Ultime news dal Corriere della Sera in edicola oggi, lunedì 25 giugno 2018, sul futuro del Milan. Rocco Commisso mantiene sempre un certo margine di vantaggio sui Ricketts, che comunque sono ancora in corsa. Sullo sfondo resta Stephen Ross, anche se quest'ultimo non ha formulato un'offerta vera per il club rossonero.
Una cosa è certa: sia Commisso che i Ricketts vogliono subito la maggioranza del Milan. Commisso vorrebbe addirittura il 100% del club rossonero, da subito.
Elliott attende. Se qualcuno non verserà i 32 milioni, Singer prenderà il Milan. A quel punto chi vorrà acquistare il Milan dovrà trattare con il fondo, ma si andrebbe per le lunghissime considerato che si finirebbe in tribunale in Lussemburgo.
Chi segue la vicenda scommette che una delle due offerte, di Commisso o di Ricketts, andrà a segno. E si potrebbe chiudere già prima del fine settimana.
Oggi la sentenza della Uefa (se ne parla nel topic specifico): l'esclusione dall'Europa abbasserebbe ancora il valore economico del club.
Carlo Festa:"Credo che il Milan finirà ad Elliott. Commisso vorrebbe soltanto rimborsare il debito (180 milioni) più altri 150 milioni su Milan lasciando a Yonghong Li il 30% ma a bocca asciutta. Non so se andrà a buon fine".
Sempre Carlo Festa: il Milan è un club che fa gola a molti, non solo ai soliti Ricketts e Commisso. Ma può interessare al giusto prezzo d'acquisto. Alla supervalutazione di Yonghong Li non se ne fa nulla. Il club rossonero passerà ad Elliott che a sua volta lo rivenderà. A preoccupare è l'eventuale stangata da parte dell'Uefa. Il problema però è il prezzo fatto da Berlusconi un anno fa. Ora è tutto più complicato.
Lo scenario descritto dal Corriere della Sera è, come sappiamo, quello reale, ed introduce un elemento, speriamo eventuale, di incertezza in questa vicenda. L'eventuale violazione degli accordi tra il club ed Elliott/Blue Skye, presi all'atto del differimento della scadenza a giugno 2019 di una quota, pari a 15 milioni di euro, del prestito obbligazionario di 55 milioni di euro acceso dal Milan nel maggio 2017, ed inizialmente con scadenza ottobre 2018, almeno nei termini descritti da Reuters, ovvero nel senso del mancato rimborso, entro un certo termine, di una quota di quel bond a Elliott, pari all'importo di un aumento di capitale non versato dall'azionista opzionante, ed ulteriormente finanziato da Elliott stesso (ovvero, come sappiamo, 32 milioni di euro), comporterebbe la risoluzione immediata di quel prestito obbligazionario, con il diritto di Elliott di agire per il recupero del suo credito, con la escussione dei pegni a garanzia sulle azioni e su altri attivi del patrimonio, e l'avvio di una esecuzione in un Tribunale, sul Corriere si legge Lussemburgo, ma dovrebbe essere in Italia, Milano, luogo di emissione delle azioni impegnate. L'esecuzione ha tempi processuali ineliminabili ed incomprimibili: pignoramento, atti istruttori iniziali con termini di legge, nomina di un perito stimatore, stima dei beni pignorati, ordinanza di vendita dei beni al prezzo di stima, vendita, aggiudicazione provvisoria, versamento del saldo prezzo, aggiudicazione definitiva. Procedure che, nella sommatoria dei termini di legge indicati nella procedura, ed ipotizzati quelli ordinari di un Tribunale civile (non conosciamo quelli del Lussemburgo, ma non ci sono ignoti quelli italiani) per il compimento in concreto di queste attività, stimano in diciotto, ventiquattro mesi almeno, i tempi occorrenti all'esaurimento della procedura, ad essere veramente molto ottimisti. Quella del 'Milan che passa ad Elliott', di cui si legge ormai da mesi, è una favoletta per i bambini, che i bambini si sono stancati di leggere, perché nel frattempo sono diventati adulti, facendo i conti con la molto diversa realtà delle norme, e delle procedure. Ritornando al tema: potrebbe un club di calcio convivere con la realtà di diciotto, ventiquattro mesi almeno, di incertezza ed instabilità sulla proprietà delle azioni del club, sino all'esaurimento della procedura esecutiva di cui si è parlato? Non si tratta di insolvenza, qui, i crediti di Elliott sono garantiti da un patrimonio del club che vale oltre il doppio di essi, ma di stabilità di assetto societario: in pendenza di quei termini processuali, per essere concreti, di chi è il Milan? A chi rispondono gli amministratori per il loro operato? Chi finanzia il club per la gestione ordinaria, se l'azionista non può fare aumenti di capitale, non avendo la titolarità delle azioni con cui semplicemente indire una assemblea per disporre quegli aumenti? Si nominerà un amministratore giudiziario, che metterà in liquidazione il patrimonio per pagare i debiti di gestione corrente, o ridurrà il capitale sociale per abbatterli, ma fino ad un limite che imporrà comunque la liquidazione? Sono queste le domande che occorrerebbe porsi, e che forse si è posta la Uefa allorché ha valutato l'ipotesi del mancato rifinanziamento del debito della controllante, che grava sul Milan. Accelerare la transizione societaria, in mancanza di rifinanziamento, è allora l'unica soluzione prima del vuoto di una procedura esecutiva dai tempi indefiniti, con le ricadute sul piano societario, negative. Il tempo delle chiacchiere, e delle favolette consolatorie di Elliott, che non è futuro proprietario assennato, ma solo un creditore che pignora il Milan, come suo sacrosanto diritto, è finito.
