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Milano Finanza: nell’ultimo biennio diverse società di Serie A abbiano rivalutato il marchio sfruttando l’opportunità concessa dal legislatore italiano di farlo a condizioni contabili (18 anni di ammortamento) e fiscali (imposta del 3%) molto vantaggiose.
L’ultimo in ordine temporale a percorrere questa strada è stato il Milan, che ha rivalutato il brand per 174 milioni di euro (l’Inter lo ha fissato a 218, il Napoli a 75), sulla base di una stima effettuata da un advisor indipendente.
Massimo De Buglio, partner di WePartner:"La rivalutazione del marchio aumenta il patrimonio netto del club nel settore sportivo, peraltro, i criteri tradizionali di valutazione delle aziende, basati sui flussi di cassa prospettici e sui multipli di società comparabili, sono difficilmente applicabili e quindi il patrimonio netto espresso a valori di mercato è tra gli elementi valutati nel caso della cessione di un club Il primo approccio, legato al costo concretamente sostenuto per la creazione di un brand, non è solitamente applicabile alle squadre di calcio la cui fondazione risale talvolta a più di un secolo fa. Il secondo metodo è basato sul flusso di reddito prospettico che il marchio è in grado di generare e trova significativa applicazione nel calcio. Il terzo approccio è basato sui multipli di mercato di marchi comparabili e, dopo le operazioni di compravendita e le rivalutazioni effettuate da diversi club italiani, potrebbe trovare anch’esso applicazione, sebbene con significatività più limitata".
L’ultimo in ordine temporale a percorrere questa strada è stato il Milan, che ha rivalutato il brand per 174 milioni di euro (l’Inter lo ha fissato a 218, il Napoli a 75), sulla base di una stima effettuata da un advisor indipendente.
Massimo De Buglio, partner di WePartner:"La rivalutazione del marchio aumenta il patrimonio netto del club nel settore sportivo, peraltro, i criteri tradizionali di valutazione delle aziende, basati sui flussi di cassa prospettici e sui multipli di società comparabili, sono difficilmente applicabili e quindi il patrimonio netto espresso a valori di mercato è tra gli elementi valutati nel caso della cessione di un club Il primo approccio, legato al costo concretamente sostenuto per la creazione di un brand, non è solitamente applicabile alle squadre di calcio la cui fondazione risale talvolta a più di un secolo fa. Il secondo metodo è basato sul flusso di reddito prospettico che il marchio è in grado di generare e trova significativa applicazione nel calcio. Il terzo approccio è basato sui multipli di mercato di marchi comparabili e, dopo le operazioni di compravendita e le rivalutazioni effettuate da diversi club italiani, potrebbe trovare anch’esso applicazione, sebbene con significatività più limitata".
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