Maldini: passo indietro e no lieto fine stipendio. Annuncio oggi o dopo CDA?

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Riguardate il video.
Paolo ha usato “programmare un Milan VINCENTE” “molto felice” “siamo indietro ma in tempo e recupereremo”.

sono tutte frasi non dovute. Poteva dire “è fatta” e basta. Poi vero che sembrava provato, ma penso più per stanchezza nella negoziazione delle ultime ore più che per la non felicità. Altrimenti non avrebbe detto “giuro che non lo sembro ma lo sono”.
maldini non mente, mai.

quindi non avrà ottenuto tutto, ma ha ottenuto “abbastanza” per ritenersi soddisfatto e questo mi basta.

forza milan!
Si è vero.
Come ho scritto nei giorni scorsi nessuno si poteva permettere di separarsi. Eliott/RedBird avrebbero fatto una figura barbina e Maldini sarebbe andato in pensione con qualche anno di anticipo.
Ma Maldini a livello di comunicazione deve crescere, fa veramente fatica.
 

darden

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Ti sembrava veramente felice? Eddai eh.

La situazione è tesa anche se ha firmato. Situazione imbarazzante
A me sembrava stanco dopo 12 ore in sede a leggere i contratti, poi l'ha detto anche lui non si vede ma sono felice. Ci sono persone per cui è difficile esprimere con la mimica facciale la propria felicità perchè di indole molto serie.

Maldini è uno di queste sorride quando vince o quando è in posa, per il resto le sue facce sono sempre un mix tra serietà e arrabiatura
 

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Come riportato dalla GDS in edicola, la firma di Maldini è stata molto complessa, arrivata dopo giorni di interventi legali, obiezioni, precisazioni. Il grande tema al centro del dibattito è sempre stata l’autonomia, la fiducia totale chiesta da Maldini. Il mondo milanista ha sempre tifato per la firma e sì, anche questo può avere avuto un peso. La volontà di rinnovare c’è sempre stata, da entrambe le parti, ma i presupposti di partenza erano molto diversi. Maldini ha fatto un passo indietro su alcuni punti e sì, la voglia di difendere lo scudetto con la stessa “squadra”del 2021-22 ha prevalso. Per questo, la felicità del 30 giugno apre le porte al lavoro del primo luglio. L'annuncio arriverà oggi.

CorSera: ieri sera, finalmente, la quadra su Maldini. Se la lunga fase di stallo era dovuta a una richiesta di maggiore autonomia da parte di Maldini, diciamo che è stata trovata una soluzione che accontenta tutti. Una cosa però è certa: Maldini dovrà comunque rispondere a un amministratore delegato, che fino a dicembre sarà Ivan Gazidis. La struttura organizzativa resta quindi immutata. E in fondo lo scudetto vinto è la prova del fatto che la strategia operativa fosse quella giusta. Lieto fine? No, fine e basta. Non si doveva arrivare così in là, di certo tutta questa attesa non ha giovato. Botman ha scelto il Newcastle, Sanches sta virando verso il Psg: non c’è controprova, ma la sensazione è che con un management pienamente operativo forse per quei due obiettivi si sarebbe potuto fare di più. L'annuncio potrebbe arrivare tra qualche giorno dopo il CDA

Anche TS sulla stessa lunghezza d'onda: le prime parole rilasciate ieri da Maldini fanno capire le difficoltà. E trapela insoddisfazione. Se sono serviti trenta giorni, o forse più, significa che sul piatto Maldini ha inserito aspetti importanti. Come la durata del contratto, sul quale si è discusso a lungo: due o tre anni? Oggi, si spera, sapremo, ma sembra che si sia arrivati al classico compromesso di due più opzione per il terzo. Maldini ha poi preteso un contratto economicamente da star e fin qui nulla di male. Ma le trattative si sono nuovamente complicate quando si è trattato di decidere ruoli e competenze. La base di partenza è che Gazidis fino a novembre (scadenza del contratto) o come minimo fino a settembre (passaggio ufficiale di proprietà) rimarrà al suo posto. E gerarchicamente non potrà non essere sopra Maldini, anche se l’ex capitano pare abbia ottenuto un po’ più di libertà sul mercato, Certe operazioni non dovranno passare necessariamente al vaglio di Gazidis, anche se grandi dettagli, sull’accordo raggiunto nella tarda serata di ieri, non sono trapelati

