Un impero cinese pronto ad acquistare il Milan

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Il direttore di China-files.com, Gabriele Battaglia, spiega perché Alibaba-Milan avrebbe perfettamente senso. E rivela anche i possibili lati negativi della vicenda. L'articolo è del 28 aprile (due giorni fa) ed è uscito in contemporanea con la chiacchierata che lo stesso Battaglia ha fatto con Campopiano. Eccone un sunto: Battaglia è un milanista old school pertanto farebbe di tutto per togliersi dai piedi l'attuale proprietà/dirigenza. Fino ad ora si tratta soltanto di voci che provengono dall'Italia e che sono state riprese anche da South China Morning Post – di proprietà del Gruppo Alibaba – che riporta, appunto, delle voci. Un segno?
Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico, sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stato creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione competizione serrata.
A questo poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
Altra osservazione a margine, ma non troppo: "In questi investimenti, i gruppi cinesi dichiarano di solito di avere speso meno di quanto effettivamente spendono. Quindi ognuno tragga le conclusioni che vuole su un accordo che ufficialmente dovrebbe avvenire sulla base di 700 milioni di euro e che magari invece si chiude a un miliardo. Sia per chi compra, sia per chi vende."
Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
Insomma, il Milan sarebbe inserito in logiche che sfuggono completamente al controllo dei suoi tifosi.
Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati
.

Dunque si passerebbe da male in peggio? In mano a dei cinesini che si fanno i dispetti fra di loro? Sembrava strano..
 

corvorossonero

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Dunque si passerebbe da male in peggio? In mano a dei cinesini che si fanno i dispetti fra di loro? Sembrava strano..

Maremma maiala, te non aspetti altro che notizie negative. Dai relax....a parte il fallimento vero, non esiste situazione peggiore della nostra per una cosiddetta Big. Per cui qualunque cosa sarà migliore di ora.
 
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Il fatto è questo:

1) Abbiamo un AD incompetente. E quando ha qualche intuizione giusta (es. prendere Perrotti, acquistare Nainngolan in comproprietà, cedere Pato per prendere Tevez, o ingaggiare Sarri) viene sabotato.
2) Il presidente non mette un euro (i 100 milioni che ha anticipato verranno ripianati con le cessioni dei giocatori, ergo lui non ci rimetterà)
3) Il presidente è bipolare. Non va neanche allo stadio e non conosce il nome dei giocatori, però pretende di imporre modulo e formazione. Nomina gli allenatori al solo scopo di fargli da parafulmine. Qualsiasi allenatore che non ha nei suoi confronti il livello di devozione di Matteo Montesi mentre nomina Gesù viene visto come un comunista, un sovversivo, un maleducato che non ha lo stile Milan.

Insomma, abbiamo un mix tra Moratti (senza soldi), Zamparini e Luciano Gaucci.

Anche un imprenditore di piccolo cabotaggio come Pallotta sarebbe un upgrade enorme, rispetto a chi abbiamo adesso.


Ad ogni modo, il Milan ha degli sponsor. Voglio vedere che cosa dirà Galliani agli sponsor, di fronte alla prospettiva di passare un altro anno senza coppe, e con una squadra scarsissima.
 

Tifo'o

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Il direttore di China-files.com, Gabriele Battaglia, spiega perché Alibaba-Milan avrebbe perfettamente senso. E rivela anche i possibili lati negativi della vicenda. L'articolo è del 28 aprile (due giorni fa) ed è uscito in contemporanea con la chiacchierata che lo stesso Battaglia ha fatto con Campopiano. Eccone un sunto: Battaglia è un milanista old school pertanto farebbe di tutto per togliersi dai piedi l'attuale proprietà/dirigenza. Fino ad ora si tratta soltanto di voci che provengono dall'Italia e che sono state riprese anche da South China Morning Post – di proprietà del Gruppo Alibaba – che riporta, appunto, delle voci. Un segno?
Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico, sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stato creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione competizione serrata.
A questo poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
Altra osservazione a margine, ma non troppo: "In questi investimenti, i gruppi cinesi dichiarano di solito di avere speso meno di quanto effettivamente spendono. Quindi ognuno tragga le conclusioni che vuole su un accordo che ufficialmente dovrebbe avvenire sulla base di 700 milioni di euro e che magari invece si chiude a un miliardo. Sia per chi compra, sia per chi vende."
Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
Insomma, il Milan sarebbe inserito in logiche che sfuggono completamente al controllo dei suoi tifosi.
Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati
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Forse mi faccio troppi viaggi in testa. Ma secondo me ci si concentra troppo su Alibaba.
Il gruppo Evegrande è composto anche da Alibaba, ma secondo festa e co ci sono ben altri 3 gruppi. Vale a dire 4 gruppi. Tutti gruppi che magari si fanno concorrenza ma che hanno avuto l'ordine dall'alto di prendere il Milan.

