La narrativa della maggiore flessibilità dell’UE: sarà davvero così?

juventino

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Negli ultimi giorni su Repubblica e altri media si sta facendo largo la narrativa che Bruxelles sarà più tenera con l’Italia in vista della prossima manovra e che addirittura sarebbe disposta a rivedere il Fiscal Compact (con tanto di appello di Mattarella).
Ma è davvero così o è soltanto l’ennesimo spot elettorale? Diamo un’occhiata.
Se da un lato è vero che Gentiloni potrebbe ottenere una carica discreta nella prossima Commissione dall’altro ci sono segnali che non lasciano intravedere alcuna apertura a maggiore flessibilità.
Mario Centeno, ministro delle finanze portoghese e presidente dell’eurogruppo, ha già smorzato gli entusiasmi e, pur promettendo maggiore flessibilità (ma sempre seguendo le regole eh), ha già detto di “non voler creare false aspettative”.
Il super rigorista Dombrovskis pare già riconfermato alla propria carica di commissario all’euro.
Ma il vero bacio della morte arriva, come al solito, dalla BCE: Mario Draghi ha infatti concluso il suo mandato e adesso ci tocca Christine Lagarde; l’Italia in questi anni ha potuto godere di un trattamento quasi “”””””di favore”””””” (le virgolette sono d’obbligo) grazie alle trasfusioni, chiamate QE, di Draghi; sono stati anni in cui Draghi si è completamente umiliato avanti al mondo intero, poiché pur comprando decine di migliaia di miliardi di euro di titoli di stato dell’eurozona, questa è sempre cresciuta dello 0, e letteralmente impantanata nella deflazione. Una roba imbarazzante e che avrebbe spinto qualunque governare di qualunque banca centrale a sotterrarsi dalla vergogna.
È bene sottolineare che al momento la Lagarde non ha manifestato intenzione di interrompere il QE, ma siamo sicuri che durerà? Siamo sicuri che un’economista fresca della direzione del FMI, in piena carriera e con tutto l’arsenale da governatore BCE a disposizione avrà voglia di umiliarsi per continuare le trasfusioni alla morente economia italiana?
Ci sarebbero anche altri fattori da non sottovalutare affatto come il blocco di Visegrad che resta compatto e non cede di un millimetro (stendiamo un velo pietoso su Salvini che voleva fare l’internazionale populista anti-UE) oppure le crescenti ambizioni di un Macron in versione falco, che si sta giocando di tutto per strappare alla Germania il ruolo di dominus in UE (oggi si sono rincorse indiscrezioni che avrebbe minacciato di mettere il veto su un eventuale nuovo rinvio della Brexit, con tanto di sudore freddo sulla fronte della Merkel che non può permettersi una botta come il No-Deal con l’UK in un momento difficile per l’economia tedesca).
Ma la beffa (chiarisco che parlo di beffa perché a prenderlo in quel posto lì siamo sempre noi, figuriamoci se solidarizzo con un governo del PD) più atroce è che anche nella remota ipotesi che vi sia una fantomatica maggiore flessibilità dei conti vi sono tanti altri fattori che potrebbero rendere tutto vano e portare l’Italia verso l’ennesimo schianto (cosa intendono per flessibilità? Sforeremo il 3%? Se sì, di quanto? Come intendono investirlo? sono solo alcune incognite).
Lasciate perdere i barconi, ci sono danni molto peggiori all’orizzonte.
 
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Negli ultimi giorni su Repubblica e altri media si sta facendo largo la narrativa che Bruxelles sarà più tenera con l’Italia in vista della prossima manovra e che addirittura sarebbe disposta a rivedere il Fiscal Compact (con tanto di appello di Mattarella).
Ma è davvero così o è soltanto l’ennesimo spot elettorale? Diamo un’occhiata.
Se da un lato è vero che Gentiloni potrebbe ottenere una carica discreta nella prossima Commissione dall’altro ci sono segnali che non lasciano intravedere alcuna apertura a maggiore flessibilità.
Mario Centeno, ministro delle finanze portoghese e presidente dell’eurogruppo, ha già smorzato gli entusiasmi e, pur promettendo maggiore flessibilità (ma sempre seguendo le regole eh), ha già detto di “non voler creare false aspettative”.
Il super rigorista Dombrovskis pare già riconfermato alla propria carica di commissario all’euro.
Ma il vero bacio della morte arriva, come al solito, dalla BCE: Mario Draghi ha infatti concluso il suo mandato e adesso ci tocca Christine Lagarde; l’Italia in questi anni ha potuto godere di un trattamento quasi “”””””di favore”””””” (le virgolette sono d’obbligo) grazie alle trasfusioni, chiamate QE, di Draghi; sono stati anni in cui Draghi si è completamente umiliato avanti al mondo intero, poiché pur comprando decine di migliaia di miliardi di euro di titoli di stato dell’eurozona, questa è sempre cresciuta dello 0, e letteralmente impantanata nella deflazione. Una roba imbarazzante e che avrebbe spinto qualunque governare di qualunque banca centrale a sotterrarsi dalla vergogna.
È bene sottolineare che al momento la Lagarde non ha manifestato intenzione di interrompere il QE, ma siamo sicuri che durerà? Siamo sicuri che un’economista fresca della direzione del FMI, in piena carriera e con tutto l’arsenale da governatore BCE a disposizione avrà voglia di umiliarsi per continuare le trasfusioni alla morente economia italiana?
Ci sarebbero anche altri fattori da non sottovalutare affatto come il blocco di Visegrad che resta compatto e non cede di un millimetro (stendiamo un velo pietoso su Salvini che voleva fare l’internazionale populista anti-UE) oppure le crescenti ambizioni di un Macron in versione falco, che si sta giocando di tutto per strappare alla Germania il ruolo di dominus in UE (oggi si sono rincorse indiscrezioni che avrebbe minacciato di mettere il veto su un eventuale nuovo rinvio della Brexit, con tanto di sudore freddo sulla fronte della Merkel che non può permettersi una botta come il No-Deal con l’UK in un momento difficile per l’economia tedesca).
Ma la beffa (chiarisco che parlo di beffa perché a prenderlo in quel posto lì siamo sempre noi, figuriamoci se solidarizzo con un governo del PD) più atroce è che anche nella remota ipotesi che vi sia una fantomatica maggiore flessibilità dei conti vi sono tanti altri fattori che potrebbero rendere tutto vano e portare l’Italia verso l’ennesimo schianto (cosa intendono per flessibilità? Sforeremo il 3%? Se sì, di quanto? Come intendono investirlo? sono solo alcune incognite).
Lasciate perdere i barconi, ci sono danni molto peggiori all’orizzonte.