Repubblica: Maldini non si è impuntato tanto sull’entità del ritocco dell’ingaggio da 2 milioni lordi l’anno, quanto sulle garanzie di indipendenza. Certo, il contratto biennale con opzione per il terzo anno potrà essere rinsaldato a ottobre, quando il previsto passaggio di proprietà del club dal fondo Elliott della famiglia Singer alla società d’investimento RedBird Capital di Gerry Cardinale permetterà in teoria la promozione di Maldini a fulcro operativo. Fino ad allora la coesistenza nelle forme attuali con Gazidis, scelto da Elliott nel 2018 fino al prossimo novembre, continuerà a segnare il solco tra finanza e campo. Al budget limitato per la campagna acquisti (50 milioni) rischia di aggiungersi il “suggerimento” della sentenza Uefa, attesa anche da Inter, Juventus e Roma, sul vecchio fair-play finanziario. Quando Gazidis lascerà (guadagnando una trentina di milioni, dopo il closing da 1,2 miliardi, percentuale delle azioni ricevute all’assunzione), il suo successore dovrebbe essere nominato da Cardinale con mandato solo economico. Non a caso Maldini avrebbe chiesto invano, secondo le indiscrezioni legali, totale autonomia da ad della parte sportiva: una separazione dei poteri come ai tempi di Barbara Berlusconi e Galliani. Cardinale proverebbe ad accontentare Maldini, ma il nodo è proprio il suo potere. Viene descritto come un duro re dello show business e tuttavia è aiutato da un consistente prestito di Elliott, il cui peso azionario, sia pure in minoranza, postulerebbe un ruolo cruciale nel Cda. La scalata di RedBird viene assimilata a quella della famiglia Glazer al Manchester United nel 2005: a debito, con l’obiettivo realizzato di moltiplicare il valore del club negli anni. A Milano i moltiplicatori sarebbero i diritti tv, pane quotidiano per Cardinale con baseball, hockey su ghiaccio e Ligue 1 (Tolosa), ma soprattutto il nuovo stadio. Lunedì la presentazione della nuova stagione, con Origi in più, ma senza le suggestioni Botman, Sanches e Dybala, e con l’allenatore dei portieri Dida in meno (in Brasile per ragioni personali il candidato è Roma, a Milanello giocatore dal 2009 al 2012). Occhi puntati sul tavolo dei dirigenti: su Maldini e Gazidis.

Il Giornale: c’è la fumata rossonera. Habemus l’accordo tra Maldini ed Elliott In serata le firme. Vicenda grottesca con tutti colpevoli. Paga solo il Milan. Paolo chiedeva più libertà sul mercato. La società ha voluto evitare lo strappo ma resterà la tensione. I rapporti personali, deteriorati dall’intervista di Maldini e dal successivo braccio di ferro con Elliott per la richiesta di maggiori poteri presentata dall’ex capitano, lasceranno il segno. Probabilmente finiranno con il condizionare anche le prossime scelte sul mercato qualora Maldini e Massara dovessero pagare in qualche modo il ritardo operativo accumulato a giugno. Intendiamoci su questo punto a futura memoria: qualunque siano gli esiti di questo giugno “vietnamita”, nessuno godrà di giustificazione alcuna perché tutti i protagonisti avranno sulle spalle la rispettiva quota di colpe. L’accordo contrattuale tormentato del quale si discute da un mese può essere virtualmente considerato il risultato finale di un compromesso inevitabile tra le pesanti richieste di Maldini stesso da un lato, giudicate irricevibili dalla proprietà, e la buona volontà mostrata alla fine del braccio di ferro silenzioso da Elliott-Cardinale alfine dichiarato di evitare lo strappo oltre che la figuraccia di giungere lunedì prossimo 4 luglio, inizio solenne del raduno da campioni d’Italia, senza la presenza di Maldini e Massara al tavolo con Pioli e Gazidis





