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Nella notte tra il 7 e l'8 Dicembre, il tirannico dominio ultracinquantennale degli Assad sulla Siria è cessato.
Damasco ha seguito il destino di Aleppo, Hama e Homs prima di lei (e di innumerevoli altri piccoli e medi centri): si è arresa senza combattere, consegnando ai ribelli HTS enormi quantità di materiali e munizioni.
Il nuovo leader Al Jolani si è detto aperto ad una totale riconciliazione con tutti i vicini nell'area, giungendo addirittura a tendere una mano a Israele, sottolineando come i loro unici nemici siano Assad, l'Iran e il loro proxy libanese Hezbollah.
Assad è così passato dal quasi totale controllo sul paese alla totale rovina in appena 10 giorni, dopo piu di 13 anni di infruttuosi combattimenti.
Al momento, risulta ancora in mano al regime di Assad le sole regioni costiere di Tartus e Latakia (sede, ricordiamo, di due fondamentali asset strategici russi, ovvero la base area di Latakia e soprattutto la base navale di Tartus, unico sbocco russo sul mediterraneo e chiave della geostrategia russa in Africa e della triangolazione occulta per eludere le sanzioni), che però stanno già affrontando numerose rivolte interne, con statue degli Assad abbattute e uffici pubblici occupati, bandiere della vecchia Siria ammainate ovunque.
Ad oggi, il paese risulta diviso in 3: a nord le milizie filoturche e i curdi filo USA/Israele, mai così vicini alla creazione di un proprio stato ma già minacciati dall'offensiva turca che sembra prendere corpo in queste ore, con la roccaforte curda di Manbij come grande obiettivo.
Nel centro Sud, la nuova Siria sunnita ha preso il controllo di tutto il resto, ad eccezione delle ultime ridotte di Assad sulla costa che cederanno nelle prossime ore senza spargimenti di sangue inutili.
Da segnalare anche che Israele ha occupato alcune parti a Sud oltre il Golan, dove potrebbe sorgere un nuovo piccolo stato autonomo Druso con il compito di fare da cuscinetto tra Israele e la Siria, anche se la svolta pro israeliana del nuovo governo Siriano potrebbe portare a scenari di pace sul Golan finora impensabili.
Sulla sorte di Assad, è il giallo totale: il tiranno ha abbandonato la capitale fuggendo miseramente poche ore prima del collasso totale delle sue forze, ma il volo sul quale si trovava ad un certo punto vicino al confine libanese ha subito un drastico calo di altitudine ed ha perso ogni contatto con i trasponder tracciati dal noto sito Flightradar, il che fa pensare che il rischio che l'aereo sia stato abbattuto (e nel caso, è probabile che ci sia la mano del Mossad visto che ne i ribelli siriani ne l'esercito libanese hanno tali difese aeree).
A livello geopolitico, ci sono tre chiari vincitori.
Erdogan e la Turchia diventano i nuovi dominus incontrastati del teatro siriano, con un governo amichevole alle porte e la possibilità concreta di spezzare la minaccia curda a nord della siria.
D'altro canto, Israele e gli USA mettono i Curdi e forse i Drusi sulla mappa mondiale, creando due stati asset di cardinale importanza strategica per rompere definitivamente l'asse della resistenza iraniana, oltre a privare i russi di ogni tipo di possibile proiezione strategica sul mediterraneo (le basi sono già in corso di evacuazione) e completando il temuto "accerchiamento NATO) da sud.
Gli sconfitti, come ovvio, sono Russia e Iran.
Se per la Russia si parla di grave sconfitta strategica, con 10 anni di pesantissimi investimenti su Assad perduti, le basi militari abbandonate che rendono monca la sua dimensione globale e i proventi degli affari di Assad con il Captagon fuori dai giochi, per l'Iran potremmo parlare addirittura di sconfitta esistenziale.
Infatti, tutti i piani geostrategici degli ayatollah degli ultimi 15-20 anni per la creazione dell'Asse della Resistenza antioccidentale e il famigerato "Anello di fuoco" anti israeliano sono andati in frantumi.
