Sacchi:"Dov'è finito il Milan? Pioli ritrovi organizzazione".

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Arrigo Sacchi dalla GDS in edicola:

Che cosa sta succedendo al Milan? Dov’è finita la squadra che sino a poco tempo fa stupiva tutti? Non era la più forte, ma quella che giocava meglio. Il disegno di Pioli aveva innalzato le qualità dei singoli. Gli esordienti sembrava avessero sempre giocato insieme, tutti si inserivano con estrema facilità. Era una vera squadra nello spirito, nell’idea e nel gioco. Giocatori contestati sembravano rinati, esordienti semisconosciuti si inserivano come elementi esperti. Il secondo posto dell’anno scorso e l’inizio travolgente di questo anno avevano entusiasmato la tifoseria rossonera e non solo. Se si infortunava un giocatore non era un problema, se si fermava il grande Ibrahimovic i milanisti vincevano ugualmente. Il Milan insomma sembrava una macchina inarrestabile, a prescindere dal singolo: continuava a vincere con merito in qualsiasi situazione. Pioli è stato l’architetto e il conduttore della squadra e del gioco. Penso che allenare un gruppo così sia stato piacevole, con ragazzi pieni di generosità ed entusiasmo, con l’etica del lavoro e del gruppo. Sono convinto che i tecnici dovrebbero possedere un intento nobile: vincere con merito, il loro calcio dovrebbe essere un messaggio etico. Stefano ha proposto in questi ultimi anni milanisti tutto ciò: complimenti! Un calcio senza limiti grazie al collettivo e una creatività organizzata. Un football propositivo e ottimista con un considerevole senso dell’avventura. Un progetto che non prevedeva tatticismi e furbate, ma richiedeva organizzazione, spirito di squadra, creatività, entusiasmo e modestia. I momenti difficili sono capitati sempre a tutti gli allenatori, in questa situazione sarebbe opportuno alleggerire il lavoro e lavorare soltanto sul problema che si ritiene più importante. Ultimamente i rossoneri hanno avuto molti infortunati, come anche l’anno scorso, però non era stato un problema. Il successo del Milan era figlio delle idee del tecnico e di una squadra organizzata che gli consentiva di avere undici giocatori sempre in posizione attiva con e senza la palla. Oggi purtroppo non sempre è così, i rossoneri faticano a proporsi come una vera squadra. Si muovono individualmente, troppe volte sono lunghi e larghi, così peggiorano la collaborazione, la comunicazione e la sinergia, che hanno permesso loro di non sentirsi mai soli. Fare squadra non è un imperativo etico ma conviene, nessun singolo potrà mai raggiungere la potenza di un gruppo, uno per uno uguale uno, mentre uno per dieci uguale dieci. Negli ultimi incontri i rossoneri hanno lanciato molto, cercando come soluzione la testa di Ibrahimovic. Gli esterni offensivi hanno fatto confusione. Il pressing è stato insufficiente, è mancata anche la fluidità di manovra. Nel calcio la squadra dovrebbe essere un’armata che si muove collettivamente avanti e indietro, con tutti che stanno nei 25/30 metri. Fare squadra in questo Paese è una delle cose più improbabili, ma se non fai squadra vincere è impossibile. Quando si perde è il momento di dare fiducia, per aumentare l’autostima e tracciare le strade per ripartire. Determinante sarà non cadere nella trappola del successo, nella presunzione. Per ritornare a essere una vera squadra, compatta e non sparpagliata per il campo, saranno importanti la volontà e l’intelligenza di tutti.
In bocca al lupo, cari ragazzi e caro Milan.
 
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Arrigo Sacchi dalla GDS in edicola:

