- Registrato
- 6 Agosto 2012
- Messaggi
- 239,235
- Reaction score
- 43,985
Calhanoglu:"Voglio restare al Milan, da 10. Sono cresciuto".
Calhanoglu intervistato dalla GDS in edicola oggi, 27 luglio:"Io affronto il lavoro sempre per migliorare. Non mi accontento mai. Se c'è da lavorare duro sono in prima fila. C'è nuovo entusiasmo con un allenatore nuovo e un sistem nuovo. Gattuso diceva che sono timido e sensibile? La svolta me l'ha data la mia famiglia. Ora mi sento più maturo e ciò influisce anche sul lavoro. Ossessione per la Champions, come Piatek? A me piace la filosofia dei meno proclami e più fatti. Abbiamo poco meno di un mese per lavorare al meglio, poi non so cosa accadrà. Però una cosa la so bene: questo è un gruppo composto bene, forte, e c'è qualità. Io vorrei fare di più ma vorrei spiegare anche un paio di cose: Venendo in Italia il mio calcio è cambiato quasi completamente. Qui c'è molta più attenzione alla fase difensiva. Non è semplice rimodularsi ma mi sto abituando. E ora mi piace anche dare una mano in copertura. Non ho mai mollato. So di avere ancora margini di miglioramento. Io gioco per il gruppo e per la maglia. Questo può essere il mio anno. Sono un giocatore del Milan sono felice qui e non ho mai avuto dubbi di restare. L'ho detto al mio procuratore. Con GIampaolo la situazione, tatticamente, è diversa rispetto a prima. Giampaolo porta avanti bei concetti. Ha un gioco aggressivo e quando si perde palla va riconquistata subito. Col 4-3-1-2 ci sono più soluzione per arrivare al gol. Ci sono più giocatori vicini alla porta. Io trequartista? Giocherò dove vorrà Giampaolo. L'ipotesi mi affascina. MI sento un numero 10, ne abbiamo già parlato con l'allenatore. Ma può essere interessante anche giocare in regia davanti alla difesa".
Calhanoglu a MTV. Le dichiarazioni riportate dal Milan.
Sul gioco al quale preferisce giocare in ritiro: “A Puff G, su internet, gioco con Ivan Strinic, Rade Krunic”.
Su cosa è il calcio per lui: “Il mio pane. A me piace tanto il calcio, sono cresciuto così. Ho impiegato tanti anni per diventare professionista nel calcio”.
Se non avesse giocato a calcio, cosa sarebbe diventato: “Mi sarebbe piaciuto entrare in Polizia”.
Sul suo fratello calciatore: “Lui adesso non gioca, si è infortunato ad entrambe le ginocchia. Abbiamo aperto una scuola calcio in Germania e lui adesso lavora lì”.
Sul figlio preferito: “Penso che sia mio fratello”.
Su Alessio Romagnoli capitano: “Alessio è un buon capitano! Anche se è giovane, fa tutto bene, dentro e fuori dal campo. Organizza tutto, siamo un bel gruppo”.
Su cosa ha cantato due estati fa: “Eravamo 8-9 giocatori nuovi, non abbiamo fatto niente. Però avrei cantato in turco, sicuro”.
Sul miglior cantante della squadra: “Pepe Reina. Lui sì che canta bene”.
Sulla sua vacanza ideale: “Turchia, in barca al mare, sempre”.
Su cosa farà dopo il calcio: “Non lo so, magari l’attore”.
Su cosa ha pensato quando è arrivato nella città di Milano: “Per me era tutto nuovo, non è stato facile arrivare da un’altra nazione e parlare italiano, confrontarmi con una nuova cultura. Ora, però, è migliorato tutto e va bene”.
Sulla prima volta a Milanello: “Ho pensato a tutti i fenomeni che avevano giocato lì, come Ronaldinho, Kakà, tutti gli altri”.
Su come trascorrerebbe l’ultima notte della sua vita: “Non rispondo a questa cosa”.
Sui compagni di squadra con cui la passerebbe: “Con Franck Kessie, Fabio Borini, Ivan Strinic ma anche Rade Krunic. Con Franck vado fuori, con Fabio al ristorante, con Krunic gioco su internet a Puff G”.
Su chi sceglie per salvare il mondo con un calcio di punizione: “Juninho”.
Sul compagno da chiamare se la sua macchina lo lasciasse a piedi, per strada, a mezzanotte: “Kessie non verrebbe sicuro, Borini penso che arrivi”.
Sul compagno di squadra che sceglierebbe come babysitter: “Non ne ho bisogno, faccio da solo. Non mi piace averne. Mi manca anche adesso la mia bambina Liya”.
Sul fatto se cambia i pannolini: “Sì, anche io. Mia moglie fa di più, ma anche io”.
Su come e quanto l’ha cambiato la paternità: “Adesso se io faccio qualcosa, la faccio per la mia famiglia e per la mia bambina. Ora capisco quello che mi avevano sempre detto mamma e papà: è la cosa più bella del mondo”.
