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Il solito Marco Parolo alla GDS in edicola su Pioli
"Il Milan ha un altro Benjamin Button oltre a Ibra? Assolutamente sì. Pioli invecchia alla grande, anzi sembra un personaggio da film, da quando è al Milan il tempo non passa più".
Lo trova cambiato rispetto all’allenatore con cui ha lavorato a Roma?
«Molto. Oggi è un tecnico nel pieno della maturità, sotto ogni aspetto, dalle idee di gioco alla gestione del gruppo. Credo che dopo l’esperienza all’Inter sia cresciuto tantissimo, ha fatto tesoro degli errori commessi e ha affinato il lavoro. È arrivato al Milan con la voglia di diventare un grande allenatore e sta dimostrando di esserlo. Il confronto con una leggenda come Maldini e l’asse con Ibra lo hanno aiutato, ma questo adesso è il Milan di Pioli, il leader assoluto è lui"
I giocatori cantano “Pioli is on fire”. Guidare un gruppo così giovane aiuta a diventare rock?
«La capacità di legare con la squadra l’ha sempre avuta, anche quando era alla Lazio. Cercava il confronto, sapeva come motivar- ci. Quando lo vedo riunito in cerchio con la squadra dopo una partita rivedo il “mio” Pioli: ricordo un discorso straordinario dopo la finale di Coppa Italia persa nel 2015, quelle parole ci spinsero per il gran finale con il Napoli che ci portò in Champions. Calarsi nella realtà particolare del Milan, con tanti giovani in rosa, gli ha fatto bene: è come un padre che “gioca” con i figli. Impara la loro lingua, si sintonizza con il loro modo di vedere e di vivere le cose, ovviamente sempre nel rispetto dei ruoli. Lui e il Milan sono una cosa sola».
La corsa sotto la curva dopo il 2-1 all’Inter ha esaltato i tifosi.
«Però non devono stupirsi troppo, perché che Pioli abbia uno spirito giovanile è fuori di dubbio, ma non scherza nemmeno quanto a tenuta fisica... Ama e pratica tantissimi sport».
Lo vede al Milan a lungo? «Nel calcio alla fine dipende quasi sempre tutto dai risultati. Pioli ha riportato in alto un grande club senza avere l’obbligo di vincere, ma presto l’asticella si alzerà, inevitabilmente. Sarà uno stimolo per crescere ancora»
"Il Milan ha un altro Benjamin Button oltre a Ibra? Assolutamente sì. Pioli invecchia alla grande, anzi sembra un personaggio da film, da quando è al Milan il tempo non passa più".
Lo trova cambiato rispetto all’allenatore con cui ha lavorato a Roma?
«Molto. Oggi è un tecnico nel pieno della maturità, sotto ogni aspetto, dalle idee di gioco alla gestione del gruppo. Credo che dopo l’esperienza all’Inter sia cresciuto tantissimo, ha fatto tesoro degli errori commessi e ha affinato il lavoro. È arrivato al Milan con la voglia di diventare un grande allenatore e sta dimostrando di esserlo. Il confronto con una leggenda come Maldini e l’asse con Ibra lo hanno aiutato, ma questo adesso è il Milan di Pioli, il leader assoluto è lui"
I giocatori cantano “Pioli is on fire”. Guidare un gruppo così giovane aiuta a diventare rock?
«La capacità di legare con la squadra l’ha sempre avuta, anche quando era alla Lazio. Cercava il confronto, sapeva come motivar- ci. Quando lo vedo riunito in cerchio con la squadra dopo una partita rivedo il “mio” Pioli: ricordo un discorso straordinario dopo la finale di Coppa Italia persa nel 2015, quelle parole ci spinsero per il gran finale con il Napoli che ci portò in Champions. Calarsi nella realtà particolare del Milan, con tanti giovani in rosa, gli ha fatto bene: è come un padre che “gioca” con i figli. Impara la loro lingua, si sintonizza con il loro modo di vedere e di vivere le cose, ovviamente sempre nel rispetto dei ruoli. Lui e il Milan sono una cosa sola».
La corsa sotto la curva dopo il 2-1 all’Inter ha esaltato i tifosi.
«Però non devono stupirsi troppo, perché che Pioli abbia uno spirito giovanile è fuori di dubbio, ma non scherza nemmeno quanto a tenuta fisica... Ama e pratica tantissimi sport».
Lo vede al Milan a lungo? «Nel calcio alla fine dipende quasi sempre tutto dai risultati. Pioli ha riportato in alto un grande club senza avere l’obbligo di vincere, ma presto l’asticella si alzerà, inevitabilmente. Sarà uno stimolo per crescere ancora»