Quod erat demonstrandum, e come ho detto più volte, l’Atalanta non c’entra nulla con la lotta per il quarto posto. Così come non c’entra nulla la Riomma (ma per motivi opposti; l’Atalanta perché ben più forte della lotta quarto posto, la Riomma perché è una squadra da settimo posto).
Il quarto posto se lo giocheranno Milan, Lazio e Napoli. Fine.
Sinceramente sono ragionamenti che al momento lasciano il tempo che trovano. Noi facciamo il nostro. Se giochiamo bene e facciamo 75 punti per me va ben, se poi altre 5 squadre fanno 80 o piú punti... amen.
Devi puntare a far bene tu, poi prima o poi il tuo momento arriva.
Si e no, zio.
Detto che nella storia del calcio
non solo italiano ma europeo, un quarto posto a 78 punti e più è una anomalia quasi assoluta, visto che prima di quanto successo lo scorso anno in Italia c’era stato un caso simile solo in Inghilterra con l’Arsenal 2013/2014, e che quindi ci vorrebbe una sfiga di proporzioni Guttmaniane affinché tale scenario si ripeta a stretto giro di posta.
Posto questo: la Lazio l’anno scorso è arrivata, come sappiamo, quarta a 78 punti, si. Ma con ben 6 punti (S E I) regalati dagli arbitri. La classifica senza errori arbitrali parla chiaro: la Lazio avrebbe chiuso a 72 punti (tranquillissimamente alla portata di questo Milan) e la Riomma a 63 (invece che a 70). Ora, questo non ci ha riguardato, nel caso della Lazio (ci ha riguardato però nel caso della Roma, arrivata davanti a noi solo e soltanto per gli aiuti arbitrali, condannandoci ai preliminari), perché non abbiamo lottato per il quarto posto.
Ma se avessimo lottato per il quarto posto, giocarsela con rivali che partono a + 6 mentre tu a zero, se ti va bene, sarebbe stato un handicap non da poco.
E dico “zero, se ti va bene” perché nel 2018/2019, quando abbiamo lottato davvero per il quarto posto, guarda caso, ma proprio guarda caso, siamo stati la squadra più bersagliata del campionato, con cinque punti in meno in classifica di quelli che avremmo dovuto avere, toltici dagli arbitri. E, sempre guarda caso, la Rometta nostra rivale nel 2018/2019 ricevette cinque punti in più di quelli che avrebbe dovuto avere (arrivandoci dietro comunque, ma poco importa, perché i punti che ci sono stati tolti dagli arbitri sono stati assolutamente decisivi per non farci andare in Champions).
Quindi noi abbiamo, per usare una terminologia cara a Berluscaroni, due montagne da scalare:
1. La sfiga di avere una Serie A che si sta gradualmente premierizzando proprio mentre noi stiamo uscendo dal letame, con tutto ciò che questo comporta, compresa la possibilità di non arrivare in Champions col Milan di gran lunga più forte dallo smantellamento dell’Estate 2012 in poi.
2. L’apparente (che spero verrà smentita quest’anno) esistenza di un “contro-piano Marshall” atto a tenerci la testa nel fango a tempo indeterminato per non farci accedere a quei ricavi Champions che per noi sarebbero assolutamente decisivi.
Perché tu capisci che vedere di volta in volta le rivali del Milan misteriosamente favorite qualche sospetto lo fa venire. E capisci anche che è dura arrivare quarti se alla quarta in classifica fanno fare 80 punti dandole 18 rigori di cui più della metà farlocchi.
Per carità, Gasperini saprà il fatto suo, ma spessissimo nei gol dell' Atalanta c' è tantissimo di "personale"
Hanno indovinato tutti giocatori forti, c' è poco da fare, e anche tutto il resto (atmosfera, pressione) è perfetto per creare quella roba che ti fa vincere e rendere ai massimi livelli.
Siamo abituati a sovrastalimare ogni nome sconosciuto che arriva in una big e a fare il contrario con le squadre minori tipo l' Atalanta, ma non è così.
