Maldini: premio CL. No Marotta e casi Rangnick, budget e autonomia vincolata.

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La GDS in edicola sul nuovo contratto firmato da Maldini: una modalità di convivenza basata su un’ autonomia vincolata. Maldini ha visto riconosciuto il suo ruolo di capo dell’area tecnica, come la carica prevede per definizione: sarà lui, in accordo con Massara e Pioli, a fare le scelte tecniche più importanti. Avrà un budget, definizione che nel calcio è sempre da interpretare , e si potrà muovere in quel perimetro, probabilmente con libertà di firma per le operazioni economicamente meno impegnative. Il club invece conserva ovviamente le prerogative di una proprietà: dare o meno il via libera alle scelte strategiche. La nomina di un allenatore, un acquisto, una cessione. Al vertice dell’organizzazione aziendale, questo non era in discussione, resterà l’a.d., oggi Ivan Gazidis, domani forse Giorgio Furlani. In queste pieghe si è giocata la partita più delicata di un accordo che ragionevolmente deve essere complesso, molto più articolato del normale: Maldini ha ribadito di non accettare un nuovo caso-Rangnick, contattato senza il suo assenso, e il club ha conservato il potere delle decisioni finali, come accade in tutte le grandi aziende.

Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.

CorSera: Per dirla in breve, Maldini voleva fare Marotta e, dal suo punto di vista, con i crediti dello scudetto in tasca, poteva essere un obiettivo legittimo: ambirea un ruolo di ad dell’area tecnica (com’è il dirigente dell’Inter), con ampie autonomie (per esempio il controllo dell’area della comunicazione sportiva: era una delle richieste), che rispondeva direttamente alla proprietà. La conseguenza sarebbe stata un ridimensionamento delle competenze dell’attuale ad, Ivan Gazidis, «confinato» alle «sole» questioni finanziarie, come l’altro ad interista Antonello. Senza che ci sia un giusto e uno sbagliato nei due modelli, lo schemino dell’organigramma del Milan non cambia: l’ad, fino a novembre di sicuro Ivan Gazidis (che è rimasto molto defilato in questa trattativa e poi deciderà se continuare), ma non cambierebbe niente anche mettendo un altro nome nella casella, resta invece la figura al vertice dello schema, sotto al presidente Paolo Scaroni, e che riporta alla proprietà. Che per il momento sono due, vista la fase di condivisione, Elliott che resterà con il 30% anche dopo il closing di settembre, e RedBird di Gerry Cardinale: ma i due fondi americani si sono trovati d’accordo nel non toccare l’organizzazione. Come si sa, anche se appare ancora strano per chi è abituato alle società di calcio tradizionali, questi nuovi proprietari parlano poco, ma dello scarno comunicato con cui si è messo fine al melodramma, la parola che conta è una sola ed è continuità («Un accordo che testimonia la continuità in un percorso di rafforzamento e di crescita del nostro club»). È la stessa risuonata i l giorno della presentazione di Cardinale, e che vuole connotare anche il passaggio delle quote. Ora anche se l’organizzazione Milan non è cambiata, nel contratto Maldini e Massara hanno comunque trovato qualche soddisfazione, un punto di incontro considerato accettabile: è giusto quindi «essere felici per davvero (anche se non sembra)» come da commento espresso dopo la firma. Se è tutto chiaro, ora non ci sono più motivi per dividersi.

Tuttosport: grande freddezza nel comunicato rilasciato dal Milan sui rinnovi di Maldini e Massara. Maldini ha ottenuto maggiore potere e libertà per completare gli affari, ma dovrà agire sempre all'interno dei margini del budget a disposizione (50 milioni la cifra emersa nelle scorse settimane) e delle linee guida dettate dal cda. Gazidis è in uscita a novembre.
 
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Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.
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PANDA82

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Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.
 

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Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.
Avanti !!! Lavoro e serietà.
Alla fine come sempre avrà avuto ragione Paolo.
 

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Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.

