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Cantamessa:"Licenziato da Fassone. Su Donnarumma ha ragione".
Il Corriere della Sera in edicola oggi, 22 dicembre 2017, pubblica un'intervista esclusiva a Cantamessa, ex legale del Milan sostituto da Grassani. Ecco di seguito i passaggi più importanti dell'intervista:
"Nel 1984 mi chiamò Ramaccioni per dirmi che l’allora presidente del Milan, Giussi Farina, un signore, e sottolineo signore, di campagna, mi voleva conoscere. Andai all’appuntamento agitato e mi disse che mi sarei dovuto occupare delle vicende del Milan. “Guardi che io non so niente di diritto sportivo” obiettai. “Nessuno conosce niente di diritto sportivo, anche chi pensa di saperne”. Mi sottopose subito una causa nella quale era evidente che il Milan, che si era rifiutato di giocare un’amichevole, aveva torto marcio. Lo feci notare. “I bravi avvocati si misurano nelle cause perse” rispose. Così, iniziò la mia avventura al Milan. Ma il mio primo contatto col Milan risaliva ad un paio di anni prima, quando Colombo e Rivera mi chiesero un parere sul club sotto indagine per la retrocessione in B. Ma l'avvocato del Milan mi disse di essere arrivato alle stesse mie conclusioni, quindi informai Colombo che il mio contributo non sarebbe servito. Il 20 febbraio 1986, era appena avvenuto il nuovo passaggio societario. Andai in sede per consegnare dei documenti: entrai nella sala dei trofei e trovai con mia sorpresa Berlusconi, Galliani, Foscale e l’avvocato Dotti. Il presidente mi chiese “lei chi è?”. “Leandro Cantamessa” risposi. “E sarebbe?”. A quel punto replicai: “Faccio l’avvocato. Vede questa borsa? Contiene una pratica ma idealmente tutti gli incarichi che ricopro per il Milan. Sono a sua disposizione”. Mi disse: “ma almeno è milanista?”. “Da pazzi... da tre generazioni”, forse lo stupii. “Caro Foscale, vai con Cantamessa e fagli un contratto di consulenza... Il primo incarico fu al Jury d’appel della Uefa. Mi accompagnò Dotti, per verificare che fossi preparato. La causa andò bene e lui esclamò “sei stato omologato”. Io, e a ripensarci mi sento un pirla, ribattei: “l’omologazione è un atto unilaterale. Anch’io devo essere d’accordo.." La notte di Marsiglia? Ero in tribuna con Capello e le mogli che a un certo punto sagge ci urlarono: “...cosa ci facciamo ancora qui seduti?”. Andammo negli spogliatoi e Galliani mi chiese cosa ne pensassi: espressi il mio parere legale che a livello disciplinare purtroppo si rivelò corretto. Galliani si lasciò cadere su una panca Un pregio di Berlusconi? La lealtà e la capacità. Difetto? Preferisco i pregi. Io e Galliani? Rapporti maschili e litigate clamorose. Ma anche gridando mi ha sempre fatto esprimere le mie idee. Ha una capacità quasi autistica di fare conti a mente ed ha una rapidità incredibile. Se ho sofferto quando Fassone mi ha detto che il mio contratto non sarebbe stato rinnovato? Mica tanto. Ma chiamiamolo col suo vero nome: è stato un licenziamento. Ma me lo aspettavo, è stato logico e armonico che il mio rapporto con questo Milan si concludesse. Capisco Fassone, non mi ha reso felice, credo però che sarei forse potuto essere ancora utile per l’esperienza. La vicenda più spinosa? Gerets: dopo la firma si scoprì che aveva commesso un illecito sportivo. Farina non desiderava avere un giocatore con un precedente simile. Davanti al collegio di disciplina persi la causa vergognosamente. Ma poi, studiando, scoprii che la vertenza si poteva riproporre su basi diverse: la vinsi. La gioia a più grande? Milan-Steaua, raro momenti di felicità della vita. Quali i miei giocatori simbolo? Dino Sani e Rivera. Del Milan attuale l’unico fuoriclasse è Suso. Come si evolverà la vicenda Donnarumma? Continuo a tacere sulla questione ma dico solo che il Milan ha ragione. La passione della mia vita? Il Milan è ancora il più grande amore, ma la mia grande passione è ridere e far ridere. Non sono una persona seria".
