Pioli europeo: gioco, intensità, giovani mentalità offensiva.

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Come riportato dalla GDS in edicola, Pioli l'europeo ha costruito il suo Milan da Champions con diverse mosse.

Gioco dominante: la prima pietra posata da Stefano Pioli nell’ottobre 2019 è la più importante, quella che indirizza la storia successiva: il gioco. Prende una squadra avvilita che in 7 giornate ha accumulato 10 punti di distacco dalla Juve e si trova all’11° posto. Come fare a ridarle fiducia e morale? Insegnandole un gioco che la faccia sentire padrona del campo e del pallone. Alla prima, in casa, Pioli fa 2-2 col Lecce, una mezza stecca, segna Piatek, a centrocampo ci sono Biglia e Paquetà, Leao fa il centravanti. La strada è lunga, ma nel 4-3-3 di riferimento, Theo Hernandez resta già costantemente alto, l’impostazione è a 3, la ricerca di superiorità attorno al pallone è costante. La strada è tracciata, il solco è quello sacchiano: annullare la distinzione casa-trasferta, cercare sempre e ovunque il dominio del gioco e la porta avversaria. Se il Milan di Pioli, dopo gli impacci iniziali in Europa, sta diventando una squadra sempre più internazionale, è grazie a questa educazione, compresi gli incidenti di percorso. Nella stagione scorsa, andò a giocarsela ad Anfield a viso aperto. Dopo l’autogol di Tomori rischiò un brutto naufragio, la sfangò con una sconfitta minima (3-2), ma quella sofferenza e quella prova di coraggio servirono per crescere. Così il Maksimir di Zagabria è sembrato innocuo come il cortile di casa. Per come è stato educato, il Milan è incapace di concepire una partita epica come quella dell’Inter a San Siro con il Barcellona: linee chiuse, basse e ripartenze. Non può programmare di gestire il pari contro il Salisburgo. Deve sempre giocarsela per vincere. Anche contro i migliori. Può sembrare un limite, invece è la sua forza.

Intensità atletica: non si può pretendere un gioco dominante e una squadra che non si ferma neppure dopo avere segnato 4 gol, senza avere un’ottima condizione atletica e l’abitudine a tenere ritmi alti dal primo all’ultimo minuto. In un parola sola: intensità. Una parola che spunta ogni volta che incrociamo una squadra straniera, puntuale come le stagioni che non ci sono più nelle chiacchiere in ascensore. «Eh, all’estero hanno più intensità...». Il Milan ce l’ha. È una delle squadre che recupera più palloni in fase offensiva; una delle pochissime della SerieA che mostra un pressing organizzato. Come il Napoli, l’Inter, la Lazio... La Juve non sa farlo, la Roma neppure. L’intensità e la ferocia da pressing dei rossoneri ha un volto iconico: quello di Sandro Tonali, anima e colonna tattica della squadra. Ma anche Bennacer, al suo fianco, non è da meno quanto a continuità e intensità d’azione. L’età media bassa aiuta fisiologicamente l’intensità del gioco, perché i giovani, per costituzione, hanno motivazioni più calde e tanta fame difuturo. Detto di un Milan aggressivo e continuo, può sembrare paradossale che sia 16° su 20 squadre nei km percorsi. Non lo è. Più recuperi palla vicino alla porta, meno campo hai da risalire. Il Milan non corre tanto perché corre bene e occupa bene gli spazi. L’intensità è il passaporto necessario per espatriare. All’estero non è una scelta, è legge. Il Milan se n’è accorto nel doppio incrocio con il Chelsea, a prescindere dagli errori arbitrali di cui è stato vittima. I rossoneri, in questo campo, hanno notevoli margini di crescita. Pioli ci sta lavorando, come dimostra anche Leao che durante la partita si prende molto meno pause caffè che in precedenza.

Mentalità offensiva: ll gioco ha fatto crescere i giocatori e portato risultati, i risultati hanno portato autostima e fiducia, anche grazie al magistero carismatico di Zlatan Ibrahimovic, fondamentale nella prima fase della ricostruzione. Si è formata così la mentalità vincente che ha portato allo scudetto. Per arrivarci, Pioli ha dovuto smarcarsi dalla nostra tradizione calcistica, fatta di difesa, contropiede e speculazione. Anche in questo caso è stato prezioso il riferimento del patriarca di casa, Arrigo Sacchi, che si chiede sempre: «Perché un pugile, quando manda al tappeto l’avversario, lo carica di nuovo alla ricerca del k.o., mentre una squadra di calcio italiana, dopo aver segnato un gol, scappa e si rifugia all’angolo?» Il Milan di Sacchi arrivò a farne 5 al Real Madrid e 4 alla Steaua Bucarest. Il Milan di Pioli, dopo il quarto gol di Zagabria, ha sfiorato a ripetizione il quinto. È anche grazie a questa mentalità che è diventato sempre più europeo, perché all’estero funziona così. In questa stagione il Manchester City per 8 volte ha segnato 4 o più gol, il Bayern Monaco 9. Nessuno si ferma, nessuno specula, la partita viene considerata la celebrazione ininterrotta della propria idea di calcio e della propria forza. Non è un caso che il Napoli dal gioco e dal gol facile si sia qualificato agli ottavi in anticipo, mentre la Juve del corto muso e del risultato sovrano è già fuori, pur avendo valori individuali non inferiori. Mentalità vincente significa anche considerarsi più forti dell’emergenza. Pioli ci ha convissuto a lungo, senza lamentele e senza alibi. Si è fidato dei presenti, più che rimpiangere gli assenti. E anche le alternative sono cresciute in confidenza