CorSera: Per dirla in breve, Maldini voleva fare Marotta e, dal suo punto di vista, con i crediti dello scudetto in tasca, poteva essere un obiettivo legittimo: ambirea un ruolo di ad dell’area tecnica (com’è il dirigente dell’Inter), con ampie autonomie (per esempio il controllo dell’area della comunicazione sportiva: era una delle richieste), che rispondeva direttamente alla proprietà. La conseguenza sarebbe stata un ridimensionamento delle competenze dell’attuale ad, Ivan Gazidis, «confinato» alle «sole» questioni finanziarie, come l’altro ad interista Antonello. Senza che ci sia un giusto e uno sbagliato nei due modelli, lo schemino dell’organigramma del Milan non cambia: l’ad, fino a novembre di sicuro Ivan Gazidis (che è rimasto molto defilato in questa trattativa e poi deciderà se continuare), ma non cambierebbe niente anche mettendo un altro nome nella casella, resta invece la figura al vertice dello schema, sotto al presidente Paolo Scaroni, e che riporta alla proprietà. Che per il momento sono due, vista la fase di condivisione, Elliott che resterà con il 30% anche dopo il closing di settembre, e RedBird di Gerry Cardinale: ma i due fondi americani si sono trovati d’accordo nel non toccare l’organizzazione. Come si sa, anche se appare ancora strano per chi è abituato alle società di calcio tradizionali, questi nuovi proprietari parlano poco, ma dello scarno comunicato con cui si è messo fine al melodramma, la parola che conta è una sola ed è continuità («Un accordo che testimonia la continuità in un percorso di rafforzamento e di crescita del nostro club»). È la stessa risuonata i l giorno della presentazione di Cardinale, e che vuole connotare anche il passaggio delle quote. Ora anche se l’organizzazione Milan non è cambiata, nel contratto Maldini e Massara hanno comunque trovato qualche soddisfazione, un punto di incontro considerato accettabile: è giusto quindi «essere felici per davvero (anche se non sembra)» come da commento espresso dopo la firma. Se è tutto chiaro, ora non ci sono più motivi per dividersi.

Tuttosport: grande freddezza nel comunicato rilasciato dal Milan sui rinnovi di Maldini e Massara. Maldini ha ottenuto maggiore potere e libertà per completare gli affari, ma dovrà agire sempre all'interno dei margini del budget a disposizione (50 milioni la cifra emersa nelle scorse settimane) e delle linee guida dettate dal cda. Gazidis è in uscita a novembre.
 

AndrasWave

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Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.

CorSera: Per dirla in breve, Maldini voleva fare Marotta e, dal suo punto di vista, con i crediti dello scudetto in tasca, poteva essere un obiettivo legittimo: ambirea un ruolo di ad dell’area tecnica (com’è il dirigente dell’Inter), con ampie autonomie (per esempio il controllo dell’area della comunicazione sportiva: era una delle richieste), che rispondeva direttamente alla proprietà. La conseguenza sarebbe stata un ridimensionamento delle competenze dell’attuale ad, Ivan Gazidis, «confinato» alle «sole» questioni finanziarie, come l’altro ad interista Antonello. Senza che ci sia un giusto e uno sbagliato nei due modelli, lo schemino dell’organigramma del Milan non cambia: l’ad, fino a novembre di sicuro Ivan Gazidis (che è rimasto molto defilato in questa trattativa e poi deciderà se continuare), ma non cambierebbe niente anche mettendo un altro nome nella casella, resta invece la figura al vertice dello schema, sotto al presidente Paolo Scaroni, e che riporta alla proprietà. Che per il momento sono due, vista la fase di condivisione, Elliott che resterà con il 30% anche dopo il closing di settembre, e RedBird di Gerry Cardinale: ma i due fondi americani si sono trovati d’accordo nel non toccare l’organizzazione. Come si sa, anche se appare ancora strano per chi è abituato alle società di calcio tradizionali, questi nuovi proprietari parlano poco, ma dello scarno comunicato con cui si è messo fine al melodramma, la parola che conta è una sola ed è continuità («Un accordo che testimonia la continuità in un percorso di rafforzamento e di crescita del nostro club»). È la stessa risuonata i l giorno della presentazione di Cardinale, e che vuole connotare anche il passaggio delle quote. Ora anche se l’organizzazione Milan non è cambiata, nel contratto Maldini e Massara hanno comunque trovato qualche soddisfazione, un punto di incontro considerato accettabile: è giusto quindi «essere felici per davvero (anche se non sembra)» come da commento espresso dopo la firma. Se è tutto chiaro, ora non ci sono più motivi per dividersi.

Tutta sta pantomima per "vincere meno" e far passare che tutto va tutto bene e si è felici quando alla fine non lo si è?

In Italia vincere meno non la vedo come una sentenza visto che intanto uno scudetto è arrivato, e in Champions lo sa anche mio figlio di 5 anni che i tempi sono cambiati. Lo strapotere del calcio italiano è finito da un pezzo e per vincere la coppa lo sforzo dovrà essere molto maggiore di quello dell'era Berlusconiana. Ma anche li, ste frasi da palla di vetro non riesco a capire a cosa servono.

