Investcorp Milan: clausola sul debito. Niente spese pazze.

Raryof

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Intanto le ONG si stanno scagliando contro l'affare Milan-Investcorp. Per leggere cercate "Investcorp Milan" e fatavi due risate (è una delle prime notizie che viene riporata, di Calfco e Finanza) :)
Le solite cose che però confermano che dietro questa acquisizione ci sono pezzi grossi per davvero, ultimamente col Milan in quella posizione di classifica, Leao che verrà bloccato e che è il giocatore più forte del campionato, una Juve a pezzi che ha perso Dybala (anzi lasciato andare non perso come Dolla o Kessie) sono in crisi per davvero, lontani i tempi dei fantocci e del Giannino, molto presto, probabilmente, dovranno pure sopportare campagne acquisti faraoniche e fondi del Barhain dietro il Milan che non diranno mezza parola perché saranno rappresentati da un fondo che ha in gestione i loro interessi??!! i cavalcavia di Torino saranno presto affollati mi sa.
Già negli ultimi anni abbiamo avuto una proprietà fantasma che non ha detto mezza parola, dirigenti che sul mercato non hanno mai imboccato nessuno e hanno sempre fatto il contrario di quanto veniva detto da certo informati... e parliamo di un Milan che lavorava su livelli inferiori, senza giocarsi troppo, che spendeva nulla o quasi sul mercato, poi questi non possono sopportare l'idea che con niente prendiamo Kalulu mentre da altre parti uno come De Ligt combina 0.
Cosa succede se il Milan ritorna a prendere dei top? succede che si chiude tutto, ma vi dirò, se il futuro è in Arabia o da quelle parti nemmeno le istituzioni italiane potranno fare molto, il Milan come brand era l'unico club che sarebbe potuto finire a fondi arabi e molto potenti, primo perché in Italia ci sono gli Agnelli che hanno il club "nazionale" e secondo perché la seconda squadra di Milano ha sempre cercato nel tempo di replicare quanto fatto da noi, prima coi cinesi (loro quelli veri noi quelli finti) ora con un bel fondo come oaktree che ha già messo dei paletti e che li porterà, ripuliti, ad una cessione che avverrà chissà quando, ma se a loro viene a mancare la linea, viene a mancare uno stadio condiviso proprio con noi come faranno? è una cosa che mi chiedo spesso, se non gli permettiamo di fare lo stadio condiviso gli viene a mancare quello che è l'investimento minimo in questi anni di ridimensionamento e autofinanziamento, quindi cessioni prima degli acquisti e cessioni necessarie per sistemare conti molto in rosso, sarebbe una bella botta per loro, meno per noi che invece abbiamo tutto l'interesse di farne uno per conto nostro.
 
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Il Corsport in edicola fa il punto sulla cessione del Milan ad Investcorp

L'entusiasmo dei tifosi per l’arrivo di Investcorp è perfino strabordante riguardo ai tempi dell’operazione e alle politiche future di gestione. C’è chi favoleggia improbabili “tesoretti” da centinaia di milioni, dimenticando che il fondo mediorientale acquista anche la gestione virtuosa che ha portato Elliott a risanare il Milan negli ultimi anni, rendendolo appetibile. Il budget di mercato crescerà di pari passo con la crescita dei ricavi (già in atto) e i tifosi possono certamente sognare acquisti più costosi del passato, man mano che il fatturato salirà, in una logica equilibrata. Si era irrealisticamente ipotizzato la chiusura venerdì (ad appena due settimane dall’avvio del periodo di esclusiva) ma un’acquisizione da 1,18 miliardi è complessa e richiede certi passaggi. Molto si è parlato della due di-
ligence ma è giusto chiarire: di solito essa segue (non precede) la formulazione di una proposta vincolante. Che non vi fossero criticità nei conti era facile da pronosticare, visto il rigore del fondo Elliott, ma la due diligence formale esplorerà aspetti tributari, legali, previdenziali, giuslavoristici. Non si attendono sorprese, ma sono attività con tempi tecnici non comprimibili. Non vi è dubbio che il team Investcorp abbia speso le ultime settimane a studiare costi e ricavi del Milan, proiettare aspettative di crescita e disegnare strategie competitive: ciò serve a formare un’idea sul prezzo, negoziare tempi e modalità di pagamento, costruire la struttura finanziaria, prima di firmare il contratto di investimento. Parallelamente, il compratore deve negoziare con le banche i prestiti necessari per arrivare al closing. Contratti complessi a cui lavorano studi legali, banche e analisti, in cui si può discutere per giorni su specifiche clausole. Il giorno esatto della chiusura non è dunque preventivabile ma nessuno ha fretta.

