Il primo fallo è per una scivolata portata da lontano, arrivato un millisecondo in ritardo: non è mai giallo. L'arbitro poi, sventolando il cartellino, l'ha guardato con insistenza forse pretendendo delle scuse, un incrocio di sguardi che non è arrivato (la camera riprende il rossonero di schiena). Perchè nel mondo da dove arriva Saele non si discute con l'arbitro, non lo si guarda, si accettano le sue decisioni e amen, nella confidenza che sia onesto. Infatti non ha fiatato nemmeno al secondo giallo 5 minuti dopo. Applausi al nostro giocatore.
Dovrà suo malgrado abituarsi al malaffare mediterraneo: a contrattare subdolamente con l'arbitro, talvolta a stuzzicarlo e redarguirlo, talvolta disponendosi succube e colpevole. Cioè secondo la nostra cultura (che invece eccezionalmente poco appartiene al Milan) l'arbitraggio è influenzabile dai giocatori in campo. Mentre in Belgio e nell'Europa settentrionale nonchè in America, l'arbitraggio è ritenuto un fattore imparziale, o quantomeno onesto e non corrotto: l'arbitro è la persona meno corrotta per definizione. Qui invece "è tutta una mafia", non solo in Italia ma in tutto il Mediterraneo, Medio Oriente e America Latina.