Per quando riguarda il "non sembra che sia felice", Maldini si è passato l'intera giornata a lavorare sulla cosa, se non addirittura da giorni prima. Robe mentalmente devastanti. A me nelle sue dichiarazioni post firma sembrava stanco e provato da un calo di tensione, visto che sono sicuro che per lui il Milan è vita. L'importanza di riconfermarsi era importante per lui quando per noi tifosi.
Quindi sarò un incorreggibile ottimista, ma io Maldini l'ho visto felice ma provato come dopo una maratona.
 

Solo

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Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.

CorSera: Per dirla in breve, Maldini voleva fare Marotta e, dal suo punto di vista, con i crediti dello scudetto in tasca, poteva essere un obiettivo legittimo: ambirea un ruolo di ad dell’area tecnica (com’è il dirigente dell’Inter), con ampie autonomie (per esempio il controllo dell’area della comunicazione sportiva: era una delle richieste), che rispondeva direttamente alla proprietà. La conseguenza sarebbe stata un ridimensionamento delle competenze dell’attuale ad, Ivan Gazidis, «confinato» alle «sole» questioni finanziarie, come l’altro ad interista Antonello. Senza che ci sia un giusto e uno sbagliato nei due modelli, lo schemino dell’organigramma del Milan non cambia: l’ad, fino a novembre di sicuro Ivan Gazidis (che è rimasto molto defilato in questa trattativa e poi deciderà se continuare), ma non cambierebbe niente anche mettendo un altro nome nella casella, resta invece la figura al vertice dello schema, sotto al presidente Paolo Scaroni, e che riporta alla proprietà. Che per il momento sono due, vista la fase di condivisione, Elliott che resterà con il 30% anche dopo il closing di settembre, e RedBird di Gerry Cardinale: ma i due fondi americani si sono trovati d’accordo nel non toccare l’organizzazione. Come si sa, anche se appare ancora strano per chi è abituato alle società di calcio tradizionali, questi nuovi proprietari parlano poco, ma dello scarno comunicato con cui si è messo fine al melodramma, la parola che conta è una sola ed è continuità («Un accordo che testimonia la continuità in un percorso di rafforzamento e di crescita del nostro club»). È la stessa risuonata i l giorno della presentazione di Cardinale, e che vuole connotare anche il passaggio delle quote. Ora anche se l’organizzazione Milan non è cambiata, nel contratto Maldini e Massara hanno comunque trovato qualche soddisfazione, un punto di incontro considerato accettabile: è giusto quindi «essere felici per davvero (anche se non sembra)» come da commento espresso dopo la firma. Se è tutto chiaro, ora non ci sono più motivi per dividersi.

Tuttosport: grande freddezza nel comunicato rilasciato dal Milan sui rinnovi di Maldini e Massara. Maldini ha ottenuto maggiore potere e libertà per completare gli affari, ma dovrà agire sempre all'interno dei margini del budget a disposizione (50 milioni la cifra emersa nelle scorse settimane) e delle linee guida dettate dal cda. Gazidis è in uscita a novembre.
Cardinale ha bisogno di un suo uomo operativo 24/7 con deleghe operative che lavori al progetto media company (qualunque roba sia). Mi sembra scontato che Gazidis liberi il suo posto quindi. Per me andranno a pescare un AD dallo sport business americano...
 

Zenos

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La GDS in edicola sul nuovo contratto firmato da Maldini: una modalità di convivenza basata su un’ autonomia vincolata. Maldini ha visto riconosciuto il suo ruolo di capo dell’area tecnica, come la carica prevede per definizione: sarà lui, in accordo con Massara e Pioli, a fare le scelte tecniche più importanti. Avrà un budget, definizione che nel calcio è sempre da interpretare , e si potrà muovere in quel perimetro, probabilmente con libertà di firma per le operazioni economicamente meno impegnative. Il club invece conserva ovviamente le prerogative di una proprietà: dare o meno il via libera alle scelte strategiche. La nomina di un allenatore, un acquisto, una cessione. Al vertice dell’organizzazione aziendale, questo non era in discussione, resterà l’a.d., oggi Ivan Gazidis, domani forse Giorgio Furlani. In queste pieghe si è giocata la partita più delicata di un accordo che ragionevolmente deve essere complesso, molto più articolato del normale: Maldini ha ribadito di non accettare un nuovo caso-Rangnick, contattato senza il suo assenso, e il club ha conservato il potere delle decisioni finali, come accade in tutte le grandi aziende.