Se inizialmente l'Iran aveva di fatto perduto Hamas, ormai ridotto all'irrilevanza, e aveva assistito alla metodica distruzione di Hezbollah che è stato decapitato e svuotato di gran parte del proprio arsenale, ora deve fare i conti con la perdita dell'unico attore statale regionale pienamente proprio alleato.
Senza la Siria, diventa impossibile per gli Iraniani rifornire di armi Hamas e soprattutto Hezbollah, e ora restano in mano iraniana solo le PMC iraqene (che a giudicare però dal dietrofront di Al Sadr negli scorsi giorni sono ormai indipendenti) e gli Houthi, che si guarderanno bene da ogni escalation visto che ormai è acclarato che sul sostegno militare Iraniano non si puo contare.
Salta all'occhio come una delle tanto decantate "realtà militari sul campo", ovvero il regime di Assad dato ormai come attore consolidato (al punto che Tajani vergognosamente decise di riaprire l'ambasciata italiana in Siria poche settimane fa), sia crollato alla minima seria sollecitazione, e che i suoi principali sponsor non abbiano mosso un dito per salvarlo, chi occupato a leccarsi le ferite nello scontro impari con Israele e paralizzato dai problemi interni (Iran), chi troppo impegnato nel tritacarni ucraino (Russia).
Non è da escludere che i sudditi di 3 dei regimi più internamente impopolari al mondo, come lo era quello di Assad, decidano di testare le acque con un'insurrezione armata nel prossimo futuro, soprattutto dopo l'insediamento di Trump alla Casa Bianca che pare preludio ad una nuova forma di decisionismo americano, a dispetto dei pronostici iniziali decisamente fuorvianti, contando sull'inazione russa.
Parlo ovviamente di Bielorussia, Venezuela e soprattutto dell'Iran stesso.
Staremo a vedere cosa ci aspetta in futuro, ma di una cosa tutti possono dirsi certi a prescindere dallo schieramento politico: il mondo oggi senza Assad è lontano parente di quello di soli 10 giorni fa.
Damasco ha seguito il destino di Aleppo, Hama e Homs prima di lei (e di innumerevoli altri piccoli e medi centri): si è arresa senza combattere, consegnando ai ribelli HTS enormi quantità di materiali e munizioni.
Il nuovo leader Al Jolani si è detto aperto ad una totale riconciliazione con tutti i vicini nell'area, giungendo addirittura a tendere una mano a Israele, sottolineando come i loro unici nemici siano Assad, l'Iran e il loro proxy libanese Hezbollah.
Assad è così passato dal quasi totale controllo sul paese alla totale rovina in appena 10 giorni, dopo piu di 13 anni di infruttuosi combattimenti.
Al momento, risulta ancora in mano al regime di Assad le sole regioni costiere di Tartus e Latakia (sede, ricordiamo, di due fondamentali asset strategici russi, ovvero la base area di Latakia e soprattutto la base navale di Tartus, unico sbocco russo sul mediterraneo e chiave della geostrategia russa in Africa e della triangolazione occulta per eludere le sanzioni), che però stanno già affrontando numerose rivolte interne, con statue degli Assad abbattute e uffici pubblici occupati, bandiere della vecchia Siria ammainate ovunque.
Ad oggi, il paese risulta diviso in 3: a nord le milizie filoturche e i curdi filo USA/Israele, mai così vicini alla creazione di un proprio stato ma già minacciati dall'offensiva turca che sembra prendere corpo in queste ore, con la roccaforte curda di Manbij come grande obiettivo.
Nel centro Sud, la nuova Siria sunnita ha preso il controllo di tutto il resto, ad eccezione delle ultime ridotte di Assad sulla costa che cederanno nelle prossime ore senza spargimenti di sangue inutili.
Da segnalare anche che Israele ha occupato alcune parti a Sud oltre il Golan, dove potrebbe sorgere un nuovo piccolo stato autonomo Druso con il compito di fare da cuscinetto tra Israele e la Siria, anche se la svolta pro israeliana del nuovo governo Siriano potrebbe portare a scenari di pace sul Golan finora impensabili.
