Gravina:"Il calcio non peserà su voi. I calciatori si adeguino".

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Gravina:"Il calcio non peserà su voi. I calciatori si adeguino".

Gravina, presidente FIGC, intervistato da Il Giornale in edicola oggi, 24 marzo.


Il balletto delle date per ripresa allenamenti e campionato? Ne sento di tutti i colori e ai miei interlocutori ripeto un concetto molto semplice: noi abbiamo una stella polare, è il decreto del Governo che ha fissato al 3 aprile il primo, provvisorio traguardo. Quella data, per ora, fa fede. Il resto è solo chiacchiericcio».

Casasco, dei medici sportivi, ha spostato i paletti a dopo Pasqua, la Lazio chiede l'autonomia dei club

«Sull'argomento non abbiamo certezze da offrire. Che parli un esponente della comunità scientifica, ipotizzando una data, mi sembra pertinente. Da evitare invece la schizofrenia. Bisogna correggere piuttosto un errore grossolano: immaginare cioè che di fronte alla pandemia, si possano prendere provvedimenti ad regionem. La questione è nazionale e se si decide che tutti devono stare a casa, devono farlo tutti. In gioco non c'è soltanto la salute del Paese ma la tenuta come comunità. Il calcio deve osservare scrupolosamente questo principio».

Le tre date immaginate per la ripresa del campionato, 3, 10 e 17 maggio, sono ancora valide?

«Ripeto da sempre: si tratta solo di ipotesi e non di una certezza. Ne aggiungerei un'altra: andrebbe bene anche il 20 maggio, valutando la ricaduta sul calendario internazionale. È la mia, la nostra, speranza: significherebbe avere la possibilità di rialzare la serranda del calcio italiano e offrire al Paese la spinta emotiva per recuperare il senso della vita normale».

Si è arreso all'idea dei play-off?

«Era una mia proposta, non ha riscosso successo e ne ho preso atto. Chi ha responsabilità, così deve comportarsi in queste ore perché non possiamo permetterci di offrire l'immagine di un settore divorato da polemiche intestine, visioni contrapposte, men che meno da minacce di ricorsi. Dovremo uscire da questa terribile tempesta realizzando, se possibile, l'idea di un nuovo calcio oltre che di un nuovo mondo».

Il presidente della Fifa Infantino ha proposto per il futuro meno partite: è l'occasione buona per riformare i campionati in Italia?

«Lo considero uno spunto da non ignorare poiché risponde a esigenze reali. Non so se servirà, come effetto domino, ad aprire un dibattito nazionale sulla riforma dei campionati, tentata da sempre e mai realizzata. In tal senso, a me toccherà il compito di stimolare la discussione».

Veniamo al nodo più intricato: il taglio degli stipendi dei calciatori. Tommasi sostiene che bisogna parlarne sotto voce

«Sul tema bisogna muovere rispondendo a un interrogativo: avete a cuore la tenuta del sistema calcio? Bene: poiché stiamo attraversando un'emergenza storica, una crisi mai vissuta prima se non durante la seconda guerra mondiale, la realtà esige provvedimenti che rispondano ai criteri della solidarietà e della sopravvivenza del calcio. Le resistenze, in materia, non sono consentite».

In Europa, l'esempio viene dal Barcellona, qualcosa si muove

«Ecco un altro obiettivo da centrare: adottare scelte sotto il cappello Uefa per offrire maggiore forza all'iniziativa».

Presidente Gravina ha letto delle feroci critiche a proposito dei tamponi fatti ad alcuni calciatori e non ai medici?

«Mi addolora assistere a polemiche che alimentano veleni su una vicenda così drammatica. Esiste un protocollo da rispettare e io sono per dare la precedenza assoluta al personale sanitario. Nella mia esperienza diretta posso dire che da giorni i componenti lo staff della nazionale femminile rientrata dal Portogallo, con un nostro charter, sono in isolamento e a nessuno è stato fatto il tampone nonostante pilota e hostess dell'equipaggio con cui hanno viaggiato siano risultati positivi, perché questa è la procedura. 5 o 6 calciatori su una platea così vasta non sono un fenomeno. Verrà dopo il tempo delle polemiche».

Serie B e Lega pro sull'orlo del collasso: è preoccupato?

«A dire il vero non dormo la notte per le sorti del calcio italiano che è un'industria del Paese con un indotto di molti miliardi. Mi preoccupa il futuro di tutte le componenti, dilettanti compresi».

Tra le proposte della Lega di A per recuperare risorse anche un nuovo totocalcio e firmare contratti con agenzie di scommesse: condivide?

«Prima riflessione: facciamo in modo di non ingolfare il tavolo per dare priorità a proposte più incisive da sottoporre al governo. Secondo avviso: il calcio chiederà provvedimenti che potrebbero non avere impatto sulle casse dello Stato».