Che cosa sta succedendo al Milan? Dov’è finita la squadra che sino a poco tempo fa stupiva tutti? Non era la più forte, ma quella che giocava meglio. Il disegno di Pioli aveva innalzato le qualità dei singoli. Gli esordienti sembrava avessero sempre giocato insieme, tutti si inserivano con estrema facilità. Era una vera squadra nello spirito, nell’idea e nel gioco. Giocatori contestati sembravano rinati, esordienti semisconosciuti si inserivano come elementi esperti. Il secondo posto dell’anno scorso e l’inizio travolgente di questo anno avevano entusiasmato la tifoseria rossonera e non solo. Se si infortunava un giocatore non era un problema, se si fermava il grande Ibrahimovic i milanisti vincevano ugualmente. Il Milan insomma sembrava una macchina inarrestabile, a prescindere dal singolo: continuava a vincere con merito in qualsiasi situazione. Pioli è stato l’architetto e il conduttore della squadra e del gioco. Penso che allenare un gruppo così sia stato piacevole, con ragazzi pieni di generosità ed entusiasmo, con l’etica del lavoro e del gruppo. Sono convinto che i tecnici dovrebbero possedere un intento nobile: vincere con merito, il loro calcio dovrebbe essere un messaggio etico. Stefano ha proposto in questi ultimi anni milanisti tutto ciò: complimenti! Un calcio senza limiti grazie al collettivo e una creatività organizzata. Un football propositivo e ottimista con un considerevole senso dell’avventura. Un progetto che non prevedeva tatticismi e furbate, ma richiedeva organizzazione, spirito di squadra, creatività, entusiasmo e modestia. I momenti difficili sono capitati sempre a tutti gli allenatori, in questa situazione sarebbe opportuno alleggerire il lavoro e lavorare soltanto sul problema che si ritiene più importante. Ultimamente i rossoneri hanno avuto molti infortunati, come anche l’anno scorso, però non era stato un problema. Il successo del Milan era figlio delle idee del tecnico e di una squadra organizzata che gli consentiva di avere undici giocatori sempre in posizione attiva con e senza la palla. Oggi purtroppo non sempre è così, i rossoneri faticano a proporsi come una vera squadra. Si muovono individualmente, troppe volte sono lunghi e larghi, così peggiorano la collaborazione, la comunicazione e la sinergia, che hanno permesso loro di non sentirsi mai soli. Fare squadra non è un imperativo etico ma conviene, nessun singolo potrà mai raggiungere la potenza di un gruppo, uno per uno uguale uno, mentre uno per dieci uguale dieci. Negli ultimi incontri i rossoneri hanno lanciato molto, cercando come soluzione la testa di Ibrahimovic. Gli esterni offensivi hanno fatto confusione. Il pressing è stato insufficiente, è mancata anche la fluidità di manovra. Nel calcio la squadra dovrebbe essere un’armata che si muove collettivamente avanti e indietro, con tutti che stanno nei 25/30 metri. Fare squadra in questo Paese è una delle cose più improbabili, ma se non fai squadra vincere è impossibile. Quando si perde è il momento di dare fiducia, per aumentare l’autostima e tracciare le strade per ripartire. Determinante sarà non cadere nella trappola del successo, nella presunzione. Per ritornare a essere una vera squadra, compatta e non sparpagliata per il campo, saranno importanti la volontà e l’intelligenza di tutti.
In bocca al lupo, cari ragazzi e caro Milan.
Il filosofo Sacchi. Quando inizia a fare discorsi così leziosi finisce per diventare una caricatura di sé stesso. Non stupisce eh, per lui Baggio era scomodo, meglio Signori. Per non parlare del fatto che, a parer suo, Baresi doveva imparare a giocare a calcio come Mussi.

Il Milan sta commettendo molti errori, ma voler far passare il concetto che nel cambio Ballo-Touré/Theo, o in quello di Krunic/Leao la sostanza non dovrebbe cambiare, è una castroneria bella e buona.
 
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Il filosofo Sacchi. Quando inizia a fare discorsi così leziosi finisce per diventare una caricatura di sé stesso. Non stupisce eh, per lui Baggio era scomodo, meglio Signori. Per non parlare del fatto che, a parer suo, Baresi doveva imparare a giocare a calcio come Mussi.

Il Milan sta commettendo molti errori, ma voler far passare il concetto che nel cambio Ballo-Touré/Theo, o in quello di Krunic/Leao la sostanza non dovrebbe cambiare, è una castroneria bella e buona.
La palle è rotonda.

Un tiro un centimetro a destra invece che a sinistra ti porta dalle stelle alle stalle.

Non bisogna mai andare a farsi troppi segoni mentali come Sacchi.

Grande allenatore per carità, ma con i fior di campioni che si ritrovava....

Un po' come Guardiola, passato per scienziato con Iniesta, Xavy e Messi all' apice della carriera.