Giovani e rincalzi: per sostenere pressing, intensità e gioco offensivo per tutta la durata del match, sono necessarie valide alternative in panca.In una stagione sfiancante di partite ravvicinate, le rotazioni possono fare la differenza. La rosa del Milan non è profonda come quella del Napoli o delReal Madrid, ma Pioli compensa con quella che è probabilmente la sua qualità più preziosa: migliorare i giocatori, far crescere i giovani e dar loro fiducia e autostima. Nel cuore del lockdown, iltecnico rossonero prometteva: «Tirerò fuoritutti i gol e gli assist che ha nei piediCalhanoglu». Fatto. All’inizio della stagione 2021-22, annunciò la maturazione di Tonali e Leao.Così è stato. L’estate scorsa avvisò: «Sarà l’anno di Bennacer». Sta avvenendo. Tre profezie e il quarto mistero di Milanello: Charles De Ketelaere. Martedì Pioli ha provato a lanciarlo di nuovo e, quando è uscito, avvilito da un’altra prestazione deludente, lo ha medicato subito con parole a caldo.C’è da giurare che troverà la chiave per sbloccarlo. Senza regalargli nulla: se Diaz merita, gioca. Per questo il gruppo stima e segue il mister «on fire». Le quattro punte schierate a Zagabria in una partita delicata sono state un messaggio di coraggio raccolto dalla squadra. Le conoscenze e la fiducia che sa trasmettere Pioli hanno consentito a Matteo Gabbia di essere grande protagonista a Zagabria e di sentirsi all’altezza dei compagni. Prima era capitato a Kalulu e Tomori. Senza grande disponibilità di spesa, Pioli ha fatto crescere chi aveva in casa, ha spianato le gerarchie e i confinitra titolari e riserve e creato un solo, ampio Milan. Democratico,forte, vincente e sempre più internazionale.
 
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Come riportato dalla GDS in edicola, Pioli l'europeo ha costruito il suo Milan da Champions con diverse mosse.

Gioco dominante: la prima pietra posata da Stefano Pioli nell’ottobre 2019 è la più importante, quella che indirizza la storia successiva: il gioco. Prende una squadra avvilita che in 7 giornate ha accumulato 10 punti di distacco dalla Juve e si trova all’11° posto. Come fare a ridarle fiducia e morale? Insegnandole un gioco che la faccia sentire padrona del campo e del pallone. Alla prima, in casa, Pioli fa 2-2 col Lecce, una mezza stecca, segna Piatek, a centrocampo ci sono Biglia e Paquetà, Leao fa il centravanti. La strada è lunga, ma nel 4-3-3 di riferimento, Theo Hernandez resta già costantemente alto, l’impostazione è a 3, la ricerca di superiorità attorno al pallone è costante. La strada è tracciata, il solco è quello sacchiano: annullare la distinzione casa-trasferta, cercare sempre e ovunque il dominio del gioco e la porta avversaria. Se il Milan di Pioli, dopo gli impacci iniziali in Europa, sta diventando una squadra sempre più internazionale, è grazie a questa educazione, compresi gli incidenti di percorso. Nella stagione scorsa, andò a giocarsela ad Anfield a viso aperto. Dopo l’autogol di Tomori rischiò un brutto naufragio, la sfangò con una sconfitta minima (3-2), ma quella sofferenza e quella prova di coraggio servirono per crescere. Così il Maksimir di Zagabria è sembrato innocuo come il cortile di casa. Per come è stato educato, il Milan è incapace di concepire una partita epica come quella dell’Inter a San Siro con il Barcellona: linee chiuse, basse e ripartenze. Non può programmare di gestire il pari contro il Salisburgo. Deve sempre giocarsela per vincere. Anche contro i migliori. Può sembrare un limite, invece è la sua forza.

