Fonseca:"Vincere e convincere col Milan. Gramde responsabilità "

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Ancora Fonseca dopo le parole di ieri:

Le nuove dichiarazioni riportate dal sito rossonero

Prime ore e primi giorni nell’ambiente Milan. Quali sono le sue sensazioni? “Devo ringraziare le persone che mi hanno accolto qui. Mi è piaciuto molto conoscere le persone che lavorano nel Club. Mi è piaciuto molto Milanello, le sensazioni sono molto positive”.
Sente una responsabilità diversa ad allenare un club storico come il Milan, che quest’anno taglia il traguardo dei 125 anni di storia? “Sì. Da allenatore del Milan sento una grande responsabilità ma anche un grande orgoglio. Quando si arriva in un club come il Milan c’è la responsabilità di difendere un club con una storia che conosce tutto il mondo. Bisogna anche avere l’ambizione di vincere, al Milan bisogna lavorare per vincere”.
Che immagine ha della storia del Milan? “Tante cose, tanti giocatori. Milan è un club universale. Tutto il mondo conosce bene la storia del Milan. Mi ricordo che seguivo il Milan, la squadra di Gullit, Rijkaard, van Basten, Baresi, Costacurta, Maldini, Tassotti… Tutti questi giocatori che ammiravo molto. La storia del Milan è fantastica. Penso che è difficile non ricordare questi grandi momenti della storia del Milan”.
Cosa ci racconta della sua infanzia e del suo passato? “Ho avuto un’infanzia felice, sono cresciuto in una famiglia umile. Ero sempre a giocare a calcio e a tifare. Sono cresciuto in un modo normale, felice. I tempi erano diversi, abbiamo avuto la possibilità di avere un’infanzia a giocare a calcio per strada. Ho fatto un percorso normale a scuola, ma sempre con la testa al calcio”.
È nato in Mozambico, è cresciuto in Portogallo e poi ha vissuto in Italia, Ucraina, Francia. Come si è arricchito da questa esperienza da cittadino del mondo? “Sono nato in Mozambico, una ex colonia del Portogallo. Abbiamo una storia con l’Africa e la guerra. Io sono nato la ma devo dire che sono tornato subito in Portogallo con la famiglia, non ricordo niente del Mozambico. Otto anni fa sono uscito dal Portogallo per la prima volta ed è stata una grande esperienza. Primo perché ho conosciuto diverse culture e poi perché ho avuto la possibilità di cominciare a parlare diverse lingue. In Ucraina l’esperienza è stata fantastica, qui in Italia tutti hanno capito quanto mi piaccia il paese. Anche in Francia è stata una bella esperienza. Sono molto ricco dopo queste esperienze. È una ricchezza grande”.
Che rapporto ha con il nostro paese? “Mi sono sposato con una ucraina. Quando mi fermerò non so se tornerò in Portogallo o in Ucraina, nella nostra testa c’è di vivere in un paese diverso. Devo dire che io sono appassionato dell’Italia, è un paese bellissimo, si mangia bene, le persone sono molto emotive e simpatiche. Quando ho lasciato Roma ho pensato seriamente di vivere qui in Italia. Oggi sono molto soddisfatto di ritornare, mi sento molto bene qua. Mi piace molto la cultura italiana. In futuro vediamo che succederà, magari rimango a vivere qua”.
Come si immagina Milano? “Penso che tutti gli italiani sono appassionati di calcio. Quello che io ho sentito quando ho giocato qua a San Siro è stata un’atmosfera incredibile. Mi aspetto di poter vivere queste emozioni con i nostri tifosi. Mi aspetto di costruire qui un qualcosa che renda orgogliosi i tifosi e avere questa sensazione di essere un tutt’uno con lo stadio quando giochiamo qui a San Siro”.
Purtroppo a Roma la pandemia ha costretto a vivere la maggior parte del tempo tra casa e centro sportivo. Quanta voglia ha adesso di scoprire Milano, capitale della moda? “Quando sono arrivato a Roma ho deciso di vivere in città, mi piace vivere l’atmosfera della città. Qui mi aspetto di fare lo stesso. Quando abbiamo la possibilità di vivere in una città bellissima come Milano dobbiamo approfittare di quello che la città offre di bello. Voglio vivere questo a Milano, non conosco bene la città e voglio farlo perché so che è una bella città”.

