Maldini:”Mi sono preparato nove anni. Ibra...”.

mandraghe

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Certo che passare 9 anni ad Ibiza non è bello, eh.

E non è un caso se adesso Gazidis non si sente più, se non per parlare di antirazzismoh. Probabilmente qualcuno ha capito come stanno le cose, e chi di dovere adesso se ne sta a cuccia senza mettere il becco negli affari di campo, a parte piantare i paletti finanziari per far godere la calcolatrice sulla scrivania.

Ho paura che nella questione stadio, se non ci entra Maldini pure lì, non ne usciamo.


Se penso a quello che avrebbe fatto Gazidis senza Paolo “me vengono i brividi” (cit.)
 
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Paolo Maldini ancora a DAZN

Credo di essermi preparato 9 anni facendo tutt'altro. Ho cercato di riprendere in mano la mia e seguire le cose che avevo tralasciato le cose che avevo tralasciato: la famiglia, i figli gli ho seguiti nel percorso scolastico e in quello calcistico, anche mia moglie, anche gli amici perché poi ho fatto cose che nella mia vita non avrei mai fatto. Mi sono goduto questi anni come un ritorno alla normalità. Mi sono preparato staccandomi da quella che era la realtà del calcio, seguendo comunque il Milan e il calcio, con un occhio distaccato. Magari non ero prontissimo perché è stata una cosa improvvisa: ero a Miami e mi ha chiamato Leonardo: “Devi essere qua tra 10 giorni, dobbiamo partire insieme, ti voglio con me”. È stato facile dire di sì. Nel recente passato c’è stata la possibilità di entrare nell’altro gruppo con Fassone e Mirabelli, ma non ci siamo trovati d’accordo su determinate cose. C’era anche la possibilità di entrare con Barbara. La mia scelta, oltre ad un interessamento del PSG sempre attraverso Leonardo, è sempre stata legata ai colori rossoneri".

Sulla scelta di un giocatore: “Nessuno ha la possibilità di vedere tutte le partite. Devi avere all’interno del club uno scout che lavori nella tua direzione. Tre te e il reparto scout devi iniziare a conoscere chi vuoi, come vuoi i tuoi giocatori, e loro magari ti dicono cosa ha funzionato gli ultimi cinque anni rispetto ai cinque anni precedenti. In tutto questo c’è una rivoluzione del calcio. Parliamo della difesa: un difensore per me è facile da leggere, però la richiesta, per come sta andando il calcio è: prima avrei chiesto un difensore che stava bene in un reparto, ora andrei a prendere un difensore forte nell’uno contro uno e poi gli insegno a stare bene nel reparto. La cosa difficile da insegnare è l’uno contro uno, la forza e la concentrazione. È una cosa che manca”.

Sul ruolo dell’allenatore sul mercato: “L’allenatore ha un ruolo importante. Ha un’idea di gioco. L’allenatore vede la squadra che ha e vede anche quelle che sono le necessità. Quello che chiediamo all’allenatore è darci dei profili. Credo che i nomi li debba scegliere il club e che debba incidente sotto tutti i punti di vista, sia da quello economico sia dall’età del giocatore stesso, e anche da una visione che va all’aldilà di quella che poteva essere l’anno dopo”.

Su Pioli: “È bravo nel trasmettere i suoi pensieri. Lo fa con un vigore che non ti aspetti. Vedendo la sua carriera magari non sempre ha confermato quello che ha fatto vedere all’inizio. A volte dobbiamo fermarlo noi. È una caratteristica che non gli riconoscevo”.

Sulla presenza: “Dipende dal momento. Nel momento nel mercato andare agli allenamenti diventa difficile. In una settimana io e Massara andiamo almeno 3/4 volte a Milanello. Col mister si parla quotidianamente. Sulle cose tattiche ci confrontiamo. Ci sono delle cose che riesci a vedere solo se sei lì. Sono piccole cose che si riconosco in maniera immediata”.

