CTS:"Impossibile immunità di gregge nel 2021".

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Anche il CTS alza bandiera bianca sull'immunità di gregge nel 2021, confermando le parole di Pregliasco ( https://www.milanworld.net/pregliasco-spero-20-30-vaccinati-nel-2021-a-vt99554-new-post.html ). Ecco quando dichiarato da Fabio Ciciliano, segretario CTS, al CorSera:"La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile".

È solo un problema di mancate consegne?
"Al momento, sia l’Italia sia gli altri Paesi dell’Ue hanno una riduzione delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini. Con questa distribuzione disomogenea la campagna non potrà fare altro che subire l’andamento schizofrenico delle consegne. E questo impedirà una regolare organizzazione, soprattutto quando inizierà la vaccinazione di massa che deve prevedere una imponente pianificazione logistica, diversa per i territori ad alta concentrazione di popolazione rispetto alle aree a minore densità".

Perché non viene coinvolta la Protezione civile come richiesto ormai da giorni?
"Non sono io a poter rispondere. In passato questa preziosa risorsa ha consentito il superamento delle grandi crisi nazionali e ha contribuito fortemente a gestire le maggiori emergenze in territorio straniero. Nella gestione della pandemia non è stata protagonista nel management dell’emergenza come ci si aspettava. Tutti noi speriamo in un ripensamento, soprattutto per la gestione di questa epocale emergenza pandemica senza precedenti".

Che cos’altro si deve fare?
"L’immunità di gregge si raggiunge quando circa il 70% della popolazione risulta vaccinata. Se lasciamo da parte la fascia di età dei giovani fino a 16-18 anni, ora esclusa, significa che dovremo vaccinare circa 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile, anche per ridurre la circolazione delle varianti virali. Un’impresa ciclopica oserei dire, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità".

Quindi?
"È imperativo che la distribuzione diventi regolare e poi bisogna procedere come con i tamponi, allestendo drive in nelle città e ovunque sia possibile".

L’Italia è tornata gialla e sono ricominciati gli assembramenti. Si rischiano nuove chiusure?
"È bene essere chiari: anche nelle regioni gialle la circolazione del virus rimane molto sostenuta e ovviamente aumenta con l’aumento dei contatti tra le persone. Non è una situazione di normalità, è ancora piena pandemia. La socialità è una condizione che per tanto tempo è stata tenuta compressa e adesso la gente sopporta con difficoltà crescente le restrizioni. Lo comprendo, ma se vogliamo tornare alla normalità bisogna pensare che solo attraverso le graduali riprese saremo in grado di controllare i numeri".

Ora non lo siamo?
«Dobbiamo puntare alla progressiva riapertura delle attività economiche che ormai sono al limite della sopravvivenza. Anche per questo, i sindaci, le aziende sanitarie, le istituzioni dovranno supportare i cittadini. Mi piace pensare che gli assembramenti di questi giorni siano il frutto di una pulsione alla socialità assolutamente episodica. Ma bisogna essere consapevoli che di fronte a una nuova impennata dei contagi i provvedimenti di chiusura sono inevitabili».

Servono nuove regole?
«Basterebbe osservare quelle che già ci sono. E forse semplificare ancora di più. Troppe regole, alla fine, conducono a una loro non osservanza».

Proporrete cambiamenti in vista del nuovo Dpcm?
«Attendiamo di ricevere eventuali richieste da parte del nuovo governo, magari per iniziare a strutturare la graduale ripresa delle attività del Paese oppure per approcciare un orientamento di prospettiva per la riapertura dello sport di base — fondamentale per il benessere psico-fisico degli individui di tutte le età — e delle altre attività sociali e delle filiere produttive, ovviamente se gli indici di rischio lo consentiranno. In altre parole, quando inizieremo a vedere la luce, dovremo essere già pronti».

Il sistema delle fasce colorate funziona?
«Il sistema con la classificazione dei diversi livelli di rischio consente di agire tempestivamente sulle azioni di mitigazione dell’epidemia che difficilmente tornerà ai livelli di Rt che abbiamo visto durante la prima ondata. Abbiamo però notato che le regioni gialle hanno una maggiore difficoltà a mantenere stabilmente il valore Rt sotto 1, soprattutto con una importante circolazione del virus. Per governare il fenomeno epidemico, tra le priorità assolute, è necessario riprendere subito il tracciamento dei contatti».
 