Intensità atletica: non si può pretendere un gioco dominante e una squadra che non si ferma neppure dopo avere segnato 4 gol, senza avere un’ottima condizione atletica e l’abitudine a tenere ritmi alti dal primo all’ultimo minuto. In un parola sola: intensità. Una parola che spunta ogni volta che incrociamo una squadra straniera, puntuale come le stagioni che non ci sono più nelle chiacchiere in ascensore. «Eh, all’estero hanno più intensità...». Il Milan ce l’ha. È una delle squadre che recupera più palloni in fase offensiva; una delle pochissime della SerieA che mostra un pressing organizzato. Come il Napoli, l’Inter, la Lazio... La Juve non sa farlo, la Roma neppure. L’intensità e la ferocia da pressing dei rossoneri ha un volto iconico: quello di Sandro Tonali, anima e colonna tattica della squadra. Ma anche Bennacer, al suo fianco, non è da meno quanto a continuità e intensità d’azione. L’età media bassa aiuta fisiologicamente l’intensità del gioco, perché i giovani, per costituzione, hanno motivazioni più calde e tanta fame difuturo. Detto di un Milan aggressivo e continuo, può sembrare paradossale che sia 16° su 20 squadre nei km percorsi. Non lo è. Più recuperi palla vicino alla porta, meno campo hai da risalire. Il Milan non corre tanto perché corre bene e occupa bene gli spazi. L’intensità è il passaporto necessario per espatriare. All’estero non è una scelta, è legge. Il Milan se n’è accorto nel doppio incrocio con il Chelsea, a prescindere dagli errori arbitrali di cui è stato vittima. I rossoneri, in questo campo, hanno notevoli margini di crescita. Pioli ci sta lavorando, come dimostra anche Leao che durante la partita si prende molto meno pause caffè che in precedenza.

Mentalità offensiva: ll gioco ha fatto crescere i giocatori e portato risultati, i risultati hanno portato autostima e fiducia, anche grazie al magistero carismatico di Zlatan Ibrahimovic, fondamentale nella prima fase della ricostruzione. Si è formata così la mentalità vincente che ha portato allo scudetto. Per arrivarci, Pioli ha dovuto smarcarsi dalla nostra tradizione calcistica, fatta di difesa, contropiede e speculazione. Anche in questo caso è stato prezioso il riferimento del patriarca di casa, Arrigo Sacchi, che si chiede sempre: «Perché un pugile, quando manda al tappeto l’avversario, lo carica di nuovo alla ricerca del k.o., mentre una squadra di calcio italiana, dopo aver segnato un gol, scappa e si rifugia all’angolo?» Il Milan di Sacchi arrivò a farne 5 al Real Madrid e 4 alla Steaua Bucarest. Il Milan di Pioli, dopo il quarto gol di Zagabria, ha sfiorato a ripetizione il quinto. È anche grazie a questa mentalità che è diventato sempre più europeo, perché all’estero funziona così. In questa stagione il Manchester City per 8 volte ha segnato 4 o più gol, il Bayern Monaco 9. Nessuno si ferma, nessuno specula, la partita viene considerata la celebrazione ininterrotta della propria idea di calcio e della propria forza. Non è un caso che il Napoli dal gioco e dal gol facile si sia qualificato agli ottavi in anticipo, mentre la Juve del corto muso e del risultato sovrano è già fuori, pur avendo valori individuali non inferiori. Mentalità vincente significa anche considerarsi più forti dell’emergenza. Pioli ci ha convissuto a lungo, senza lamentele e senza alibi. Si è fidato dei presenti, più che rimpiangere gli assenti. E anche le alternative sono cresciute in confidenza

Giovani e rincalzi: per sostenere pressing, intensità e gioco offensivo per tutta la durata del match, sono necessarie valide alternative in panca.In una stagione sfiancante di partite ravvicinate, le rotazioni possono fare la differenza. La rosa del Milan non è profonda come quella del Napoli o delReal Madrid, ma Pioli compensa con quella che è probabilmente la sua qualità più preziosa: migliorare i giocatori, far crescere i giovani e dar loro fiducia e autostima. Nel cuore del lockdown, iltecnico rossonero prometteva: «Tirerò fuoritutti i gol e gli assist che ha nei piediCalhanoglu». Fatto. All’inizio della stagione 2021-22, annunciò la maturazione di Tonali e Leao.Così è stato. L’estate scorsa avvisò: «Sarà l’anno di Bennacer». Sta avvenendo. Tre profezie e il quarto mistero di Milanello: Charles De Ketelaere. Martedì Pioli ha provato a lanciarlo di nuovo e, quando è uscito, avvilito da un’altra prestazione deludente, lo ha medicato subito con parole a caldo.C’è da giurare che troverà la chiave per sbloccarlo. Senza regalargli nulla: se Diaz merita, gioca. Per questo il gruppo stima e segue il mister «on fire». Le quattro punte schierate a Zagabria in una partita delicata sono state un messaggio di coraggio raccolto dalla squadra. Le conoscenze e la fiducia che sa trasmettere Pioli hanno consentito a Matteo Gabbia di essere grande protagonista a Zagabria e di sentirsi all’altezza dei compagni. Prima era capitato a Kalulu e Tomori. Senza grande disponibilità di spesa, Pioli ha fatto crescere chi aveva in casa, ha spianato le gerarchie e i confinitra titolari e riserve e creato un solo, ampio Milan. Democratico,forte, vincente e sempre più internazionale.
Mah. Vedo troppe pippe in giro.