Ora forse suona folle. Ma secondo me è propro il governo, indirettamente, che ha chiesto a queste sue superaziende di fare qualcosa. Che loro siano interessati al Milan o meno o al calcio o meno, poco importa, perché pariamo di un paese che fino a prova contraria è totalitario, in cui è il governo la massima autorità.
Forse il loro primo passo è Milan ed Inter per poi mettere le mani su "Milano". Evidentemente i cinesi sono interessati alla città di Milano per non so quali motivi. Forse sono interessati all'Italia più in generale.
 

MaggieCloun

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Pasquale Campopiano: "Chiarisco qui perché mi scrivete in troppi: la firma imminente non è una vendita è un accordo tra le parti a trattare, in esclusiva. #Milan"

Io proprio non riesco a vedere Berlusconi che vende la maggioranza proprio non riesco ad immaginarmelo, magari firma ma poi chiede di avere la maggioranza non so, io ho idea molto precisa su questa "storia", aspettiamo lunedi e poi vediamo che succede, magari sono troppo troppo pessimista io ma vedo troppo entusiasmo come ho detto anche se firmano questa cosa non significa "nulla", mica è detto che vende la maggioranza ecc. Quello che non mi convince e che si passa da Milan ai cinesi a se lunedi firma non significa che hanno venduto mah, sembra che hanno già "cambiato il tiro".
 
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Maremma maiala, te non aspetti altro che notizie negative. Dai relax....a parte il fallimento vero, non esiste situazione peggiore della nostra per una cosiddetta Big. Per cui qualunque cosa sarà migliore di ora.

Sono pessimista su questa vicenda però in questo articolo sembra che alla fine invece di essere 4 cordate tutte unite tendono a farsi i dispetti.
 
U

Underhill84

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Monica Colombo: Berlusconi sempre più dubbioso. Per lui il Milan non è un business ma una questione affettiva.


Pure questa, dopo i 30 anni di successi, è una clamorosa menzogna da sfatare a tutti i costi!!! A Berlusconi del Milan non frega niente di niente. Lo dimostra le centinaia di partite saltate, conferenze, incontri con la squadra. Se a quel maledetto importava qualcosa del Milan non eravamo in questo stato disastroso
 
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Il fatto è questo:

1) Abbiamo un AD incompetente. E quando ha qualche intuizione giusta (es. prendere Perrotti, acquistare Nainngolan in comproprietà, cedere Pato per prendere Tevez, o ingaggiare Sarri) viene sabotato.
2) Il presidente non mette un euro (i 100 milioni che ha anticipato verranno ripianati con le cessioni dei giocatori, ergo lui non ci rimetterà)
3) Il presidente è bipolare. Non va neanche allo stadio e non conosce il nome dei giocatori, però pretende di imporre modulo e formazione. Nomina gli allenatori al solo scopo di fargli da parafulmine. Qualsiasi allenatore che non ha nei suoi confronti il livello di devozione di Matteo Montesi mentre nomina Gesù viene visto come un comunista, un sovversivo, un maleducato che non ha lo stile Milan.

Insomma, abbiamo un mix tra Moratti (senza soldi), Zamparini e Luciano Gaucci.

Anche un imprenditore di piccolo cabotaggio come Pallotta sarebbe un upgrade enorme, rispetto a chi abbiamo adesso.


Ad ogni modo, il Milan ha degli sponsor. Voglio vedere che cosa dirà Galliani agli sponsor, di fronte alla prospettiva di passare un altro anno senza coppe, e con una squadra scarsissima.

L'Europa League è ad un passo purtroppo
 
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