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Anche il CTS alza bandiera bianca sull'immunità di gregge nel 2021, confermando le parole di Pregliasco ( https://www.milanworld.net/pregliasco-spero-20-30-vaccinati-nel-2021-a-vt99554-new-post.html ). Ecco quando dichiarato da Fabio Ciciliano, segretario CTS, al CorSera:"La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile".

È solo un problema di mancate consegne?
"Al momento, sia l’Italia sia gli altri Paesi dell’Ue hanno una riduzione delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini. Con questa distribuzione disomogenea la campagna non potrà fare altro che subire l’andamento schizofrenico delle consegne. E questo impedirà una regolare organizzazione, soprattutto quando inizierà la vaccinazione di massa che deve prevedere una imponente pianificazione logistica, diversa per i territori ad alta concentrazione di popolazione rispetto alle aree a minore densità".

Perché non viene coinvolta la Protezione civile come richiesto ormai da giorni?
"Non sono io a poter rispondere. In passato questa preziosa risorsa ha consentito il superamento delle grandi crisi nazionali e ha contribuito fortemente a gestire le maggiori emergenze in territorio straniero. Nella gestione della pandemia non è stata protagonista nel management dell’emergenza come ci si aspettava. Tutti noi speriamo in un ripensamento, soprattutto per la gestione di questa epocale emergenza pandemica senza precedenti".

Che cos’altro si deve fare?
"L’immunità di gregge si raggiunge quando circa il 70% della popolazione risulta vaccinata. Se lasciamo da parte la fascia di età dei giovani fino a 16-18 anni, ora esclusa, significa che dovremo vaccinare circa 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile, anche per ridurre la circolazione delle varianti virali. Un’impresa ciclopica oserei dire, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità".

Quindi?
"È imperativo che la distribuzione diventi regolare e poi bisogna procedere come con i tamponi, allestendo drive in nelle città e ovunque sia possibile".

L’Italia è tornata gialla e sono ricominciati gli assembramenti. Si rischiano nuove chiusure?
"È bene essere chiari: anche nelle regioni gialle la circolazione del virus rimane molto sostenuta e ovviamente aumenta con l’aumento dei contatti tra le persone. Non è una situazione di normalità, è ancora piena pandemia. La socialità è una condizione che per tanto tempo è stata tenuta compressa e adesso la gente sopporta con difficoltà crescente le restrizioni. Lo comprendo, ma se vogliamo tornare alla normalità bisogna pensare che solo attraverso le graduali riprese saremo in grado di controllare i numeri".

Ora non lo siamo?
«Dobbiamo puntare alla progressiva riapertura delle attività economiche che ormai sono al limite della sopravvivenza. Anche per questo, i sindaci, le aziende sanitarie, le istituzioni dovranno supportare i cittadini. Mi piace pensare che gli assembramenti di questi giorni siano il frutto di una pulsione alla socialità assolutamente episodica. Ma bisogna essere consapevoli che di fronte a una nuova impennata dei contagi i provvedimenti di chiusura sono inevitabili».

Servono nuove regole?
«Basterebbe osservare quelle che già ci sono. E forse semplificare ancora di più. Troppe regole, alla fine, conducono a una loro non osservanza».

Proporrete cambiamenti in vista del nuovo Dpcm?
«Attendiamo di ricevere eventuali richieste da parte del nuovo governo, magari per iniziare a strutturare la graduale ripresa delle attività del Paese oppure per approcciare un orientamento di prospettiva per la riapertura dello sport di base — fondamentale per il benessere psico-fisico degli individui di tutte le età — e delle altre attività sociali e delle filiere produttive, ovviamente se gli indici di rischio lo consentiranno. In altre parole, quando inizieremo a vedere la luce, dovremo essere già pronti».