Grazie ar ***......
 
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Arrigo Sacchi dalla GDS in edicola:

Che cosa sta succedendo al Milan? Dov’è finita la squadra che sino a poco tempo fa stupiva tutti? Non era la più forte, ma quella che giocava meglio. Il disegno di Pioli aveva innalzato le qualità dei singoli. Gli esordienti sembrava avessero sempre giocato insieme, tutti si inserivano con estrema facilità. Era una vera squadra nello spirito, nell’idea e nel gioco. Giocatori contestati sembravano rinati, esordienti semisconosciuti si inserivano come elementi esperti. Il secondo posto dell’anno scorso e l’inizio travolgente di questo anno avevano entusiasmato la tifoseria rossonera e non solo. Se si infortunava un giocatore non era un problema, se si fermava il grande Ibrahimovic i milanisti vincevano ugualmente. Il Milan insomma sembrava una macchina inarrestabile, a prescindere dal singolo: continuava a vincere con merito in qualsiasi situazione. Pioli è stato l’architetto e il conduttore della squadra e del gioco. Penso che allenare un gruppo così sia stato piacevole, con ragazzi pieni di generosità ed entusiasmo, con l’etica del lavoro e del gruppo. Sono convinto che i tecnici dovrebbero possedere un intento nobile: vincere con merito, il loro calcio dovrebbe essere un messaggio etico. Stefano ha proposto in questi ultimi anni milanisti tutto ciò: complimenti! Un calcio senza limiti grazie al collettivo e una creatività organizzata. Un football propositivo e ottimista con un considerevole senso dell’avventura. Un progetto che non prevedeva tatticismi e furbate, ma richiedeva organizzazione, spirito di squadra, creatività, entusiasmo e modestia. I momenti difficili sono capitati sempre a tutti gli allenatori, in questa situazione sarebbe opportuno alleggerire il lavoro e lavorare soltanto sul problema che si ritiene più importante. Ultimamente i rossoneri hanno avuto molti infortunati, come anche l’anno scorso, però non era stato un problema. Il successo del Milan era figlio delle idee del tecnico e di una squadra organizzata che gli consentiva di avere undici giocatori sempre in posizione attiva con e senza la palla. Oggi purtroppo non sempre è così, i rossoneri faticano a proporsi come una vera squadra. Si muovono individualmente, troppe volte sono lunghi e larghi, così peggiorano la collaborazione, la comunicazione e la sinergia, che hanno permesso loro di non sentirsi mai soli. Fare squadra non è un imperativo etico ma conviene, nessun singolo potrà mai raggiungere la potenza di un gruppo, uno per uno uguale uno, mentre uno per dieci uguale dieci. Negli ultimi incontri i rossoneri hanno lanciato molto, cercando come soluzione la testa di Ibrahimovic. Gli esterni offensivi hanno fatto confusione. Il pressing è stato insufficiente, è mancata anche la fluidità di manovra. Nel calcio la squadra dovrebbe essere un’armata che si muove collettivamente avanti e indietro, con tutti che stanno nei 25/30 metri. Fare squadra in questo Paese è una delle cose più improbabili, ma se non fai squadra vincere è impossibile. Quando si perde è il momento di dare fiducia, per aumentare l’autostima e tracciare le strade per ripartire. Determinante sarà non cadere nella trappola del successo, nella presunzione. Per ritornare a essere una vera squadra, compatta e non sparpagliata per il campo, saranno importanti la volontà e l’intelligenza di tutti.
In bocca al lupo, cari ragazzi e caro Milan.
Squadra lunga e larga.

Movimenti unisono della squadra che deve muoversi in 25m.

I giocatori sono distanti, in questo modo non attacchi e non difendi bene, e il pressing è inesistente.

Se non si correggono questi aspetti la caduta sarà verticale.
 

