Nemmeno in quel caso, si meriterebbe un monumento ma comunque un grazie, tu hai aiutato noi, noi abbiamo rilanciato te, ma lo sapevi dall'inizio che poi avremmo cambiato.
Dumbaghi, amico mio, non confermare Gattuso in quella fattispecie sarebbe un errore madornale. Un allenatore che vince è un allenatore che vince. Chi ti scrive è il primo fan di Antonio Conte, perché è parso da sempre quel mix di sapienza tattica italiana, atletismo forsennato da Nord Europa, e garra sudamericana, che è ideale per competere ovunque. Detto questo, nemmeno l'amata moglie di don Antonio avrebbe mai potuto immaginare, in quella fatale estate del 2011, che il marito avrebbe potuto percorrere una simile carriera senza il sigillo di tante vittorie, rivelatesi anni dopo. Il calcio è stato fondato duemila anni fa da San Tommaso Apostolo, la vittoria, ed il ripetersi nella vittoria, è misura assoluta perfetta delle proprie capacità, e senza di essa si intravvede del talento, delle premesse, ma non la certezza della loro pratica risoluzione nei fatti. Sia detto sinceramente, il buon Rino ci sta sorprendendo, dimostrando, per dirla con Maldini, che con conoscenze ed un po' di cervello si può ben fare in quel mestiere. Il cervello significa pragmatismo, duttilità, adeguare i concetti tattici alla specifica realtà del campo, alle qualità individuali degli interpreti a disposizione. Ha una squadra di ottimo livello in difesa, forse destinata a divenire di grande livello in quel settore per le qualità intrinseche dei giocatori e la giovane età, che ne garantisce potenzialmente il tempo per un adeguato sviluppo, e lui che fa? Costruisce il gioco su una buona tenuta difensiva, il recupero del pallone da quella fase, ed un contropiede manovrato, molto italiano, per ribaltare il gioco tramite aperture degli esterni e finalizzazioni di mezzali in buona confidenza con il gol. Ciò è razionale, di senso, opportuno. In questo, oltre che nella costruzione di uno spirito di squadra competitivo e di un telaio atletico decente, intravvediamo già le qualità che apprezzavamo nel Conte di Arezzo, Bari, Siena. Ma, come in quel 2011, lo attendiamo ai fatti, che possono non essere la conseguenza di quelle ottime premesse, nel calcio. I risultati, le vittorie. Se arrivano, esse saranno giudici del destino dell'allenatore, e la prova della bontà delle sue idee. Il caso lo ha messo su una strada imprevista, quella di una stagione in cui ci sono, nonostante i disastri della prima parte, obiettivi concreti, titoli, da raggiungere, cui la società annette opportunità importanti per il futuro. Ci provasse, e sarà valutato su di essi senza preferenze, o pregiudizi. Il quarto posto finale, in queste condizioni di squadra, è una richiesta che cela un pregiudizio. Una vittoria in Europa League è un non poter non. Nel mezzo, entrano tante valutazioni, che il club vorrà fare, possibilmente evitando considerazioni analoghe a quelle che condussero alla conferma di Montella la scorsa estate. Vediamo, osserviamo, sapremo infine darci delle risposte.