Il sistema delle fasce colorate funziona?
«Il sistema con la classificazione dei diversi livelli di rischio consente di agire tempestivamente sulle azioni di mitigazione dell’epidemia che difficilmente tornerà ai livelli di Rt che abbiamo visto durante la prima ondata. Abbiamo però notato che le regioni gialle hanno una maggiore difficoltà a mantenere stabilmente il valore Rt sotto 1, soprattutto con una importante circolazione del virus. Per governare il fenomeno epidemico, tra le priorità assolute, è necessario riprendere subito il tracciamento dei contatti».

Come ampiamente previsto su questi lidi da mesi e mesi, e pure il 2021 è sistemato.

Adesso aspettiamo qualche variante "letale" entro fine anno (qualche fiches me la giocherei già entro l'estate) in modo da riazzerare la questione.
 

Andris

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io ormai non dico più niente che è meglio.

serve qualcosa di grosso per togliere questa cappa in cui siamo sprofondati.
 

Ringhio8

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Anche il CTS alza bandiera bianca sull'immunità di gregge nel 2021, confermando le parole di Pregliasco ( https://www.milanworld.net/pregliasco-spero-20-30-vaccinati-nel-2021-a-vt99554-new-post.html ). Ecco quando dichiarato da Fabio Ciciliano, segretario CTS, al CorSera:"La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile".

È solo un problema di mancate consegne?
"Al momento, sia l’Italia sia gli altri Paesi dell’Ue hanno una riduzione delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini. Con questa distribuzione disomogenea la campagna non potrà fare altro che subire l’andamento schizofrenico delle consegne. E questo impedirà una regolare organizzazione, soprattutto quando inizierà la vaccinazione di massa che deve prevedere una imponente pianificazione logistica, diversa per i territori ad alta concentrazione di popolazione rispetto alle aree a minore densità".

Perché non viene coinvolta la Protezione civile come richiesto ormai da giorni?
"Non sono io a poter rispondere. In passato questa preziosa risorsa ha consentito il superamento delle grandi crisi nazionali e ha contribuito fortemente a gestire le maggiori emergenze in territorio straniero. Nella gestione della pandemia non è stata protagonista nel management dell’emergenza come ci si aspettava. Tutti noi speriamo in un ripensamento, soprattutto per la gestione di questa epocale emergenza pandemica senza precedenti".

Che cos’altro si deve fare?
"L’immunità di gregge si raggiunge quando circa il 70% della popolazione risulta vaccinata. Se lasciamo da parte la fascia di età dei giovani fino a 16-18 anni, ora esclusa, significa che dovremo vaccinare circa 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile, anche per ridurre la circolazione delle varianti virali. Un’impresa ciclopica oserei dire, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità".

Quindi?
"È imperativo che la distribuzione diventi regolare e poi bisogna procedere come con i tamponi, allestendo drive in nelle città e ovunque sia possibile".

L’Italia è tornata gialla e sono ricominciati gli assembramenti. Si rischiano nuove chiusure?
"È bene essere chiari: anche nelle regioni gialle la circolazione del virus rimane molto sostenuta e ovviamente aumenta con l’aumento dei contatti tra le persone. Non è una situazione di normalità, è ancora piena pandemia. La socialità è una condizione che per tanto tempo è stata tenuta compressa e adesso la gente sopporta con difficoltà crescente le restrizioni. Lo comprendo, ma se vogliamo tornare alla normalità bisogna pensare che solo attraverso le graduali riprese saremo in grado di controllare i numeri".

Ora non lo siamo?
«Dobbiamo puntare alla progressiva riapertura delle attività economiche che ormai sono al limite della sopravvivenza. Anche per questo, i sindaci, le aziende sanitarie, le istituzioni dovranno supportare i cittadini. Mi piace pensare che gli assembramenti di questi giorni siano il frutto di una pulsione alla socialità assolutamente episodica. Ma bisogna essere consapevoli che di fronte a una nuova impennata dei contagi i provvedimenti di chiusura sono inevitabili».

Servono nuove regole?
«Basterebbe osservare quelle che già ci sono. E forse semplificare ancora di più. Troppe regole, alla fine, conducono a una loro non osservanza».

Proporrete cambiamenti in vista del nuovo Dpcm?
«Attendiamo di ricevere eventuali richieste da parte del nuovo governo, magari per iniziare a strutturare la graduale ripresa delle attività del Paese oppure per approcciare un orientamento di prospettiva per la riapertura dello sport di base — fondamentale per il benessere psico-fisico degli individui di tutte le età — e delle altre attività sociali e delle filiere produttive, ovviamente se gli indici di rischio lo consentiranno. In altre parole, quando inizieremo a vedere la luce, dovremo essere già pronti».