Da due anni in questa squadra vedo gol ogni partita che sono vere e proprie prodezze.
Verissimo. Posto che io non ho ancora sciolto interamente i miei dubbi sull’origine di tali prestazioni, l’Atalanta sembra l’esatto opposto del Milan degli anni passati. Noi eravamo una squadra SCOLASTICA, terribilmente scolastica, capace di segnare solo se tutti giravano a MILLE e quindi riusciva lo schemino, perché nessuno dei nostri (tranne Suso cinque o sei volte all’anno, pensa come eravamo messi) sapeva inventarsi NULLA. Ne conseguiva che:
1. Segnavamo poco.
2. Nei periodi grami, con scarsa forma fisica, non segnavamo proprio, perché mancava totalmente il guizzo, il tocco del campione.
Non a caso tutti gli attaccanti passati da Milanello negli ultimi otto anni hanno fatto pena anche altrove, dimostrando che non rendevano poco da noi per colpa nostra, ma che eravamo noi che non facevamo risultati per colpa loro. Certo non erano granché aiutati da un centrocampo osceno, ma l’anno scorso, come poi si è dimostrato dall’arrivo di Ibra, non era il centrocampo, che era anzi di ottimo livello, il problema. Era l’attacco. La mancanza totale di fosforo, magia e classe la davanti, con Suso che ormai non inventava nemmeno più quei 5/6 goal all’anno conditi da altrettanti assist che si era sempre inventato e Piatek che era la quintessenza dell’attaccante da Giannino, cioè uno scarpone senza nessuna dote se non quella di metterla dentro a due centimetri dalla linea di porta vuota (salvo poi spesso fallire anche in quello come dimostrato da diverse partite del girone d’andata dello scorso anno, dove sbagliò goal che Kalinic, Robinho e Calloni erano dei cecchini a confronto) e solo contro le squadre di bassa classifica (tempo fa andai a vedere i goal di Piatek segnati col Genoa e con noi, e la grande maggioranza erano stati segnati contro squadre di bassa classifica, per dire quando giocava nel Genoa il 95% dei suoi goal furono contro Empoli, Sassuolo, Bologna, Chievo, Frosinone, Parma, Sampdoria, Spal. Tutte squadre arrivate dal nono posto in giù. E contro le prime otto della classifica segnò solo due goal contro Lazio e Roma. Con tutte le altre grandi sparito e annullato totalmente, già questo avrebbe dovuto far sorgere campanelli d’allarme in un certo interista sudamericano addetto al mercato).
E gli stessi discorsi possono essere fatti per gli anni precedenti. Perché parliamoci chiaramente, è vero che adesso giochiamo bene, è vero che verticalizziamo e non facciamo più ventordici tocchi prima di passarla, ma è altrettanto vero che ora abbiamo anche gente che la giocata la sa fare, Kebabnoglu in primis da quando è collocato nel suo ruolo naturale. E l’avere gente che ti tira fuori il coniglio dal cilindro è e sarà sempre, oltre che la grande e principale differenza tra le squadre di alto livello e le provinciali, assolutamente necessario per raggiungere obiettivi di alto livello.
Senza alcune “singolarità” che vadano oltre, e che non siano legate mani e piedi al momento della squadra o allo schemino riuscito alla perfezione, è e sarà sempre impossibile o quasi raggiungere la Champions. Anche per questo l’avere solo e soltanto giovani come dicevano alcuni è e rimarrà sempre una follia. Perché i giovani, tranne rari casi, non hanno la personalità e spesso neanche (ancora, anche nei casi in cui poi la raggiungeranno) la capacità tecnica e fisica per fare giocate risolvi partita. Gli stessi Ilicic e Papu dieci anni fa facevano ridere al confronto. Togli all’Atalanta gli Ilicic e i Papu attuali e dagli quelli di dieci anni fa e arriva settima se gli va di ****.