Maldini dovrebbe guadagnare una cifra non lontana dai 2 milioni a stagione più premi. Premi ampi, che si spingono a contemplare lo scudetto della seconda stella e il Nirvana dei milanisti, la vittoria della Champions League. Più importante del denaro però sarà il nuovo rapporto di fiducia che sicuramente è nato con Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club, molto presente con i suoi legali nella trattativa del rinnovo. Il modello societario delineato dal nuovo contratto è da società di altissimo livello un d.t. rispettato nel mondo, una proprietà solida, una dialettica proficua tra le parti ma verrà messo alla prova già in questa fase di transizione tra il signing e il closing. Restano due mesi e in quei due mesi si dovrà costruire il nuovo Milan, con quattro acquisti importanti e la necessità di alzare la qualità media delle alternative per un autunno di grande turnover

Il modello di società sarà lontano, il più lontano possibile, dal Milan di Berlusconi e dal calcio dei magnati anni Novanta, e questa è la parte facile dell’analisi. Sostenibilità sì, investimenti sui giovani magari, 35 miliardi per Redondo trentunenne proprio no. Si vincerà meno, ma si proverà a vincere diversamente e Maldini è chiamato a farlo, con i contorni del rapporto tra Elliott e RedBird ancora da chiarire, la concorrenza che firma giocatori da 6-8-10 milioni a stagione e uno scudetto che pesa sulla maglia. Se non è questa una grande sfida per un uomo di 54 anni che nella vita ha quasi sempre vinto, le grandi sfide non esistono.

CorSera: Per dirla in breve, Maldini voleva fare Marotta e, dal suo punto di vista, con i crediti dello scudetto in tasca, poteva essere un obiettivo legittimo: ambirea un ruolo di ad dell’area tecnica (com’è il dirigente dell’Inter), con ampie autonomie (per esempio il controllo dell’area della comunicazione sportiva: era una delle richieste), che rispondeva direttamente alla proprietà. La conseguenza sarebbe stata un ridimensionamento delle competenze dell’attuale ad, Ivan Gazidis, «confinato» alle «sole» questioni finanziarie, come l’altro ad interista Antonello. Senza che ci sia un giusto e uno sbagliato nei due modelli, lo schemino dell’organigramma del Milan non cambia: l’ad, fino a novembre di sicuro Ivan Gazidis (che è rimasto molto defilato in questa trattativa e poi deciderà se continuare), ma non cambierebbe niente anche mettendo un altro nome nella casella, resta invece la figura al vertice dello schema, sotto al presidente Paolo Scaroni, e che riporta alla proprietà. Che per il momento sono due, vista la fase di condivisione, Elliott che resterà con il 30% anche dopo il closing di settembre, e RedBird di Gerry Cardinale: ma i due fondi americani si sono trovati d’accordo nel non toccare l’organizzazione. Come si sa, anche se appare ancora strano per chi è abituato alle società di calcio tradizionali, questi nuovi proprietari parlano poco, ma dello scarno comunicato con cui si è messo fine al melodramma, la parola che conta è una sola ed è continuità («Un accordo che testimonia la continuità in un percorso di rafforzamento e di crescita del nostro club»). È la stessa risuonata i l giorno della presentazione di Cardinale, e che vuole connotare anche il passaggio delle quote. Ora anche se l’organizzazione Milan non è cambiata, nel contratto Maldini e Massara hanno comunque trovato qualche soddisfazione, un punto di incontro considerato accettabile: è giusto quindi «essere felici per davvero (anche se non sembra)» come da commento espresso dopo la firma. Se è tutto chiaro, ora non ci sono più motivi per dividersi.

Tuttosport: grande freddezza nel comunicato rilasciato dal Milan sui rinnovi di Maldini e Massara. Maldini ha ottenuto maggiore potere e libertà per completare gli affari, ma dovrà agire sempre all'interno dei margini del budget a disposizione (50 milioni la cifra emersa nelle scorse settimane) e delle linee guida dettate dal cda. Gazidis è in uscita a novembre.
Io spero che Paolo,Massara,Pioli,giocatori e addetti a lavori leggano tutte queste dichiarazioni e si carichino a mille. Perché vincere e far spappolare fegati sarà bellissimo. Ancora una volta.
 
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