E' proprio così: il Milan è controllato dalla Rossoneri Sport Investment Lux. Il Milan non si vende senza il voto favorevole dei 2 amministratori di Classe B = Elliott, come emerge chiaramente dallo statuto della società lussemburghese (avvocatodeldiavoloblog.wordpress.com/2017/04/26/rossoneri-investment-e-rossoneri-champion-ecco-in-esclusiva-le-ultime-modifiche-e-i-poteri-del-board/)
Ciò vuol dire che Mr Li non è libero di preferire Commisso ai Ricketts, o viceversa. L'attuale proprietario deve condividere questa scelta con Elliott che, avendo inserito dei suoi uomini nel CDA della controllante, può porre il veto alle preferenze di Mr Li.
La garanzia del Milan, fin dall'inizio, è sempre stata Singer: i suoi interessi coincidono con i nostri. Ecco perché la preferenza di Elliott verso Commisso è fondamentale. Mr Li può fare un po' di rumore, cambiare advisor sperando di spuntare condizioni migliori: ma capitolerà.
Senza il rifinanziamento (non se ne parla manco più) deve soltanto scegliere se capitolare subito alle condizioni di Elliott/Commisso, oppure tra un mese con un acquirente che offra condizioni peggiori (Ricketts 100%?), oppure in un Tribunale, rischiando di perdere ancora di più.
Elliott può aspettare ottobre perché ci sono gli interessi che lo ricompensano... Mr Li invece no, perché più si va avanti e più rischia di rimetterci ricevendo offerte peggiorative. Quindi è il cinese che deve sbrigarsi e aderire al socio gradito da Elliott.
L'interesse di Singer è riavere i suoi soldi nel modo più rapido e sbrigativo possibile. Quindi non andando in Tribunale (extrema ratio) ma spalleggiando l'offerta di un acquirente per il quale la stessa Elliott DEVE dare il suo gradimento con i suoi 2 amministratori.
Elliott da ora in poi in questa vicenda agirà non come creditore, ma come azionista d'oro, golden shareholder, delle due società che controllano a cascata il Milan, Rossoneri Champion Investment Luxembourg (la società che ha formalmente contratto il finanziamento di 180 milioni, oltre interessi, con la controllata di Elliott/Blue Skye, Project RedBlack), che controlla al 100 per cento Rossoneri Sport Investment Luxembourg, che controlla il 99,93 del cento il Milan. Gli statuti delle due società, in tema di disciplina delle assemblee delle società e diritti di voto in esse, riportati per estratto dal nostro Il Re dell'Est nel suo blog, sono chiarissimi, e sono, parola per parola, un pugno nello stomaco di Yonghong Li circa le sue prerogative in esse: benché egli sia l'azionista di controllo, ed abbia la maggioranza dei componenti dei relativi cda di propria cooptazione, non può adottare delibere su argomenti sensibili agli interessi dell'azionista d'oro, Project Redblack, senza il voto unanime dei consiglieri di nomina di quest'ultimo. In particolare, questo azionista può porre il veto su delibere della assemblea dei soci che siano contrarie ai suoi interessi, impedendone l'approvazione. In pratica, Elliott può provocare, come azionista privilegiato, la paralisi totale della operatività di queste società, che non possono funzionare senza il suo assenso su qualunque argomento. Commisso ha, come sappiamo, formulato una proposta di acquisizione del controllo del club che prevede la estinzione totale delle ragioni di credito di Elliott, tramite rimborso del capitale e pagamento degli interessi. Una proposta evidentemente satisfattiva per intero delle ragioni del fondo. Questa proposta, ancora oggetto di negoziazione tra Li e Commisso, dovrà essere portata all'esame della assemblea della proprietaria del Milan, la Rossoneri Sport, che, da quanto riportato da Festa, sarebbe in programma la prossima settimana. Ove l'azionista Li proponesse di respingerla, Elliott potrebbe esercitare il veto su una delibera in termini, proponendo al cda di riesaminarla per la sua approvazione, pena la revoca degli amministratori. Uno di essi, di nomina cinese, è stato già revocato in entrambe le società nella scorsa settimana, con un atto in cui non si fatica a intravvedere la mano di Elliott. A Li non resta molto margine per uscire fuori da questa situazione in cui lo stringe Elliott, se non rifinanziare tutto il debito, estromettendo Elliott, o estinguere esso entro ottobre con mezzi propri. Una offerta, per capirci, che prevedesse un miliardo di euro per Li, senza impegni dell'acquirente sulla posizione Elliott, in queste premesse, sarebbe oggetto di veto nelle assemblee da parte di Elliott, perché non confacente ai propri interessi. Commisso è consapevole di tutto questo, sa che la sua offerta, che è in concreto una offerta non a Li, ma appunto a Elliott, al socio d'oro Elliott, è gradita da quest'ultimo, e non farà concessioni, oltre quella di una posizione di minoranza importante a Li, ed oltre ai diritti su Milan China. Elliott ha incaprettato Li: in basso, con il pegno sulle azioni del club, per impedire a questi di vendere le azioni e di fuggire via, sottraendo l'unico valore attivo della holding che fa capo alla società di Tortola; in alto, disseminando di golden shares tutta la dorsale delle controllanti il Milan, vere e proprie trappole alla libertà imprenditoriale di Li, che nulla può fare senza che Elliott non voglia, specie quando vengono toccati gli interessi del fondo quale creditore. Li può rifiutare Commisso, e la sua proposta sarebbe bocciata nelle due controllanti; può versare quei 32, ma perderebbe quel denaro, ché sono soldi dovuti ad Elliott, che qualunque offerente, consapevole di quanto sopra, pagandoli direttamente ad Elliott, semplicemente sconterebbe dal prezzo offerto a Li, che sarebbe ulteriormente ridotto; non può attendersi, ove mai follemente decidesse di versare quei 32, offerte migliori di quella ricevuta da Commisso, ché chiunque, nella medesima consapevolezza di quest'ultimo, formulerebbe proposte satisfattive delle ragioni di Elliott, a condizioni financo peggiori per Li, ad esempio, una offerta, quale quella da taluni paventata come riferibile ai Ricketts, avente la medesima composizione, forse anche gli stessi importi, ma per l'intero pacchetto azionario in mano a Li: una Caporetto, insomma, per lui. Conviene dunque a Mr. Li negoziare con Commisso l'ultima chance di avere un ritorno accettabile, in conto futuro, da questa avventura imprenditoriale, accettando la sua offerta; diversamente, il socio privilegiato Elliott nelle controllanti il club eserciterà le sue prerogative. Una soluzione non traumatica per Li, che con la cessione della sua minoranza in futuro, magari a seguito di collocamento in borsa titoli, potrà recuperare dal sovrapprezzo, ed avere una veduta di business con i diritti di Milan China; una soluzione soddisfacente per Elliott, che rientra pienamente dei propri crediti, capitale ed interessi; una soluzione ideale per il Milan, che si libera totalmente, caso unico nel panorama calcistico professionistico internazionale, da debiti consolidati, azzerando la propria posizione finanziaria netta, e lanciandosi in nuovo sviluppo con una nuova proprietà. Che la ragione accompagni tutti, per il bene del club, vittima innocente di troppi abusi.