Il sistema delle fasce colorate funziona?
«Il sistema con la classificazione dei diversi livelli di rischio consente di agire tempestivamente sulle azioni di mitigazione dell’epidemia che difficilmente tornerà ai livelli di Rt che abbiamo visto durante la prima ondata. Abbiamo però notato che le regioni gialle hanno una maggiore difficoltà a mantenere stabilmente il valore Rt sotto 1, soprattutto con una importante circolazione del virus. Per governare il fenomeno epidemico, tra le priorità assolute, è necessario riprendere subito il tracciamento dei contatti».

Un piano mondiale talmente affidabile che nel giro di 30 giorni è già andato a ruttane. Viviamo sereni e fidiamoci, siamo in buone mani
 

gabri65

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Anche il CTS alza bandiera bianca sull'immunità di gregge nel 2021, confermando le parole di Pregliasco ( https://www.milanworld.net/pregliasco-spero-20-30-vaccinati-nel-2021-a-vt99554-new-post.html ). Ecco quando dichiarato da Fabio Ciciliano, segretario CTS, al CorSera:"La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile".

È solo un problema di mancate consegne?
"Al momento, sia l’Italia sia gli altri Paesi dell’Ue hanno una riduzione delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini. Con questa distribuzione disomogenea la campagna non potrà fare altro che subire l’andamento schizofrenico delle consegne. E questo impedirà una regolare organizzazione, soprattutto quando inizierà la vaccinazione di massa che deve prevedere una imponente pianificazione logistica, diversa per i territori ad alta concentrazione di popolazione rispetto alle aree a minore densità".

Perché non viene coinvolta la Protezione civile come richiesto ormai da giorni?
"Non sono io a poter rispondere. In passato questa preziosa risorsa ha consentito il superamento delle grandi crisi nazionali e ha contribuito fortemente a gestire le maggiori emergenze in territorio straniero. Nella gestione della pandemia non è stata protagonista nel management dell’emergenza come ci si aspettava. Tutti noi speriamo in un ripensamento, soprattutto per la gestione di questa epocale emergenza pandemica senza precedenti".

Che cos’altro si deve fare?
"L’immunità di gregge si raggiunge quando circa il 70% della popolazione risulta vaccinata. Se lasciamo da parte la fascia di età dei giovani fino a 16-18 anni, ora esclusa, significa che dovremo vaccinare circa 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile, anche per ridurre la circolazione delle varianti virali. Un’impresa ciclopica oserei dire, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità".

Quindi?
"È imperativo che la distribuzione diventi regolare e poi bisogna procedere come con i tamponi, allestendo drive in nelle città e ovunque sia possibile".

L’Italia è tornata gialla e sono ricominciati gli assembramenti. Si rischiano nuove chiusure?
"È bene essere chiari: anche nelle regioni gialle la circolazione del virus rimane molto sostenuta e ovviamente aumenta con l’aumento dei contatti tra le persone. Non è una situazione di normalità, è ancora piena pandemia. La socialità è una condizione che per tanto tempo è stata tenuta compressa e adesso la gente sopporta con difficoltà crescente le restrizioni. Lo comprendo, ma se vogliamo tornare alla normalità bisogna pensare che solo attraverso le graduali riprese saremo in grado di controllare i numeri".

Ora non lo siamo?
«Dobbiamo puntare alla progressiva riapertura delle attività economiche che ormai sono al limite della sopravvivenza. Anche per questo, i sindaci, le aziende sanitarie, le istituzioni dovranno supportare i cittadini. Mi piace pensare che gli assembramenti di questi giorni siano il frutto di una pulsione alla socialità assolutamente episodica. Ma bisogna essere consapevoli che di fronte a una nuova impennata dei contagi i provvedimenti di chiusura sono inevitabili».

Servono nuove regole?
«Basterebbe osservare quelle che già ci sono. E forse semplificare ancora di più. Troppe regole, alla fine, conducono a una loro non osservanza».

