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Il giorno dopo. Riflettendo su tutta la vicenda, appare chiaro che non esiste un caso nel mondo sportivo di una società dal tale blasone che viene distrutta, dileggiata, affossata come l’AC Milan. Tralasciando le teorie su chi sia il vero proprietario, e sapete come la penso, analizzo la situazione e mi pongo un quesito: come si è arrivati a Pioli?
Nulla contro il nuovo mister, ci mancherebbe, perché rappresenta l’ennesimo passaggio a vuoto di quello che una volta era un club rispettato. Si, perché come sapevamo che Giampaolo avrebbe fallito (nessuno si aspettava in così breve tempo, ammettiamolo), già sappiamo che Pioli non raggiungerà il quarto posto e forse nemmeno l’Europa League. Per fare cosa, in ogni caso? Per rinunciarvi in cambio di maggiore libertà sul mercato per poi non prendere alcun giocatore determinante?
L’onta della vergogna per quella esclusione ancora aleggia sulle nostre teste, ma sembra che pochi ne tengano conto. Da quando Elliott è diventato ufficialmente padrone del Milan (…) dall’alto del PoCo Percento dei Singer, si sono susseguiti una serie di fallimenti inversamente proporzionali ai proclami. Dalla conferma di Gattuso la scorsa estate perché “Leonardo è arrivato tardi” alla scelta di Giampaolo di quest’anno perché “Boban è arrivato tardi” hanno messo in atto lo stesso schema, con l’aggravante di aver maltrattato un professionista serio come Marco Giampaolo (e probabilmente anche Gennaro Gattuso), che avrà avuto la sua buona parte di responsabilità ma è stato scaricato in un (malo)modo che altri prima di lui avrebbero meritato.
Paolo Maldini e Zvonimir Boban sono complici. Lautamente retribuiti e orgogliosi di se stessi per essere in modo fittizio al comando del Milan, si sono riempiti la bocca di proclami puntualmente smentiti dai fatti, si sono inventati il progetto giovani solo per non dichiarare apertamente il ridimensionamento in atto, necessario per ripulire i conti e vendere finalmente in modo definitivo (speriamo) la società. Inutile nascondersi dietro al nome, sia Maldini che Boban hanno oscurato quanto di eccellente fatto da calciatori, il loro ego ha preso il sopravvento e si sono conformati al mercato del lavoro di noi “mortali”, dove l’interesse proprio è anteposto a quello della società.
Peccato che un club sportivo non possa essere gestito come altre attività. Il profitto, lecito sia chiaro, deve tenere conto dell’umore dei principali azionisti: i tifosi. E non parlo di adesso, ma del futuro, quando del Milan resterà solo il ricordo di un tempo passato, quando le giovani generazioni sceglieranno altre squadre da seguire. Giustamente, aggiungo. Perché lo sport è passione, intrattenimento, amore, sofferenza ma non deve essere tortura.
Tutti noi abbiamo investito tempo e denaro in questo amore ma adesso ci sentiamo non solo traditi, ma vilipesi.
Mi auguro che questi dirigenti possano presto lasciare il Milan, non sono meritevoli di farne parte perché asserviti al denaro e alla loro sete di potere, ma soprattutto inadeguati. Se a capo del club ci sono loro e il signor Gazidis, mero esecutore semi-fallimentare, dovrebbero rivedere tutto inclusa la comunicazione del club, che non solo è deficitaria a dir poco ma anche stantia e vecchia di vent’anni.
Fino a quando non avverrà la cessione a qualcuno che con la famiglia Berlusconi non abbia davvero nulla a che fare sarà così, si continuerà la veloce e inevitabile caduta verso il baratro della storia.
Nulla contro il nuovo mister, ci mancherebbe, perché rappresenta l’ennesimo passaggio a vuoto di quello che una volta era un club rispettato. Si, perché come sapevamo che Giampaolo avrebbe fallito (nessuno si aspettava in così breve tempo, ammettiamolo), già sappiamo che Pioli non raggiungerà il quarto posto e forse nemmeno l’Europa League. Per fare cosa, in ogni caso? Per rinunciarvi in cambio di maggiore libertà sul mercato per poi non prendere alcun giocatore determinante?
L’onta della vergogna per quella esclusione ancora aleggia sulle nostre teste, ma sembra che pochi ne tengano conto. Da quando Elliott è diventato ufficialmente padrone del Milan (…) dall’alto del PoCo Percento dei Singer, si sono susseguiti una serie di fallimenti inversamente proporzionali ai proclami. Dalla conferma di Gattuso la scorsa estate perché “Leonardo è arrivato tardi” alla scelta di Giampaolo di quest’anno perché “Boban è arrivato tardi” hanno messo in atto lo stesso schema, con l’aggravante di aver maltrattato un professionista serio come Marco Giampaolo (e probabilmente anche Gennaro Gattuso), che avrà avuto la sua buona parte di responsabilità ma è stato scaricato in un (malo)modo che altri prima di lui avrebbero meritato.
Paolo Maldini e Zvonimir Boban sono complici. Lautamente retribuiti e orgogliosi di se stessi per essere in modo fittizio al comando del Milan, si sono riempiti la bocca di proclami puntualmente smentiti dai fatti, si sono inventati il progetto giovani solo per non dichiarare apertamente il ridimensionamento in atto, necessario per ripulire i conti e vendere finalmente in modo definitivo (speriamo) la società. Inutile nascondersi dietro al nome, sia Maldini che Boban hanno oscurato quanto di eccellente fatto da calciatori, il loro ego ha preso il sopravvento e si sono conformati al mercato del lavoro di noi “mortali”, dove l’interesse proprio è anteposto a quello della società.
Peccato che un club sportivo non possa essere gestito come altre attività. Il profitto, lecito sia chiaro, deve tenere conto dell’umore dei principali azionisti: i tifosi. E non parlo di adesso, ma del futuro, quando del Milan resterà solo il ricordo di un tempo passato, quando le giovani generazioni sceglieranno altre squadre da seguire. Giustamente, aggiungo. Perché lo sport è passione, intrattenimento, amore, sofferenza ma non deve essere tortura.
Tutti noi abbiamo investito tempo e denaro in questo amore ma adesso ci sentiamo non solo traditi, ma vilipesi.
Mi auguro che questi dirigenti possano presto lasciare il Milan, non sono meritevoli di farne parte perché asserviti al denaro e alla loro sete di potere, ma soprattutto inadeguati. Se a capo del club ci sono loro e il signor Gazidis, mero esecutore semi-fallimentare, dovrebbero rivedere tutto inclusa la comunicazione del club, che non solo è deficitaria a dir poco ma anche stantia e vecchia di vent’anni.
Fino a quando non avverrà la cessione a qualcuno che con la famiglia Berlusconi non abbia davvero nulla a che fare sarà così, si continuerà la veloce e inevitabile caduta verso il baratro della storia.