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Come riportato dalla GDS in edicola, la firma di Maldini è stata molto complessa, arrivata dopo giorni di interventi legali, obiezioni, precisazioni. Il grande tema al centro del dibattito è sempre stata l’autonomia, la fiducia totale chiesta da Maldini. Il mondo milanista ha sempre tifato per la firma e sì, anche questo può avere avuto un peso. La volontà di rinnovare c’è sempre stata, da entrambe le parti, ma i presupposti di partenza erano molto diversi. Maldini ha fatto un passo indietro su alcuni punti e sì, la voglia di difendere lo scudetto con la stessa “squadra”del 2021-22 ha prevalso. Per questo, la felicità del 30 giugno apre le porte al lavoro del primo luglio. L'annuncio arriverà oggi.

CorSera: ieri sera, finalmente, la quadra su Maldini. Se la lunga fase di stallo era dovuta a una richiesta di maggiore autonomia da parte di Maldini, diciamo che è stata trovata una soluzione che accontenta tutti. Una cosa però è certa: Maldini dovrà comunque rispondere a un amministratore delegato, che fino a dicembre sarà Ivan Gazidis. La struttura organizzativa resta quindi immutata. E in fondo lo scudetto vinto è la prova del fatto che la strategia operativa fosse quella giusta. Lieto fine? No, fine e basta. Non si doveva arrivare così in là, di certo tutta questa attesa non ha giovato. Botman ha scelto il Newcastle, Sanches sta virando verso il Psg: non c’è controprova, ma la sensazione è che con un management pienamente operativo forse per quei due obiettivi si sarebbe potuto fare di più. L'annuncio potrebbe arrivare tra qualche giorno dopo il CDA

Anche TS sulla stessa lunghezza d'onda: le prime parole rilasciate ieri da Maldini fanno capire le difficoltà. E trapela insoddisfazione. Se sono serviti trenta giorni, o forse più, significa che sul piatto Maldini ha inserito aspetti importanti. Come la durata del contratto, sul quale si è discusso a lungo: due o tre anni? Oggi, si spera, sapremo, ma sembra che si sia arrivati al classico compromesso di due più opzione per il terzo. Maldini ha poi preteso un contratto economicamente da star e fin qui nulla di male. Ma le trattative si sono nuovamente complicate quando si è trattato di decidere ruoli e competenze. La base di partenza è che Gazidis fino a novembre (scadenza del contratto) o come minimo fino a settembre (passaggio ufficiale di proprietà) rimarrà al suo posto. E gerarchicamente non potrà non essere sopra Maldini, anche se l’ex capitano pare abbia ottenuto un po’ più di libertà sul mercato, Certe operazioni non dovranno passare necessariamente al vaglio di Gazidis, anche se grandi dettagli, sull’accordo raggiunto nella tarda serata di ieri, non sono trapelati