La Dinamo è scarsa...

Aspettiamo almeno di vedere se battiamo il Salisburgo conquistando il pass per gli ottavi prima di spellarci le mani...
 

Djici

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Mah. Vedo troppe pippe in giro.

La Dinamo è scarsa...

Aspettiamo almeno di vedere se battiamo il Salisburgo conquistando il pass per gli ottavi prima di spellarci le mani...
Concordo. Piano piano.
 
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Come riportato dalla GDS in edicola, Pioli l'europeo ha costruito il suo Milan da Champions con diverse mosse.

Gioco dominante: la prima pietra posata da Stefano Pioli nell’ottobre 2019 è la più importante, quella che indirizza la storia successiva: il gioco. Prende una squadra avvilita che in 7 giornate ha accumulato 10 punti di distacco dalla Juve e si trova all’11° posto. Come fare a ridarle fiducia e morale? Insegnandole un gioco che la faccia sentire padrona del campo e del pallone. Alla prima, in casa, Pioli fa 2-2 col Lecce, una mezza stecca, segna Piatek, a centrocampo ci sono Biglia e Paquetà, Leao fa il centravanti. La strada è lunga, ma nel 4-3-3 di riferimento, Theo Hernandez resta già costantemente alto, l’impostazione è a 3, la ricerca di superiorità attorno al pallone è costante. La strada è tracciata, il solco è quello sacchiano: annullare la distinzione casa-trasferta, cercare sempre e ovunque il dominio del gioco e la porta avversaria. Se il Milan di Pioli, dopo gli impacci iniziali in Europa, sta diventando una squadra sempre più internazionale, è grazie a questa educazione, compresi gli incidenti di percorso. Nella stagione scorsa, andò a giocarsela ad Anfield a viso aperto. Dopo l’autogol di Tomori rischiò un brutto naufragio, la sfangò con una sconfitta minima (3-2), ma quella sofferenza e quella prova di coraggio servirono per crescere. Così il Maksimir di Zagabria è sembrato innocuo come il cortile di casa. Per come è stato educato, il Milan è incapace di concepire una partita epica come quella dell’Inter a San Siro con il Barcellona: linee chiuse, basse e ripartenze. Non può programmare di gestire il pari contro il Salisburgo. Deve sempre giocarsela per vincere. Anche contro i migliori. Può sembrare un limite, invece è la sua forza.

Intensità atletica: non si può pretendere un gioco dominante e una squadra che non si ferma neppure dopo avere segnato 4 gol, senza avere un’ottima condizione atletica e l’abitudine a tenere ritmi alti dal primo all’ultimo minuto. In un parola sola: intensità. Una parola che spunta ogni volta che incrociamo una squadra straniera, puntuale come le stagioni che non ci sono più nelle chiacchiere in ascensore. «Eh, all’estero hanno più intensità...». Il Milan ce l’ha. È una delle squadre che recupera più palloni in fase offensiva; una delle pochissime della SerieA che mostra un pressing organizzato. Come il Napoli, l’Inter, la Lazio... La Juve non sa farlo, la Roma neppure. L’intensità e la ferocia da pressing dei rossoneri ha un volto iconico: quello di Sandro Tonali, anima e colonna tattica della squadra. Ma anche Bennacer, al suo fianco, non è da meno quanto a continuità e intensità d’azione. L’età media bassa aiuta fisiologicamente l’intensità del gioco, perché i giovani, per costituzione, hanno motivazioni più calde e tanta fame difuturo. Detto di un Milan aggressivo e continuo, può sembrare paradossale che sia 16° su 20 squadre nei km percorsi. Non lo è. Più recuperi palla vicino alla porta, meno campo hai da risalire. Il Milan non corre tanto perché corre bene e occupa bene gli spazi. L’intensità è il passaporto necessario per espatriare. All’estero non è una scelta, è legge. Il Milan se n’è accorto nel doppio incrocio con il Chelsea, a prescindere dagli errori arbitrali di cui è stato vittima. I rossoneri, in questo campo, hanno notevoli margini di crescita. Pioli ci sta lavorando, come dimostra anche Leao che durante la partita si prende molto meno pause caffè che in precedenza.