Si sente una persona curiosa? Qual è la sua curiosità più grande nell’approcciarsi a questa nuova avventura? “Sono una persona curiosa., Ci sono tante cose che voglio conoscere, quello che voglio è vedere la passione dei nostri tifosi a San Siro con la squadra”.
Quanta voglia ha di vedere il campionato italiano con gli stadi aperti? “Tanta, tanta, tanta. Ho questo desiderio di vedere questa energia in tutti gli stadi d’Italia, soprattutto a San Siro”.
È uno che nella vita ha avuto parecchio coraggio? “Sì. Penso che nella vita si vuole vincere bisogna rischiare, e per rischiare bisogna avere coraggio di essere diversi. Noi allenatori abbiamo un obbligo con le persone che amano il calcio. Non dobbiamo solo vincere, ma avere anche una “forma” che appassioni i tifosi. Dobbiamo creare spettacolo, e per farlo dobbiamo avere coraggio, dobbiamo avere persone che lavorano con noi che hanno coraggio e vivere il calcio con passione. Questo è il mio modo di pensare”.
È una sfida ulteriore il processo di creazione di un’identità? “Penso che è fondamentale creare un’identità forte nella squadra. È quello che voglio fare, avere un’identità fortissima che permetta di avere qualità nel nostro gioco e ambizione per vincere ogni partita”.
Come si approccia ai giovani? “In un modo normale. Per me i giocatori non hanno età. Se hanno coraggio e la qualità per giocare allora io li faccio giocare. So che noi abbiamo giocatori giovani con qualità. Se dimostrano di avere coraggio io li faccio giocare, l’età per me non è un problema”.
Sua moglie Kateryna la seguirà in questa avventura a Milano? Quanto è importante la sua famiglia nella vita quotidiana? “Il mio sostegno è la mia famiglia, è fondamentale portarla qui. Kateryna ama l’Italia e penso che sarà molto molto felice a Milano, anche con i bambini. Per me è fondamentale avere la famiglia con me”.
Come riesce a staccare dal calcio e a trascorrere momenti fuori dal campo? “Lavoro molto, ma quando arrivo a casa trovo momenti per la famiglia. Mi piace molto la musica, la prima cosa che faccio quando mi sveglio è accendere la musica per iniziare bene la giornata. Sono una persona molto semplice: trovo tempo per la famiglia, per guardare qualche serie in tv. Per il mio equilibrio è importante avere questi momenti con la mia famiglia”.
Qual è l’insegnamento calcistico o di vita più grande che ha ricevuto? “Ne ho ricevuti tanti. Credo molto nell’onestà. Quando facciamo le cose con passione ed onestà siamo ricompensati per questo. Quello che è successo nella mia vita mi ha dimostrato che è così. Quando siamo onesti con noi e con chi lavora con noi è più facile raggiungere i nostri sogni”.
Cosa desidera oggi Paulo Fonseca? “Vincere con il Milan”.


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Adesso tutti i giorni sto disco rotto pieno di falsità
 
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Le nuove dichiarazioni riportate dal sito rossonero