Repubblica: Maldini non si è impuntato tanto sull’entità del ritocco dell’ingaggio da 2 milioni lordi l’anno, quanto sulle garanzie di indipendenza. Certo, il contratto biennale con opzione per il terzo anno potrà essere rinsaldato a ottobre, quando il previsto passaggio di proprietà del club dal fondo Elliott della famiglia Singer alla società d’investimento RedBird Capital di Gerry Cardinale permetterà in teoria la promozione di Maldini a fulcro operativo. Fino ad allora la coesistenza nelle forme attuali con Gazidis, scelto da Elliott nel 2018 fino al prossimo novembre, continuerà a segnare il solco tra finanza e campo. Al budget limitato per la campagna acquisti (50 milioni) rischia di aggiungersi il “suggerimento” della sentenza Uefa, attesa anche da Inter, Juventus e Roma, sul vecchio fair-play finanziario. Quando Gazidis lascerà (guadagnando una trentina di milioni, dopo il closing da 1,2 miliardi, percentuale delle azioni ricevute all’assunzione), il suo successore dovrebbe essere nominato da Cardinale con mandato solo economico. Non a caso Maldini avrebbe chiesto invano, secondo le indiscrezioni legali, totale autonomia da ad della parte sportiva: una separazione dei poteri come ai tempi di Barbara Berlusconi e Galliani. Cardinale proverebbe ad accontentare Maldini, ma il nodo è proprio il suo potere. Viene descritto come un duro re dello show business e tuttavia è aiutato da un consistente prestito di Elliott, il cui peso azionario, sia pure in minoranza, postulerebbe un ruolo cruciale nel Cda. La scalata di RedBird viene assimilata a quella della famiglia Glazer al Manchester United nel 2005: a debito, con l’obiettivo realizzato di moltiplicare il valore del club negli anni. A Milano i moltiplicatori sarebbero i diritti tv, pane quotidiano per Cardinale con baseball, hockey su ghiaccio e Ligue 1 (Tolosa), ma soprattutto il nuovo stadio. Lunedì la presentazione della nuova stagione, con Origi in più, ma senza le suggestioni Botman, Sanches e Dybala, e con l’allenatore dei portieri Dida in meno (in Brasile per ragioni personali il candidato è Roma, a Milanello giocatore dal 2009 al 2012). Occhi puntati sul tavolo dei dirigenti: su Maldini e Gazidis.

Il Giornale: c’è la fumata rossonera. Habemus l’accordo tra Maldini ed Elliott In serata le firme. Vicenda grottesca con tutti colpevoli. Paga solo il Milan. Paolo chiedeva più libertà sul mercato. La società ha voluto evitare lo strappo ma resterà la tensione. I rapporti personali, deteriorati dall’intervista di Maldini e dal successivo braccio di ferro con Elliott per la richiesta di maggiori poteri presentata dall’ex capitano, lasceranno il segno. Probabilmente finiranno con il condizionare anche le prossime scelte sul mercato qualora Maldini e Massara dovessero pagare in qualche modo il ritardo operativo accumulato a giugno. Intendiamoci su questo punto a futura memoria: qualunque siano gli esiti di questo giugno “vietnamita”, nessuno godrà di giustificazione alcuna perché tutti i protagonisti avranno sulle spalle la rispettiva quota di colpe. L’accordo contrattuale tormentato del quale si discute da un mese può essere virtualmente considerato il risultato finale di un compromesso inevitabile tra le pesanti richieste di Maldini stesso da un lato, giudicate irricevibili dalla proprietà, e la buona volontà mostrata alla fine del braccio di ferro silenzioso da Elliott-Cardinale alfine dichiarato di evitare lo strappo oltre che la figuraccia di giungere lunedì prossimo 4 luglio, inizio solenne del raduno da campioni d’Italia, senza la presenza di Maldini e Massara al tavolo con Pioli e Gazidis





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Blu71

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Paolo ha usato “programmare un Milan VINCENTE” “molto felice” “siamo indietro ma in tempo e recupereremo”.

sono tutte frasi non dovute. Poteva dire “è fatta” e basta. Poi vero che sembrava provato, ma penso più per stanchezza nella negoziazione delle ultime ore più che per la non felicità. Altrimenti non avrebbe detto “giuro che non lo sembro ma lo sono”.
maldini non mente, mai.

quindi non avrà ottenuto tutto, ma ha ottenuto “abbastanza” per ritenersi soddisfatto e questo mi basta.

forza milan!

Cosa davvero hanno concordato lo sanno solo loro. A me tifoso bene che sia rimasto Maldini.
 