Cosa vi siete detti con Mancini quando è stato deciso il rinvio al 2021?

«Abbiamo convenuto che la tutela della salute è in cima alla classifica e che la decisione dell'Uefa è perciò da applaudire. Mi ha fatto piacere poi sentirgli dire che si preparerà a vincere l'europeo nel 2021. Un po' di sano ottimismo aiuta».
 

Jino

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Il discorso di ridurre il 30% dello stipendio è sacrosanto. Ma per me dev'essere una manovra adottata da tutto il mondo calcio in Europa. Tutti sulla stessa linea.

Le serie minori ovviamente ci rimetteranno di più, spiace per loro, ma obiettivamente io che seguo la lega pro da anni vi dico: è una categoria piena di pipponi, che ciò nonostante fanno il calciatore per lavoro, fanno solo quello nella vita perchè anche il più pirla dei pirla si becca 25.000 euro l'anno con vitto, alloggio e contributi pagati... robe che un operaio 40 ore a settimana si sogna...
 
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Gravina, presidente FIGC, intervistato da Il Giornale in edicola oggi, 24 marzo.


Il balletto delle date per ripresa allenamenti e campionato? Ne sento di tutti i colori e ai miei interlocutori ripeto un concetto molto semplice: noi abbiamo una stella polare, è il decreto del Governo che ha fissato al 3 aprile il primo, provvisorio traguardo. Quella data, per ora, fa fede. Il resto è solo chiacchiericcio».

Casasco, dei medici sportivi, ha spostato i paletti a dopo Pasqua, la Lazio chiede l'autonomia dei club

«Sull'argomento non abbiamo certezze da offrire. Che parli un esponente della comunità scientifica, ipotizzando una data, mi sembra pertinente. Da evitare invece la schizofrenia. Bisogna correggere piuttosto un errore grossolano: immaginare cioè che di fronte alla pandemia, si possano prendere provvedimenti ad regionem. La questione è nazionale e se si decide che tutti devono stare a casa, devono farlo tutti. In gioco non c'è soltanto la salute del Paese ma la tenuta come comunità. Il calcio deve osservare scrupolosamente questo principio».

Le tre date immaginate per la ripresa del campionato, 3, 10 e 17 maggio, sono ancora valide?

«Ripeto da sempre: si tratta solo di ipotesi e non di una certezza. Ne aggiungerei un'altra: andrebbe bene anche il 20 maggio, valutando la ricaduta sul calendario internazionale. È la mia, la nostra, speranza: significherebbe avere la possibilità di rialzare la serranda del calcio italiano e offrire al Paese la spinta emotiva per recuperare il senso della vita normale».

Si è arreso all'idea dei play-off?

«Era una mia proposta, non ha riscosso successo e ne ho preso atto. Chi ha responsabilità, così deve comportarsi in queste ore perché non possiamo permetterci di offrire l'immagine di un settore divorato da polemiche intestine, visioni contrapposte, men che meno da minacce di ricorsi. Dovremo uscire da questa terribile tempesta realizzando, se possibile, l'idea di un nuovo calcio oltre che di un nuovo mondo».

Il presidente della Fifa Infantino ha proposto per il futuro meno partite: è l'occasione buona per riformare i campionati in Italia?

«Lo considero uno spunto da non ignorare poiché risponde a esigenze reali. Non so se servirà, come effetto domino, ad aprire un dibattito nazionale sulla riforma dei campionati, tentata da sempre e mai realizzata. In tal senso, a me toccherà il compito di stimolare la discussione».

Veniamo al nodo più intricato: il taglio degli stipendi dei calciatori. Tommasi sostiene che bisogna parlarne sotto voce

«Sul tema bisogna muovere rispondendo a un interrogativo: avete a cuore la tenuta del sistema calcio? Bene: poiché stiamo attraversando un'emergenza storica, una crisi mai vissuta prima se non durante la seconda guerra mondiale, la realtà esige provvedimenti che rispondano ai criteri della solidarietà e della sopravvivenza del calcio. Le resistenze, in materia, non sono consentite».

In Europa, l'esempio viene dal Barcellona, qualcosa si muove

«Ecco un altro obiettivo da centrare: adottare scelte sotto il cappello Uefa per offrire maggiore forza all'iniziativa».

Presidente Gravina ha letto delle feroci critiche a proposito dei tamponi fatti ad alcuni calciatori e non ai medici?