Il QE riprenderà per tutti (come è sempre stato) non solo per l'Italia. Sarà inefficace perché da sola la politica monetaria allo ZLB (tassi di interesse zero) è inefficace. Draghi non poteva far altro, altro che umiliato.
La flessibilità per l'Italia è un'altra cosa (riguarda la politica fiscale). Si può immaginare qualcosa, non certo fino al 3%. Cosa ci faranno? Eviteranno l'aumento dell'IVA e così facendo (con qualche altro taglio) arriveranno intorno al 2,5. Non c'è spazio per altro, se non coprendolo con altre misure (eg eliminando i sussidi al gasolio) Ragionando senza minacciare l'uscita dall'euro, terranno tranquilli i mercati e risparmieranno cifre sostanziali in termini di spesa per interessi. Non c'è altro da dire.
Mi sarebbe davvero piaciuto vedere il precedente governo alle prese con questa manovra...altro che elezioni subito.
 

juventino

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Persino Cottarelli ieri a La7 ha ammesso che questi sono tutti vagheggiamenti e che di fatto Gentiloni alla Commissione è solo cosmesi.
L’ennesima umiliazione nazionale è ormai certa.

Il QE riprenderà per tutti (come è sempre stato) non solo per l'Italia. Sarà inefficace perché da sola la politica monetaria allo ZLB (tassi di interesse zero) è inefficace. Draghi non poteva far altro, altro che umiliato.
La flessibilità per l'Italia è un'altra cosa (riguarda la politica fiscale). Si può immaginare qualcosa, non certo fino al 3%. Cosa ci faranno? Eviteranno l'aumento dell'IVA e così facendo (con qualche altro taglio) arriveranno intorno al 2,5. Non c'è spazio per altro, se non coprendolo con altre misure (eg eliminando i sussidi al gasolio) Ragionando senza minacciare l'uscita dall'euro, terranno tranquilli i mercati e risparmieranno cifre sostanziali in termini di spesa per interessi. Non c'è altro da dire.
Mi sarebbe davvero piaciuto vedere il precedente governo alle prese con questa manovra...altro che elezioni subito.

Non c’è spazio per altro? Benissimo, però poi non ci si lamenti se al prossimo giro felpa Salvini arriva al 60% (con tutte le conseguenze del caso). Gli italiani, così come avevano capito in fretta che la paghetta promessa dai 5 Stelle al precedente governo non lo era manco per il cavolo, ci metteranno tempo zero ad accorgersi che tutte le promesse strombazzate dal PD, da Repubblica eccetera sono solo aria fritta.
 

juventino

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Dombrovskis già smorza le speranze di chi si aspetta più flessibilità, i governatori delle Banche centrali del Nord inveiscono contro l’ennesima proroga del QE (lo ripeto: siamo sicuro che la Lagarde andrà avanti a lungo?).... però tranquilli che per il nostro nuovo ministro al MEF Gualtieri siamo tornati protagonisti in Europa.
 
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Persino Cottarelli ieri a La7 ha ammesso che questi sono tutti vagheggiamenti e che di fatto Gentiloni alla Commissione è solo cosmesi.
L’ennesima umiliazione nazionale è ormai certa.



Non c’è spazio per altro? Benissimo, però poi non ci si lamenti se al prossimo giro felpa Salvini arriva al 60% (con tutte le conseguenze del caso). Gli italiani, così come avevano capito in fretta che la paghetta promessa dai 5 Stelle al precedente governo non lo era manco per il cavolo, ci metteranno tempo zero ad accorgersi che tutte le promesse strombazzate dal PD, da Repubblica eccetera sono solo aria fritta.