Mentalità offensiva: ll gioco ha fatto crescere i giocatori e portato risultati, i risultati hanno portato autostima e fiducia, anche grazie al magistero carismatico di Zlatan Ibrahimovic, fondamentale nella prima fase della ricostruzione. Si è formata così la mentalità vincente che ha portato allo scudetto. Per arrivarci, Pioli ha dovuto smarcarsi dalla nostra tradizione calcistica, fatta di difesa, contropiede e speculazione. Anche in questo caso è stato prezioso il riferimento del patriarca di casa, Arrigo Sacchi, che si chiede sempre: «Perché un pugile, quando manda al tappeto l’avversario, lo carica di nuovo alla ricerca del k.o., mentre una squadra di calcio italiana, dopo aver segnato un gol, scappa e si rifugia all’angolo?» Il Milan di Sacchi arrivò a farne 5 al Real Madrid e 4 alla Steaua Bucarest. Il Milan di Pioli, dopo il quarto gol di Zagabria, ha sfiorato a ripetizione il quinto. È anche grazie a questa mentalità che è diventato sempre più europeo, perché all’estero funziona così. In questa stagione il Manchester City per 8 volte ha segnato 4 o più gol, il Bayern Monaco 9. Nessuno si ferma, nessuno specula, la partita viene considerata la celebrazione ininterrotta della propria idea di calcio e della propria forza. Non è un caso che il Napoli dal gioco e dal gol facile si sia qualificato agli ottavi in anticipo, mentre la Juve del corto muso e del risultato sovrano è già fuori, pur avendo valori individuali non inferiori. Mentalità vincente significa anche considerarsi più forti dell’emergenza. Pioli ci ha convissuto a lungo, senza lamentele e senza alibi. Si è fidato dei presenti, più che rimpiangere gli assenti. E anche le alternative sono cresciute in confidenza

Giovani e rincalzi: per sostenere pressing, intensità e gioco offensivo per tutta la durata del match, sono necessarie valide alternative in panca.In una stagione sfiancante di partite ravvicinate, le rotazioni possono fare la differenza. La rosa del Milan non è profonda come quella del Napoli o delReal Madrid, ma Pioli compensa con quella che è probabilmente la sua qualità più preziosa: migliorare i giocatori, far crescere i giovani e dar loro fiducia e autostima. Nel cuore del lockdown, iltecnico rossonero prometteva: «Tirerò fuoritutti i gol e gli assist che ha nei piediCalhanoglu». Fatto. All’inizio della stagione 2021-22, annunciò la maturazione di Tonali e Leao.Così è stato. L’estate scorsa avvisò: «Sarà l’anno di Bennacer». Sta avvenendo. Tre profezie e il quarto mistero di Milanello: Charles De Ketelaere. Martedì Pioli ha provato a lanciarlo di nuovo e, quando è uscito, avvilito da un’altra prestazione deludente, lo ha medicato subito con parole a caldo.C’è da giurare che troverà la chiave per sbloccarlo. Senza regalargli nulla: se Diaz merita, gioca. Per questo il gruppo stima e segue il mister «on fire». Le quattro punte schierate a Zagabria in una partita delicata sono state un messaggio di coraggio raccolto dalla squadra. Le conoscenze e la fiducia che sa trasmettere Pioli hanno consentito a Matteo Gabbia di essere grande protagonista a Zagabria e di sentirsi all’altezza dei compagni. Prima era capitato a Kalulu e Tomori. Senza grande disponibilità di spesa, Pioli ha fatto crescere chi aveva in casa, ha spianato le gerarchie e i confinitra titolari e riserve e creato un solo, ampio Milan. Democratico,forte, vincente e sempre più internazionale.
Servono 2 campioni almeno per giocarsi la champions.
In europa gli 1vs1 non ci vedono dominanti ad alti livelli.
 

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Gioco dominante: la prima pietra posata da Stefano Pioli nell’ottobre 2019 è la più importante, quella che indirizza la storia successiva: il gioco. Prende una squadra avvilita che in 7 giornate ha accumulato 10 punti di distacco dalla Juve e si trova all’11° posto. Come fare a ridarle fiducia e morale? Insegnandole un gioco che la faccia sentire padrona del campo e del pallone. Alla prima, in casa, Pioli fa 2-2 col Lecce, una mezza stecca, segna Piatek, a centrocampo ci sono Biglia e Paquetà, Leao fa il centravanti. La strada è lunga, ma nel 4-3-3 di riferimento, Theo Hernandez resta già costantemente alto, l’impostazione è a 3, la ricerca di superiorità attorno al pallone è costante. La strada è tracciata, il solco è quello sacchiano: annullare la distinzione casa-trasferta, cercare sempre e ovunque il dominio del gioco e la porta avversaria. Se il Milan di Pioli, dopo gli impacci iniziali in Europa, sta diventando una squadra sempre più internazionale, è grazie a questa educazione, compresi gli incidenti di percorso. Nella stagione scorsa, andò a giocarsela ad Anfield a viso aperto. Dopo l’autogol di Tomori rischiò un brutto naufragio, la sfangò con una sconfitta minima (3-2), ma quella sofferenza e quella prova di coraggio servirono per crescere. Così il Maksimir di Zagabria è sembrato innocuo come il cortile di casa. Per come è stato educato, il Milan è incapace di concepire una partita epica come quella dell’Inter a San Siro con il Barcellona: linee chiuse, basse e ripartenze. Non può programmare di gestire il pari contro il Salisburgo. Deve sempre giocarsela per vincere. Anche contro i migliori. Può sembrare un limite, invece è la sua forza.

