juventino
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Visto che nel thread sulle dichiarazioni di Giggino Di Maio in molti si sono dichiarati molto delusi dal dietrofront grillino su questa vicenda apro questo thread per parlare direttamente di quest'elefante nella stanza.
Partiamo da delle premesse: l'Unione Europea, l'euro e tutto il carrozzone sono un disastro, un totale disastro per una serie di paesi. Ormai anche i sassi sanno che da Bruxelles arriveranno solo diktat nei comfronti di determinati paesi quali Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e in parte Francia. Riforme incisive zero, sempre maggiore precariato legalizzato, perversa ossessione per l'austerity e il debito pubblico e numeri che fanno pensare ad una ripresa che non riflette la situazione reale delle cose (vedasi i numeri sul calo della disoccupazione e disoccupazione giovanile drogati dal Jobs Act o dal Garanzia giovani). Preso coscienza di ciò appare evidente che questi paesi si trovano in un'agonia e depressione da cui potrebbero uscire soltanto facendo delle pesanti riforme strutturali ed attuando politiche economiche più aggressive, ma che ciò sia reso impossibile da i soliti vincoli e paletti imposti da Bruxelles.
In poche parole siamo nella *****, nella fogna, nella cloaca totale.
Che fare? Ormai è opinione di molti che una delle conditio sine qua non che possa consentire a questi paesi anche soltanto la possibilità di rimettersi in piedi sia l'abbandono dello stramaledetto euro, una moneta che fior fior di economisti avevano ritenuto fallimentare ancor prima che nascesse, per la precisione tecnicamente impossibile (testuali parole). Ed ecco che l'uscita dall'euro inizia ad apparire come la panacea per tutti i mali per molta gente e diventa argomento principe nei vari partiti euroscettici ed identitari.
Tutto bellissimo, ma c'è un piccolo problema: uscire è cosa ben diversa dal non essere mai entrati. Infatti non serve avere un master in economia e finanze per rendersi conto che la conditio sine qua non (mi piace sto termine) di un'uscita dalla moneta unica è il default. Diretto. Inevitabile. Se uno di questi paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Francia e Grecia) vuole fare questo passo non può credere di poterlo fare senza prepararsi al peggio.
Dove sta il punto? Siamo disposti a fallire per la libertà? Quanto abbiamo da perdere? È questo il problema: se Giggino Di Maio, Salvini e co. hanno addolcito le loro posizioni è perché al momento gli italiani hanno ancora molto da perdere. Gli italiani (in particolare la classe media, che è l'unica che nella storia fa le rivoluzioni) sono un popolo che vive ancora di risparmi messi da parte alle poste in banca, del mito della casa di proprietà e altre cose simili tipicamente nostrane. Fare default significa mettere in discussione tutto ciò. Finché gli italiani avranno troppo da perderci qualunque discussione sull'uscita dall'euro per quanto mi riguarda è aria fritta.
Partiamo da delle premesse: l'Unione Europea, l'euro e tutto il carrozzone sono un disastro, un totale disastro per una serie di paesi. Ormai anche i sassi sanno che da Bruxelles arriveranno solo diktat nei comfronti di determinati paesi quali Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e in parte Francia. Riforme incisive zero, sempre maggiore precariato legalizzato, perversa ossessione per l'austerity e il debito pubblico e numeri che fanno pensare ad una ripresa che non riflette la situazione reale delle cose (vedasi i numeri sul calo della disoccupazione e disoccupazione giovanile drogati dal Jobs Act o dal Garanzia giovani). Preso coscienza di ciò appare evidente che questi paesi si trovano in un'agonia e depressione da cui potrebbero uscire soltanto facendo delle pesanti riforme strutturali ed attuando politiche economiche più aggressive, ma che ciò sia reso impossibile da i soliti vincoli e paletti imposti da Bruxelles.
In poche parole siamo nella *****, nella fogna, nella cloaca totale.
Che fare? Ormai è opinione di molti che una delle conditio sine qua non che possa consentire a questi paesi anche soltanto la possibilità di rimettersi in piedi sia l'abbandono dello stramaledetto euro, una moneta che fior fior di economisti avevano ritenuto fallimentare ancor prima che nascesse, per la precisione tecnicamente impossibile (testuali parole). Ed ecco che l'uscita dall'euro inizia ad apparire come la panacea per tutti i mali per molta gente e diventa argomento principe nei vari partiti euroscettici ed identitari.
Tutto bellissimo, ma c'è un piccolo problema: uscire è cosa ben diversa dal non essere mai entrati. Infatti non serve avere un master in economia e finanze per rendersi conto che la conditio sine qua non (mi piace sto termine) di un'uscita dalla moneta unica è il default. Diretto. Inevitabile. Se uno di questi paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Francia e Grecia) vuole fare questo passo non può credere di poterlo fare senza prepararsi al peggio.
Dove sta il punto? Siamo disposti a fallire per la libertà? Quanto abbiamo da perdere? È questo il problema: se Giggino Di Maio, Salvini e co. hanno addolcito le loro posizioni è perché al momento gli italiani hanno ancora molto da perdere. Gli italiani (in particolare la classe media, che è l'unica che nella storia fa le rivoluzioni) sono un popolo che vive ancora di risparmi messi da parte alle poste in banca, del mito della casa di proprietà e altre cose simili tipicamente nostrane. Fare default significa mettere in discussione tutto ciò. Finché gli italiani avranno troppo da perderci qualunque discussione sull'uscita dall'euro per quanto mi riguarda è aria fritta.