Prime ore e primi giorni nell’ambiente Milan. Quali sono le sue sensazioni? “Devo ringraziare le persone che mi hanno accolto qui. Mi è piaciuto molto conoscere le persone che lavorano nel Club. Mi è piaciuto molto Milanello, le sensazioni sono molto positive”.
Sente una responsabilità diversa ad allenare un club storico come il Milan, che quest’anno taglia il traguardo dei 125 anni di storia? “Sì. Da allenatore del Milan sento una grande responsabilità ma anche un grande orgoglio. Quando si arriva in un club come il Milan c’è la responsabilità di difendere un club con una storia che conosce tutto il mondo. Bisogna anche avere l’ambizione di vincere, al Milan bisogna lavorare per vincere”.
Che immagine ha della storia del Milan? “Tante cose, tanti giocatori. Milan è un club universale. Tutto il mondo conosce bene la storia del Milan. Mi ricordo che seguivo il Milan, la squadra di Gullit, Rijkaard, van Basten, Baresi, Costacurta, Maldini, Tassotti… Tutti questi giocatori che ammiravo molto. La storia del Milan è fantastica. Penso che è difficile non ricordare questi grandi momenti della storia del Milan”.
Cosa ci racconta della sua infanzia e del suo passato? “Ho avuto un’infanzia felice, sono cresciuto in una famiglia umile. Ero sempre a giocare a calcio e a tifare. Sono cresciuto in un modo normale, felice. I tempi erano diversi, abbiamo avuto la possibilità di avere un’infanzia a giocare a calcio per strada. Ho fatto un percorso normale a scuola, ma sempre con la testa al calcio”.
È nato in Mozambico, è cresciuto in Portogallo e poi ha vissuto in Italia, Ucraina, Francia. Come si è arricchito da questa esperienza da cittadino del mondo? “Sono nato in Mozambico, una ex colonia del Portogallo. Abbiamo una storia con l’Africa e la guerra. Io sono nato la ma devo dire che sono tornato subito in Portogallo con la famiglia, non ricordo niente del Mozambico. Otto anni fa sono uscito dal Portogallo per la prima volta ed è stata una grande esperienza. Primo perché ho conosciuto diverse culture e poi perché ho avuto la possibilità di cominciare a parlare diverse lingue. In Ucraina l’esperienza è stata fantastica, qui in Italia tutti hanno capito quanto mi piaccia il paese. Anche in Francia è stata una bella esperienza. Sono molto ricco dopo queste esperienze. È una ricchezza grande”.
Che rapporto ha con il nostro paese? “Mi sono sposato con una ucraina. Quando mi fermerò non so se tornerò in Portogallo o in Ucraina, nella nostra testa c’è di vivere in un paese diverso. Devo dire che io sono appassionato dell’Italia, è un paese bellissimo, si mangia bene, le persone sono molto emotive e simpatiche. Quando ho lasciato Roma ho pensato seriamente di vivere qui in Italia. Oggi sono molto soddisfatto di ritornare, mi sento molto bene qua. Mi piace molto la cultura italiana. In futuro vediamo che succederà, magari rimango a vivere qua”.
Come si immagina Milano? “Penso che tutti gli italiani sono appassionati di calcio. Quello che io ho sentito quando ho giocato qua a San Siro è stata un’atmosfera incredibile. Mi aspetto di poter vivere queste emozioni con i nostri tifosi. Mi aspetto di costruire qui un qualcosa che renda orgogliosi i tifosi e avere questa sensazione di essere un tutt’uno con lo stadio quando giochiamo qui a San Siro”.
Purtroppo a Roma la pandemia ha costretto a vivere la maggior parte del tempo tra casa e centro sportivo. Quanta voglia ha adesso di scoprire Milano, capitale della moda? “Quando sono arrivato a Roma ho deciso di vivere in città, mi piace vivere l’atmosfera della città. Qui mi aspetto di fare lo stesso. Quando abbiamo la possibilità di vivere in una città bellissima come Milano dobbiamo approfittare di quello che la città offre di bello. Voglio vivere questo a Milano, non conosco bene la città e voglio farlo perché so che è una bella città”.

