, ma è solo per lanciarsi in politica
 
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Vannacci, oltre alla seconda edizione del best seller "Il mondo al contrario", è ora in libreria nuovamente con il nuovo "Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore"

Ripartita questa settimana la serie di interviste, anche chi lo critica non fa che invitarlo per audience.

La vita personale tra Francia e Italia, i primi neri visti a Parigi...

Ecco degli estratti:

"Proprio in quel periodo, passato con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, ho visto le prime persone di colore. […] ero un bambino di sei anni e a Ravenna non avevo mai visto una persona con la pelle scura.
Guardavo quegli individui nuovi, diversi da me, e cercavo di toccarli.
Me la ricordo mia madre che strabuzzava gli occhi quando si accorgeva che li stavo fissando.
Mi ripeteva che era maleducazione osservare le persone con insistenza.
Ma a Parigi tutto andava veloce, soprattutto il tempo.

Una settimana dopo ero già nel parco a rotolarmi per terra con qualche compagno di giochi di origini africane, arabe o asiatiche.

Anche a scuola le cose erano cambiate, spesso di pomeriggio ci si ritrovava a casa di un amico.
E ogni volta le mamme offrivano cibi strani esotici; in tavola portavano le loro tradizioni, la loro cultura.
C'era chi aveva passato tanti anni in Africa, chi in Marocco, chi in Sudamerica; nelle loro case si respiravano profumi sempre diversi e stimolanti.
È proprio allora che ho cominciato a pensare alle differenze di lingua e cultura come a territori nuovi da esplorare.

Comunque sia, mi presento a scuola e grazie al lavoro straordinario della maestra di Ravenna capisco che me la caverò alla grande.
La scuola italiana si rivela subito un ambiente eccitante da frequentare.

Ci sono bambini di ogni provenienza geografica con diverse traiettorie di vita.
Ci sono i figli di facoltosi imprenditori, manager e diplomatici, talvolta emigrati in Francia per motivi di sicurezza.
È per esempio il caso della famiglia Bruni Tedeschi.
Proprio così, Carla Bruni, futura modella internazionale e moglie del presidente Sarkozy, è stata mia compagna di scuola dalle elementari fino alle medie.
Il padre era un importante industriale nel settore dei pneumatici, legato al gruppo Pirelli.

Poi ci sono i figli di italiani in cerca di fortuna: uno ha aperto una pizzeria, un altro fa il calzolaio, un altro ancora il sarto.
Pratico molto sport e la cerchia delle amicizie si allarga. Mi dedico soprattutto al nuoto, al tennis, al judo.
Poi pallacanestro, pallavolo, un po’ di calcio nel campo sportivo Suffren, ai piedi della torre Eiffel.
Ma con il pallone sono una vera frana: posso giocare solo in porta.

La parola che descrive la mia vita a Parigi è libertà.
In Italia, la domenica, la mamma ci teneva che mettessimo il cappottino e andassimo in centro a passeggiare facendo le «vasche» tra via Cavour e piazza del Popolo.
Adesso sono solo, libero di scorrazzare dove voglio, con chi voglio.
E la cosa straordinaria di questa città è che nessuno ci conosce, nessuno pretende niente da noi."
Ci sentiamo esploratori di una terra nuova e sconosciuta, dove ogni angolo riserva qualche sorpresa.
Non ci sono obblighi, a parte non mancare di rispetto e non essere bocciato a scuola."
Il Salvini dei militari. Per carità, su alcuni è anche "condivisibile", ma sta facendo soldi parlando alla pancia della gente.
 
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