Intensità atletica: non si può pretendere un gioco dominante e una squadra che non si ferma neppure dopo avere segnato 4 gol, senza avere un’ottima condizione atletica e l’abitudine a tenere ritmi alti dal primo all’ultimo minuto. In un parola sola: intensità. Una parola che spunta ogni volta che incrociamo una squadra straniera, puntuale come le stagioni che non ci sono più nelle chiacchiere in ascensore. «Eh, all’estero hanno più intensità...». Il Milan ce l’ha. È una delle squadre che recupera più palloni in fase offensiva; una delle pochissime della SerieA che mostra un pressing organizzato. Come il Napoli, l’Inter, la Lazio... La Juve non sa farlo, la Roma neppure. L’intensità e la ferocia da pressing dei rossoneri ha un volto iconico: quello di Sandro Tonali, anima e colonna tattica della squadra. Ma anche Bennacer, al suo fianco, non è da meno quanto a continuità e intensità d’azione. L’età media bassa aiuta fisiologicamente l’intensità del gioco, perché i giovani, per costituzione, hanno motivazioni più calde e tanta fame difuturo. Detto di un Milan aggressivo e continuo, può sembrare paradossale che sia 16° su 20 squadre nei km percorsi. Non lo è. Più recuperi palla vicino alla porta, meno campo hai da risalire. Il Milan non corre tanto perché corre bene e occupa bene gli spazi. L’intensità è il passaporto necessario per espatriare. All’estero non è una scelta, è legge. Il Milan se n’è accorto nel doppio incrocio con il Chelsea, a prescindere dagli errori arbitrali di cui è stato vittima. I rossoneri, in questo campo, hanno notevoli margini di crescita. Pioli ci sta lavorando, come dimostra anche Leao che durante la partita si prende molto meno pause caffè che in precedenza.

Mentalità offensiva: ll gioco ha fatto crescere i giocatori e portato risultati, i risultati hanno portato autostima e fiducia, anche grazie al magistero carismatico di Zlatan Ibrahimovic, fondamentale nella prima fase della ricostruzione. Si è formata così la mentalità vincente che ha portato allo scudetto. Per arrivarci, Pioli ha dovuto smarcarsi dalla nostra tradizione calcistica, fatta di difesa, contropiede e speculazione. Anche in questo caso è stato prezioso il riferimento del patriarca di casa, Arrigo Sacchi, che si chiede sempre: «Perché un pugile, quando manda al tappeto l’avversario, lo carica di nuovo alla ricerca del k.o., mentre una squadra di calcio italiana, dopo aver segnato un gol, scappa e si rifugia all’angolo?» Il Milan di Sacchi arrivò a farne 5 al Real Madrid e 4 alla Steaua Bucarest. Il Milan di Pioli, dopo il quarto gol di Zagabria, ha sfiorato a ripetizione il quinto. È anche grazie a questa mentalità che è diventato sempre più europeo, perché all’estero funziona così. In questa stagione il Manchester City per 8 volte ha segnato 4 o più gol, il Bayern Monaco 9. Nessuno si ferma, nessuno specula, la partita viene considerata la celebrazione ininterrotta della propria idea di calcio e della propria forza. Non è un caso che il Napoli dal gioco e dal gol facile si sia qualificato agli ottavi in anticipo, mentre la Juve del corto muso e del risultato sovrano è già fuori, pur avendo valori individuali non inferiori. Mentalità vincente significa anche considerarsi più forti dell’emergenza. Pioli ci ha convissuto a lungo, senza lamentele e senza alibi. Si è fidato dei presenti, più che rimpiangere gli assenti. E anche le alternative sono cresciute in confidenza