Si sente una persona curiosa? Qual è la sua curiosità più grande nell’approcciarsi a questa nuova avventura? “Sono una persona curiosa., Ci sono tante cose che voglio conoscere, quello che voglio è vedere la passione dei nostri tifosi a San Siro con la squadra”.
Quanta voglia ha di vedere il campionato italiano con gli stadi aperti? “Tanta, tanta, tanta. Ho questo desiderio di vedere questa energia in tutti gli stadi d’Italia, soprattutto a San Siro”.
È uno che nella vita ha avuto parecchio coraggio? “Sì. Penso che nella vita si vuole vincere bisogna rischiare, e per rischiare bisogna avere coraggio di essere diversi. Noi allenatori abbiamo un obbligo con le persone che amano il calcio. Non dobbiamo solo vincere, ma avere anche una “forma” che appassioni i tifosi. Dobbiamo creare spettacolo, e per farlo dobbiamo avere coraggio, dobbiamo avere persone che lavorano con noi che hanno coraggio e vivere il calcio con passione. Questo è il mio modo di pensare”.
È una sfida ulteriore il processo di creazione di un’identità? “Penso che è fondamentale creare un’identità forte nella squadra. È quello che voglio fare, avere un’identità fortissima che permetta di avere qualità nel nostro gioco e ambizione per vincere ogni partita”.
Come si approccia ai giovani? “In un modo normale. Per me i giocatori non hanno età. Se hanno coraggio e la qualità per giocare allora io li faccio giocare. So che noi abbiamo giocatori giovani con qualità. Se dimostrano di avere coraggio io li faccio giocare, l’età per me non è un problema”.
Sua moglie Kateryna la seguirà in questa avventura a Milano? Quanto è importante la sua famiglia nella vita quotidiana? “Il mio sostegno è la mia famiglia, è fondamentale portarla qui. Kateryna ama l’Italia e penso che sarà molto molto felice a Milano, anche con i bambini. Per me è fondamentale avere la famiglia con me”.
Come riesce a staccare dal calcio e a trascorrere momenti fuori dal campo? “Lavoro molto, ma quando arrivo a casa trovo momenti per la famiglia. Mi piace molto la musica, la prima cosa che faccio quando mi sveglio è accendere la musica per iniziare bene la giornata. Sono una persona molto semplice: trovo tempo per la famiglia, per guardare qualche serie in tv. Per il mio equilibrio è importante avere questi momenti con la mia famiglia”.
Qual è l’insegnamento calcistico o di vita più grande che ha ricevuto? “Ne ho ricevuti tanti. Credo molto nell’onestà. Quando facciamo le cose con passione ed onestà siamo ricompensati per questo. Quello che è successo nella mia vita mi ha dimostrato che è così. Quando siamo onesti con noi e con chi lavora con noi è più facile raggiungere i nostri sogni”.
Cosa desidera oggi Paulo Fonseca? “Vincere con il Milan”.
Bellissima intervista. Ho apprezzato moltissimo i passaggi in cui ha parlato di calcio.

PS: dopo il proprietario e il presidente, adesso abbiamo anche l’allenatore che non parla di calcio?
 

Nomaduk

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bene, se non vince non ci sono più scuse va cacciato. insieme a tutta la dirigenza.
 

Swaitak

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Le nuove dichiarazioni riportate dal sito rossonero

