Zapelloni:"Sino che futuro può garantire al Milan".

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Editoriale di Umberto Zapelloni sulla Gazzetta in edicola oggi, 1 marzo 2017, in merito alla questione relativa allo slittamento, l'ennesimo, del closing per la cessione del Milan.

Eccolo, di seguito:

Grosso guaio a China Town

Povero Diavolo. Non merita tutto questo. Il China Milan sembra destinato a non decollare neppure questa volta. Proprio come in quelle scatole cinesi che si aprono una dietro l’altra senza vedere mai il fondo. Non si arriva al closing neppure questa volta. A tre giorni dalla data fissata per il passaggio di proprietà salta tutto un’altra volta. Ci si avvicina a un altro rinvio, in vista del versamento di un’altra caparra di 100 milioni che porterebbe a 300 il malloppo sborsato per garantirsi l’acquisto della società rossonera. Sembra una barzelletta, di quelle che non fanno neppure tanto ridere, ma è proprio così. La bandierina viene spostata ancora avanti, al 31 marzo. È come se Simone Moro, una volta arrivato in vetta, si accorgesse di dover scalare altri mille metri senza ossigeno. Avrebbe dovuto chiudersi tutto a Sant’Ambrogio. Niente. Doveva chiudersi tutto venerdì 3 marzo. Niente. Adesso c’è una nuova data di scadenza, ma per crederci bisogna davvero fare uno sforzo bello grande.
Povero Milan e poveri milanisti. Meriterebbero tutti chiarezza, invece si viaggia a fari spenti nella nebbia e ogni volta che compare una luce all’orizzonte ecco arrivare una nuvola ancora più spessa. Ieri erano spuntati i nomi dei due uomini che, con Marco Fassone, avrebbero dovuto rappresentare la parte italiana del nuovo consiglio. L’assemblea dei soci per varare il nuovo cda era convocata per oggi, con seconda decisiva convocazione per dopodomani. Le luci erano rappresentate da due nomi importanti, Marco Patuano, ex amministratore delegato di Telecom Italia oggi alla Holding della famiglia Benetton, e Roberto Cappelli, già presidente ad interim della Roma, avvocato e uomo di fiducia di Unicredit. Davano spessore all’operazione, portavano competenze e serietà. Il colpo di scena serale, con la sparizione di due soci (e si racconta di oltre 100 milioni) ha provocato l’ennesimo slittamento. E innescato i malefici sorrisini di chi aveva sempre avuto dubbi.
Il problema a questo punto è soprattutto uno: che futuro può garantire al Milan una cordata come questa? Dove si può andare con un fondo d’investimenti che perde pezzi ancora prima di concretizzarsi? No, non è questo il futuro che merita il Milan. Troppi dubbi, troppe incertezze, troppi misteri per poter stare tranquilli. Anche perché dietro l’angolo c’è un contratto da far firmare al neo maggiorenne Gigio Donnarumma, l’uomo che sarebbe dovuto diventare il simbolo del nuovo corso e che invece rischia di trasformarsi nel grande rimpianto, nella rappresentazione di quello che avrebbe potuto diventare il nuovo Milan cinese e che invece non è stato. Speriamo di sbagliarci. Ma più che in una favola sembra davvero di esser sprofondati in un «Grosso guaio a Chinatown
 

Henry

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Editoriale di Umberto Zapelloni sulla Gazzetta in edicola oggi, 1 marzo 2017, in merito alla questione relativa allo slittamento, l'ennesimo, del closing per la cessione del Milan.