Pit96

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Come riportato dalla GDS in edicola, la firma di Maldini è stata molto complessa, arrivata dopo giorni di interventi legali, obiezioni, precisazioni. Il grande tema al centro del dibattito è sempre stata l’autonomia, la fiducia totale chiesta da Maldini. Il mondo milanista ha sempre tifato per la firma e sì, anche questo può avere avuto un peso. La volontà di rinnovare c’è sempre stata, da entrambe le parti, ma i presupposti di partenza erano molto diversi. Maldini ha fatto un passo indietro su alcuni punti e sì, la voglia di difendere lo scudetto con la stessa “squadra”del 2021-22 ha prevalso. Per questo, la felicità del 30 giugno apre le porte al lavoro del primo luglio. L'annuncio arriverà oggi.

CorSera: ieri sera, finalmente, la quadra su Maldini. Se la lunga fase di stallo era dovuta a una richiesta di maggiore autonomia da parte di Maldini, diciamo che è stata trovata una soluzione che accontenta tutti. Una cosa però è certa: Maldini dovrà comunque rispondere a un amministratore delegato, che fino a dicembre sarà Ivan Gazidis. La struttura organizzativa resta quindi immutata. E in fondo lo scudetto vinto è la prova del fatto che la strategia operativa fosse quella giusta. Lieto fine? No, fine e basta. Non si doveva arrivare così in là, di certo tutta questa attesa non ha giovato. Botman ha scelto il Newcastle, Sanches sta virando verso il Psg: non c’è controprova, ma la sensazione è che con un management pienamente operativo forse per quei due obiettivi si sarebbe potuto fare di più. L'annuncio potrebbe arrivare tra qualche giorno dopo il CDA

Anche TS sulla stessa lunghezza d'onda: le prime parole rilasciate ieri da Maldini fanno capire le difficoltà. E trapela insoddisfazione. Se sono serviti trenta giorni, o forse più, significa che sul piatto Maldini ha inserito aspetti importanti. Come la durata del contratto, sul quale si è discusso a lungo: due o tre anni? Oggi, si spera, sapremo, ma sembra che si sia arrivati al classico compromesso di due più opzione per il terzo. Maldini ha poi preteso un contratto economicamente da star e fin qui nulla di male. Ma le trattative si sono nuovamente complicate quando si è trattato di decidere ruoli e competenze. La base di partenza è che Gazidis fino a novembre (scadenza del contratto) o come minimo fino a settembre (passaggio ufficiale di proprietà) rimarrà al suo posto. E gerarchicamente non potrà non essere sopra Maldini, anche se l’ex capitano pare abbia ottenuto un po’ più di libertà sul mercato, Certe operazioni non dovranno passare necessariamente al vaglio di Gazidis, anche se grandi dettagli, sull’accordo raggiunto nella tarda serata di ieri, non sono trapelati