Prime ore e primi giorni nell’ambiente Milan. Quali sono le sue sensazioni? “Devo ringraziare le persone che mi hanno accolto qui. Mi è piaciuto molto conoscere le persone che lavorano nel Club. Mi è piaciuto molto Milanello, le sensazioni sono molto positive”.
Sente una responsabilità diversa ad allenare un club storico come il Milan, che quest’anno taglia il traguardo dei 125 anni di storia? “Sì. Da allenatore del Milan sento una grande responsabilità ma anche un grande orgoglio. Quando si arriva in un club come il Milan c’è la responsabilità di difendere un club con una storia che conosce tutto il mondo. Bisogna anche avere l’ambizione di vincere, al Milan bisogna lavorare per vincere”.
Che immagine ha della storia del Milan? “Tante cose, tanti giocatori. Milan è un club universale. Tutto il mondo conosce bene la storia del Milan. Mi ricordo che seguivo il Milan, la squadra di Gullit, Rijkaard, van Basten, Baresi, Costacurta, Maldini, Tassotti… Tutti questi giocatori che ammiravo molto. La storia del Milan è fantastica. Penso che è difficile non ricordare questi grandi momenti della storia del Milan”.
Cosa ci racconta della sua infanzia e del suo passato? “Ho avuto un’infanzia felice, sono cresciuto in una famiglia umile. Ero sempre a giocare a calcio e a tifare. Sono cresciuto in un modo normale, felice. I tempi erano diversi, abbiamo avuto la possibilità di avere un’infanzia a giocare a calcio per strada. Ho fatto un percorso normale a scuola, ma sempre con la testa al calcio”.
È nato in Mozambico, è cresciuto in Portogallo e poi ha vissuto in Italia, Ucraina, Francia. Come si è arricchito da questa esperienza da cittadino del mondo? “Sono nato in Mozambico, una ex colonia del Portogallo. Abbiamo una storia con l’Africa e la guerra. Io sono nato la ma devo dire che sono tornato subito in Portogallo con la famiglia, non ricordo niente del Mozambico. Otto anni fa sono uscito dal Portogallo per la prima volta ed è stata una grande esperienza. Primo perché ho conosciuto diverse culture e poi perché ho avuto la possibilità di cominciare a parlare diverse lingue. In Ucraina l’esperienza è stata fantastica, qui in Italia tutti hanno capito quanto mi piaccia il paese. Anche in Francia è stata una bella esperienza. Sono molto ricco dopo queste esperienze. È una ricchezza grande”.
Che rapporto ha con il nostro paese? “Mi sono sposato con una ucraina. Quando mi fermerò non so se tornerò in Portogallo o in Ucraina, nella nostra testa c’è di vivere in un paese diverso. Devo dire che io sono appassionato dell’Italia, è un paese bellissimo, si mangia bene, le persone sono molto emotive e simpatiche. Quando ho lasciato Roma ho pensato seriamente di vivere qui in Italia. Oggi sono molto soddisfatto di ritornare, mi sento molto bene qua. Mi piace molto la cultura italiana. In futuro vediamo che succederà, magari rimango a vivere qua”.
Come si immagina Milano? “Penso che tutti gli italiani sono appassionati di calcio. Quello che io ho sentito quando ho giocato qua a San Siro è stata un’atmosfera incredibile. Mi aspetto di poter vivere queste emozioni con i nostri tifosi. Mi aspetto di costruire qui un qualcosa che renda orgogliosi i tifosi e avere questa sensazione di essere un tutt’uno con lo stadio quando giochiamo qui a San Siro”.
Purtroppo a Roma la pandemia ha costretto a vivere la maggior parte del tempo tra casa e centro sportivo. Quanta voglia ha adesso di scoprire Milano, capitale della moda? “Quando sono arrivato a Roma ho deciso di vivere in città, mi piace vivere l’atmosfera della città. Qui mi aspetto di fare lo stesso. Quando abbiamo la possibilità di vivere in una città bellissima come Milano dobbiamo approfittare di quello che la città offre di bello. Voglio vivere questo a Milano, non conosco bene la città e voglio farlo perché so che è una bella città”.

Si sente una persona curiosa? Qual è la sua curiosità più grande nell’approcciarsi a questa nuova avventura? “Sono una persona curiosa., Ci sono tante cose che voglio conoscere, quello che voglio è vedere la passione dei nostri tifosi a San Siro con la squadra”.
Quanta voglia ha di vedere il campionato italiano con gli stadi aperti? “Tanta, tanta, tanta. Ho questo desiderio di vedere questa energia in tutti gli stadi d’Italia, soprattutto a San Siro”.
È uno che nella vita ha avuto parecchio coraggio? “Sì. Penso che nella vita si vuole vincere bisogna rischiare, e per rischiare bisogna avere coraggio di essere diversi. Noi allenatori abbiamo un obbligo con le persone che amano il calcio. Non dobbiamo solo vincere, ma avere anche una “forma” che appassioni i tifosi. Dobbiamo creare spettacolo, e per farlo dobbiamo avere coraggio, dobbiamo avere persone che lavorano con noi che hanno coraggio e vivere il calcio con passione. Questo è il mio modo di pensare”.
È una sfida ulteriore il processo di creazione di un’identità? “Penso che è fondamentale creare un’identità forte nella squadra. È quello che voglio fare, avere un’identità fortissima che permetta di avere qualità nel nostro gioco e ambizione per vincere ogni partita”.
Come si approccia ai giovani? “In un modo normale. Per me i giocatori non hanno età. Se hanno coraggio e la qualità per giocare allora io li faccio giocare. So che noi abbiamo giocatori giovani con qualità. Se dimostrano di avere coraggio io li faccio giocare, l’età per me non è un problema”.
Sua moglie Kateryna la seguirà in questa avventura a Milano? Quanto è importante la sua famiglia nella vita quotidiana? “Il mio sostegno è la mia famiglia, è fondamentale portarla qui. Kateryna ama l’Italia e penso che sarà molto molto felice a Milano, anche con i bambini. Per me è fondamentale avere la famiglia con me”.
Come riesce a staccare dal calcio e a trascorrere momenti fuori dal campo? “Lavoro molto, ma quando arrivo a casa trovo momenti per la famiglia. Mi piace molto la musica, la prima cosa che faccio quando mi sveglio è accendere la musica per iniziare bene la giornata. Sono una persona molto semplice: trovo tempo per la famiglia, per guardare qualche serie in tv. Per il mio equilibrio è importante avere questi momenti con la mia famiglia”.
Qual è l’insegnamento calcistico o di vita più grande che ha ricevuto? “Ne ho ricevuti tanti. Credo molto nell’onestà. Quando facciamo le cose con passione ed onestà siamo ricompensati per questo. Quello che è successo nella mia vita mi ha dimostrato che è così. Quando siamo onesti con noi e con chi lavora con noi è più facile raggiungere i nostri sogni”.
Cosa desidera oggi Paulo Fonseca? “Vincere con il Milan”.