Aleatorie sono pure le previsioni sulla gestione futura: stadio da soli o con l’Inter, Sesto San Siro, organigrammi e figure di vertice, budget di mercato. Tutte ipotesi, in questo momento, poiché nessuno può ancora smarcarle finché c’è lavoro da fare per il closing Sulla struttura dell’operazione è affiorata l’ipotesi di emissione di bond da parte di Investcorp, punto delicato perché riguarda il debito che finirà nel Milan. I due fondi seguono logiche diverse: Elliott raccoglie dagli investitori, seleziona le aziende da acquisire e utilizza le risorse di cui dispone ricorrendo al debito con molta parsimonia. Investcorp trova il target e raccoglie l’interesse di specifici investitori sulla singola operazione. Ciò non significa che non entrino investitori facoltosi nell’operazione-Milan, ma cambia la logica. Molte acquisizioni prevedono debito nella prima fase: un prestito ponte (bridge) dalle banche o il cosiddetto “debito mezzanino” cioè un prestito con grado di subordinazione intermedio tra il capitale degli investitori e quello preso a prestito. L’acquirente rimborsa molto presto tali finanziamenti, assai costosi, appena la struttura finanziaria dell’operazione si assesta. Diverso il caso in cui il veicolo societario creato ad hoc (struttura tipica dei private equity) si finanzia a debito e poi si fonde con la società acquisita che riceve così in dote i debiti dell’acquirente. Queste operazioni a leva (LBO o leveraged buy-out) sono piuttosto frequenti: servono a ridurre l’impiego di capitale del fondo acquirente, abbassandone il costo, ma aumentano la rischiosità della società acquisita. Ad esempio, i Glazer finanziarono l’acquisto del Man United caricando molto debito sul club: politica che imbestialì i tifosi perché porta a drenare cassa dal club anziché mettervela.

Da ambienti legati agli advisor trapela che Elliott porrebbe una specifica condizione: l’acquirente deve essere un equity buyer cioè un compratore che investa capitali propri senza iniettare nel Milan il debito utilizzato per l’acquisizione. Per ripetto verso il club e per non rovinare il lavoro fin qui svolto, sottolineando
come Elliott veda nel Milan una storia di successo e non voglia associarsi all’immagine di chi investe, guadagna ed esce senza curarsi delle conseguenze. I tifosi, abituati in questi anni a una politica zero-debiti, non potranno che gradire perché la solidità dell’acquirente è
la garanzia di non rivivere incidenti in stile Yonghong Li.
Ormai quando si narra del Milan la colonna sonora deve essere per forza un tacito requiem con un nero come unico abito da indossare.
Guai a sognare , guai ad alimentare speranze o illustrare periodi migliori.

Il milanista deve stare mesto e testa china e pure quando vince sul campo lo si rinnega e combatte per annientarlo.

Se non è una maledizione poco ci manca.


Mi viene in mente quel simpaticissimo film in cui Paolo Villaggio interpretava un maestro di una scuola in provincia di Napoli.
Pur tra mille problematiche alla fine al buon maestro Speroni ,così si chiamava il personaggio, bastava affacciarsi dal balcone per rimanere rapito dalla bellezza della città.
Puntuale però arrivava la replica di un vecchio e imbolsito parroco che lo riportava coi piedi per terra e l'umore trenta metri sotto il suolo.
Ecco , per l'appunto: vietato sognare.
 
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