Giovani e rincalzi: per sostenere pressing, intensità e gioco offensivo per tutta la durata del match, sono necessarie valide alternative in panca.In una stagione sfiancante di partite ravvicinate, le rotazioni possono fare la differenza. La rosa del Milan non è profonda come quella del Napoli o delReal Madrid, ma Pioli compensa con quella che è probabilmente la sua qualità più preziosa: migliorare i giocatori, far crescere i giovani e dar loro fiducia e autostima. Nel cuore del lockdown, iltecnico rossonero prometteva: «Tirerò fuoritutti i gol e gli assist che ha nei piediCalhanoglu». Fatto. All’inizio della stagione 2021-22, annunciò la maturazione di Tonali e Leao.Così è stato. L’estate scorsa avvisò: «Sarà l’anno di Bennacer». Sta avvenendo. Tre profezie e il quarto mistero di Milanello: Charles De Ketelaere. Martedì Pioli ha provato a lanciarlo di nuovo e, quando è uscito, avvilito da un’altra prestazione deludente, lo ha medicato subito con parole a caldo.C’è da giurare che troverà la chiave per sbloccarlo. Senza regalargli nulla: se Diaz merita, gioca. Per questo il gruppo stima e segue il mister «on fire». Le quattro punte schierate a Zagabria in una partita delicata sono state un messaggio di coraggio raccolto dalla squadra. Le conoscenze e la fiducia che sa trasmettere Pioli hanno consentito a Matteo Gabbia di essere grande protagonista a Zagabria e di sentirsi all’altezza dei compagni. Prima era capitato a Kalulu e Tomori. Senza grande disponibilità di spesa, Pioli ha fatto crescere chi aveva in casa, ha spianato le gerarchie e i confinitra titolari e riserve e creato un solo, ampio Milan. Democratico,forte, vincente e sempre più internazionale.

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Come riportato dalla GDS in edicola, Pioli l'europeo ha costruito il suo Milan da Champions con diverse mosse.

Gioco dominante: la prima pietra posata da Stefano Pioli nell’ottobre 2019 è la più importante, quella che indirizza la storia successiva: il gioco. Prende una squadra avvilita che in 7 giornate ha accumulato 10 punti di distacco dalla Juve e si trova all’11° posto. Come fare a ridarle fiducia e morale? Insegnandole un gioco che la faccia sentire padrona del campo e del pallone. Alla prima, in casa, Pioli fa 2-2 col Lecce, una mezza stecca, segna Piatek, a centrocampo ci sono Biglia e Paquetà, Leao fa il centravanti. La strada è lunga, ma nel 4-3-3 di riferimento, Theo Hernandez resta già costantemente alto, l’impostazione è a 3, la ricerca di superiorità attorno al pallone è costante. La strada è tracciata, il solco è quello sacchiano: annullare la distinzione casa-trasferta, cercare sempre e ovunque il dominio del gioco e la porta avversaria. Se il Milan di Pioli, dopo gli impacci iniziali in Europa, sta diventando una squadra sempre più internazionale, è grazie a questa educazione, compresi gli incidenti di percorso. Nella stagione scorsa, andò a giocarsela ad Anfield a viso aperto. Dopo l’autogol di Tomori rischiò un brutto naufragio, la sfangò con una sconfitta minima (3-2), ma quella sofferenza e quella prova di coraggio servirono per crescere. Così il Maksimir di Zagabria è sembrato innocuo come il cortile di casa. Per come è stato educato, il Milan è incapace di concepire una partita epica come quella dell’Inter a San Siro con il Barcellona: linee chiuse, basse e ripartenze. Non può programmare di gestire il pari contro il Salisburgo. Deve sempre giocarsela per vincere. Anche contro i migliori. Può sembrare un limite, invece è la sua forza.

Intensità atletica: non si può pretendere un gioco dominante e una squadra che non si ferma neppure dopo avere segnato 4 gol, senza avere un’ottima condizione atletica e l’abitudine a tenere ritmi alti dal primo all’ultimo minuto. In un parola sola: intensità. Una parola che spunta ogni volta che incrociamo una squadra straniera, puntuale come le stagioni che non ci sono più nelle chiacchiere in ascensore. «Eh, all’estero hanno più intensità...». Il Milan ce l’ha. È una delle squadre che recupera più palloni in fase offensiva; una delle pochissime della SerieA che mostra un pressing organizzato. Come il Napoli, l’Inter, la Lazio... La Juve non sa farlo, la Roma neppure. L’intensità e la ferocia da pressing dei rossoneri ha un volto iconico: quello di Sandro Tonali, anima e colonna tattica della squadra. Ma anche Bennacer, al suo fianco, non è da meno quanto a continuità e intensità d’azione. L’età media bassa aiuta fisiologicamente l’intensità del gioco, perché i giovani, per costituzione, hanno motivazioni più calde e tanta fame difuturo. Detto di un Milan aggressivo e continuo, può sembrare paradossale che sia 16° su 20 squadre nei km percorsi. Non lo è. Più recuperi palla vicino alla porta, meno campo hai da risalire. Il Milan non corre tanto perché corre bene e occupa bene gli spazi. L’intensità è il passaporto necessario per espatriare. All’estero non è una scelta, è legge. Il Milan se n’è accorto nel doppio incrocio con il Chelsea, a prescindere dagli errori arbitrali di cui è stato vittima. I rossoneri, in questo campo, hanno notevoli margini di crescita. Pioli ci sta lavorando, come dimostra anche Leao che durante la partita si prende molto meno pause caffè che in precedenza.

