Scaroni AD Milano Cortina senza lasciare il Milan.

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Repubblica: Il premier Draghi chiama il presidente rossonero a gestire la Fondazione presieduta da Malagò. Le Olimpiadi del 2026 di Milano e Cortina sono la partita su cui l’Italia si gioca, se non il futuro, una larghissima fetta di credibilità su scala internazionale. E la macchina organizzativa ha già accumulato un significativo ritardo. Per questo, prima di lasciare Palazzo Chigi, Mario Draghi ha deciso di mettere davvero mano alla questione. Lo farà a ore, con la nomina del nuovo amministratore delegato: una partita che il premier uscente non vuole e non può sbagliare. Scaroni è il nome che ha scelto co- me nuovo ad, dopo la fine dell’amministrazione Novari. Uomo legatissimo all’universo bancario – è deputy chairman di Rotschild – e top manager dei colossi di Stato dell’energia, da Enel a Eni, ora anche uomo di sport, visto che è presidente del Milan targato Elliott. Tra Scaroni e Draghi esiste un rapporto saldissimo vecchio di decenni: la fiducia del capo del governo è assoluta, un profilo che deve sembrare al premier una garanzia. Conosce il progetto, visto che era nella delegazione italiana che nel 2019 vinse per ospitare i Giochi invernali. E, da amministratore delegato di Eni, si spese per la candidatura. Unica condizione di Scaroni, non dover lasciare il ruolo da presidente del Milan ove è impegnato in primis - tra le altre cose - nella realizzazione del nuovo stadio di San Siro anche con l’arrivo del fondo RedBird.

Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.
 

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Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.


Il Montezemolo degli anni 2020.
 

alexxx19

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Repubblica: Il premier Draghi chiama il presidente rossonero a gestire la Fondazione presieduta da Malagò. Le Olimpiadi del 2026 di Milano e Cortina sono la partita su cui l’Italia si gioca, se non il futuro, una larghissima fetta di credibilità su scala internazionale. E la macchina organizzativa ha già accumulato un significativo ritardo. Per questo, prima di lasciare Palazzo Chigi, Mario Draghi ha deciso di mettere davvero mano alla questione. Lo farà a ore, con la nomina del nuovo amministratore delegato: una partita che il premier uscente non vuole e non può sbagliare. Scaroni è il nome che ha scelto co- me nuovo ad, dopo la fine dell’amministrazione Novari. Uomo legatissimo all’universo bancario – è deputy chairman di Rotschild – e top manager dei colossi di Stato dell’energia, da Enel a Eni, ora anche uomo di sport, visto che è presidente del Milan targato Elliott. Tra Scaroni e Draghi esiste un rapporto saldissimo vecchio di decenni: la fiducia del capo del governo è assoluta, un profilo che deve sembrare al premier una garanzia. Conosce il progetto, visto che era nella delegazione italiana che nel 2019 vinse per ospitare i Giochi invernali. E, da amministratore delegato di Eni, si spese per la candidatura. Unica condizione di Scaroni, non dover lasciare il ruolo da presidente del Milan ove è impegnato in primis - tra le altre cose - nella realizzazione del nuovo stadio di San Siro anche con l’arrivo del fondo RedBird.

Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.

le mani in pasta ovunque praticamente
 

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Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

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Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.
Questo TutanScaron è veramente un mistero per me. Ha un curriculum clamoroso, ma ogni singola volta che lo sento parlare sembra un sempliciotto raccattato dal marciapiede. Chissà se è una recita o cos'altro...
 

Toby rosso nero

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CVD, vuol dire che non c'è alcuna intenzione di rimuovere questi personaggi inutili con la gestione Cardinale.

Una farsa conclamata.
 

Swaitak

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Repubblica: Il premier Draghi chiama il presidente rossonero a gestire la Fondazione presieduta da Malagò. Le Olimpiadi del 2026 di Milano e Cortina sono la partita su cui l’Italia si gioca, se non il futuro, una larghissima fetta di credibilità su scala internazionale. E la macchina organizzativa ha già accumulato un significativo ritardo. Per questo, prima di lasciare Palazzo Chigi, Mario Draghi ha deciso di mettere davvero mano alla questione. Lo farà a ore, con la nomina del nuovo amministratore delegato: una partita che il premier uscente non vuole e non può sbagliare. Scaroni è il nome che ha scelto co- me nuovo ad, dopo la fine dell’amministrazione Novari. Uomo legatissimo all’universo bancario – è deputy chairman di Rotschild – e top manager dei colossi di Stato dell’energia, da Enel a Eni, ora anche uomo di sport, visto che è presidente del Milan targato Elliott. Tra Scaroni e Draghi esiste un rapporto saldissimo vecchio di decenni: la fiducia del capo del governo è assoluta, un profilo che deve sembrare al premier una garanzia. Conosce il progetto, visto che era nella delegazione italiana che nel 2019 vinse per ospitare i Giochi invernali. E, da amministratore delegato di Eni, si spese per la candidatura. Unica condizione di Scaroni, non dover lasciare il ruolo da presidente del Milan ove è impegnato in primis - tra le altre cose - nella realizzazione del nuovo stadio di San Siro anche con l’arrivo del fondo RedBird.

Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.
Il migliore nel suo ruolo
 

gabri65

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Repubblica: Il premier Draghi chiama il presidente rossonero a gestire la Fondazione presieduta da Malagò. Le Olimpiadi del 2026 di Milano e Cortina sono la partita su cui l’Italia si gioca, se non il futuro, una larghissima fetta di credibilità su scala internazionale. E la macchina organizzativa ha già accumulato un significativo ritardo. Per questo, prima di lasciare Palazzo Chigi, Mario Draghi ha deciso di mettere davvero mano alla questione. Lo farà a ore, con la nomina del nuovo amministratore delegato: una partita che il premier uscente non vuole e non può sbagliare. Scaroni è il nome che ha scelto co- me nuovo ad, dopo la fine dell’amministrazione Novari. Uomo legatissimo all’universo bancario – è deputy chairman di Rotschild – e top manager dei colossi di Stato dell’energia, da Enel a Eni, ora anche uomo di sport, visto che è presidente del Milan targato Elliott. Tra Scaroni e Draghi esiste un rapporto saldissimo vecchio di decenni: la fiducia del capo del governo è assoluta, un profilo che deve sembrare al premier una garanzia. Conosce il progetto, visto che era nella delegazione italiana che nel 2019 vinse per ospitare i Giochi invernali. E, da amministratore delegato di Eni, si spese per la candidatura. Unica condizione di Scaroni, non dover lasciare il ruolo da presidente del Milan ove è impegnato in primis - tra le altre cose - nella realizzazione del nuovo stadio di San Siro anche con l’arrivo del fondo RedBird.

Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.

Ma chissenefrega del Milan, effettivamente tempo ne ha per fare altre cose.

Poi, mica volete affidare queste gestioni a gente come Arrivameglio o Marmotta, quelli c'hanno da fare, eh, a parte che di loro non si fidano nemmeno le madri, per un motivo o per un altro.
 

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Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

Di certo c’è da recuperare il tempo perso riguardo a infrastrutture e opere. «Di fatto non si è fatto nulla, è una situazione imbarazzante», ha ammesso qualche settimana fa proprio Malagò. I ritardi accumulati rendono i prossimi mesi una corsa contro il tempo: a luglio è emerso che non esiste ancora un cronoprogramma per la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In più l’aumento dei costi rischia di rendere ulteriormente più caro, e quindi complicato, realizzare le opere nei tempi. Poi c’è la questione San Siro. Lo stadio ospiterà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi 2026, e a questo punto è difficile immaginare soluzioni fantasiose, dalla demolizione alla ristrutturazione: il tempo per fare un nuovo stadio non c’è. E quindi il calcio dovrà aspettare per la sua nuova Cattedrale. Anche il Milan di Scaroni.

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Scaroni, nato a Vicenza, sembra riunire nella sua stessa persona la doppia anima: veneto, residente a Milano ma che a Cortina ha da anni una baita in cui fugge appena può. Divani gialli, poltrone rosso granato, travi di legno al soffitto, con molti arredi in stile africano: un piccolo studio in cui leggere e tenere fuori i pensieri gravi. Un buen retiro da cui ora potrebbe progettare la sua nuova avventura. Il primo a sponsorizzare la sua candidatura a Draghi fu il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è anche presidente della Fondazione olimpica. L’altro nome nell’agenda del premier è quello di Michele Uva, anche lui candidato di prestigio, già direttore generale del- la Federcalcio e oggi a capo del settore “Football & Social Responsibility” dell’Uefa. Uva e Scaroni potrebbero anche lavorare al dossier insieme, il primo come direttore generale. Il no- me di Scaroni come ad sarebbe intoccabile anche dal nuovo governo dopo le elezioni, soprattutto se dovesse vincere la destra visto che le nomine in Enel e Eni arrivarono entrambe con Berlusconi premier.

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