Leao è stato fondamentale questa stagione.
Unico, ripeto, unico che salta l’uomo nella nostra rosa.
Poi ci lamentiamo se la Serie A e il calcio Italiano fanno pena.
Certo, invece di insegnare ai ragazzini i fondamentali, si insegnano la diagonale e altre amenità simili.
Poi nella massima serie non sanno stoppare un pallone che arriva alto e quando possono puntare l’avversario si girano e passano la palla indietro.
Il dribbling è un caxxo di fondamentale del calcio, vale più di centomila schemi perché crea superiorità numerica e obbliga gli avversari ad abbandonare lo schema difensivo prestabilito.
Quando si trova un giocatore che salta l’uomo è da tenere, coccolare. E ci sta che a volte cerchi il dribbling e magari non riesca. Ma giocatori così vanno difesi e non criticati al primo dribbling sbagliato. Anzi, va dato loro il merito di volerci provare, invece di passare la palla indietro e non costruire nulla. Per quello possono chiamare anche me.
E aggiungo un’altra cosa importantissima: in attacco Leao non ha compagni capaci di dialogare e parlare la sua stessa lingua calcistica. Ne salta uno e poi è obbligato a saltarne un secondo e un terzo perché, se provasse lo scambio con un Diaz, un Messias, un Saelemaekers o uno Giroud (sì, ci metto anche lui, che ha sì mezzi tecnici buoni ma è davvero macchinoso e statico ormai), la palla non gli ritornerebbe. Questa cosa è conclamata.
Il tasso tecnico della nostra rosa è basso, molto basso.
Davvero sarebbe una follia cedere Rafa.
Magari per prendere un Hauge, un Rebic o un Berardi.
Ma oramai non mi sorprendo più di nulla. Negli anni d’oro, San Siro fischiava Seedorf e adorava scarpari come Van Bommel.
Ripeto, sua maestà Clarence Seedorf, giocatore con una tecnica fuori dal comune, abbinata a una fisicità mostruosa. E con una personalità debordante.
Io ho vissuto quel Milan e vedere quante seghe vestono ora la nostra maglia fa male al cuore