Proporrete cambiamenti in vista del nuovo Dpcm?
«Attendiamo di ricevere eventuali richieste da parte del nuovo governo, magari per iniziare a strutturare la graduale ripresa delle attività del Paese oppure per approcciare un orientamento di prospettiva per la riapertura dello sport di base — fondamentale per il benessere psico-fisico degli individui di tutte le età — e delle altre attività sociali e delle filiere produttive, ovviamente se gli indici di rischio lo consentiranno. In altre parole, quando inizieremo a vedere la luce, dovremo essere già pronti».

Il sistema delle fasce colorate funziona?
«Il sistema con la classificazione dei diversi livelli di rischio consente di agire tempestivamente sulle azioni di mitigazione dell’epidemia che difficilmente tornerà ai livelli di Rt che abbiamo visto durante la prima ondata. Abbiamo però notato che le regioni gialle hanno una maggiore difficoltà a mantenere stabilmente il valore Rt sotto 1, soprattutto con una importante circolazione del virus. Per governare il fenomeno epidemico, tra le priorità assolute, è necessario riprendere subito il tracciamento dei contatti».

"Fessi voi a starvene buoni."

Che volete che facciano, che ve lo scrivano sui muri?

Siamo dei perdenti.
 

Milanforever26

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Come ampiamente previsto su questi lidi da mesi e mesi, e pure il 2021 è sistemato.

Adesso aspettiamo qualche variante "letale" entro fine anno (qualche fiches me la giocherei già entro l'estate) in modo da riazzerare la questione.



La verità è che già uscire in 3 anni da una pandemia globale sarebbe "un miracolo"..manco ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere in un epoca come questa, con ammortizzatori (scarsi lo so, ma una volta non c'erano manco quelli) e vaccini creati in un anno...avessimo vissuto nel passato avremmo 20 milioni di morti e metà della gente senza il pane (ma senza davvero..)
 

Milanforever26

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Un piano mondiale talmente affidabile che nel giro di 30 giorni è già andato a ruttane. Viviamo sereni e fidiamoci, siamo in buone mani

Perché era un piano irrealizzabile...è come quando un'azienda per prendere la commessa promette al cliente che in due mesi fa il lavoro per cui ne servono 4...alla fine i nodi vengono al pettine
 
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La verità è che già uscire in 3 anni da una pandemia globale sarebbe "un miracolo"..manco ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere in un epoca come questa, con ammortizzatori (scarsi lo so, ma una volta non c'erano manco quelli) e vaccini creati in un anno...avessimo vissuto nel passato avremmo 20 milioni di morti e metà della gente senza il pane (ma senza davvero..)

Pandemia di tosse, però.
 

Milanforever26

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Pandemia di tosse, però.

Vallo a dire a quelli che sono morti o sono finiti in rianimazione..con tutto il rispetto eh, ma che sia "una tosse" mi pare ormai una considerazione ridicola..
Per moltissimi è solo una tosse, vero..ma per altri significa finire ricoverati e rischiare la vita e comunque passare settimane da incubo..aggiungiamoci il collasso del sistema sanitario appena il virus viene lasciato libero di circolare (con ciò che ne consegue)

Bisogna liberarsi di sta schifezza
 

Tifo'o

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La verità è che già uscire in 3 anni da una pandemia globale sarebbe "un miracolo"..manco ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere in un epoca come questa, con ammortizzatori (scarsi lo so, ma una volta non c'erano manco quelli) e vaccini creati in un anno...avessimo vissuto nel passato avremmo 20 milioni di morti e metà della gente senza il pane (ma senza davvero..)

Non capisco questi paragoni con pandemia di 100 o 500 anni fa..Una volta non esisteva il consumismo che c'è oggi. Il 90% era solo agricoltura.. non esistevano spese dello stato visto che non esisteva un sistema sanitario, non c'erano le pensioni, le gente moriva comunque presto (avere 60 anni era come vivere tanto), non esistevano "bar e ristoranti" ad ogni angolo della città, non esistevano i viaggi charter ed aereporti e vacane varie..Non esistevano le tanto amate squole cit. i soldi dello stato andavano solo al Re oppure all'esercito e polizie visto che c'erano guerre ogni due minuti.
 
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