7AlePato7

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Che cosa sta succedendo al Milan? Dov’è finita la squadra che sino a poco tempo fa stupiva tutti? Non era la più forte, ma quella che giocava meglio. Il disegno di Pioli aveva innalzato le qualità dei singoli. Gli esordienti sembrava avessero sempre giocato insieme, tutti si inserivano con estrema facilità. Era una vera squadra nello spirito, nell’idea e nel gioco. Giocatori contestati sembravano rinati, esordienti semisconosciuti si inserivano come elementi esperti. Il secondo posto dell’anno scorso e l’inizio travolgente di questo anno avevano entusiasmato la tifoseria rossonera e non solo. Se si infortunava un giocatore non era un problema, se si fermava il grande Ibrahimovic i milanisti vincevano ugualmente. Il Milan insomma sembrava una macchina inarrestabile, a prescindere dal singolo: continuava a vincere con merito in qualsiasi situazione. Pioli è stato l’architetto e il conduttore della squadra e del gioco. Penso che allenare un gruppo così sia stato piacevole, con ragazzi pieni di generosità ed entusiasmo, con l’etica del lavoro e del gruppo. Sono convinto che i tecnici dovrebbero possedere un intento nobile: vincere con merito, il loro calcio dovrebbe essere un messaggio etico. Stefano ha proposto in questi ultimi anni milanisti tutto ciò: complimenti! Un calcio senza limiti grazie al collettivo e una creatività organizzata. Un football propositivo e ottimista con un considerevole senso dell’avventura. Un progetto che non prevedeva tatticismi e furbate, ma richiedeva organizzazione, spirito di squadra, creatività, entusiasmo e modestia. I momenti difficili sono capitati sempre a tutti gli allenatori, in questa situazione sarebbe opportuno alleggerire il lavoro e lavorare soltanto sul problema che si ritiene più importante. Ultimamente i rossoneri hanno avuto molti infortunati, come anche l’anno scorso, però non era stato un problema. Il successo del Milan era figlio delle idee del tecnico e di una squadra organizzata che gli consentiva di avere undici giocatori sempre in posizione attiva con e senza la palla. Oggi purtroppo non sempre è così, i rossoneri faticano a proporsi come una vera squadra. Si muovono individualmente, troppe volte sono lunghi e larghi, così peggiorano la collaborazione, la comunicazione e la sinergia, che hanno permesso loro di non sentirsi mai soli. Fare squadra non è un imperativo etico ma conviene, nessun singolo potrà mai raggiungere la potenza di un gruppo, uno per uno uguale uno, mentre uno per dieci uguale dieci. Negli ultimi incontri i rossoneri hanno lanciato molto, cercando come soluzione la testa di Ibrahimovic. Gli esterni offensivi hanno fatto confusione. Il pressing è stato insufficiente, è mancata anche la fluidità di manovra. Nel calcio la squadra dovrebbe essere un’armata che si muove collettivamente avanti e indietro, con tutti che stanno nei 25/30 metri. Fare squadra in questo Paese è una delle cose più improbabili, ma se non fai squadra vincere è impossibile. Quando si perde è il momento di dare fiducia, per aumentare l’autostima e tracciare le strade per ripartire. Determinante sarà non cadere nella trappola del successo, nella presunzione. Per ritornare a essere una vera squadra, compatta e non sparpagliata per il campo, saranno importanti la volontà e l’intelligenza di tutti.
In bocca al lupo, cari ragazzi e caro Milan.
Ci sono una serie di problemi principali da individuare. Pareto diceva che il 20% delle cause determina l'80% degli effetti. Bisogna individuare le cause fondamentali: secondo me infortuni, ma anche aspetti mentali (rinnovi che non vengono perfezionati e giocatori che fuori dal campo non conducono vita da atleta) oltre a problemi oggettivi di costruzione della rosa. Pioli poi non so, non vorrei che anche lui dopo il rinnovo avesse mollato qualcosa sul piano della concentrazione. Non dimentichiamo che il passato di una persona riflette ciò che sei diventato: Pioli è essenzialmente un perdente, uno che non ha mai vinto niente in vita sua e questo non è aspetto da trascurare.
 
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Dov'è finito il Milan?Per quanto mi riguarda è finito a Yokohama a dicembre 2007,tutto ciò che c'è stato dopo è una caricatura o una realtà parallela,il Milan manca da 15 anni ormai,ma i tifosi evoluti sembrano non accorgersene.
 

Albijol

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Dov'è finito il Milan?Per quanto mi riguarda è finito a Yokohama a dicembre 2007,tutto ciò che c'è stato dopo è una caricatura o una realtà parallela,il Milan manca da 15 anni ormai,ma i tifosi evoluti sembrano non accorgersene.
Amen
 
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