Il Corriere della Sera in edicola oggi, 22 dicembre 2017, pubblica un'intervista esclusiva a Cantamessa, ex legale del Milan sostituto da Grassani. Ecco di seguito i passaggi più importanti dell'intervista:
"Nel 1984 mi chiamò Ramaccioni per dirmi che l’allora presidente del Milan, Giussi Farina, un signore, e sottolineo signore, di campagna, mi voleva conoscere. Andai all’appuntamento agitato e mi disse che mi sarei dovuto occupare delle vicende del Milan. “Guardi che io non so niente di diritto sportivo” obiettai. “Nessuno conosce niente di diritto sportivo, anche chi pensa di saperne”. Mi sottopose subito una causa nella quale era evidente che il Milan, che si era rifiutato di giocare un’amichevole, aveva torto marcio. Lo feci notare. “I bravi avvocati si misurano nelle cause perse” rispose. Così, iniziò la mia avventura al Milan. Ma il mio primo contatto col Milan risaliva ad un paio di anni prima, quando Colombo e Rivera mi chiesero un parere sul club sotto indagine per la retrocessione in B. Ma l'avvocato del Milan mi disse di essere arrivato alle stesse mie conclusioni, quindi informai Colombo che il mio contributo non sarebbe servito. Il 20 febbraio 1986, era appena avvenuto il nuovo passaggio societario. Andai in sede per consegnare dei documenti: entrai nella sala dei trofei e trovai con mia sorpresa Berlusconi, Galliani, Foscale e l’avvocato Dotti. Il presidente mi chiese “lei chi è?”. “Leandro Cantamessa” risposi. “E sarebbe?”. A quel punto replicai: “Faccio l’avvocato. Vede questa borsa? Contiene una pratica ma idealmente tutti gli incarichi che ricopro per il Milan. Sono a sua disposizione”. Mi disse: “ma almeno è milanista?”. “Da pazzi... da tre generazioni”, forse lo stupii. “Caro Foscale, vai con Cantamessa e fagli un contratto di consulenza... Il primo incarico fu al Jury d’appel della Uefa. Mi accompagnò Dotti, per verificare che fossi preparato. La causa andò bene e lui esclamò “sei stato omologato”. Io, e a ripensarci mi sento un pirla, ribattei: “l’omologazione è un atto unilaterale. Anch’io devo essere d’accordo.." La notte di Marsiglia? Ero in tribuna con Capello e le mogli che a un certo punto sagge ci urlarono: “...cosa ci facciamo ancora qui seduti?”. Andammo negli spogliatoi e Galliani mi chiese cosa ne pensassi: espressi il mio parere legale che a livello disciplinare purtroppo si rivelò corretto. Galliani si lasciò cadere su una panca Un pregio di Berlusconi? La lealtà e la capacità. Difetto? Preferisco i pregi. Io e Galliani? Rapporti maschili e litigate clamorose. Ma anche gridando mi ha sempre fatto esprimere le mie idee. Ha una capacità quasi autistica di fare conti a mente ed ha una rapidità incredibile. Se ho sofferto quando Fassone mi ha detto che il mio contratto non sarebbe stato rinnovato? Mica tanto. Ma chiamiamolo col suo vero nome: è stato un licenziamento. Ma me lo aspettavo, è stato logico e armonico che il mio rapporto con questo Milan si concludesse. Capisco Fassone, non mi ha reso felice, credo però che sarei forse potuto essere ancora utile per l’esperienza. La vicenda più spinosa? Gerets: dopo la firma si scoprì che aveva commesso un illecito sportivo. Farina non desiderava avere un giocatore con un precedente simile. Davanti al collegio di disciplina persi la causa vergognosamente. Ma poi, studiando, scoprii che la vertenza si poteva riproporre su basi diverse: la vinsi. La gioia a più grande? Milan-Steaua, raro momenti di felicità della vita. Quali i miei giocatori simbolo? Dino Sani e Rivera. Del Milan attuale l’unico fuoriclasse è Suso. Come si evolverà la vicenda Donnarumma? Continuo a tacere sulla questione ma dico solo che il Milan ha ragione. La passione della mia vita? Il Milan è ancora il più grande amore, ma la mia grande passione è ridere e far ridere. Non sono una persona seria".