Sul rapporto con i giocatori: “Io cerco di capire il calciatore. Ci sono situazioni e situazioni. Dipende cosa vai a dire. Se devi andare a dire a uno che sta giocando male, vai lì con la comprensione cercando di aiutare quelle che sono le difficoltà del ragazzo stesso. Se uno invece si comporta male, allora devi essere duro. Cerco di avere un dialogo con tutti”.



Sull'acquisto di Ibra: “Ibra è un’idea del gennaio precedente, ne parlavamo con Leonardo. Avevamo parlato con lui, con Raiola e lui però aveva dato la parole ai Galaxy, che se avesse raggiunto un certo risultato sportivo ed economico sarebbe rimasto. Una volta raggiunto quel risultato ha detto: “Mi dispiace, ne riparliamo”. Secondo noi era l’uomo giusto per fare quel mix tra gioventù e esperienza. Lui e Kjaer hanno dato dei risultati incredibili. Abbiamo sempre avuto dei punti di riferimento e in quel momento lì non c’erano tanti punti. Magari c’era qualcuno ma giocava poco, e giocando poco magari diventava meno importante rispetto ad uno con il carattere straordinario di Ibra. Una volta preso è normale che la coda sia condivisa. Non possiamo permetterci di firmare giocatori che non sono visti e approvati dalla proprietà. Però è stato un rischio sicurissimo. Veniva da 2 anni di MLS, ed è una cosa completamente diversa. Lui stesso, quando abbiamo proposto 18 mesi di contratto, ci ha detto: “Facciamo sei mesi perché non so cosa posso darvi”.

Su Ibra e Van Basten: "Sono due super campioni. Fare una classifica è difficile. Baresi e Van Basten erano quelli che avevano qualcosa in più degli altri. Marco, purtroppo, ha dovuto smettere nel suo momento migliore. Ibra, per quello che ha fatto e che sta facendo, è senza dubbio a quel livello lì. Per fare certi cose devi essere un grande campione non solo in campo, ma anche fuori. Il campione riconosciuto da tutti è quello che è campione in tutto".

Sull'apporto di Ibra: "Zlatan rompe le scatole in una maniera impressionante. Il nostro era già un gruppo competitivo, ma forse i ragazzi venivano un po' frenati dalle responsabilità. Ibra è arrivato e si è preso tutte le responsabilità".

Sui leader negli anni difficili: "Anche in questi anni difficili, l'ambiente a Milanello non era affatto male. Abbiamo avuto giocatori importanti, come Biglia e Reina che hanno fatto crescere questi ragazzi. Sia Lucas che Pepe giocavano poco e quindi hanno preferito andare a giocare".

Sui giovani del Milan: "Difficile trovare uno che mi abbia deluso. Duarte è stato sfortunato, ha avuto tanti infortuni. Il talento di Leao è sotto gli occhi di tutti, può arrivare a livelli incredibili. Saelemaekers è stato frutto del nostro scouting, non conoscevo Alexis. Noi cercavamo un terzino destro in quel momento lì, o uno che in previsione un giorno potesse giocarci. Abbiamo visto questo ragazzo che giocava a destra, a sinistra, come terzino, da numero dieci, con un'intensità tale che dopo che gli dai la palla lui c'è. Bennacer ha grande personalità".

Sulla sua visione del Milan: "Il disegno cambia strada facendo, io sono legato ad un Milan vincente, la mia figura è legata a qualcosa che non sia soltanto rivolto a mettere a posto i conti. Devo salvaguardare anche quello che la mia storia si porta dietro, quello che i tifosi si aspettano da me. E' lì che spingo la proprietà a fare determinate cose invece che altre. I risultati hanno dato ragione a loro per tante cose e a noi per tante altre, in questo momento c'è un'idea unica e questo aiuta quello che è il progetto. Il Milan che non va in Champions da così tanti anni non si può sentire. Abbiamo intrapreso un percorso che ci deve portare stabilmente in Champions League, è una competizione che ti dà introiti importanti. Il Fair Play Finanziario non ti permette di investire quello che tu vorresti, è anche un freno alla distribuzione futura delle vittorie nelle varie competizioni, però io credo che sia la strada giusta. Siamo partiti con un'idea di un progetto che potrà un giorno diventare autosostenibile, in un momento di grande crisi questo ha ancora più valore".