Vedi l'allegato 7784
riassunto: è una brava persona e ha la moglie lucraina. stop
 
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ho letto un pò di commenti nei vari social della squadra...mi sembra che l'aria verso il nuovo allenatore sia decisamente cambiata

molto piu "affettuosa"..
 

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Prime ore e primi giorni nell’ambiente Milan. Quali sono le sue sensazioni? “Devo ringraziare le persone che mi hanno accolto qui. Mi è piaciuto molto conoscere le persone che lavorano nel Club. Mi è piaciuto molto Milanello, le sensazioni sono molto positive”.
Sente una responsabilità diversa ad allenare un club storico come il Milan, che quest’anno taglia il traguardo dei 125 anni di storia? “Sì. Da allenatore del Milan sento una grande responsabilità ma anche un grande orgoglio. Quando si arriva in un club come il Milan c’è la responsabilità di difendere un club con una storia che conosce tutto il mondo. Bisogna anche avere l’ambizione di vincere, al Milan bisogna lavorare per vincere”.
Che immagine ha della storia del Milan? “Tante cose, tanti giocatori. Milan è un club universale. Tutto il mondo conosce bene la storia del Milan. Mi ricordo che seguivo il Milan, la squadra di Gullit, Rijkaard, van Basten, Baresi, Costacurta, Maldini, Tassotti… Tutti questi giocatori che ammiravo molto. La storia del Milan è fantastica. Penso che è difficile non ricordare questi grandi momenti della storia del Milan”.
Cosa ci racconta della sua infanzia e del suo passato? “Ho avuto un’infanzia felice, sono cresciuto in una famiglia umile. Ero sempre a giocare a calcio e a tifare. Sono cresciuto in un modo normale, felice. I tempi erano diversi, abbiamo avuto la possibilità di avere un’infanzia a giocare a calcio per strada. Ho fatto un percorso normale a scuola, ma sempre con la testa al calcio”.
È nato in Mozambico, è cresciuto in Portogallo e poi ha vissuto in Italia, Ucraina, Francia. Come si è arricchito da questa esperienza da cittadino del mondo? “Sono nato in Mozambico, una ex colonia del Portogallo. Abbiamo una storia con l’Africa e la guerra. Io sono nato la ma devo dire che sono tornato subito in Portogallo con la famiglia, non ricordo niente del Mozambico. Otto anni fa sono uscito dal Portogallo per la prima volta ed è stata una grande esperienza. Primo perché ho conosciuto diverse culture e poi perché ho avuto la possibilità di cominciare a parlare diverse lingue. In Ucraina l’esperienza è stata fantastica, qui in Italia tutti hanno capito quanto mi piaccia il paese. Anche in Francia è stata una bella esperienza. Sono molto ricco dopo queste esperienze. È una ricchezza grande”.
Che rapporto ha con il nostro paese? “Mi sono sposato con una ucraina. Quando mi fermerò non so se tornerò in Portogallo o in Ucraina, nella nostra testa c’è di vivere in un paese diverso. Devo dire che io sono appassionato dell’Italia, è un paese bellissimo, si mangia bene, le persone sono molto emotive e simpatiche. Quando ho lasciato Roma ho pensato seriamente di vivere qui in Italia. Oggi sono molto soddisfatto di ritornare, mi sento molto bene qua. Mi piace molto la cultura italiana. In futuro vediamo che succederà, magari rimango a vivere qua”.
Come si immagina Milano? “Penso che tutti gli italiani sono appassionati di calcio. Quello che io ho sentito quando ho giocato qua a San Siro è stata un’atmosfera incredibile. Mi aspetto di poter vivere queste emozioni con i nostri tifosi. Mi aspetto di costruire qui un qualcosa che renda orgogliosi i tifosi e avere questa sensazione di essere un tutt’uno con lo stadio quando giochiamo qui a San Siro”.
Purtroppo a Roma la pandemia ha costretto a vivere la maggior parte del tempo tra casa e centro sportivo. Quanta voglia ha adesso di scoprire Milano, capitale della moda? “Quando sono arrivato a Roma ho deciso di vivere in città, mi piace vivere l’atmosfera della città. Qui mi aspetto di fare lo stesso. Quando abbiamo la possibilità di vivere in una città bellissima come Milano dobbiamo approfittare di quello che la città offre di bello. Voglio vivere questo a Milano, non conosco bene la città e voglio farlo perché so che è una bella città”.