Mentalità offensiva: ll gioco ha fatto crescere i giocatori e portato risultati, i risultati hanno portato autostima e fiducia, anche grazie al magistero carismatico di Zlatan Ibrahimovic, fondamentale nella prima fase della ricostruzione. Si è formata così la mentalità vincente che ha portato allo scudetto. Per arrivarci, Pioli ha dovuto smarcarsi dalla nostra tradizione calcistica, fatta di difesa, contropiede e speculazione. Anche in questo caso è stato prezioso il riferimento del patriarca di casa, Arrigo Sacchi, che si chiede sempre: «Perché un pugile, quando manda al tappeto l’avversario, lo carica di nuovo alla ricerca del k.o., mentre una squadra di calcio italiana, dopo aver segnato un gol, scappa e si rifugia all’angolo?» Il Milan di Sacchi arrivò a farne 5 al Real Madrid e 4 alla Steaua Bucarest. Il Milan di Pioli, dopo il quarto gol di Zagabria, ha sfiorato a ripetizione il quinto. È anche grazie a questa mentalità che è diventato sempre più europeo, perché all’estero funziona così. In questa stagione il Manchester City per 8 volte ha segnato 4 o più gol, il Bayern Monaco 9. Nessuno si ferma, nessuno specula, la partita viene considerata la celebrazione ininterrotta della propria idea di calcio e della propria forza. Non è un caso che il Napoli dal gioco e dal gol facile si sia qualificato agli ottavi in anticipo, mentre la Juve del corto muso e del risultato sovrano è già fuori, pur avendo valori individuali non inferiori. Mentalità vincente significa anche considerarsi più forti dell’emergenza. Pioli ci ha convissuto a lungo, senza lamentele e senza alibi. Si è fidato dei presenti, più che rimpiangere gli assenti. E anche le alternative sono cresciute in confidenza

Giovani e rincalzi: per sostenere pressing, intensità e gioco offensivo per tutta la durata del match, sono necessarie valide alternative in panca.In una stagione sfiancante di partite ravvicinate, le rotazioni possono fare la differenza. La rosa del Milan non è profonda come quella del Napoli o delReal Madrid, ma Pioli compensa con quella che è probabilmente la sua qualità più preziosa: migliorare i giocatori, far crescere i giovani e dar loro fiducia e autostima. Nel cuore del lockdown, iltecnico rossonero prometteva: «Tirerò fuoritutti i gol e gli assist che ha nei piediCalhanoglu». Fatto. All’inizio della stagione 2021-22, annunciò la maturazione di Tonali e Leao.Così è stato. L’estate scorsa avvisò: «Sarà l’anno di Bennacer». Sta avvenendo. Tre profezie e il quarto mistero di Milanello: Charles De Ketelaere. Martedì Pioli ha provato a lanciarlo di nuovo e, quando è uscito, avvilito da un’altra prestazione deludente, lo ha medicato subito con parole a caldo.C’è da giurare che troverà la chiave per sbloccarlo. Senza regalargli nulla: se Diaz merita, gioca. Per questo il gruppo stima e segue il mister «on fire». Le quattro punte schierate a Zagabria in una partita delicata sono state un messaggio di coraggio raccolto dalla squadra. Le conoscenze e la fiducia che sa trasmettere Pioli hanno consentito a Matteo Gabbia di essere grande protagonista a Zagabria e di sentirsi all’altezza dei compagni. Prima era capitato a Kalulu e Tomori. Senza grande disponibilità di spesa, Pioli ha fatto crescere chi aveva in casa, ha spianato le gerarchie e i confinitra titolari e riserve e creato un solo, ampio Milan. Democratico,forte, vincente e sempre più internazionale.
Il nostro gioco e moderno perché prettamente verticale, sono finiti per fortuna il tiki-taka con seguaci al seguito oggi scomparsi quasi del tutto tranne a Barcellona e vediamo che fine stia facendo.

Il nostro baricentro può stare alto perché c'è ancora la fissa del giocare da dietro e di continuare a giocare al indietro con il portiere, rendendoli praticamente agredibili. Ma oggi sempre più le squadre su pressione alta si lanciano lungo a scavalcare, lo facciamo anche noi.
 

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