Sul lavorare con il figlio: "Avere il papà tra le scatole non è piacevole, lo so bene anche io (sorride, ndr). So bene che il momento più brutto è quando torni da una partita in macchina con tuo papà e ti dice cosa dovevi fare. Anche mio figlio me l'ha detto più volte. La sua fortuna è che gioca in un altro ruolo rispetto al mio. Per Christian, che fa il difensore, è stata ancora peggio".

Tutto molto interessante e mai banale.
Ma io Paolo lo adoro e forse non sono mai equilibrato nei giudizi.
Ma del resto si può essere neutrali al cospetto di uno che col tre sulle spalle mi ha fatto dormire sonni tranquilli per quasi 25 anni?
Non si può.
 

mandraghe

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Ne stava facendo una grossa come una casa. Per fortuna il nume tutelare che veglia sul Milan è entrato in azione.


Prendere Rangnick, cacciare Ibra e Paolo sarebbe stata la fine. A parte che avremmo dovuto ricominciare da capo il fatto è che un progetto simile, varato da persone totalmente estranee all'ambiente Milan ed al calcio italiano, sarebbe stato condannato alla morte fin dall'inizio. L'unico rimpianto di quel progetto, per fortuna abortito, è l'aver perso Szlobozslai, ma se quello è il prezzo da pagare per aver una squadra decente pazienza. Ma non è comunque detta l'ultima parola...
 

luigi61

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Paolo Maldini ancora a DAZN

Credo di essermi preparato 9 anni facendo tutt'altro. Ho cercato di riprendere in mano la mia e seguire le cose che avevo tralasciato le cose che avevo tralasciato: la famiglia, i figli gli ho seguiti nel percorso scolastico e in quello calcistico, anche mia moglie, anche gli amici perché poi ho fatto cose che nella mia vita non avrei mai fatto. Mi sono goduto questi anni come un ritorno alla normalità. Mi sono preparato staccandomi da quella che era la realtà del calcio, seguendo comunque il Milan e il calcio, con un occhio distaccato. Magari non ero prontissimo perché è stata una cosa improvvisa: ero a Miami e mi ha chiamato Leonardo: “Devi essere qua tra 10 giorni, dobbiamo partire insieme, ti voglio con me”. È stato facile dire di sì. Nel recente passato c’è stata la possibilità di entrare nell’altro gruppo con Fassone e Mirabelli, ma non ci siamo trovati d’accordo su determinate cose. C’era anche la possibilità di entrare con Barbara. La mia scelta, oltre ad un interessamento del PSG sempre attraverso Leonardo, è sempre stata legata ai colori rossoneri".

Sulla scelta di un giocatore: “Nessuno ha la possibilità di vedere tutte le partite. Devi avere all’interno del club uno scout che lavori nella tua direzione. Tre te e il reparto scout devi iniziare a conoscere chi vuoi, come vuoi i tuoi giocatori, e loro magari ti dicono cosa ha funzionato gli ultimi cinque anni rispetto ai cinque anni precedenti. In tutto questo c’è una rivoluzione del calcio. Parliamo della difesa: un difensore per me è facile da leggere, però la richiesta, per come sta andando il calcio è: prima avrei chiesto un difensore che stava bene in un reparto, ora andrei a prendere un difensore forte nell’uno contro uno e poi gli insegno a stare bene nel reparto. La cosa difficile da insegnare è l’uno contro uno, la forza e la concentrazione. È una cosa che manca”.

Sul ruolo dell’allenatore sul mercato: “L’allenatore ha un ruolo importante. Ha un’idea di gioco. L’allenatore vede la squadra che ha e vede anche quelle che sono le necessità. Quello che chiediamo all’allenatore è darci dei profili. Credo che i nomi li debba scegliere il club e che debba incidente sotto tutti i punti di vista, sia da quello economico sia dall’età del giocatore stesso, e anche da una visione che va all’aldilà di quella che poteva essere l’anno dopo”.

