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Alessio Pala,"scopritore" di Jack Bonaventura, intervistato da Radio Rossonera ha parlato del centrocampista del Milan e della nazionale. Ecco, di seguito, le dichiarazioni:
Ai tempi cosa la colpì di Bonaventura?
“Diciamo che fui fortunato nell’essere al posto giusto al momento giusto. Nel gruppo di piccolini della scuola calcio di San Severino Marche c’era lui e durante alcune esercitazioni tenciche mi accorsi che era veramente portato; oltretutto era lui che faceva vedere agli altri come andassero fatte, era un ragazzo davvero molto coordinato”.
Si aspettava che un giorno potesse arrivare a vestire la maglia del Milan?
“No perché a quell’età non puoi immaginare il tipo di carriera anche perché ci sono da attraversare dei passagi di crescita fisici, tecnici e caratteriali. Incontrai nuovamente Bonaventura 5 anni dopo, quando ne aveva 15. Noi non lo portammo subito all’Atalanta ma in un’altra scuola calcio: la cosa difficile fu convincere la famiglia ma i suoi genitori si sono dimostrati bravi e speranzosi. Giocò con me il trofeo Beppe Viola e dopo lo portammò all’Atalanta”.
Cosa può dirci sul suo carattere? Sembra essere un po’ introverso, è veramente così?
“È un po’ di anni che non lo vedo, ora ceramente è un uomo e non posso giudicarlo. Quando era piccolino era un tipo taciturno ma molto sereno e motivato. Mostrava già una personalità importante e lo ricordo come un bravissimo ragazzo”.
Secondo lei qual è il suo vero ruolo naturale in campo?
“Premesso che chi sa giocare bene può farlo ovunque, io lo impostai inizialmente come mezzala in un centrocampo a 3; poi fece anche il trequartista ed infine l’esterno alto nel 4-4-2 dell’Atalanta di Colantuono, ruolo che gli ha permesso di allenarsi nella corsa. Ad ogni modo, per me il suo ruolo naturale è quello di mezzala viste le sue abilità, il suo senso del goal e una non velocità non elevatissima”.
Ha ancora margini di miglioramento?
“Ha 29 anni e si trova nel pieno della sua maturità calcistica e giocare sia nel Milan che nella Nazionale è già un grande traguardo. Per me può ancora migliorare se riesce a mostrare maggiore costanza sia in fase realizzativa che di rifinitura; il goal contro il Napoli dimostra quanto sia bravo tecnicamente. Di lui apprezzo che già con il primo controllo di palla prepara la giocata successiva”.
Infine, le piace il Milan di Gattuso? “Sì, molto anche perché è una squadra in costruzione formata da tanti giocatori italiani cresciuti anche nei vivai. Nelle altre big non ci sono così tanti giocatori di questo tipo come nel Milan; ragione per cui la squadra rossonera mi piace più delle altre”.
Ai tempi cosa la colpì di Bonaventura?
“Diciamo che fui fortunato nell’essere al posto giusto al momento giusto. Nel gruppo di piccolini della scuola calcio di San Severino Marche c’era lui e durante alcune esercitazioni tenciche mi accorsi che era veramente portato; oltretutto era lui che faceva vedere agli altri come andassero fatte, era un ragazzo davvero molto coordinato”.
Si aspettava che un giorno potesse arrivare a vestire la maglia del Milan?
“No perché a quell’età non puoi immaginare il tipo di carriera anche perché ci sono da attraversare dei passagi di crescita fisici, tecnici e caratteriali. Incontrai nuovamente Bonaventura 5 anni dopo, quando ne aveva 15. Noi non lo portammo subito all’Atalanta ma in un’altra scuola calcio: la cosa difficile fu convincere la famiglia ma i suoi genitori si sono dimostrati bravi e speranzosi. Giocò con me il trofeo Beppe Viola e dopo lo portammò all’Atalanta”.
Cosa può dirci sul suo carattere? Sembra essere un po’ introverso, è veramente così?
“È un po’ di anni che non lo vedo, ora ceramente è un uomo e non posso giudicarlo. Quando era piccolino era un tipo taciturno ma molto sereno e motivato. Mostrava già una personalità importante e lo ricordo come un bravissimo ragazzo”.
Secondo lei qual è il suo vero ruolo naturale in campo?
“Premesso che chi sa giocare bene può farlo ovunque, io lo impostai inizialmente come mezzala in un centrocampo a 3; poi fece anche il trequartista ed infine l’esterno alto nel 4-4-2 dell’Atalanta di Colantuono, ruolo che gli ha permesso di allenarsi nella corsa. Ad ogni modo, per me il suo ruolo naturale è quello di mezzala viste le sue abilità, il suo senso del goal e una non velocità non elevatissima”.
Ha ancora margini di miglioramento?
“Ha 29 anni e si trova nel pieno della sua maturità calcistica e giocare sia nel Milan che nella Nazionale è già un grande traguardo. Per me può ancora migliorare se riesce a mostrare maggiore costanza sia in fase realizzativa che di rifinitura; il goal contro il Napoli dimostra quanto sia bravo tecnicamente. Di lui apprezzo che già con il primo controllo di palla prepara la giocata successiva”.
Infine, le piace il Milan di Gattuso? “Sì, molto anche perché è una squadra in costruzione formata da tanti giocatori italiani cresciuti anche nei vivai. Nelle altre big non ci sono così tanti giocatori di questo tipo come nel Milan; ragione per cui la squadra rossonera mi piace più delle altre”.