Sul primo insegnamento da dare alla figlia: “Quando crescerà, spero che abbia il carattere di mia moglie. Lei è forte, voglio che anche mia figlia sia come lei”
Calhanoglu intervistato dalla GDS in edicola oggi, 27 luglio:"Io affronto il lavoro sempre per migliorare. Non mi accontento mai. Se c'è da lavorare duro sono in prima fila. C'è nuovo entusiasmo con un allenatore nuovo e un sistem nuovo. Gattuso diceva che sono timido e sensibile? La svolta me l'ha data la mia famiglia. Ora mi sento più maturo e ciò influisce anche sul lavoro. Ossessione per la Champions, come Piatek? A me piace la filosofia dei meno proclami e più fatti. Abbiamo poco meno di un mese per lavorare al meglio, poi non so cosa accadrà. Però una cosa la so bene: questo è un gruppo composto bene, forte, e c'è qualità. Io vorrei fare di più ma vorrei spiegare anche un paio di cose: Venendo in Italia il mio calcio è cambiato quasi completamente. Qui c'è molta più attenzione alla fase difensiva. Non è semplice rimodularsi ma mi sto abituando. E ora mi piace anche dare una mano in copertura. Non ho mai mollato. So di avere ancora margini di miglioramento. Io gioco per il gruppo e per la maglia. Questo può essere il mio anno. Sono un giocatore del Milan sono felice qui e non ho mai avuto dubbi di restare. L'ho detto al mio procuratore. Con GIampaolo la situazione, tatticamente, è diversa rispetto a prima. Giampaolo porta avanti bei concetti. Ha un gioco aggressivo e quando si perde palla va riconquistata subito. Col 4-3-1-2 ci sono più soluzione per arrivare al gol. Ci sono più giocatori vicini alla porta. Io trequartista? Giocherò dove vorrà Giampaolo. L'ipotesi mi affascina. MI sento un numero 10, ne abbiamo già parlato con l'allenatore. Ma può essere interessante anche giocare in regia davanti alla difesa".
Calhanoglu a MTV. Le dichiarazioni riportate dal Milan.
Sul gioco al quale preferisce giocare in ritiro: “A Puff G, su internet, gioco con Ivan Strinic, Rade Krunic”.
Su cosa è il calcio per lui: “Il mio pane. A me piace tanto il calcio, sono cresciuto così. Ho impiegato tanti anni per diventare professionista nel calcio”.
Se non avesse giocato a calcio, cosa sarebbe diventato: “Mi sarebbe piaciuto entrare in Polizia”.
Sul suo fratello calciatore: “Lui adesso non gioca, si è infortunato ad entrambe le ginocchia. Abbiamo aperto una scuola calcio in Germania e lui adesso lavora lì”.
Sul figlio preferito: “Penso che sia mio fratello”.
Su Alessio Romagnoli capitano: “Alessio è un buon capitano! Anche se è giovane, fa tutto bene, dentro e fuori dal campo. Organizza tutto, siamo un bel gruppo”.
Su cosa ha cantato due estati fa: “Eravamo 8-9 giocatori nuovi, non abbiamo fatto niente. Però avrei cantato in turco, sicuro”.
Sul miglior cantante della squadra: “Pepe Reina. Lui sì che canta bene”.
Sulla sua vacanza ideale: “Turchia, in barca al mare, sempre”.
Su cosa farà dopo il calcio: “Non lo so, magari l’attore”.
Su cosa ha pensato quando è arrivato nella città di Milano: “Per me era tutto nuovo, non è stato facile arrivare da un’altra nazione e parlare italiano, confrontarmi con una nuova cultura. Ora, però, è migliorato tutto e va bene”.
Sulla prima volta a Milanello: “Ho pensato a tutti i fenomeni che avevano giocato lì, come Ronaldinho, Kakà, tutti gli altri”.
Su come trascorrerebbe l’ultima notte della sua vita: “Non rispondo a questa cosa”.
Sui compagni di squadra con cui la passerebbe: “Con Franck Kessie, Fabio Borini, Ivan Strinic ma anche Rade Krunic. Con Franck vado fuori, con Fabio al ristorante, con Krunic gioco su internet a Puff G”.
Su chi sceglie per salvare il mondo con un calcio di punizione: “Juninho”.
Sul compagno da chiamare se la sua macchina lo lasciasse a piedi, per strada, a mezzanotte: “Kessie non verrebbe sicuro, Borini penso che arrivi”.
Sul compagno di squadra che sceglierebbe come babysitter: “Non ne ho bisogno, faccio da solo. Non mi piace averne. Mi manca anche adesso la mia bambina Liya”.
Sul fatto se cambia i pannolini: “Sì, anche io. Mia moglie fa di più, ma anche io”.
Su come e quanto l’ha cambiato la paternità: “Adesso se io faccio qualcosa, la faccio per la mia famiglia e per la mia bambina. Ora capisco quello che mi avevano sempre detto mamma e papà: è la cosa più bella del mondo”.
Sul primo insegnamento da dare alla figlia: “Quando crescerà, spero che abbia il carattere di mia moglie. Lei è forte, voglio che anche mia figlia sia come lei”