Su Pioli: “È bravo nel trasmettere i suoi pensieri. Lo fa con un vigore che non ti aspetti. Vedendo la sua carriera magari non sempre ha confermato quello che ha fatto vedere all’inizio. A volte dobbiamo fermarlo noi. È una caratteristica che non gli riconoscevo”.

Sulla presenza: “Dipende dal momento. Nel momento nel mercato andare agli allenamenti diventa difficile. In una settimana io e Massara andiamo almeno 3/4 volte a Milanello. Col mister si parla quotidianamente. Sulle cose tattiche ci confrontiamo. Ci sono delle cose che riesci a vedere solo se sei lì. Sono piccole cose che si riconosco in maniera immediata”.

Sul rapporto con i giocatori: “Io cerco di capire il calciatore. Ci sono situazioni e situazioni. Dipende cosa vai a dire. Se devi andare a dire a uno che sta giocando male, vai lì con la comprensione cercando di aiutare quelle che sono le difficoltà del ragazzo stesso. Se uno invece si comporta male, allora devi essere duro. Cerco di avere un dialogo con tutti”.



Sull'acquisto di Ibra: “Ibra è un’idea del gennaio precedente, ne parlavamo con Leonardo. Avevamo parlato con lui, con Raiola e lui però aveva dato la parole ai Galaxy, che se avesse raggiunto un certo risultato sportivo ed economico sarebbe rimasto. Una volta raggiunto quel risultato ha detto: “Mi dispiace, ne riparliamo”. Secondo noi era l’uomo giusto per fare quel mix tra gioventù e esperienza. Lui e Kjaer hanno dato dei risultati incredibili. Abbiamo sempre avuto dei punti di riferimento e in quel momento lì non c’erano tanti punti. Magari c’era qualcuno ma giocava poco, e giocando poco magari diventava meno importante rispetto ad uno con il carattere straordinario di Ibra. Una volta preso è normale che la coda sia condivisa. Non possiamo permetterci di firmare giocatori che non sono visti e approvati dalla proprietà. Però è stato un rischio sicurissimo. Veniva da 2 anni di MLS, ed è una cosa completamente diversa. Lui stesso, quando abbiamo proposto 18 mesi di contratto, ci ha detto: “Facciamo sei mesi perché non so cosa posso darvi”.

Su Ibra e Van Basten: "Sono due super campioni. Fare una classifica è difficile. Baresi e Van Basten erano quelli che avevano qualcosa in più degli altri. Marco, purtroppo, ha dovuto smettere nel suo momento migliore. Ibra, per quello che ha fatto e che sta facendo, è senza dubbio a quel livello lì. Per fare certi cose devi essere un grande campione non solo in campo, ma anche fuori. Il campione riconosciuto da tutti è quello che è campione in tutto".

Sull'apporto di Ibra: "Zlatan rompe le scatole in una maniera impressionante. Il nostro era già un gruppo competitivo, ma forse i ragazzi venivano un po' frenati dalle responsabilità. Ibra è arrivato e si è preso tutte le responsabilità".

Sui leader negli anni difficili: "Anche in questi anni difficili, l'ambiente a Milanello non era affatto male. Abbiamo avuto giocatori importanti, come Biglia e Reina che hanno fatto crescere questi ragazzi. Sia Lucas che Pepe giocavano poco e quindi hanno preferito andare a giocare".

Sui giovani del Milan: "Difficile trovare uno che mi abbia deluso. Duarte è stato sfortunato, ha avuto tanti infortuni. Il talento di Leao è sotto gli occhi di tutti, può arrivare a livelli incredibili. Saelemaekers è stato frutto del nostro scouting, non conoscevo Alexis. Noi cercavamo un terzino destro in quel momento lì, o uno che in previsione un giorno potesse giocarci. Abbiamo visto questo ragazzo che giocava a destra, a sinistra, come terzino, da numero dieci, con un'intensità tale che dopo che gli dai la palla lui c'è. Bennacer ha grande personalità".