Repubblica: Maldini non si è impuntato tanto sull’entità del ritocco dell’ingaggio da 2 milioni lordi l’anno, quanto sulle garanzie di indipendenza. Certo, il contratto biennale con opzione per il terzo anno potrà essere rinsaldato a ottobre, quando il previsto passaggio di proprietà del club dal fondo Elliott della famiglia Singer alla società d’investimento RedBird Capital di Gerry Cardinale permetterà in teoria la promozione di Maldini a fulcro operativo. Fino ad allora la coesistenza nelle forme attuali con Gazidis, scelto da Elliott nel 2018 fino al prossimo novembre, continuerà a segnare il solco tra finanza e campo. Al budget limitato per la campagna acquisti (50 milioni) rischia di aggiungersi il “suggerimento” della sentenza Uefa, attesa anche da Inter, Juventus e Roma, sul vecchio fair-play finanziario. Quando Gazidis lascerà (guadagnando una trentina di milioni, dopo il closing da 1,2 miliardi, percentuale delle azioni ricevute all’assunzione), il suo successore dovrebbe essere nominato da Cardinale con mandato solo economico. Non a caso Maldini avrebbe chiesto invano, secondo le indiscrezioni legali, totale autonomia da ad della parte sportiva: una separazione dei poteri come ai tempi di Barbara Berlusconi e Galliani. Cardinale proverebbe ad accontentare Maldini, ma il nodo è proprio il suo potere. Viene descritto come un duro re dello show business e tuttavia è aiutato da un consistente prestito di Elliott, il cui peso azionario, sia pure in minoranza, postulerebbe un ruolo cruciale nel Cda. La scalata di RedBird viene assimilata a quella della famiglia Glazer al Manchester United nel 2005: a debito, con l’obiettivo realizzato di moltiplicare il valore del club negli anni. A Milano i moltiplicatori sarebbero i diritti tv, pane quotidiano per Cardinale con baseball, hockey su ghiaccio e Ligue 1 (Tolosa), ma soprattutto il nuovo stadio. Lunedì la presentazione della nuova stagione, con Origi in più, ma senza le suggestioni Botman, Sanches e Dybala, e con l’allenatore dei portieri Dida in meno (in Brasile per ragioni personali il candidato è Roma, a Milanello giocatore dal 2009 al 2012). Occhi puntati sul tavolo dei dirigenti: su Maldini e Gazidis.

Il Giornale: c’è la fumata rossonera. Habemus l’accordo tra Maldini ed Elliott In serata le firme. Vicenda grottesca con tutti colpevoli. Paga solo il Milan. Paolo chiedeva più libertà sul mercato. La società ha voluto evitare lo strappo ma resterà la tensione. I rapporti personali, deteriorati dall’intervista di Maldini e dal successivo braccio di ferro con Elliott per la richiesta di maggiori poteri presentata dall’ex capitano, lasceranno il segno. Probabilmente finiranno con il condizionare anche le prossime scelte sul mercato qualora Maldini e Massara dovessero pagare in qualche modo il ritardo operativo accumulato a giugno. Intendiamoci su questo punto a futura memoria: qualunque siano gli esiti di questo giugno “vietnamita”, nessuno godrà di giustificazione alcuna perché tutti i protagonisti avranno sulle spalle la rispettiva quota di colpe. L’accordo contrattuale tormentato del quale si discute da un mese può essere virtualmente considerato il risultato finale di un compromesso inevitabile tra le pesanti richieste di Maldini stesso da un lato, giudicate irricevibili dalla proprietà, e la buona volontà mostrata alla fine del braccio di ferro silenzioso da Elliott-Cardinale alfine dichiarato di evitare lo strappo oltre che la figuraccia di giungere lunedì prossimo 4 luglio, inizio solenne del raduno da campioni d’Italia, senza la presenza di Maldini e Massara al tavolo con Pioli e Gazidis





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Fino a un paio di giorni fa era tutto un: c'è ottimismo, nessun problema, la firma arriverà tranquillamente al 100% ecc.
Oggi è : brutta situazione, spaccatura difficile da risanare, alta tensione che resta, insoddisfazione e negatività a destra e a manca.

Maldini ha firmato sì o no? SÌ, stop. Io oggi sono sereno
 

Milanoide

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CorSera: ieri sera, finalmente, la quadra su Maldini. Se la lunga fase di stallo era dovuta a una richiesta di maggiore autonomia da parte di Maldini, diciamo che è stata trovata una soluzione che accontenta tutti. Una cosa però è certa: Maldini dovrà comunque rispondere a un amministratore delegato, che fino a dicembre sarà Ivan Gazidis. La struttura organizzativa resta quindi immutata. E in fondo lo scudetto vinto è la prova del fatto che la strategia operativa fosse quella giusta. Lieto fine? No, fine e basta. Non si doveva arrivare così in là, di certo tutta questa attesa non ha giovato. Botman ha scelto il Newcastle, Sanches sta virando verso il Psg: non c’è controprova, ma la sensazione è che con un management pienamente operativo forse per quei due obiettivi si sarebbe potuto fare di più. L'annuncio potrebbe arrivare tra qualche giorno dopo il CDA