Si sente una persona curiosa? Qual è la sua curiosità più grande nell’approcciarsi a questa nuova avventura? “Sono una persona curiosa., Ci sono tante cose che voglio conoscere, quello che voglio è vedere la passione dei nostri tifosi a San Siro con la squadra”.
Quanta voglia ha di vedere il campionato italiano con gli stadi aperti? “Tanta, tanta, tanta. Ho questo desiderio di vedere questa energia in tutti gli stadi d’Italia, soprattutto a San Siro”.
È uno che nella vita ha avuto parecchio coraggio? “Sì. Penso che nella vita si vuole vincere bisogna rischiare, e per rischiare bisogna avere coraggio di essere diversi. Noi allenatori abbiamo un obbligo con le persone che amano il calcio. Non dobbiamo solo vincere, ma avere anche una “forma” che appassioni i tifosi. Dobbiamo creare spettacolo, e per farlo dobbiamo avere coraggio, dobbiamo avere persone che lavorano con noi che hanno coraggio e vivere il calcio con passione. Questo è il mio modo di pensare”.
È una sfida ulteriore il processo di creazione di un’identità? “Penso che è fondamentale creare un’identità forte nella squadra. È quello che voglio fare, avere un’identità fortissima che permetta di avere qualità nel nostro gioco e ambizione per vincere ogni partita”.
Come si approccia ai giovani? “In un modo normale. Per me i giocatori non hanno età. Se hanno coraggio e la qualità per giocare allora io li faccio giocare. So che noi abbiamo giocatori giovani con qualità. Se dimostrano di avere coraggio io li faccio giocare, l’età per me non è un problema”.
Sua moglie Kateryna la seguirà in questa avventura a Milano? Quanto è importante la sua famiglia nella vita quotidiana? “Il mio sostegno è la mia famiglia, è fondamentale portarla qui. Kateryna ama l’Italia e penso che sarà molto molto felice a Milano, anche con i bambini. Per me è fondamentale avere la famiglia con me”.
Come riesce a staccare dal calcio e a trascorrere momenti fuori dal campo? “Lavoro molto, ma quando arrivo a casa trovo momenti per la famiglia. Mi piace molto la musica, la prima cosa che faccio quando mi sveglio è accendere la musica per iniziare bene la giornata. Sono una persona molto semplice: trovo tempo per la famiglia, per guardare qualche serie in tv. Per il mio equilibrio è importante avere questi momenti con la mia famiglia”.
Qual è l’insegnamento calcistico o di vita più grande che ha ricevuto? “Ne ho ricevuti tanti. Credo molto nell’onestà. Quando facciamo le cose con passione ed onestà siamo ricompensati per questo. Quello che è successo nella mia vita mi ha dimostrato che è così. Quando siamo onesti con noi e con chi lavora con noi è più facile raggiungere i nostri sogni”.
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