Sulla sua visione del Milan: "Il disegno cambia strada facendo, io sono legato ad un Milan vincente, la mia figura è legata a qualcosa che non sia soltanto rivolto a mettere a posto i conti. Devo salvaguardare anche quello che la mia storia si porta dietro, quello che i tifosi si aspettano da me. E' lì che spingo la proprietà a fare determinate cose invece che altre. I risultati hanno dato ragione a loro per tante cose e a noi per tante altre, in questo momento c'è un'idea unica e questo aiuta quello che è il progetto. Il Milan che non va in Champions da così tanti anni non si può sentire. Abbiamo intrapreso un percorso che ci deve portare stabilmente in Champions League, è una competizione che ti dà introiti importanti. Il Fair Play Finanziario non ti permette di investire quello che tu vorresti, è anche un freno alla distribuzione futura delle vittorie nelle varie competizioni, però io credo che sia la strada giusta. Siamo partiti con un'idea di un progetto che potrà un giorno diventare autosostenibile, in un momento di grande crisi questo ha ancora più valore".

Sul lavorare con il figlio: "Avere il papà tra le scatole non è piacevole, lo so bene anche io (sorride, ndr). So bene che il momento più brutto è quando torni da una partita in macchina con tuo papà e ti dice cosa dovevi fare. Anche mio figlio me l'ha detto più volte. La sua fortuna è che gioca in un altro ruolo rispetto al mio. Per Christian, che fa il difensore, è stata ancora peggio".

Come ho SEMPRE scritto e continuerò a farlo se Maldini è al Milan il merito è SOLO ED ESCLUSIVAMENTE del tanto vituperato Leonardo che guarda un po ha gettato anche le basi per l'arrivo di Ibra; errori ne avrà pure fatti ma e inoppugnabile che senza Leonardo adesso non ci sarebbero ne Maldini ne Ibra....ne tanto meno la squadra che vediamo oggi
 

Rivera10

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Prendere Rangnick, cacciare Ibra e Paolo sarebbe stata la fine. A parte che avremmo dovuto ricominciare da capo il fatto è che un progetto simile, varato da persone totalmente estranee all'ambiente Milan ed al calcio italiano, sarebbe stato condannato alla morte fin dall'inizio. L'unico rimpianto di quel progetto, per fortuna abortito, è l'aver perso Szlobozslai, ma se quello è il prezzo da pagare per aver una squadra decente pazienza. Ma non è comunque detta l'ultima parola...

Su Szlobozlai vedremo. Una cosa è certa, penso. Con Rangnick altra rivoluzione, altre epurazioni a ricominciare la giostra e lui a digiuno di campo da un po' essere spernecchiato da operai del pallone con pochissimo tempo a disposizione per le sue idee. Pallottola schivata.
 

A.C Milan 1899

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Maldini è l'unica garanzia che anche durante gli anni di Elliott il Milan potrebbe essere in grado di dire la sua, pur dovendo barcamenarsi in una situazione economica pessima e senza poter contare sull'ambizione della proprietà. Alla fin fine contano molto anche dirigenti, allenatore e giocatori, ad esempio la Lazio in questi anni ha vinto trofei e costruito ottime squadre pur avendo come presidente un tirchio come Lotito, uno che veramente farà pagare ai calciatori pure le trasferte, non vedo perché il Milan non possa fare come e meglio di loro.

Un Milan tornato in CL avrà mezzi incomparabili rispetto a quelli della Lazio. Li ha già adesso figuriamoci col ritorno stabile in CL.

Quindi non solo potremo, ma dovremo, fare molto meglio.

Comunque Vangelo quando dici ”Maldini è l'unica garanzia che anche durante gli anni di Elliott il Milan potrebbe essere in grado di dire la sua, pur dovendo barcamenarsi in una situazione economica pessima e senza poter contare sull'ambizione della proprietà“ del resto le sue parole sono state chiare, vedi lo schema che ho fatto nel mio post da te quotato. In pratica ha detto, neanche tanto sottilmente e subliminalmente, che alla proprietà dei risultati sportivi non catafotte una mazza, e che lui invece la vede in maniera molto diversa, sia perché tiene al Milan sia perché ha un’immagine da difendere, essendo lui stato baluardo di un Milan supervincente, e quindi, in regione di ciò, spinge la proprietà a fare scelte che altrimenti molto difficilmente farebbe.