Sulla sorte di Assad, è il giallo totale: il tiranno ha abbandonato la capitale fuggendo miseramente poche ore prima del collasso totale delle sue forze, ma il volo sul quale si trovava ad un certo punto vicino al confine libanese ha subito un drastico calo di altitudine ed ha perso ogni contatto con i trasponder tracciati dal noto sito Flightradar, il che fa pensare che il rischio che l'aereo sia stato abbattuto (e nel caso, è probabile che ci sia la mano del Mossad visto che ne i ribelli siriani ne l'esercito libanese hanno tali difese aeree).
A livello geopolitico, ci sono tre chiari vincitori.
Erdogan e la Turchia diventano i nuovi dominus incontrastati del teatro siriano, con un governo amichevole alle porte e la possibilità concreta di spezzare la minaccia curda a nord della siria.
D'altro canto, Israele e gli USA mettono i Curdi e forse i Drusi sulla mappa mondiale, creando due stati asset di cardinale importanza strategica per rompere definitivamente l'asse della resistenza iraniana, oltre a privare i russi di ogni tipo di possibile proiezione strategica sul mediterraneo (le basi sono già in corso di evacuazione) e completando il temuto "accerchiamento NATO) da sud.
Gli sconfitti, come ovvio, sono Russia e Iran.
Se per la Russia si parla di grave sconfitta strategica, con 10 anni di pesantissimi investimenti su Assad perduti, le basi militari abbandonate che rendono monca la sua dimensione globale e i proventi degli affari di Assad con il Captagon fuori dai giochi, per l'Iran potremmo parlare addirittura di sconfitta esistenziale.
Infatti, tutti i piani geostrategici degli ayatollah degli ultimi 15-20 anni per la creazione dell'Asse della Resistenza antioccidentale e il famigerato "Anello di fuoco" anti israeliano sono andati in frantumi.
Se inizialmente l'Iran aveva di fatto perduto Hamas, ormai ridotto all'irrilevanza, e aveva assistito alla metodica distruzione di Hezbollah che è stato decapitato e svuotato di gran parte del proprio arsenale, ora deve fare i conti con la perdita dell'unico attore statale regionale pienamente proprio alleato.
Senza la Siria, diventa impossibile per gli Iraniani rifornire di armi Hamas e soprattutto Hezbollah, e ora restano in mano iraniana solo le PMC iraqene (che a giudicare però dal dietrofront di Al Sadr negli scorsi giorni sono ormai indipendenti) e gli Houthi, che si guarderanno bene da ogni escalation visto che ormai è acclarato che sul sostegno militare Iraniano non si puo contare.
Salta all'occhio come una delle tanto decantate "realtà militari sul campo", ovvero il regime di Assad dato ormai come attore consolidato (al punto che Tajani vergognosamente decise di riaprire l'ambasciata italiana in Siria poche settimane fa), sia crollato alla minima seria sollecitazione, e che i suoi principali sponsor non abbiano mosso un dito per salvarlo, chi occupato a leccarsi le ferite nello scontro impari con Israele e paralizzato dai problemi interni (Iran), chi troppo impegnato nel tritacarni ucraino (Russia).
Non è da escludere che i sudditi di 3 dei regimi più internamente impopolari al mondo, come lo era quello di Assad, decidano di testare le acque con un'insurrezione armata nel prossimo futuro, soprattutto dopo l'insediamento di Trump alla Casa Bianca che pare preludio ad una nuova forma di decisionismo americano, a dispetto dei pronostici iniziali decisamente fuorvianti, contando sull'inazione russa.
Parlo ovviamente di Bielorussia, Venezuela e soprattutto dell'Iran stesso.
Staremo a vedere cosa ci aspetta in futuro, ma di una cosa tutti possono dirsi certi a prescindere dallo schieramento politico: il mondo oggi senza Assad è lontano parente di quello di soli 10 giorni fa.