«Mi addolora assistere a polemiche che alimentano veleni su una vicenda così drammatica. Esiste un protocollo da rispettare e io sono per dare la precedenza assoluta al personale sanitario. Nella mia esperienza diretta posso dire che da giorni i componenti lo staff della nazionale femminile rientrata dal Portogallo, con un nostro charter, sono in isolamento e a nessuno è stato fatto il tampone nonostante pilota e hostess dell'equipaggio con cui hanno viaggiato siano risultati positivi, perché questa è la procedura. 5 o 6 calciatori su una platea così vasta non sono un fenomeno. Verrà dopo il tempo delle polemiche».

Serie B e Lega pro sull'orlo del collasso: è preoccupato?

«A dire il vero non dormo la notte per le sorti del calcio italiano che è un'industria del Paese con un indotto di molti miliardi. Mi preoccupa il futuro di tutte le componenti, dilettanti compresi».

Tra le proposte della Lega di A per recuperare risorse anche un nuovo totocalcio e firmare contratti con agenzie di scommesse: condivide?

«Prima riflessione: facciamo in modo di non ingolfare il tavolo per dare priorità a proposte più incisive da sottoporre al governo. Secondo avviso: il calcio chiederà provvedimenti che potrebbero non avere impatto sulle casse dello Stato».

Cosa vi siete detti con Mancini quando è stato deciso il rinvio al 2021?

«Abbiamo convenuto che la tutela della salute è in cima alla classifica e che la decisione dell'Uefa è perciò da applaudire. Mi ha fatto piacere poi sentirgli dire che si preparerà a vincere l'europeo nel 2021. Un po' di sano ottimismo aiuta».

Leva pure il condizionale.
Se andate tutti a casa mi fate un favore.
 

Jino

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Leva pure il condizionale.
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Comunque io da anni porto avanti un pensiero, cioè che il calcio nato sugli spalti come il gioco del popolo sia stato trasformato nel passatempo per i borghesi, quella è la direzione che è stata presa. Basta guardare i costi dei biglietti, il fatto che ormai non ci siano più posti popolari, il fatto che costruiscano stadi sempre più piccoli. Qualcuno critica le 60.000 unità del nostro potenziale nuovo stadio, io dico che sono anche troppe con i costi che ormai sta assumendo andare a vedere una partita di calcio. Si, perchè tra qualche anno allo stadio ci saranno industriali, politici, vip, tutta quella classe borghese...mentre i poracci saranno nei pub, a casa loro con la pay tivù se gli va bene.

E questo corona virus non farà altro che spingere in maniera ancora più decisa verso quella direzione. Ormai è uno sport ricco, per i ricchi.
 
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Comunque io da anni porto avanti un pensiero, cioè che il calcio nato sugli spalti come il gioco del popolo sia stato trasformato nel passatempo per i borghesi, quella è la direzione che è stata presa. Basta guardare i costi dei biglietti, il fatto che ormai non ci siano più posti popolari, il fatto che costruiscano stadi sempre più piccoli. Qualcuno critica le 60.000 unità del nostro potenziale nuovo stadio, io dico che sono anche troppe con i costi che ormai sta assumendo andare a vedere una partita di calcio. Si, perchè tra qualche anno allo stadio ci saranno industriali, politici, vip, tutta quella classe borghese...mentre i poracci saranno nei pub, a casa loro con la pay tivù se gli va bene.

E questo corona virus non farà altro che spingere in maniera ancora più decisa verso quella direzione. Ormai è uno sport ricco, per i ricchi.

Io penso questa crisi sortirà l'effetto contrario : faremo un passo indietro.
E quando si fa un passo indietro si lavora con la fantasia e la passione per sopperire a delle mancanze.
Io ho iniziato a seguire il calcio negli anni 80 e credo che per strada abbiamo perso troppa passione, amore, valori in questi anni.
Oggi hanno trasformato questo sport in azienda e questa azienda sta rischiando tutto quello che rischia un'azienda normale.
A me non piace questo calcio e se dovesse esser ridimensionato ne sarei felice.
In questi giorni tutti nel nostro piccolo abbiamo visto distruggersi le nostre certezze e abbiamo visto ridisegnarsi le priorità.
Se penso e vedo i nostri medici e sanitari lottare per salvare delle vite e penso poi allo stipendio di cr7 provo un imbarazzo che non hai idea, a tal punto che lo odio e rinnego tutto questo mondo schifoso che abbiamo creato.

Ma ben venga una rivoluzione, ben venga.
Il calcio torni ad essere uno sport con valori , appartenenza e sentimento, ne abbiamo tutti bisogno.
 