Che questo sia di monito anche per chi avrebbe fatto piazza pulita del 70% della squadra e della dirigenza e avrebbe preso l’uomo ragno al posto di Paolo.

Perché con l’uomo ragno ora la situazione sarebbe radicalmente diversa.
 

Davidoff

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Un Milan tornato in CL avrà mezzi incomparabili rispetto a quelli della Lazio. Li ha già adesso figuriamoci col ritorno stabile in CL.

Quindi non solo potremo, ma dovremo, fare molto meglio.

Comunque Vangelo quando dici ”Maldini è l'unica garanzia che anche durante gli anni di Elliott il Milan potrebbe essere in grado di dire la sua, pur dovendo barcamenarsi in una situazione economica pessima e senza poter contare sull'ambizione della proprietà“ del resto le sue parole sono state chiare, vedi lo schema che ho fatto nel mio post da te quotato. In pratica ha detto, neanche tanto sottilmente e subliminalmente, che alla proprietà dei risultati sportivi non catafotte una mazza, e che lui invece la vede in maniera molto diversa, sia perché tiene al Milan sia perché ha un’immagine da difendere, essendo lui stato baluardo di un Milan supervincente, e quindi, in regione di ciò, spinge la proprietà a fare scelte che altrimenti molto difficilmente farebbe.

Che questo sia di monito anche per chi avrebbe fatto piazza pulita del 70% della squadra e della dirigenza e avrebbe preso l’uomo ragno al posto di Paolo.

Perché con l’uomo ragno ora la situazione sarebbe radicalmente diversa.

La cosa più importante è che Gazidis si limiti a compiti di management e gestione finanziaria, senza pretendere di imporsi in fatto di gestione tecnica. Se i giocatori continueranno a sceglierli Paolo e Massara, pur con i limiti di budget, abbiamo visto che il saldo sarà ampiamente positivo.
 

A.C Milan 1899

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La cosa più importante è che Gazidis si limiti a compiti di management e gestione finanziaria, senza pretendere di imporsi in fatto di gestione tecnica. Se i giocatori continueranno a sceglierli Paolo e Massara, pur con i limiti di budget, abbiamo visto che il saldo è ampiamente positivo.

Si, esatto.

Anche se sappiamo bene che senza la Waterloo di Bergamo non sarebbe mai arrivato Ibra, che era stato eccome scelto da Maldini, o meglio che era eccome voluto da Maldini.

Quindi secondo me la proprietà non sarà facilmente disposta a derogare dalla sua linea under 23 low cost, nemmeno se e quando Maldini spinge per fare un deroga.


E questo potrà essere un bel problema quando si tratterà di fare un ulteriore salto di qualità.

Perché il momento in cui dovremo prendere qualche “big shot” di 26/27 anni, di alto livello, cioè un giocatore assolutamente non vecchio, anzi, ma nel pieno della carriera e che magari ha già dimostrato più qualcosa a livello internazionale, arriverà.

E li temo che potranno essere dolori.

Ad esempio quando dovremo sostituire Ibra che, a meno che Leao da qui a fine 2021/2022 (ammesso che Ibra si ritiri per allora) non diventi un crack, dovrà essere sostituito con uno dei profili detti sopra.

Probabilmente potremo prenderlo comunque grazie ai soldi della CL e degli sponsors esterni, anche senza sforzi economici diretti della proprietà tramite sponsorizzazioni da parti correlate? Può darsi, forse è anche altamente probabile.

Quello che è certo è che, qualora così non fosse, la proprietà non si farebbe nessun problema a farci prendere un altro profilo da “saranno famosi” (che, se possono funzionare in altri ruoli, nel ruolo di CENTRAVANTI TITOLARE del Milan assolutamente non possono funzionare) al posto di Ibra e a farci rischiare un ritorno alla banter era.
 

malos

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In pratica ha fatto capire che a Elliott e quindi a Gazidis del lato sportivo interessa zero. Senza Paolo e gli altri collaboratori sarebbe il disastro.
 
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