Anche TS sulla stessa lunghezza d'onda: le prime parole rilasciate ieri da Maldini fanno capire le difficoltà. E trapela insoddisfazione. Se sono serviti trenta giorni, o forse più, significa che sul piatto Maldini ha inserito aspetti importanti. Come la durata del contratto, sul quale si è discusso a lungo: due o tre anni? Oggi, si spera, sapremo, ma sembra che si sia arrivati al classico compromesso di due più opzione per il terzo. Maldini ha poi preteso un contratto economicamente da star e fin qui nulla di male. Ma le trattative si sono nuovamente complicate quando si è trattato di decidere ruoli e competenze. La base di partenza è che Gazidis fino a novembre (scadenza del contratto) o come minimo fino a settembre (passaggio ufficiale di proprietà) rimarrà al suo posto. E gerarchicamente non potrà non essere sopra Maldini, anche se l’ex capitano pare abbia ottenuto un po’ più di libertà sul mercato, Certe operazioni non dovranno passare necessariamente al vaglio di Gazidis, anche se grandi dettagli, sull’accordo raggiunto nella tarda serata di ieri, non sono trapelati

Repubblica: Maldini non si è impuntato tanto sull’entità del ritocco dell’ingaggio da 2 milioni lordi l’anno, quanto sulle garanzie di indipendenza. Certo, il contratto biennale con opzione per il terzo anno potrà essere rinsaldato a ottobre, quando il previsto passaggio di proprietà del club dal fondo Elliott della famiglia Singer alla società d’investimento RedBird Capital di Gerry Cardinale permetterà in teoria la promozione di Maldini a fulcro operativo. Fino ad allora la coesistenza nelle forme attuali con Gazidis, scelto da Elliott nel 2018 fino al prossimo novembre, continuerà a segnare il solco tra finanza e campo. Al budget limitato per la campagna acquisti (50 milioni) rischia di aggiungersi il “suggerimento” della sentenza Uefa, attesa anche da Inter, Juventus e Roma, sul vecchio fair-play finanziario. Quando Gazidis lascerà (guadagnando una trentina di milioni, dopo il closing da 1,2 miliardi, percentuale delle azioni ricevute all’assunzione), il suo successore dovrebbe essere nominato da Cardinale con mandato solo economico. Non a caso Maldini avrebbe chiesto invano, secondo le indiscrezioni legali, totale autonomia da ad della parte sportiva: una separazione dei poteri come ai tempi di Barbara Berlusconi e Galliani. Cardinale proverebbe ad accontentare Maldini, ma il nodo è proprio il suo potere. Viene descritto come un duro re dello show business e tuttavia è aiutato da un consistente prestito di Elliott, il cui peso azionario, sia pure in minoranza, postulerebbe un ruolo cruciale nel Cda. La scalata di RedBird viene assimilata a quella della famiglia Glazer al Manchester United nel 2005: a debito, con l’obiettivo realizzato di moltiplicare il valore del club negli anni. A Milano i moltiplicatori sarebbero i diritti tv, pane quotidiano per Cardinale con baseball, hockey su ghiaccio e Ligue 1 (Tolosa), ma soprattutto il nuovo stadio. Lunedì la presentazione della nuova stagione, con Origi in più, ma senza le suggestioni Botman, Sanches e Dybala, e con l’allenatore dei portieri Dida in meno (in Brasile per ragioni personali il candidato è Roma, a Milanello giocatore dal 2009 al 2012). Occhi puntati sul tavolo dei dirigenti: su Maldini e Gazidis.