Jino

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Io penso questa crisi sortirà l'effetto contrario : faremo un passo indietro.
E quando si fa un passo indietro si lavora con la fantasia e la passione per sopperire a delle mancanze.
Io ho iniziato a seguire il calcio negli anni 80 e credo che per strada abbiamo perso troppa passione, amore, valori in questi anni.
Oggi hanno trasformato questo sport in azienda e questa azienda sta rischiando tutto quello che rischia un'azienda normale.
A me non piace questo calcio e se dovesse esser ridimensionato ne sarei felice.
In questi giorni tutti nel nostro piccolo abbiamo visto distruggersi le nostre certezze e abbiamo visto ridisegnarsi le priorità.
Se penso e vedo i nostri medici e sanitari lottare per salvare delle vite e penso poi allo stipendio di cr7 provo un imbarazzo che non hai idea, a tal punto che lo odio e rinnego tutto questo mondo schifoso che abbiamo creato.

Ma ben venga una rivoluzione, ben venga.
Il calcio torni ad essere uno sport con valori , appartenenza e sentimento, ne abbiamo tutti bisogno.

Io da tantissimi anni per vivere calcio vero vado a vedere Lega Pro, ora che il Bassano non c'è più faccio più fatica, vado a vedere serie D, promozione, categorie....gioco tra gli amatori...li c'è ancora aria di calcio vero...di sport.
 
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Io da tantissimi anni per vivere calcio vero vado a vedere Lega Pro, ora che il Bassano non c'è più faccio più fatica, vado a vedere serie D, promozione, categorie....gioco tra gli amatori...li c'è ancora aria di calcio vero...di sport.

Hai perfettamente colto nel segno : io a calcio ci gioco ancora, alleno i bambini , seguo la squadra di paese.
Dovrei in realtà parlare al passato, visto che mi pare sia una vita fa.
Sai cosa me ne frega se a grandissimi livelli crolla tutto?
Seguirei il milan pure in serie C se sparissero dalla vista certi personaggi che con lo sport, quello vero, ci azzeccano nulla.
 

A.C Milan 1899

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Io penso questa crisi sortirà l'effetto contrario : faremo un passo indietro.
E quando si fa un passo indietro si lavora con la fantasia e la passione per sopperire a delle mancanze.
Io ho iniziato a seguire il calcio negli anni 80 e credo che per strada abbiamo perso troppa passione, amore, valori in questi anni.
Oggi hanno trasformato questo sport in azienda e questa azienda sta rischiando tutto quello che rischia un'azienda normale.
A me non piace questo calcio e se dovesse esser ridimensionato ne sarei felice.
In questi giorni tutti nel nostro piccolo abbiamo visto distruggersi le nostre certezze e abbiamo visto ridisegnarsi le priorità.
Se penso e vedo i nostri medici e sanitari lottare per salvare delle vite e penso poi allo stipendio di cr7 provo un imbarazzo che non hai idea, a tal punto che lo odio e rinnego tutto questo mondo schifoso che abbiamo creato.

Ma ben venga una rivoluzione, ben venga.
Il calcio torni ad essere uno sport con valori , appartenenza e sentimento, ne abbiamo tutti bisogno.

Perfetto. E aggiungo (lo ripeto per chi si fosse perso quel post) che comunque stavamo andando verso il punto di non ritorno, se non ci fosse stato il Coronavirus questo calcio sarebbe andato in vacca per altre ragioni, consiglio di leggere l’articolo dell’Indipendent “how modern football became broken beyond repair”, spiega bene la situazione nella quale stavamo andando, con una sempre più maggiore e crescente disparità che avrebbe portato questo business (ex sport, perché a livello di club questo è, non si può più parlare di sport) a non avere più il minimo senso (cosa che già ha perso, ma sarebbe diventato così ovvio da far allontanare sempre più persone).

Il discorso di ridurre il 30% dello stipendio è sacrosanto. Ma per me dev'essere una manovra adottata da tutto il mondo calcio in Europa. Tutti sulla stessa linea.

Le serie minori ovviamente ci rimetteranno di più, spiace per loro, ma obiettivamente io che seguo la lega pro da anni vi dico: è una categoria piena di pipponi, che ciò nonostante fanno il calciatore per lavoro, fanno solo quello nella vita perchè anche il più pirla dei pirla si becca 25.000 euro l'anno con vitto, alloggio e contributi pagati... robe che un operaio 40 ore a settimana si sogna...

Pure io seguo la Lega Pro ma proporzionalmente sono molto più scandalosi gli stipendi di alcuni giocatori di campionati di prima fascia, come Piatek, che prende 4 milioni di euro all’anno con una tecnica da metà classifica di Serie B, rispetto ai 25.000 euro di molti giocatori di Lega Pro (e alcuni a livello tecnico non sono nemmeno così scarsi, chiaramente gli manca la preparazione atletica dei campionati maggiori, ma a parità di preparazione potrebbero fare meglio di tanti che sono arrivati nelle serie maggiori più per contatti di buon livello che per capacità).
 
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