Eccolo, di seguito:

Grosso guaio a China Town

Povero Diavolo. Non merita tutto questo. Il China Milan sembra destinato a non decollare neppure questa volta. Proprio come in quelle scatole cinesi che si aprono una dietro l’altra senza vedere mai il fondo. Non si arriva al closing neppure questa volta. A tre giorni dalla data fissata per il passaggio di proprietà salta tutto un’altra volta. Ci si avvicina a un altro rinvio, in vista del versamento di un’altra caparra di 100 milioni che porterebbe a 300 il malloppo sborsato per garantirsi l’acquisto della società rossonera. Sembra una barzelletta, di quelle che non fanno neppure tanto ridere, ma è proprio così. La bandierina viene spostata ancora avanti, al 31 marzo. È come se Simone Moro, una volta arrivato in vetta, si accorgesse di dover scalare altri mille metri senza ossigeno. Avrebbe dovuto chiudersi tutto a Sant’Ambrogio. Niente. Doveva chiudersi tutto venerdì 3 marzo. Niente. Adesso c’è una nuova data di scadenza, ma per crederci bisogna davvero fare uno sforzo bello grande.
Povero Milan e poveri milanisti. Meriterebbero tutti chiarezza, invece si viaggia a fari spenti nella nebbia e ogni volta che compare una luce all’orizzonte ecco arrivare una nuvola ancora più spessa. Ieri erano spuntati i nomi dei due uomini che, con Marco Fassone, avrebbero dovuto rappresentare la parte italiana del nuovo consiglio. L’assemblea dei soci per varare il nuovo cda era convocata per oggi, con seconda decisiva convocazione per dopodomani. Le luci erano rappresentate da due nomi importanti, Marco Patuano, ex amministratore delegato di Telecom Italia oggi alla Holding della famiglia Benetton, e Roberto Cappelli, già presidente ad interim della Roma, avvocato e uomo di fiducia di Unicredit. Davano spessore all’operazione, portavano competenze e serietà. Il colpo di scena serale, con la sparizione di due soci (e si racconta di oltre 100 milioni) ha provocato l’ennesimo slittamento. E innescato i malefici sorrisini di chi aveva sempre avuto dubbi.
Il problema a questo punto è soprattutto uno: che futuro può garantire al Milan una cordata come questa? Dove si può andare con un fondo d’investimenti che perde pezzi ancora prima di concretizzarsi? No, non è questo il futuro che merita il Milan. Troppi dubbi, troppe incertezze, troppi misteri per poter stare tranquilli. Anche perché dietro l’angolo c’è un contratto da far firmare al neo maggiorenne Gigio Donnarumma, l’uomo che sarebbe dovuto diventare il simbolo del nuovo corso e che invece rischia di trasformarsi nel grande rimpianto, nella rappresentazione di quello che avrebbe potuto diventare il nuovo Milan cinese e che invece non è stato. Speriamo di sbagliarci. Ma più che in una favola sembra davvero di esser sprofondati in un «Grosso guaio a Chinatown


Io la farei finita con la parola "fondo", i fondi sono una cosa seria, magari dura, antipatica a molti a cui non piace la finanziarizzazione dell'economia, ma sono una cosa molto seria, questo non è un fondo, è una colletta.
 

Fabiuzzo90

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Clarenzio

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Editoriale di Umberto Zapelloni sulla Gazzetta in edicola oggi, 1 marzo 2017, in merito alla questione relativa allo slittamento, l'ennesimo, del closing per la cessione del Milan.

Eccolo, di seguito:

Grosso guaio a China Town

Povero Diavolo. Non merita tutto questo. Il China Milan sembra destinato a non decollare neppure questa volta. Proprio come in quelle scatole cinesi che si aprono una dietro l’altra senza vedere mai il fondo. Non si arriva al closing neppure questa volta. A tre giorni dalla data fissata per il passaggio di proprietà salta tutto un’altra volta. Ci si avvicina a un altro rinvio, in vista del versamento di un’altra caparra di 100 milioni che porterebbe a 300 il malloppo sborsato per garantirsi l’acquisto della società rossonera. Sembra una barzelletta, di quelle che non fanno neppure tanto ridere, ma è proprio così. La bandierina viene spostata ancora avanti, al 31 marzo. È come se Simone Moro, una volta arrivato in vetta, si accorgesse di dover scalare altri mille metri senza ossigeno. Avrebbe dovuto chiudersi tutto a Sant’Ambrogio. Niente. Doveva chiudersi tutto venerdì 3 marzo. Niente. Adesso c’è una nuova data di scadenza, ma per crederci bisogna davvero fare uno sforzo bello grande.
Povero Milan e poveri milanisti. Meriterebbero tutti chiarezza, invece si viaggia a fari spenti nella nebbia e ogni volta che compare una luce all’orizzonte ecco arrivare una nuvola ancora più spessa. Ieri erano spuntati i nomi dei due uomini che, con Marco Fassone, avrebbero dovuto rappresentare la parte italiana del nuovo consiglio. L’assemblea dei soci per varare il nuovo cda era convocata per oggi, con seconda decisiva convocazione per dopodomani. Le luci erano rappresentate da due nomi importanti, Marco Patuano, ex amministratore delegato di Telecom Italia oggi alla Holding della famiglia Benetton, e Roberto Cappelli, già presidente ad interim della Roma, avvocato e uomo di fiducia di Unicredit. Davano spessore all’operazione, portavano competenze e serietà. Il colpo di scena serale, con la sparizione di due soci (e si racconta di oltre 100 milioni) ha provocato l’ennesimo slittamento. E innescato i malefici sorrisini di chi aveva sempre avuto dubbi.
Il problema a questo punto è soprattutto uno: che futuro può garantire al Milan una cordata come questa? Dove si può andare con un fondo d’investimenti che perde pezzi ancora prima di concretizzarsi? No, non è questo il futuro che merita il Milan. Troppi dubbi, troppe incertezze, troppi misteri per poter stare tranquilli. Anche perché dietro l’angolo c’è un contratto da far firmare al neo maggiorenne Gigio Donnarumma, l’uomo che sarebbe dovuto diventare il simbolo del nuovo corso e che invece rischia di trasformarsi nel grande rimpianto, nella rappresentazione di quello che avrebbe potuto diventare il nuovo Milan cinese e che invece non è stato. Speriamo di sbagliarci. Ma più che in una favola sembra davvero di esser sprofondati in un «Grosso guaio a Chinatown

Ma vattene a quel paese tu Zapelloni (manco so chi tu sia), il contratto di Donnarumma e il NON rispetto per i Milanisti che tu citi, ma che sempre viene sottolineato e poi calpestato da voi presunti informati.
Perseverate col teatrino dei cinesi, portinai filippini, advisor ammeregani e problematiche legate al buco nell'ozono e Fukushima per nascondere le falsità di uno dei vostri datori di lavoro (attuali o futuri).
 
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Ma vattene a quel paese tu Zapelloni (manco so chi tu sia), il contratto di Donnarumma e il NON rispetto per i Milanisti che tu citi, ma che sempre viene sottolineato e poi calpestato da voi presunti informati.
Perseverate col teatrino dei cinesi, portinai filippini, advisor ammeregani e problematiche legate al buco nell'ozono e Fukushima per nascondere le falsità di uno dei vostri datori di lavoro (attuali o futuri).

E finalmente, iniziamo a dire le cose come stanno, al posto di far finta di non capire
 
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Più che Grosso Guaio a Chinatown questa storia mi sembra un misto tra La Stangata e il signore che ho come avatar.
 

MaschioAlfa

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Più che Grosso Guaio a Chinatown questa storia mi sembra un misto tra La Stangata e il signore che ho come avatar.

Ho tirato fuori gatsby una settimana fa paragonandolo a yonghong li.
Con in mezzo il demonio la finzione ha superato la realtà..
Mai mi sarei aspettato un finale del genere.
Mai.
 
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Ho tirato fuori gatsby una settimana fa paragonandolo a yonghong li.
Con in mezzo il demonio la finzione ha superato la realtà..
Mai mi sarei aspettato un finale del genere.
Mai.

Magari fosse stato uno come Gatsby.
Avrebbe convinto una marea di gente ad entrare nel progetto.
Invece a quanto pare si tratta dell'ultimo dei pirla che si crede un genio della finanza.
 

wfiesso

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Pongo io una domanda a sto personaggetto: Cje futuro ci garantisce Berlusconi? E Galliani? Poi parli di rispetto.. un giornalaio che parla di rispetto per i milanisti è un insulto all'intelligenza umana... occhio a tirare troppo la corda sia giornali che """societa""" perché la gente si incazza e squilibrati in giro ce ne sono tanti...
 
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