Bisogna fare i conti con la realtà. Quello che immagini tu è semplicemente impossibile. Non sarebbe possibile neanche uscendo dall'euro e dalla EU. Per un paese esportatore (come per fortuna siamo ancora) sarebbe semplicemente un suicidio. Inoltre dovresti comunque finanziare il debito pubblico, emettendo titoli in una moneta destinata a svalutarsi, quindi pagheresti molti più interessi. Non parliamo poi se decidessi di ripudiare il debito.
Il punto cruciale è la libertà di movimento dei capitali (la globalizzazione). Da questa deriva tutto il resto. Andrebbe limitata (come era nel regime di Bretton Woods) ma non si può fare in un paese solo.
L'unica strategia possibile è, da un lato, costruire alleanze internazionali per limitare i movimenti dei capitali e per modificare lo statuto della BCE (eliminando il divieto di finanziare con moneta i disavanzi pubblici). Può darsi che ci si arrivi: il QE non funziona (la creazione di nuova base monetaria non si è tradotta in aumento dell'offerta di moneta, essenzialmente per la trappola della liquidità), l'unico suo vantaggio è tenere bassi i tassi di interesse. Nella discussione economica questo comincia ad emergere.
Dall'altro, affrontare il problema fiscale. In Europa significherebbe eliminare i paradisi fiscali interni (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, ecc.) ed esterni alla UE (Svizzera). Cosa tecnicamente possibile ma politicamente molto difficile. Il dato positivo è che sarebbe nell'interesse di tutti i grandi paesi (Germania, Francia, Italia).
In Italia, decidersi a stroncare l'evasione fiscale (cosa altrettanto possibile) che tiene in vita una struttura economica arretrata (soprattutto nei servizi) che non possiamo più permetterci, euro o non euro. Di nuovo, la difficoltà è politica e infatti nessuno si sogna di proporre e seguire un programma del genere.
Ma se non si fanno queste cose, non resta che seguire la strategia di questo e dei passati governi (strano che alla fine tutti, al di là delle urla, finiscano per fare le stesse cose?)
PS Il reddito di cittadinanza non è una "paghetta" è un elemento fondamentale di modernizzazione del welfare italiano, che chi si occupa di questi temi chiede da trent'anni. E' semplicemente costruito male.
 
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Dombrovskis già smorza le speranze di chi si aspetta più flessibilità, i governatori delle Banche centrali del Nord inveiscono contro l’ennesima proroga del QE (lo ripeto: siamo sicuro che la Lagarde andrà avanti a lungo?).... però tranquilli che per il nostro nuovo ministro al MEF Gualtieri siamo tornati protagonisti in Europa.

Per essere più presenti in Europa rispetto all'ultimo anno, ci vuole davvero poco: basta andare alle riunioni
 
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Draghi doveva salvare l'euro per l'ennesima volta e non aveva scelta. Peraltro ha dato solo un calcio al barattolo perché il mondo è in deflazione da debiti e siamo già da anni in piena trappola della liquidità, cioè di inutilità della politica monetaria. Leuropa andrà sempre peggio, perché i suoi governi principali (GER, FRA, OLA e nordici in genere) si rifiutano di attivare la politica fiscale, coerentemente con il loro indirizzo ordoliberista. Per rimediare alla disoccupazione e al progressivo impoverimento dei popoli andranno avanti prima a reprimere la libertà di parola poi eventualmente useranno le armi.
 
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Anch'io ritengo che l'interconnessione finanziaria esasperata come quella attuale prima o poi porterà ad un conflitto armato. L'unione europea per come la conosciamo potrà finire solo con una guerra.
 
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Draghi doveva salvare l'euro per l'ennesima volta e non aveva scelta. Peraltro ha dato solo un calcio al barattolo perché il mondo è in deflazione da debiti e siamo già da anni in piena trappola della liquidità, cioè di inutilità della politica monetaria. Leuropa andrà sempre peggio, perché i suoi governi principali (GER, FRA, OLA e nordici in genere) si rifiutano di attivare la politica fiscale, coerentemente con il loro indirizzo ordoliberista. Per rimediare alla disoccupazione e al progressivo impoverimento dei popoli andranno avanti prima a reprimere la libertà di parola poi eventualmente useranno le armi.

Buona notte
Anch'io ritengo che l'interconnessione finanziaria esasperata come quella attuale prima o poi porterà ad un conflitto armato. L'unione europea per come la conosciamo potrà finire solo con una guerra.

L'interconnessione finanziaria eccessiva si può ridurre. Bisogna che sia chiaro che l'obiettivo è quello e non proporre deliri vari
 
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Buona notte


L'interconnessione finanziaria eccessiva si può ridurre. Bisogna che sia chiaro che l'obiettivo è quello e non proporre deliri vari

Non lo credo. Si può ridurre, si, ma solo attraverso un piano politico impossibile da attuare, essendo essa stessa dipendente dal potere economico-finanziario.
 
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