Il Giornale: c’è la fumata rossonera. Habemus l’accordo tra Maldini ed Elliott In serata le firme. Vicenda grottesca con tutti colpevoli. Paga solo il Milan. Paolo chiedeva più libertà sul mercato. La società ha voluto evitare lo strappo ma resterà la tensione. I rapporti personali, deteriorati dall’intervista di Maldini e dal successivo braccio di ferro con Elliott per la richiesta di maggiori poteri presentata dall’ex capitano, lasceranno il segno. Probabilmente finiranno con il condizionare anche le prossime scelte sul mercato qualora Maldini e Massara dovessero pagare in qualche modo il ritardo operativo accumulato a giugno. Intendiamoci su questo punto a futura memoria: qualunque siano gli esiti di questo giugno “vietnamita”, nessuno godrà di giustificazione alcuna perché tutti i protagonisti avranno sulle spalle la rispettiva quota di colpe. L’accordo contrattuale tormentato del quale si discute da un mese può essere virtualmente considerato il risultato finale di un compromesso inevitabile tra le pesanti richieste di Maldini stesso da un lato, giudicate irricevibili dalla proprietà, e la buona volontà mostrata alla fine del braccio di ferro silenzioso da Elliott-Cardinale alfine dichiarato di evitare lo strappo oltre che la figuraccia di giungere lunedì prossimo 4 luglio, inizio solenne del raduno da campioni d’Italia, senza la presenza di Maldini e Massara al tavolo con Pioli e Gazidis





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Ok. Sapevamo da mesi che la nuova proprietà avrebbe portato nuovi dirigenti.
Paolo ha fatto un tackle per anticipare una situazione in cui, via un "avversario interno", se ne sarebbe trovato un altro che non conosce.
Nel frattempo, persi alcuni treni (giocatori).
Almeno CDK chiudiamolo. Quanto meno per la sua presunta polivalenza fra 9 e 10.
Per il resto contiamo sui nomi di riserva, ma mi fido.
 
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Mercato da ricominciare completamente a luglio. Purtroppo questa sessione la vedo male, molto male. Zero programmazione. Nemmeno Maldini e Massara possono fare sempre i miracoli.
A noi no serve il miracolo.

Servono 3 giocatori decenti: uno a cc, uno trq, un ad

Che non è poco ovviamente, ma fattibile ( se si vuole)

Poi la squadra c'è, abbiamo vinto 1 mese fa lo scudetto, non siamo la Lazio.
 
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A che serve il lieto fine? Si è deciso di andare avanti? Bene, ora sotto con il lavoro.
A chi crede nelle favole del tutto bene, rapporti idilliaci e tutti sempre d'accordo non ha mai lavorato in squadra o in azienda. Perché la diversità di idee sta alla base di qualsiasi sviluppo e crescita. Il conflitto e lo scontro (moderato ovviamente) forgia la gente vera.

Quindi se hanno deciso di continuare vuol dire che hanno le stesse motivazioni e obbiettivi. Se uno fa un passo indietro su alcuni punti non vuol dire che deve aver perso per forza qualcosa. Ma questo gli scribacchini non lo diranno mai.
Quello che affermi è tutto vero... il problema non sono i compromessi che, appunto come affermi, ci sono poi in tutte le trattative e servono comunque a crescere. Il problema, come poi lo fece notare Paolo nella famosa intervista, è la tempistica. Non puoi ridurti a negoziare il rinnovo a 10 gg. dalla scadenza del contratto quando poi sai che questa trattativa ti bloccherebbe per forza di cose le trattative di mercato. MM avrebbero dovuto essere convocati al più tardi il giorno dopo la fine del campionato per disutere del contratto.
Quindi non mi si venga a dire che non c'è malafede da parte della proprietà che ha messo su questo teatrino proprio per bloccare la campagna acquisti.
Questo è quello che penso io, poi spero che i fatti mi contraddicano. Ma la mia impressione è che Gazidis facilmente si metterà di traverso per qualsiasi probabile acquisto di spessore...
 
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