Il problema è proprio questo: una squadra come la Rometta in un campionato normale avrebbe molti meno punti. Il fatto che la Roma sia una squadra che segna prevalentemente in contropiede e che batta tutte le squadre dal nono posto in giù indica una cosa che avevo già fatto notare in Inter-Crotone: le piccole non sanno più fare le piccole. Oggi vogliono “giocare a calcio” e affrontano le grandi giocandosi i duelli individuali. Un tempo una piccola che prendesse goal in contropiede da una grande sarebbe stato considerato motivo di ritiro del patentino (iperbole ma tant’è) per l’allenatore di turno.
Oggi le piccole non sanno più fare le piccole (Inter-Crotone con i difensori del Crotone che si giocavano i duelli individuali con Makaku, cioè uno che da solo costa quanto la metà della rosa del Crotone, è l’emblema di questa deriva sarrista) e i risultati sono campionati ridicoli dove per arrivare ai preliminari di EL devi fare 70 punti, mentre in tempi più normali con quei punti arrivavi terzo (il Milan di Allegri nel 2012/2013 arrivò terzo con 72 punti). Ma pure ammettendo che 70 punti per il terzo posto siano effettivamente pochi, con quei punti da che mondo e mondo, perfino in anni recenti, ti assicuravi il quarto posto (prima dello scorso anno il record per la Serie A per il quarto posto erano stati i 72 punti dell’Inda del 2017/2018, 72 punti che erano considerati anzi una quota parecchio alta per la quarta posizione), oggi, tre anni dopo, non è più così perché le piccole vogliono fare tutte l’Atalanta dei poveri senza averne i mezzi.
Per me è un’evoluzione negativa del calcio, perché una piccola che non sa fare la piccola perde la sua identità, non è né carne né pesce, come una grande che si mette a fare catenaccio ad oltranza. Le piccole di oggi mi ricordano quei pirla che prendono il Carrera in leasing e poi mangiano pane e tonno all’olio d’oliva perché avendo voluto ostentare oltre i propri mezzi non hanno manco i soldi per potersi permettere altro a tavola.